Le nuove vetrate della
chiesa dello Spirito Santo a Modena.
Un
esempio di come si possa porre un freno,
lentamente, ma decisamente,
al devastante sfacelo diffuso oggi nella
moderna Chiesa Cattolica
Abbiamo pubblicato, sempre
con dispiacere, esempi di ogni sorta di abusi commessi dai nuovi preti
della nuova Chiesa, e abbiamo finito col comporre diverse pagine
raccolte nella rubrica “i
frutti del Concilio”, pagine che aspettano di essere incrementate
dalle centinaia di informazioni documentate che abbiamo ancora da parte.
È quindi con
piacere che oggi pubblichiamo un'informazione di segno opposto, dovuta
al coraggio e alla decisione di un sessantenne parroco di Modena,
sostenuto e aiutato dai suoi giovani parrocchiani.
Ovviamente, come tutti sanno, noi non siamo dei giudici imparziali
(né potremmo umanamente esserlo), quanto piuttosto dei cattolici
interessati e, a volte, prevenuti. Interessati al bene della Chiesa e
alla maggior Gloria di Dio, e prevenuti contro questo mondo che ci
circonda con ogni sorta di brutture e di perversioni, morali e
materiali. Il nostro parziale giudizio, quindi, ci fa dire che quanto
presentiamo qui di seguito, dovrebbe costituire un esempio per tanti
sacerdoti e per tanti laici cattolici: perché si trovi il
coraggio di uscire allo scoperto senza schermirsi, senza infingimenti,
senza timidezze.
Questo esempio potrebbe
stimolare altre intraprese che potrebbero trasformarsi in altrettanti
colpi di maglio atti a costituire un varco nel muro di gomma
dell'attuale compagine cattolica, varco attraverso cui fare passare un
rivolo di iniziative controcorrente che, con l'aiuto di Dio, potrebbe
trasformarsi in un fiume capace di spazzare via tanta sporcizia che
è entrata nella Chiesa:
l'abominio della desolazione nel luogo sacro.
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Per quanto riguarda la presentazione e le immagini, rimandiamo allo
scritto dello stesso parroco, Don Giorgio Bellei, presente nel sito della parrocchia.

Da questa raffigurazione della Pentecoste si comprende subito che,
nonostante tutto, è ancora possibile mantenere certi canoni
figurativi.
Per realizzare una cosa attuale non necessariamte si deve scadere nelle
brutture presenti in tante chiese moderne.
E non ci risulta che i
fedeli di questa parrocchia si siano ribellati per questa
raffigurazione che sa più di antico che di moderno. Anzi,
smentendo
tanti luoghi comuni, hanno finanziato con piacere questa iniziativa.
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Questa raffigurazione della Chiesa Militante appare molto più
semplice e comprensibile delle moderne composizioni astratte ed
allusive,
per il cui significato bisogna ricorrere ad un incontro
privato con l'autore, che ci parlerà più del senso
cervellotico che lo opprime, piuttosto che della realtà della
fede vissuta.
Il Papa, i vescovi, i fedeli, la Basilica, sovrastati e illuminati
dallo Spirito Santo,
non hanno bisogno di essere spiegati, parlano da
soli al cuore ed alla mente dei fedeli che guardino per la prima volta
questa vetrata.
Magari ci si potrebbe soffermare a considerare che il vescovo in chiaro
in basso a sinistra assomiglia tanto a Mons. Lefebvre… possibile?
Non “possibile”, ma vero!
Lo spiega lo stesso parroco: si tratta proprio di Mons. Marcel
Lefebvre, voluto lì appositamente, perché
«Senza di lui non saremmo stati incitati a ridare valore alla
tradizione che non è il latino soltanto ma la dottrina sul
sacerdozio e sul valore sacrificale della Messa.»
Che dire di più?
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Notevoli queste due
raffigurazioni di un contesto ecclesiale dedito al culto del Signore
secondo la migliore coerenza con quanto da Lui stesso prescritto.
I fedeli in ginocchio al cospetto di Dio, nella Chiesa locale
rappresentato dal suo ministro, con i debiti paramenti sacri, in
procinto di celebrare il rinnovamento incruento del Sacrificio della
Croce.
Quasi il recupero di una dimensione verticale della pratica della fede,
andata dispersa, e spesso perduta, in questi ultimi 45 anni.
Un esempio per tanti fedeli, chierici e laici, che in questi anni sono
stati stoltamente indotti alla “ricerca” di Dio pur di fronte alla
Rivelazione, alla Tradizione, al Battesimo, ai Sacramenti.
Una Chiesa che, finalmente, non “cerca”, ma professa la sua fede
nell'unico vero Dio e nel Suo Figlio Unigenito e Salvatore nostro
Gesù Cristo; senza timidezze, senza tentennamenti, senza timore
del mondo, senza complessi di inferiorità per il suo integrale
assenso ai Comandamenti di Dio e agli insegnamenti liturgici e
dottrinali di Nostro Signore Gesù Cristo.
Una Chiesa che fonda la sua pratica della fede nel fondamento della
Croce e della Resurrezione, certa della promessa del suo Signore che le
porte degli inferi non prevarrano contro di essa.
Una Chiesa che non si vergogna più di combattere contro il male
a viso aperto e a spada sguainata.
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Ed ecco allora l'immagine eloquente e maestosa del santo Arcangelo
Michele che capesta vittorioso il capo del Maligno, sempre ed
eternamente sconfitto dalle sante schiere celesti del Dio degli
Eserciti, da Lui poste in cielo e in terra a protezione degli uomini di
buona volontà.
Come ricorda la preghiera che un tempo si recitava in ginocchio alla
fine della S. Messa e che sembra imbarazzare i nuovi preti della nuova
Chiesa che da 45 anni l'hanno abbandonata, vergognandosi di dover
lottare, con gli Angeli e i Santi, per il trionfo della fede e per la
salvezza delle anime dei fedeli.
Sancte Míchaël
Archángele,
Defende nos in prælio,
Contra nequítiam et insídias
Diáboli esto
præsídium.
Imperet illi Deus,
Súpplices
deprecámur:
Tuque, Prínceps
milítiæ cœléstis,
Sátanam
aliósque spíritus malígnos
Qui ad perditiónem
animárum
Pervagántur in mundo,
Divina
virtúte, in inférnum detrúde.
Amen.
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O San Michele Arcangelo,
Difendici nella lotta,
Contro le malizie e le insidie
Del diavolo sii
nostro presidio,
Che Dio lo soggioghi,
Chiediamo supplicando:
E Tu principe della
milizia celeste,
Satana e
gli altri spiriti maligni,
Che a perdizione
delle anime
Vanno errando per il
mondo,
Per
divina virtú, caccia nell'inferno.
Amen.
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aprile 2010
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