Il consesso degli “illuminati”
della nuova chiesa 


di Mauro Faverzani





Articolo pubblicato su Corrispondenza Romana

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Erano in 50 tra porporati, alti prelati e teologi i partecipanti all’incontro segreto, svoltosi lunedì scorso a porte chiuse presso l’Università Gregoriana di Roma in vista del Sinodo di ottobre. Così segreto, da avervi invitato – unico media italiano presente – anche un giornalista di “Repubblica”, Marco Ansaldo, tanto per esser sicuri che, a far da velina, provvedesse la stampa amica. Con l’unico vincolo di non attribuire mai e per nessun motivo la paternità delle dichiarazioni agli intervenuti.

A questa “estemporanea” giornata di studio – non sulla, ma contro la famiglia – han preso parte i pasdaran dell’ala progressista della Chiesa, decisa più che mai a demolire la Dottrina cattolica in materia. Tanto da indurre l’agenzia “Riposte Catholique” ad accusarli di voler fare i «massoni». In effetti, una volta divenuta pubblica la notizia, molti Vescovi si sono risentiti nell’apprendere soltanto dalla stampa di queste «manovre occulte», mosse a loro insaputa, come riferito da “Médias-Presse-Info”.
I nomi dei partecipanti sono quelli dei soliti noti: il Card. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, membro del C9 (il Consiglio di Cardinali voluto dal Papa in suo appoggio nel governo della Chiesa), nonché presidente della Conferenza episcopale tedesca. Con lui, il suo Segretario generale, mons. Hans Langendorfer. Poi mons. Georges Pontier, Arcivescovo di Marsiglia, oltre che presidente della Conferenza episcopale francese; alti esponenti elvetici; i Vescovi di Havre, Dresda, Bassa Sassonia; docenti universitari; persino il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo. Tutti accolti dal Vicerettore della Gregoriana, padre Hans Zollner.

Il buongiorno si vede dal mattino: così, che si sia trattato di una scorrettezza ben più che formale lo si è notato subito dalla lettera d’invito, datata 27 aprile. Essa riportava il logo ufficiale delle tre Conferenze episcopali – quella tedesca, quella francese e quella svizzera –, benché la maggior parte dei Vescovi non sapesse niente della riunione, rivolta anzi ad un gruppuscolo estremamente ristretto e selezionato di “illuminati”: non appariva su alcuna agenda ufficiale, né su quella della stessa Università. Tra le “star” figuravano tre teologi progressisti: Alain Thomasset, Eva-Maria Faber e Eberhard Schockenhoff.

Il primo, Thomasset, gesuita francese, è convinto che la «coscienza cristiana» abbia il diritto di essere in conflitto col Magistero in una sorta d’improbabile «dissenso responsabile», che altro non è se non l’eresia dell’Io che vuol farsi dio.
La seconda, la tedesca Faber, ha vivacemente contestato il criterio d’«indissolubilità» proprio del matrimonio cattolico, ritenendolo troppo rigido.
Il terzo, Schockenhoff, ha promosso, invece, una morale sganciata dal diritto naturale. Ciò che permetterebbe, sulla base del «giudizio di coscienza» e a partire dall’«esperienza di vita dei fedeli» (in altre parole, la sbandieratissima “prassi pastorale”), di abbandonare «il sogno impossibile dell’ideale» e «di accettare un nuovo matrimonio civile» per i divorziati risposati, così da «non escluderli più dalla Comunione».
Senza rinunciare nemmeno ad una forte apertura verso le unioni gay, che – ha detto – «meritano un sostegno ed una risposta positiva» da parte della Chiesa. Da qui il suo appello, rivolto alle Conferenze episcopali, a rendersi artefici dello “strappo” col Vaticano, «giocando un ruolo da pioniere» sulla strada della riforma ed «accelerando il processo» per ottenere «seri cambiamenti». In una parola, ciò che si definisce più propriamente scisma.

Tutto quanto potesse contrastare in toto Scrittura, Magistero e Tradizione è stato, insomma, sibilato in quell’incontro a porte chiuse. Non a caso l’episcopato francese ha indicato quale proprio esperto al Sinodo il discusso gesuita Cristoph Theobald, apologeta del Concilio Vaticano II, docente presso il Centre Sèvres di Parigi.

A chi facesse notare come le unioni gay, in realtà, non siano tema del Sinodo, un sacerdote tedesco, non nominato da “Repubblica”, ha precisato come, a suo giudizio, se riconosciute, debbano «diventare un vincolo anche per la Chiesa», sia pure «non come matrimonio». Ma è un distinguo, ormai, meramente lessicologico, svuotato di reale contenuto.
Non sono mancati il monsignore francese convinto che si debba tenere conto di una «nuova realtà pastorale», gli ultras dei Sacramenti per i divorziati risposati, i fautori di un cambio di rotta della Chiesa sulla sessualità, i contrari al celibato dei preti e via demolendo.

Il fatto stesso che l’assise si sia svolta in modo quasi carbonaro, riecheggia il timore di Adamo ed Eva, che, consumato il peccato originale, «si nascosero dal Signore Dio in mezzo agli alberi del giardino», essendosi scoperti nudi ed essendo stati ingannati dal serpente (Gn 3, 8-13). È esattamente questo a far ritenere che al Sinodo (e non solo) si preannunci battaglia.




maggio 2015

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