Costruire ponti verso l’Inferno

di Alessandro Gnocchi


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana
nella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro Gnocchi
 
  16 giugno 2015

Titolo, impaginazione, immagini e neretti sono nostri




Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it, con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.


martedì 16 giugno 2015

È pervenuta in Redazione:

Caro dottor Gnocchi,                                
sabato mattina gli scout dell’Agesci si sono radunati in piazza San Pietro per salutare il Papa, che ha lanciato un messaggio che mi sembrava un po’ tanto generico, quel “fate ponti e non muri”, che può voler dire tutto e niente. Bergoglio ha detto anche che gli scout hanno la fiducia delle famiglie e della Chiesa.
L’ho letto sul Messaggero, sul quale leggo anche che nel pomeriggio i boy scout che “lottano per l’uguaglianza” hanno partecipato “in uniforme e fazzolettone al collo” al Gay Pride, e “hanno sentito di voler essere parte di quella festa carica di rivendicazioni”.
A me sembra che stiano impazzendo tutti. Sono questi gli scout a cui le famiglie dovrebbero affidare i figli? E a questi il Papa dice che la Chiesa ha fiducia in loro? Già c’era, ricordo bene, il precedente di quella stramba “carta del coraggio” dello scorso anno, in cui ovviamente si parlava di aperture verso gli omosessuali. Insomma, anzitutto fatico a capire questa ossessione dell’omosessualità, bisogna parlarne di continuo, come se fosse il problema dei problemi. Sono questi i “ponti” da costruire? Questa è forse educazione cattolica, per cui la Chiesa ha fiducia negli scout? Ma il Papa sa di cosa parla? Penso di sì.
E leggo anche che due capi scout (che sono poi quelli che dovrebbero educare i piccoli) sono anche “attivisti glbt”. Mi rendo conto che sono pazzie, comunque le trova sul Messaggero a questa pagina: http://www.ilmessaggero.it/ROMA/SENZARETE/boy_scout_gay_pride_roma_senza_rete/notizie/1410806.shtml.

Ho due figli, uno di tre anni e uno di pochi mesi. Se non altro quando cresceranno so con sicurezza da chi tenerli lontani. Insomma, pazzie a ruota libera, dai vertici alla base, con messaggi confusi (scusi se insisto, ma che vuol dire “fare ponti”?), e ossessione dell’omosessualità. Almeno l’Agesci dovrebbe togliere dalla sua sigla quell’aggettivo “cattolici” riferito a scout e guide; oppure dovrebbe tenerlo perché adesso essere “cattolici” comporta anche essere pazzi?. Incomincio a essere schifato.

Grazie per la pazienza a leggermi, un saluto cordiale
Beniamino Lepore




USA - Scout per l'uguaglianza (!?)
L'americanismo avanza (nota nostra)

Caro Lepore,
non voglio prendere l’aria del cinico disincantato che non si stupisce più di niente, perché anche da ingenuo incantato non riesco proprio a stupirmi di quanto dice. Caso mai, mi lasci usare un giochetto di parole piuttosto banale, mi stupisce il suo stupore. Che cosa voleva che facessero quei poveri ragazzi, tirati su secondo i metodi e contenuti dello scoutismo cattoprogressivo, quando Bergoglio li invita a costruire ponti invece che muri? Hanno preso la paletta e il secchiello e sono andati a costruire il loro ponticello sulla spiaggia più adatta alla bisogna e a portata di mano.

Del resto, chi sono loro per giudicare? Nella graduatoria dei colpevoli, questi baldanzosi lupetti, coccinelle, esploratori, guide, rover sono sicuramente gli ultimi della fila. In testa ci sono tutti quei pastori, così ben rappresentati dal vescovo venuto dalla fine del mondo, che per decenni hanno devastato dottrina e pastorale assecondando la loro voglia matta di fornicare con il mondo.

Con questa segnalazione, caro Lepore, ha colto uno di quei fatti che sembrano marginali solo a chi gioiosamente si ostina a non usare il cervello: vuoi perché la natura è stata avara di materia grigia, vuoi perché la malafede preclude l’onestà del ragionamento. Questo fatto è solo apparentemente marginale perché smaschera senza sconti l’artificio di coloro che ascrivono sempre e comunque alla malainterpretazione giornalistica gli strafalcioni dottrinali e pastorali che rotolano giù dalla cattedra di Pietro fin sulla testa dell’ultimo fedele. Difficilmente si può imputare la partecipazione al gay pride di questi baldi scout alla manipolazione giornalistica. Bisogna invece avere il coraggio e l’onestà di riconoscere che in tanta spontanea insensatezza viene a maturazione per opera dell’attuale successore di Pietro quanto è stato seminato negli scorsi decenni. Questo è il vero “effetto Bergoglio” e sarebbe ora di finirla di attribuire alla stampa la scientifica destrutturazione della dottrina operata da chi si ripara stando seduto sull’impunità della cattedra di Roma.



In America si costruiscono già questi ponti verso l'Inferno e non si pensi che si tratta della partecipazione ai “gay pride” solo dei Mormoni, come in questa foto, i giovani cattolici “ammodernati e ammorbati” non sono da meno (nota nostra)

Questi sono i frutti della primavera conciliare, sono i riti della Nuova Chiesa nata nel crogiolo della Nuova Pentecoste alla quale i tenaci avversari della Chiesa cattolica hanno cominciato a lavorare ben prima del Vaticano II.
Non c’è proprio nulla di cui stupirsi, caro Lepore, siamo solo all’inizio del raccolto. Vedrà che cosa diventeranno questi poveri scout quando saranno chiamati in prima fila a mettere in pratica gli insegnamenti dell’enciclica sulla cura del mondo che giovedì ci troveremo tra capo e collo.



Gli scout accorsi a battere le mani al passaggio del Gay Pride, in tempi cattolici si sarebbero messi in fila nella processione del Santissimo Sacramento. Come tutti gli uomini, sono povere cannucce esposte a qualsiasi stormire di vento e avrebbero bisogno di formazione e di protezione. Lasciati a se stessi, possono solo deragliare, come quei due capi che lei cita facendo riferimento all’articolo del “Messaggero”.

La signorina Martina Colomasi di cui parla il giornale romano, per esempio, risulta essere la presidentessa di “Luiss Arcobaleno”, una nuova associazione che si definisce “Lgbte”, acronimo in cui la lettera finale “e” sta per “etero” ed è messa lì per dire che la normalità è ormai un’opzione tra le tante, anzi l’ultima. Ecco, questi sono gli “educatori” che dovrebbero “educare” i giovani virgulti del cattolicesimo ardimentoso. Ma, lo ripeto, loro sono solo gli ultimi tra i colpevoli, sono gli esecutori finali. I mandanti stanno nelle università e nei giornali cattolici, stanno nelle parrocchie e nelle curie, stanno nella cittadella di Pietro.

È questo ciò su cui ci dobbiamo interrogare: quanto c’è ancora di cattolico in una Chiesa che travasa dei ragazzi inermi da piazza San Pietro al Gay Pride?
Chi, che cosa e quanto si sono già inghiottite le porte degli inferi prima di fermarsi al limite oltre il quale non prevarranno?

Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo



Questo un esempio dell'educazione cattolica ricevuta dai giovani scout (nota nostra)



giugno 2015

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