Dalla Chiesa dell’aut-aut
alla Chiesa dell’et-et


di Belvecchio





In questi anni tristi e convulsi anni che hanno seguíto il Vaticano II, ha finito col prevalere in ambito cattolico una concezione della religione di Dio che prospetta la possibilità che la scelta dell’uomo non sia più fra l’elevazione a Dio e l’immersione nel mondo (aut-aut).
Cattolici anche preparati hanno suggerito che sarebbe possibile e legittimo che l’uomo conduca la sua vita religiosa ponendo pari attenzione sia all’elevazione a Dio sia alla realtà degenerata del mondo: È la teoria dell’“et-et”, che potrà contenere tantissimi distinguo e precisazioni di ordine teologico e “sociologico”, ma che nella cruda realtà nella quale viviamo configura una concezione che finisce con l’ammettere come possibile e necessaria una sorta di mediazione fra Dio e il mondo, fra Cristo e Beliar.

Noi lo diciamo in modo semplificato e quasi brutale, ma, con tutto il rispetto per pensatori e studiosi chierici e laici, ciò che rimane dopo volumi di riflessioni e fiumi di parole è la semplice considerazione che un cattolico debba seguire gli insegnamenti e i comandi di Dio, ma al tempo stesso non possa non tenere in buon conto il fluire del mondo. Considerazione che ha avuto il suo imprimatur nei documenti del Vaticano II e nelle sue conseguenti applicazioni, non solo in campo liturgico e teologico, ma perfino in campo morale.

Solo un cieco potrebbe negare l’evidenza di questa nuova realtà in cui si trova immersa oggi la compagine cattolica.

L’anno scorso ci fu il Sinodo del Vescovi che sancì come si potesse e si dovesse coniugare la fedeltà a Dio e il rispetto per questo mondo che si muove in modo accelerato in senso contrario a Dio e alle Sue Leggi.
Certo, ci sono stati diversi dissensi e interminabili distinguo, ma la vita del fedele cattolico è fatta di cose semplici e immediatamente tangibili e non di più o meno complicate disquisizioni ecclesiastiche; e queste cose si evincono dai “fatti”, dai fatti che accadono nelle case dei cattolici.

L’ultimo “fatto”, per niente sorprendente in questa logica, è il referendum col quale la “cattolicissima” Irlanda ha stabilito come normale l’anormalità delle unioni tra persone dello stesso sesso, spacciandole per “matrimonio” e per ciò stesso prendendo abbondantemente a schiaffi perfino il significato delle parole che usiamo, come fossero prive di significato o ricche di molteplici significati contrastanti.
Questo “fatto” rivela come l’insegnamento cattolico che “il peccato impuro contro natura” sia uno dei quattro peccati che gridano vendetta al cospetto Dio, si sia trasformato nella semplice presa d’atto di una delle rispettabili deviazioni mondane coltivate dal degenerato mondo moderno.

Evidentemente i cattolici irlandesi non seguono più il catechismo cattolico, ma la vulgata del mondo anticattolico. E questo non deve meravigliare, perché il Primate d’Irlanda e Arcivescovo di Dublino, Mons. Diarmuid Martin, ha commentato il “fatto” con delle parole che spiegano come gli stessi Pastori siano ormai diventati amici dei lupi a danno delle pecorelle del Signore.
I diritti degli omosessuali vanno rispettati… ma senza cambiare la definizione di matrimonio. … La maggior parte dei giovani che hanno votato sì sono il ‘prodotto’ delle nostre scuole cattoliche. Questa è una sfida anche per la Chiesa … Ci dobbiamo fermare, guardare ai fatti e metterci in ascolto dei giovani. Non si può negare l’evidenza” (vedi cronaca).

A questo si aggiunga che il mondo cattolico, Papa in testa, si è ben guardato dall’avvertire che la soluzione che si stava prospettando in Irlanda avrebbe condotto i cattolici “fuori dalla Chiesa di Dio”. Non parliamo di anatemi e di scomuniche … roba vecchia da Chiesa dell’aut-aut … ma del semplice dovere del Pastore di guidare le pecorelle del Signore. E invece tutto si è svolto all’insegna della presa d’atto che se il mondo vuole il riconoscimento della legittimità del peccato e la sua esaltazione… “chi è la Chiesa per giudicare?”.
Una sorta di riconoscimento che la Chiesa ormai esiste solo “per dire la sua” e non più per dire qual è il dovere dell’uomo nei confronti di Dio. 
Una Chiesa che “neghi l’evidenza” sarebbe una Chiesa cieca, ma una Chiesa che accorgendosi dell’evidenza – marcatamente diabolica – non la combatta usque ad sanguinis effusionem, è una Chiesa che tradisce Cristo e aiuta Satana a condurre le anime all’Inferno.

In questa tristissima vicenda dei cattolici che appoggiano l’unione tra persone dello stesso sesso, vi è peraltro un aspetto grottesco, che avrebbe dovuto indurre i Pastori ad alzare maggiormente la voce per ammonire i fedeli che non si può sottoporre a “referendum popolare” una Legge di Dio. Ma se questo non è stato fatto è perché la concezione della Chiesa dell’et-et finisce con l’impedire che ci si accorga che si sta facendo confusione tra le cose giuste e quelle sbagliate, fra gli insegnamenti di Cristo e le suggestioni del mondo. È così che si spiega perché tanti cattolici irlandesi hanno votato “sì” alla regolarizzazione sociale delle unioni tra persone dello stesso sesso; tra l’altro facendo prevalere la falsa concezione dell’“amore” sul giusto senso della giustizia.
E questa falsa concezione dell’amore, che scambia il mero sentimento umano, con tutte le sue morbosità, in amore del prossimo per amore di Dio, è anch’essa figlia del venir meno del dovere d’insegnamento dei Pastori, Papa in testa, che continuano a parlare di misericordia dimenticando volutamente di coniugarla con la giustizia divina e col dovere dell’uomo nei confronti di Dio.
Tanto è vero che lo stesso Arcivescovo di Dublino si permette di parlare di “diritti degli omosessuali” che andrebbero riconosciuti e garantiti, basti salvare “la definizione di matrimonio”.
Una clamorosa contraddizione insieme ad una plateale ipocrisia.
Cosa sarebbero i “diritti degli omosessuali” se non la negazione della distinzione dei sessi? E se i sessi sono indifferenti, a che servono il maschio e la femmina? E se non serve più la distinzione tra maschio e femmina, come non giungere alla conclusione che Dio ha sbagliato nel crearli distinti, con funzioni e doveri diversi?

Certo che non è questo che ha voluto dire l’Arcivescovo di Dublino, ma è esattamente questo  che il cattolico moderno deduce dalle sue parole, venendo inconsciamente incontro alla pretesa del mondo moderno secondo la quale non sarebbe Dio ad aver creato il mondo, ma il mondo che si sarebbe inventato Dio.
Se i Pastori assolvessero ancora il dovere di insegnare la vera dottrina della Chiesa, non incapperebbero in contraddizioni così clamorose; né arriverebbero a giustificare ipocritamente la pratica omosessuale a patto che  si “salvi” “la definizione del matrimonio”; come se il riconoscimento dei “diritti degli omosessuali” non fosse tutt’uno con il travisamento e la distruzione del matrimonio.

Ipocrisia e falsità che il mondo accoglie con gioia, perché gli permettono di predisporre vittoriosamente i passi successivi: adozione di minori, procreazione surrogata, cambio di sesso (sia pure fittizio), famiglie allargate, parità di trattamento e pari opportunità per tutti, financo all’interno della Chiesa: preti sposati, donne prete e vescovo, preti e vescovi omosessuali, e così, depravazione dopo depravazione, consumare l’innaturale connubio col mondo in vista dell’inesorabile castigo di Dio.

Di fronte a tanto sfacelo, sugellato dalle stesse parole di Mons. Martin che conferma che “La maggior parte dei giovani che hanno votato sì sono il ‘prodotto’ delle nostre scuole cattoliche”, ci si aspetterebbe che i prelati e il Papa facessero “mea culpa” e si predisponessero a rivedere tutta la pastorale anticattolica che hanno predicato e praticato in questi anni del post-Concilio. E invece no, perché lo sfacelo, prima di manifestarsi in “fatti” come questo dell’Irlanda, si trova nelle menti deviate degli stessi prelati.

Basta leggere L’Osservatore Romano del 25-26 maggio, che a pag 6  (Una sfida per la Chiesa) riporta le dichiarazioni di Mons. Nunzio Galantino, Segretario della CEI voluto da papa Bergoglio e riconosciuto come un fedele interprete del suo pensiero.
Ma la risposta a questi temi non la si trova attraverso il ‘delirio dell’emotività’ e il ‘sonno della ragione’, ma percorrendo insieme la stessa strada ‘per arrivare a una soluzione che sia in linea con il bene comune nel rispetto dei diritti di ciascuno’ … A me piacerebbe un tavolo orizzontale sul quale poniamo le nostre ragioni. Non si tratta di fare a chi grida di più, i ‘pasdaran’ delle due parti si escludono da sé … Ci vuole la serenità del confronto, mettere da parte le passioni eccessive per fare il bene di tutti. E se questo non lo favorisce uno Stato, un governo, chi altri deve farlo? Chiedo ci sia un tavolo nel quale incontrare e non scontrarsi.”

E qui il cerchio si chiude, perché riteniamo che non ci si possa spingere oltre in questa deriva mossa dal soffio pestifero di Satana.
Intanto ci troviamo ancora di fronte ad un modo di esprimersi che denota la quasi totale perdita del minimo buon senso: “a me piacerebbe un tavolo orizzontale”, come se i tavoli fossero frequentemente “verticali”;  ma non è questo che vuole dire i buon Galantino, perché con l’aggettivo “orizzontale” intende precisare che deve trattarsi di un tavolo “alla pari” al quale si dovrebbero sedere i moderni supposti rappresentanti di Cristo e i palesi agenti di Satana.
E qui ci viene in mente un altro “dialogo”, riportato nel Vangelo di San Matteo, 4, 1-11, che distrugge alla radice il proposito del conciliante e conciliare Galantino e che si conclude con l’ingiunzione di Gesù: Adora il Signore Dio tuo 
e a Lui solo rendi culto.

Nessuno pretende che i prelati siano dei novelli Cristo, ma che provino ad imitare Nostro Signore è il minimo che ci si possa aspettare dai cattolici, figuriamoci dai prelati! E invece no, le parole di Galantino ricalcano quelle di Satana e non quelle di Cristo, qualificandolo così non più come un successore degli Apostoli, ma come un servitore dell’Avversario, pronto a sedersi intorno ad un tavolo “alla pari” per “incontrarsi” convivialmente con i nemici di Cristo.

Questo servitore dell’Avversario, al pari dei suoi sodali conciliari, auspica un incontro che sia un “confronto” che metta da parte “le passioni eccessive per fare il bene di tutti”, e cioè un “confronto” nel quale si metta da parte l’amore per Dio per fare il bene di Satana. Un “confronto” dal quale andrebbero esclusi i “pasdaran”, notoriamente affetti dal “delirio dell’emotività” e dal “sonno della ragione”: e cioè i residui fedeli seguaci di Nostro Signore Gesù Cristo che mossi dal semplice buon senso comprendono che se si segue Gesù Cristo si rigetta automaticamente il Tentatore, se si ama Dio non si può che odiare Satana.

Altro che tavolo “alla pari”, altro che “incontro”, altro che “serenità del confronto”… sta scritto: «Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde (Mt. 12,30)»; come sta anche scritto: «come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore. L’uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive. Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato. (Mt. 12, 34-37)».

Invece il buon Galantino si spinge ancora oltre: “Ci vuole la serenità del confronto, mettere da parte le passioni eccessive per fare il bene di tutti”. Frase che, tradotta in termini più chiari, afferma che l’amore di Dio sarebbe una passione eccessiva e il bene di tutti non sarebbe più l’aspirazione alla vita eterna, ma il crogiolarsi nel vómito mefistofelico delle più abiette passioni del mondo moderno.

Per concludere, ricapitoliamo brevemente la “mentis” dei Pastori conciliari:
a)    c’è stata una forte affluenza alle urne dei giovani irlandesi, educati per il 90 per cento nelle scuole cattoliche
b)    dato il risultato del voto, si evince che questi giovani sono stati educati a considerare le unioni omosessuali come un “sacrosanto diritto”, come dichiarato dall’Arcivescovo di Dublino
c)    le scuole cattoliche hanno dimenticato di ricordare a questi giovani che il peccato impuro contro natura è uno di quelli che grida vendetta al cospetto di Dio e quindi chi lo pratica e chi lo sostiene è destinato al fuoco eterno dell’Inferno
d)    il clero e i laici cattolici hanno contrastato il referendum ricordando il valore della famiglia e omettendo di ricordare che l’omosessualità è stata sempre condannata da Dio e dalla Chiesa
e)    la Chiesa d’Irlanda e la Chiesa Universale, per bocca dei suoi prelati, hanno preso atto dei risultati del referendum e invece di stigmatizzarli li hanno accettati come una realtà con cui bisogna venire a patti
f)    la Chiesa, nel suo insieme, ha riconosciuto l’omosessualità come un diritto nel quadro del “bene di tutti”
g)    la presa d’atto e l’accettazione della legittimità della pratica dell’omosessualità predispone i cattolici ad accettare le prossime richieste del sacrosanto diritto alle  più svariate depravazioni che il mondo già pratica e che in avvenire saranno sempre più devastanti
h)    i  giovani cattolici del mondo intero hanno appreso che il nuovo catechismo della nuova Chiesa conciliare non condanna più il peccato, ma lo sostiene e l’incoraggia
i)    tutti i cattolici hanno appreso che col peccato non si usa più la condanna, ma l’aperto confronto e la conseguente mediazione tra il bene e il male
j)    tutti i cattolici hanno appreso che le Leggi di Dio valgono fino a quando non contrastano con i sacrosanti vizii del mondo
k)    tutti i cattolici hanno appreso che la Chiesa di Cristo è già scesa a patti col mondo dell’Anticristo
l)    tutti i cattolici hanno appreso che ogni cosa comandata da Dio può essere disattesa e perfino condivisa tramite una regolare consultazione popolare
m)    tutti i cattolici hanno appreso che la Chiesa conciliare ha reso le armi di fronte all’aggressione dei nemici di Dio.

Chi continuasse a coltivare illusioni circa il risultato del prossimo Sinodo dei Vescovi, si metta il cuore in pace e si predisponga ad accettare il cedimento dell’attuale gerarchia di fronte alle esigenze e alle pretese del mondo, il tutto ben predisposto in un documento ufficiale che con l’avallo del Papa sarà “magistero” ed insegnerà ai cattolici che il peccato non esiste più ed esistono solo i sacrosanti diritti dei peccatori che saranno riconosciuti attraverso un apposito “tavolo orizzontale” a cui siederanno “alla pari” immorali, idolatri, adúlteri, depravati, sodomiti, vescovi e cardinali.

Così si consumerà un ulteriore abominio, in attesa che giunga il giorno del castigo inesorabile di Dio.

Attende Domine, et miserere, quia peccavimus tibi.




Taddeo di Bartolo, Inferno, particolare della punizione dei sodomiti,
Duomo di San Gimignano




maggio 2015

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