Adinolfi e compagnia bella…
mentre è in atto una guerra tra Cristo e Anticristo

di Alessandro Gnocchi


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana
nella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro Gnocchi
 
  17 febbraio 2015

Titolo, impaginazione e neretti sono nostri




Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it, con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.


martedì 17 febbraio 2015

È pervenuta in Redazione:

Caro signor Gnocchi,
mi sento molto confuso con tutto questo chiasso che si fa su Adinolfi e sul suo nuovo giornale La Croce. Certo che fa piacere vedere che un uomo di sinistra si mette contro l’aborto e difende la famiglia normale. Però poi è difficile non notare che partono anche dei messaggi ambigui come quello della legge proposta da Introvigne a un convegno con Adinolfi e che la professoressa Fermani ha analizzato così bene, spiegando che è una legge che fa da grimaldello per introdurre il matrimonio omosessuale. E anche il prof. De Mattei ha spiegato bene a cosa porta un certo atteggiamento da vecchi democristiani. Però quello che di più mi ha impressionato è il tono che Adinolfi ha usato nel botta-risposta col lettore della Croce. E’ possibile che se uno critica sia subito uno che vuole dividere? E poi, come si fa a parlare di cretinate, quisquilie, quando il lettore della Croce parla di legge 40, di valori non negoziabili? Io non voglio mettere in dubbio la buona fede di Adinolfi, ma ho anche la paura che ci venga offerto un nuovo capopopolo da seguire alla cieca, che però non ha le idee molto chiare in materia di fede. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa lei e la ringrazio molto.

Marcello Grezio

 



Caro Grezio,
il mondo cattolico è conciato davvero male se ci tocca occuparci di Mario Adinolfi e delle sue intraprese giornalistiche. Visto con un minimo di distacco e usando le categorie politiche che il protagonista stesso non disdegna, il fenomeno a cui si riferisce può essere definito così: un gruppetto di cattolici di destra guidato da un cattolico di sinistra.
Quale sia la direzione in cui si marcia e dove si andrà a finire, la storia degli ultimi decenni ce lo ha già mostrato. D’altra parte va riconosciuto che Adinolfi è onesto circa la sua collocazione politica, tanto da averlo dichiarato nel titolo del libro che grazie a un’allegra compagnia di giro sta vendendo nelle più rinomate piazze d’Italia: “Da sinistra contro i falsi miti di progresso”.

Per i miei gusti, caro Grezio, ce n’è abbastanza per lasciarlo andare per conto proprio.
Ma il mondo cattolico cosiddetto “non di sinistra” o “non progressista”, salvo rare eccezioni capaci di andare veramente controcorrente, è fatto di improbabili intellettuali assetati di legittimazioni, poveri personaggi in cerca di un autore che li metta su un palcoscenico e li faccia recitare qualunque sia il copione. Intanto, mentre i pupi saltano e ballano, il teatrino ruota sempre più a sinistra fino a quando la mutazione è completata. Il linguaggio, i temi e persino i princìpi fino al pontificato precedente non negoziabili si adattano al pubblico che vuole sempre di più e meglio: dal collaborazionismo politico ai cedimenti dottrinali, il passo è  molto breve, specialmente se viene incentivato dagli applausi del mondo.
Insomma, niente di nuovo rispetto alla disastrosa storia della Democrazia Cristiana, quel mirabile partito di centro che, secondo Alcide De Gasperi, guardava verso sinistra. Niente di nuovo rispetto a quanto teorizzato da Jacques Maritain con il suo umanesimo integrale.

Ma, con questi paragoni, non vorrei nobilitare eccessivamente un’impresa dal cabotaggio intellettuale e politico davvero piccolo. E, soprattutto, dalle tappe scontate: ora ci sarà la rubrica su Radio Maria, il Meeting di Rimini, i circoli e i circolini dell’Opus Dei, le riunioni selezionate di Alleanza Cattolica, qualche parrocchia che penserà di fare un gesto politicamente scorretto e venghino siori venghino con tutto quel che segue. Tutta roba già vista. Però bisogna ammettere, con questa impresa, Adinolfi sta facendo opera di chiarezza come non era riuscito a nessun altro prima: ha iniziato l’appello e chi doveva ha risposto subito “presente” come un bravo scolaretto. Fatte le debite proporzioni, pare di vedere Renzi alla conta in parlamento.

Eppure, caro Grezio, per quanto triste, il vero problema non è questo. Se uno vuole andare a sinistra fingendo di essere di destra, se vuole stare con i progressisti fingendo di essere un conservatore, se vuole cedere fingendo di resistere, può farlo benissimo. Ciò che inquieta sono il metodo e, ancora di più, il contenuto di operazioni come questa.
Lei, giustamente, si sente scandalizzato dal fatto che chiunque tenti di obiettare davanti a disegni simili venga subito tacciato di essere “uno che divide”. Ma, qui giunti, possiamo lasciare al loro destino Adinolfi e la sua compagnia di giro, perché questo è un vizietto diffuso da troppo tempo nel mondo cattolico inteso in senso lato e nella Chiesa intesa come struttura gerarchica.

La tattica di accusare i dissidenti di essere “gente che divide”, di solito, viene usata dai prepotenti o dai deboli, tenendo presente che spesso i prepotenti sono dei deboli che hanno tra le mani qualche leva del potere. Davanti a chi osa argomentare, il prepotente non argomenta per non mettere in discussioni le proprie convinzione e la propria posizione, mentre il debole non argomenta perché non ha convinzioni e, se le ha, non ha il coraggio di difenderle. Niente di più facile che indicare al pubblico ludibrio colui che osa rompere l’unità delegittimandolo a priori: se rompe l’unità non può parlare. La Verità, anche quella con la “V” maiuscola soccombe alla convenienza. Pilato, che preferisce rimanere amico di Cesare, non cessa mai di trovare seguaci.

La Chiesa di questi ultimi decenni ha funzionato, anzi malfunzionato, proprio fondandosi sulla volontà di essere amica di Cesare. Debole fino al dissanguamento sul piano dottrinale e morale, si è mostrata prepotente e spietata su quello della repressione e della negazione di ogni legittima opinione che intendesse ribadire le verità della dottrina e della morale. Con il risultato di zittire coloro che intendevano difenderla e di lasciare libera cittadinanza a coloro che intendevano demolirla.

Il metodo è dunque ben collaudato e viene messo in pratica dal vertice sino all’ultima parrocchia. A proposito di quanto mi riferisce su Adinolfi, visto che è un convertito, bisogna ammettere che ha imparato in fretta. D’altra parte, sembra un discreto uomo di potere e se ne accorgeranno presto gli attori della sua compagnia di giro.

Ma ora, caro Grezio, mi conceda una considerazione sul contenuto. Anche qui userei uno dei motivetti più fischiati dai cattolici che dicono di volersi opporre alla deriva progressista e, in realtà, non fanno altro che rincorrerla rimanendo appena un passo indietro. Gli esempi sono purtroppo infiniti e Patrizia Fermani ne ha spiegato nel dettaglio gli esiti parlando della legge sulle convivenze proposta da Massimo Introvigne e rimando ai suoi articoli su Riscossa Cristiana.

Io mi limito al motivetto fischiato da questi cattolici, che è il seguente: è sempre meglio fare qualcosa, anche se imperfetto, che non fare niente. Caro Grezio, questi cattolici, che forse sarebbe meglio chiamare cattolichetti per via del motivetto che gli piace tanto, forse a causa della loro cattolichettaggine, hanno perso di vista l’atteggiamento che il cattolico deve sempre tenere nei confronti del mondo. Così, a forza di collidere e cooperare con il mondo, hanno ottuso i loro sensi spirituali tanto da non comprendere la gravità dei tempi in cui stiamo vivendo.
Si beano di immaginarie strategie politiche e parlamentari, mentre qui è palesemente in atto una guerra tra Cristo e Anticristo di portata mai vista, la cui posta è la sopravvivenza della fede cattolica.
Lo ripeto caro Grezio: stiamo combattendo per mantenere la fede cattolica e tutte le battaglie sui vari temi, anche quelli così importanti della morale, sono solo il terreno di scontro di una guerra ben più profonda, metafisica, religiosa. Prima di ogni altra cosa è in gioco la fede. Ma la fede si conserva tutta intera o la si perde, non la si può mantenere a pezzi a seconda dei gusti o delle convenienze.
Le scelte che riguardano i temi cruciali della morale, che toccano persino la natura umana sono il segno che mostra se la fede resiste o cede. Perciò qualsiasi accomodamento, anche concepito a fin di bene e magari con l’ausilio tarlato del concetto di male minore, rappresenta un accomodamento della fede: un tradimento di Cristo a favore dell’Anticristo.
Il mondo contemporaneo non ha bisogno di una legge un po’ meno cattiva di un’altra perché, come dicono i cattolichetti, “è sempre meglio fare qualcosa, anche se imperfetto, che non fare niente”.
Noi non ci stiamo battendo per dare qualcosa di meno peggio al mondo, ma per rimanere fedeli a Cristo e al suo insegnamento, l’unico che può salvare il mondo.

È questo che ha reso così drammatico il Sinodo sulla famiglia appena concluso e che renderà ancora più drammatico quello prossimo. Ciò che è avvenuto e avverrà non sarà tanto lo scontro tra diverse scuole di pensiero, ma lo scontro tra chi intende mantenere integra la fede cattolica e chi la vuol mutare.
In poche parole, caro Grezio, anche se si sta parlando di vescovi, cardinali e Papa e quindi le mie possono apparirle parole pesanti, anche lì si tratta dello scontro tra Cristo e Anticristo. A noi rimane solo da scegliere da che parte stare.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo
 





febbraio 2015

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