Qualcosa è cambiato proprio dentro la Chiesa cattolica:
l’idea di Cristo non è più la stessa

di Alessandro Gnocchi


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana
nella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro Gnocchi
 
  14 luglio 2015

Titolo, impaginazione e neretti sono nostri




Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it, con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.


martedì 14 luglio 2015

È pervenuta in Redazione:

Caro Alessandro Gnocchi,
non si riesce a tacere per quello che è successo in Bolivia. Incastonare Cristo in mezzo a falce e martello e regalare questa mostruosità a un Papa che la accetta sorridendo è non solo abominevole, ma incredibilmente osceno. Sono fuori di me, non solo per l’oltraggio fatto al Redentore avvicinandolo a un simbolo che ha fatto della lotta violenta il suo vessillo,  ma per l’accettazione benevola  da parte del destinatario che inventando un’altra religione si è messo ad approvare tutto sbandierando un tipo di “cristianesimo” così pieno di bontà, di umanità e di misericordia oltre ogni giustizia e ragionevolezza che incanta tutti e avvince il mondo intero.
Bisogna difenderlo, insomma, questo Cristo così violentato, bisogna alzare la voce, come se ci avessero insultato la madre o il padre, anzi, molto ma molto di più.  E se non riesco a tacere io nella mia piccolezza, come potrà tacere una voce come la sua?

Che  viva sempre il vero Cristo Re dell’universo e viva il Suo Vangelo,

Marianna




Cara Marianna,
per comprendere bene la devastante portata del fatto che tanto giustamente la indigna, bisogna partire dall’epilogo. Se mi passa il paragone, ci si trova davanti a una situazione che ricorda i cartelloni degli oratori di tanti anni fa che annunciavano il solito “Dramma in cinque atti” e poi, per invogliare lo spettatore recalcitrante a entrare in sala, promettevano “Seguirà brillantissima farsa”.
Noi ci troviamo proprio in questa condizione: dopo lo scempio del Cristo crocifisso sulla falce e il martello, graziosamente offerto dal presidente boliviano Evo Morales al vescovo venuto dalla fine del mondo e dal medesimo vescovo venuto dalla fine del mondo graziosamente accettato, è seguita la farsa della spiegazione fornita dal vescovo venuto dalla fine del mondo in persona durante il ritorno in aereo dal trionfale viaggio in America Latina. Evidentemente è in alta quota che certi soggetti danno il meglio.

Così, smentendo tutti coloro che avevano tentato di attenuare il colpo millantando una smorfia di sorpresa da parte di Bergoglio al momento di ricevere il dono di Morales, Bergoglio stesso ha tenuto a precisare: “Ho lasciato alla Madonna di Copacabana le due insegne che mi ha dato il presidente perché non accetto mai queste onorificenze, ma il Cristo lo porto con me”.
E poi ancora, riferendosi al gesuita teologo della liberazione che ha ideato la scultura: “Ero curioso, non conoscevo questo e neppure sapevo che padre Espinal era scultore e poeta anche, l’ho saputo in questi giorni. L’ho visto e per me è stata una sorpresa”. Quel Crocifisso, ha continuato, “secondo me si può qualificare come genere di arte di protesta. Per esempio a Buenos Aires, alcuni anni fa si è fatta una mostra di uno scultore, bravo, creativo, argentino che adesso è morto: era arte di protesta e io ricordo uno che era un Cristo crocifisso su un bombardiere per dire il cristianesimo alleato con l’imperialismo che bombarda”.
D’altra parte, come riportava l’agenzia Agi, il portavoce padre Federico Lombardi aveva in precedenza fatto sapere che “Papa Francesco non ha manifestato alcuna particolare reazione per il dono del presidente Morales”.
Dunque non ci sono equivoci. Tutti sanno bene di che cosa si sta parlando, a cominciare da colui che ha pensato a questo dono e da colui che lo ha graziosamente ricevuto.
Evo Morales ha spiegato alla Cnn che il Cristo crocifisso sulla falce e martello non è “una mia invenzione”, ma riproduce un “disegno del gesuita martire dei poveri Espinal”. Quando gli è stato chiesto se non temeva di mettere il Bergoglio in una posizione difficile, il presidente boliviano ha replicato che il suo ospite è oggi “il primo politico del mondo” su fronti quali “la giustizia, la pace con giustizia sociale, la dignità. Quando l’ho conosciuto, ho subito pensato ora sì ho un Papa”. E poi ha aggiunto a proposito del grazioso cadeau: “Ne faremo una medaglia da consegnare a uomini e donne che promuovono la fede religiosa per la liberazione dei popoli”.



Ora, per completezza di informazione, bisogna sapere che su una delle due onorificenze appese da Morales al collo del vescovo venuto dalla fine del mondo era replicata la crocifissione di Cristo sulla falce e martello. E stia sentire, cara Marianna, che cosa ha fatto Bergoglio, dopo aver deciso di portarsi in Vaticano l’orrenda scultura davanti alla quale, tutte le sere, probabilmente si ritirerà a meditare sulla misericordiosa profondità della teologia della liberazione.
La cronaca è di Andrea Tornielli, vaticanista della “Stampa”:
Questa mattina – informa una nota del portavoce vaticano padre Federico Lombardi – Papa Francesco ha celebrato la santa messa nella cappella della residenza privata dell’arcivescovo emerito di Santa Cruz de la Sierra. Al termine della celebrazione eucaristica il Santo Padre ha consegnato alla Vergine di Copacabana, patrona della Bolivia, le due onorificenze conferitegli mercoledì dal Presidente dello Stato, Evo Morales, nel corso della visita di cortesia al palazzo Presidenziale a La Paz”.
Bergoglio ha accompagnato il suo gesto con queste parole: “Il signor Presidente della nazione, con un gesto caloroso ha avuto la delicatezza di offrirmi due onorificenze in nome del popolo boliviano. Ringrazio l’affetto del popolo boliviano e ringrazio per questa finezza, per questa delicatezza, il signor Presidente. Vorrei lasciare queste due decorazioni alla Patrona della Bolivia, alla Madre di questa nobile nazione, perché si ricordi sempre del suo popolo e dalla Bolivia, dal santuario dove vorrei che fossero, si ricordi del successore di Pietro e di tutta la Chiesa, e li protegga dalla Bolivia”.
Madre della Bolivia – ha concluso pregando il Papa – Madre del Salvatore e Madre nostra, tu, Regina della Bolivia, dall’alto del tuo santuario di Copacabana presta attenzione alle suppliche e alle necessità dei tuoi figli, specialmente dei più poveri e abbandonati, e proteggili. Ricevi come ossequio del cuore della Bolivia e come mio affetto filiale i simboli di vicinanza e di affetto che – a nome del popolo boliviano – mi ha donato con affetto cordiale e generoso il signor Presidente Evo Morales Ayma, in occasione di questo viaggio apostolico che ha confidato nella tua sollecita intercessione”.
Ti chiedo che questi riconoscimenti – ha concluso Francesco – che lascio qui in Bolivia ai tuoi piedi, e che ricordano la nobiltà del volo del condor nei cieli delle Ande, e la commemorazione del sacrificio di padre Luis Espinal, siano emblema dell’amore perenne e dalla perseverante gratitudine del popolo boliviano alla tua sollecita e forte tenerezza. In questo momento metto nel tuo cuore le mie preghiere per tutte le richieste dei tuoi figli, che ho ricevuto in questi giorni, tante, Madre: ti supplico che le ascolti. Concedi a loro il tuo respiro e la tua protezione, e manifesta a tutta la Bolivia la tua tenerezza di donna e di madre di Dio”.

Cara Marianna, mi pare tutto chiaro, tutto tremendamente chiaro. Non ci si può neanche appellare alla eventuale pusillanimità di un Bergoglio che non ha saputo reagire come avrebbe dovuto reagire un Vicario di Cristo davanti allo scempio dell’immagine di Cristo. No, cara Marianna: Bergoglio non ha reagito come ci si sarebbe atteso da un Vicario di Cristo perché la sua idea del cristianesimo, che lei nella sua lettera mette giustamente tra virgolette, è, a voler essere generosi, inedita. Riesce difficile immaginare i Papi precedenti, compresi quelli conciliari e postconciliari, esibire pensieri, parole, opere e omissioni come quelli esibiti dal vescovo venuto dalla fine del mondo in questa occasione. Occasione che al momento in cui scrivo è solo l’ultima, ma al momento di pubblicare potrebbe già essere la penultima, la terzultima o chissà cos’altro.
Evidentemente qualcosa è cambiato: e non possiamo nasconderci che qualcosa è cambiato proprio dentro la Chiesa cattolica. L’idea di Cristo non è più la stessa. La controprova sta in quanto ha detto lo stesso Bergoglio in un precedente viaggio aereo a proposito dello sganassone da mollare in faccia a chi offende sua madre. Mi permetta la bassa lega del ragionamento, ma è qui che ci conduce l’attuale vertice della Chiesa cattolica: fatte le debite proporzioni, se all’offesa di mammà corrisponde un pugno, all’offesa di Dio che cosa dovrebbe corrispondere? Se non c’è stata reazione, significa che secondo gli interessati non c’è stata neppure offesa.
Vedo che lei ha colto il concetto di “nuova religione” sul quale sto scrivendo da tempo. Penso proprio che ormai ci stiamo misurando con l’aperta manifestazione di una neochiesa che ha occupato la Chiesa di sempre. Ripeto ciò che ho detto altre volte: un nuovo rito, una nuova dottrina, una nuova teologia, una nuova filosofia e una nuova morale costituiscono una “nuova religione”. Anche se questo nuovo soggetto, per motivi strategici, non intende manifestarsi come tale, anche se la neochiesa continua a presentarsi come la Chiesa di sempre.



Magari qualcuno penserà che sto esagerando e allora vorrei portare fino in fondo questa considerazione mostrando che la neochiesa è sostanzialmente una chiesa invertita. Per spiegarmi, più che ad argomentazioni, preferisco affidarmi ai fatti: e quelli che abbiamo appena commentato mi pare che parlino in modo abbastanza chiaro. Ma, ancora di più, voglio affidarmi ai simboli, che sono ancora più espliciti ed entrano fino in fondo all’anima. La invito quindi, cara Marianna, a guardare la vignetta che Giovannino Guareschi pubblico nel 1949 su “Candido” e che ebbe il plauso di Sua Santità Papa Pio XII.
In quella vignetta, Nostro Signore sale il Calvario trascinando una croce formata dalla falce e dal martello: lungi dal trovarsi in simbiosi con il simbolo di un’ideologia antricristica come nella scultura tanto apprezzata da Bergoglio, qui ne viene schiacciato fino al martirio.
È difficile negare che dai tempi della Chiesa di Sua Santità Pio XII a quelli di Bergoglio si sia verificata un’inversione.

Per concludere, cara Marianna, un’ultima considerazione. La neochiesa si serve anche di un neomagistero, fatto delle esternazioni di vario genere e di varia autorevolezza che vengono illustrate e ammannite al popolo neocristiano attraverso l’ermeneutica del mondo. Un’ermeneutica che si fa beffe dei goffi tentativi delle cosiddette “voci del magistero” di impronta normalista intente a dimostrare che nulla è cambiato, che tutto è sotto controllo, che tutto va bene madama la marchesa.
L’ermeneutica che conta in questo caso, per esempio, è quella di Morales il quale, come abbiamo già ricordato, ha ermeneutizzato il magistero con l’avallo dell’interessato spiegando che Bergoglio è oggi “il primo politico del mondo” su fronti quali “la giustizia, la pace con giustizia sociale, la dignità. Quando l’ho conosciuto, ho subito pensato ora sì ho un Papa”. E nessuno ha mai pensato di smentirlo.
Così come stiamo attendendo inutilmente la smentita puntuale dell’articolessa in cui Eugenio Scalfari accredita a Bergoglio il disegno di una nuova religione in cui, guarda caso, per Gesù Cristo come Dio, seconda Persona della Trinità, non c’è posto.
Ma, cara Marianna, queste smentite non verranno poiché non rappresentano l’ermeneutica autentica della nuova religione che ci troviamo davanti.
In ogni caso, come concludeva Guareschi il suo settimanale “Giro d’Italia”, “No pasaran”.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo




luglio 2015

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