DIALOGO CATTO-ISLAMICO:

L’ASTICELLA SI ABBASSA SEMPRE DI PIU’?


di U. T.




Alle 21,30 del 18 maggio 2015, in Piazza del Duomo a Milano, davanti a una folla di decine di migliaia di persone, il principe della Chiesa di Cristo S. Em. il card. Scola celebra lo sprezzante scioglimento ufficiale dell’identità cristiana nell’acido della confusione delle fedi e dell’ossessionante equivoco del dialogo interreligioso, di fatto ormai dogmaticamente spacciato come la quintessenza della missione ecclesiale.

Nel bel mezzo della poesia-preghiera “Ave Maria” (rallégrati, Maria!) cantata con angelico talento da Tania Kassis, due muezzin intonano la loro ipnotica cantilena invocando “Allah u akbar”.

Ci scusiamo del nostro apparente analfabetismo nel leggere i segni dei tempi ma, noi che rifiutiamo l’accerchiamento modernista di considerare il magistero preconciliare come un ferro vecchio e il 1965 come anno zero della Chiesa, rabbrividiamo di fronte a una simile mescolanza di voci.
Quelle, con tutto rispetto per l’islamicamente corretto, sono pur sempre invocazioni a noi tragicamente familiari, che riecheggiano l’esecuzione sommaria di crudeli sentenze di morte e lugubri gorgoglii di gole tagliate di nostri fratelli barbaramente decollati per fede.
Forse che negli ovattati appartamenti del card. Scola non sia percettibile la stessa eco che fa sussultare i nostri timpani sgomenti?

All'arcivescovo di Milano a titolo di correzione fraterna non sarà inutile consigliare la lettura della mirabile confutazione elaborata dal suo predecessore, il vescovo Ambrogio, della “Relatio Symmachi”, estrema voce della miscredenza e del paganesimo agonizzante, con cui il senatore pagano Simmaco aveva proposto al Senato l’approvazione della legge sulla più assoluta libertà religiosa di ogni culto e divinità.

Preso atto con dolore dell’eversivo sgretolarsi della colonna di verità quale è stata per venti secoli la nostra antica Chiesa degli anatemi, quella della “Pentecoste” manzoniana che “soffre, combatte e prega”, vediamo oggi profilarsi all’orizzonte una novità in linea col dinamismo dei tempi.

Il Papa felicemente regnante, se gli verrà canonicamente attribuito il merito del miracolo di Emma Bonino, specialista alla lettera in ostetricia, improvvisamente guarita dal cancro al polmone dopo l’incontro con lui in Vaticano, altro che “santo subito”, potrà vedersi beatificare addirittura in vita.







maggio 2015

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