Il male della troppa misericordia

di Alessandro Gnocchi


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana
nella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro Gnocchi
 
  14 aprile 2015

Titolo, impaginazione e neretti sono nostri




Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it, con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.


martedì 14 aprile 2015

È' pervenute in Redazione:

Caro dottor Gnocchi,
dopo l’indizione del Giubileo straordinario della misericordia, la mia parrocchia pare diventata un cantiere dove si costruirà il nuovo cristiano dei tempi futuri. Tutti devono diventare più buoni e accoglienti. Peccato che, quando ho provato a dire che ci trovo qualcosa di stonato, sono stata messa alla porta senza tanti complimenti. Ma allora, avevo ragione io… Che cosa mi può dire?
Un cordiale saluto e grazie per l’attenzione,
Lucia Corsini


 
Cara Lucia,
la misericordia, quando diventa pelosa, quando diventa strumento di propaganda perché ha un contenuto ideologico, si fa arrogante, selettiva e intollerante perché ha cessato di essere una virtù cristiana per ridursi a invenzione degli uomini, siano pure uomini di Chiesa.

Come tutti quei concetti e quelle parole d’ordine che servono a creare entusiasmo, consenso e attivismo solamente umano, in questo caso anche la misericordia serve come strumento di potere: chi non lo assume secondo le dosi e le modalità prescritte, e soprattutto si permette di eccepire, viene escluso dal consesso civile.
Ecco la spiegazione di quanto è accaduto nella sua parrocchia, cara Lucia. Il “nuovo cristiano dei tempi futuri”, come lo ha ben definito lei, non può tollerare il “vecchio cristiano dei tempi passati” e quindi lo accompagna sbrigativamente alla porta.

Faccia il conto di quanti, sotto Benedetto XVI, e non sto dicendo Pio X, si facevano alfieri dei princìpi non negoziabili e oggi spiegano come e qualmente la Chiesa sia in realtà un ospedale da campo dove c’è posto per tutti. Basta sintonizzarsi sulle onde di certe radio, sfogliare certi giornali, assistere a qualche conferenza o a qualche simposio per fare il pietoso conto. Sono semplicemente cambiate le parole d’ordine e ci si adegua di conseguenza. Ma non c’è un briciolo di cattolicità in tutto questo, sia che avvenga in buona fede, sia che avvenga in cattiva fede: in ogni caso non si tratta di fede cattolica. Si è stabilito che questo pontificato è il “pontificato delle misericordia” e tutti sono tenuti a divenire misericordiosi. Al prossimo giro si vedrà.

Ma questo è solo il caro vecchio schema di lavoro applicato da qualsiasi dittatura del pensiero unico. Ciò che inquieta ancor di più, cara Lucia, è il contenuto di questo “pontificato della misericordia”, che pare mirare alla demolizione del classico concetto di autorità.
Ho già toccato l’argomento in questa rubrica, ma penso che sia bene tornarci sopra con un po’ di attenzione.
L’enfasi posta sulla misericordia con il pontificato bergogliano porta a un esito disastroso che può essere esemplificato con la figura di un padre che, rimproverato da un figlio perché è ingiusto, si giustifica dicendo che, però, lui è buono. Ma il il vero padre, è quello che, rimproverato da un figlio perché non è buono, può almeno rispondere di essere giusto.

Come vede, cara Lucia, siamo al capovolgimento del senso e della conseguente applicazione del concetto di autorità. Per usare il termine che più rende l’idea del fenomeno, più che “capovolgimento”, è meglio dire “inversione”, con tutto ciò che ne consegue: un padre che fa la madre, un maschio che fa la femmina. Santa Caterina da Siena diceva che una della piaghe della Chiesa è “la troppa dolcezza fondata in troppa misericordia. Ohimè, questa è la ragione per cui i membri diventano putridi, cioè con il non correggere”.

Ma è proprio questo che vuole il mondo, una Chiesa che non sia più un punto di riferimento certo e indefettibile per i cristiani, ma un luogo privo di ordine dove c’è posto per tutti, a geometrie variabili soggette alla relativa qualità e quantità di bontà del “padre” di turno.
A voler essere precisi, cara Lucia, bisogna dire che “c’è posto per quasi tutti” e quanto lei riferisce ne è la testimonianza. Perché, dove c’è “misericordia” senza giustizia, non c’è vera misericordia in quanto è già stata accompagnata alla porta la verità.


Se si va a leggere il punto 23 della “Misericordiae Vultus” con cui papa Francesco ha indetto il giubileo della misericordia, leggerà testualmente:
La misericordia possiede una valenza che va oltre i confini della Chiesa. Essa ci relaziona all’Ebraismo e all’Islam, che la considerano uno degli attributi più qualificanti di Dio. Israele per primo ha ricevuto questa rivelazione, che permane nella storia come inizio di una ricchezza incommensurabile da offrire all’intera umanità. Come abbiamo visto, le pagine dell’Antico Testamento sono intrise di misericordia, perché narrano le opere che il Signore ha compiuto a favore del suo popolo nei momenti più difficili della sua storia. L’Islam, da parte sua, tra i nomi attribuiti al Creatore pone quello di Misericordioso e Clemente. Questa invocazione è spesso sulle labbra dei fedeli musulmani, che si sentono accompagnati e sostenuti dalla misericordia nella loro quotidiana debolezza. Anch’essi credono che nessuno può limitare la misericordia divina perché le sue porte sono sempre aperte. Questo Anno Giubilare vissuto nella misericordia possa favorire l’incontro con queste religioni e con le altre nobili tradizioni religiose; ci renda più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di discriminazione”.

Trascuriamo pure il dettaglio dell’ultima riga, che non viene applicato a casi come il suo. Ma la domanda che ci si pone è questa: in nome della misericordia, Nostro Signore Gesù Cristo viene ancora tenuto da questi uomini di Chiesa come unico salvatore del mondo?
Non so lei, cara Lucia, ma io un’idea me la sono fatta.


Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo




aprile 2015

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