Note sulla filosofia e la teologia inaccettabili della Laudato si’


di Arnaldo Xavier da Silveira


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3 agosto 2015

“L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore,
e così raggiungere la salvezza;
le altre realtà di questo mondo sono create
per l’uomo e per aiutarlo a conseguire il fine per cui è creato.
Da questo segue che l’uomo deve servirsene
tanto quanto lo aiutano per il suo fine,
e deve allontanarsene tanto quanto gli sono di ostacolo.”
(Sant’Ignazio di Loyola – Esercizi Spirituali)




1. Introduzione: una “visione filosofica e teologica dell’essere umano e della creazione” di sapore panteista ed evoluzionista

Tra le reazioni sfavorevoli alla recente Enciclica Laudato si’, di Papa Francesco, vi è un aspetto che nelle pubblicazioni antimoderniste è stato poco considerato: la sua nebulosa “visione filosofica e teologica dell’essere umano e della creazione” (n° 130).

E tuttavia, questa nuova Antropologia e questa nuova Cosmologia, di sapore panteista (1) ed evoluzionista, sono inaccettabili alla luce della Teologia cattolica e della sana Filosofia.
Infatti non è chiaramente affermata l’assoluta trascendenza di Dio (solo qualche riferimento di passaggio, come al n° 79 (2)); né sono chiaramente affermate la distinzione tra la creatura e il Creatore e la nozione metafisica della creazione ex nihilo, per un atto libero di Dio.


Queste note sono redatte con tutto il rispetto dovuto al Sommo Pontefice, ma nelle presenti circostanze la verità dev’essere detta per intero, per onorare la Santa Madre Chiesa e preservare l’integrità della sana dottrina.


Senza sminuire le critiche già formulate sugli aspetti economici, sociali o scientifici del documento – in generale ben fondate -, ci sembra che tali aspetti siano meno profondi e gravi di questa nuova concezione dell’uomo e dell’universo.

Uno studio più approfondito dei princípi metafisici che ispirano l’Enciclica Laudato si’ comporterebbe l’esame dettagliato di ogni tesi in essa difesa, secondo le buone regole dell’apologetica cattolica tradizionale; cosa che però non ci sembra necessaria in queste brevi note, che hanno soprattutto un carattere di pubblica denuncia e di avvertimento per i fedeli. Non intendiamo presentare un’analisi esaustiva dell’Enciclica e in queste considerazioni ci limiteremo alla visione filosofica e teologica  prima menzionata, evidenziando alcuni punti che parlano da soli al cattolico di buona formazione, che è colui al quale ci rivolgiamo.

2. Un misticismo panteista ed evoluzionista ispirato a Teilhard de Chardin

Nell’Enciclica Laudato si’, Papa Francesco si propone di presentare una “visione filosofica e teologica dell’essere umano e della creazione” (n° 130). A partire da tale concezione dell’uomo e dell’universo, egli svolge, non in forma sistematica, ma evidente, una nuova Teologia, una nuova Morale, una nuova Liturgia, una nuova concezione dei Sacramenti e della preghiera, una nuova spiritualità e infine una nuova Mariologia. Sulla base di tali concetti, egli offre anche soluzioni che finiscono col proporre un’autorità internazionale al di sopra dei governi nazionali (cfr. n° 175).

Questa visione filosofica e teologica si muove sulla linea del misticismo panteista ed evoluzionista del Padre Pierre Teilhard de Chardin SJ, personalmente citato nel documento (n° 83). Vediamo alcuni esempii:

- “Il traguardo del cammino dell’universo è nella pienezza di Dio, che è stata già raggiunta da Cristo risorto, fulcro della maturazione universale” (n° 83).

Questa affermazione, di sapore immanentista ed evoluzionista, è molto simile al concetto teilhardiano del “Punto Omega”, punto di unificazione dell’evoluzione di tutti gli esseri creati, identificato con Cristo. Per non lasciare dubbi quanto all’ispirazione di Theilhard, l’Enciclica, nella nota a pie’ di pagina, rimanda il lettore all’opera del Gesuita:

- “In questa prospettiva si pone il contributo del P. Teilhard de Chardin” (n° 83, nota 53).
 
E di fatto sono le concezioni theilhardiane che ci danno la chiave di lettura del documento e della comprensione della nebulosa “visione filosofica e teologica dell’essere umano e della creazione”, proposta dall’Enciclica, e di tutte le sue conseguenze (vedi l’Appendice 1)

Vale la pena ricordare che le opere di Teilhard de Chardin furono oggetto di un Monitum (avvertimento) del Sant’Uffizio, del 30 giugno 1962, in cui si afferma che i suoi scritti abbondano di ambiguità e “contengono perfino gravi errori che offendono la dottrina cattolica” (3).

3. Oscura concezione trinitaria

Lo strano misticismo dell’Enciclica si riflette nelle stesse relazioni fra la Trinità e la Creazione:

- “Il Padre è la fonte ultima di tutto, fondamento amoroso e comunicativo di quanto esiste. Il Figlio, che lo riflette, e per mezzo del quale tutto è stato creato, si unì a questa terra quando prese forma nel seno di Maria. Lo Spirito, vincolo infinito d’amore, è intimamente presente nel cuore dell’universo animando e suscitando nuovi cammini.” (n° 283).

- “Una Persona della Trinità si è inserita nel cosmo creato, condividendone il destino fino alla croce. Dall’inizio del mondo, ma in modo particolare a partire dall’incarnazione, il mistero di Cristo opera in modo nascosto nell’insieme della realtà naturale, senza per questo ledere la sua autonomia.” (n° 99)

- “Per l’esperienza cristiana, tutte le crea¬ture dell’universo materiale trovano il loro vero senso nel Verbo incarnato, perché il Figlio di Dio ha incorporato nella sua persona parte dell’universo materiale, dove ha introdotto un germe di trasformazione definitiva” (n° 235)

- “Cristo ha assunto in sé questo mondo materiale e ora, risorto, dimora nell’intimo di ogni essere, circondandolo con il suo affetto e penetrandolo con la sua luce” (nº 221).

- “L’universo si sviluppa in Dio, che lo riempie tutto” (n° 233).

4. I Sacramenti: materia divinizzata

Nell’Enciclica, queste concezioni che sembrano divinizzare l’universo materiale, come a voler “soprannaturalizzare” la materia, si riflettono in una nuova Teologia dei Sacramenti e in una nuova Liturgia:

- “I Sacramenti sono un modo privilegiato in cui la natura viene assunta da Dio e trasformata in mediazione della vita soprannaturale. Attraverso il culto siamo invitati ad abbracciare il mondo su un piano diverso.” (n° 235)

- La Sacra Eucarestia (Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Cristo) è indicata dall’Enciclica come un “frammento di materia”:

- “Nell’Eucaristia il creato trova la sua maggiore elevazione. La grazia, che tende a manifestarsi in modo sensibile, raggiunge un’espressione meravigliosa quando Dio stesso, fatto uomo, arriva a farsi mangiare dalla sua creatura. Il Signore, al culmine del mistero dell’Incarnazione, volle raggiungere la nostra intimità attraverso un frammento di materia.” (n° 236).

E ancora, l’Eucarestia è presentata come un “atto di amore cosmico” che avvolge tutto l’Universo:

- “Nell’Eucaristia è già realizzata la pienezza, ed è il centro vitale dell’universo, il centro traboccante di amore e di vita inesauribile. Unito al Figlio incarnato, presente nell’Eucaristia, tutto il cosmo rende grazie a Dio. In effetti l’Eucaristia è di per sé un atto di amore cosmico” (n° 236).

In termini theilhardiani, l’Universo, venuto da Dio, tornerebbe a Dio con la progressiva unificazione di tutti gli esseri materiali, uomo compreso. In tal modo verrebbe ricostituito nella sua interezza tutto il primordiale. In questa linea di pensiero, non solo Dio crea l’Universo, ma l’Universo ricrea Dio.

Citando il patriarca scismatico Bartolomeo di Costantinopoli, l’Enciclica dice:

- “Noi cristiani, inoltre, siamo chiamati ad «accettare il mondo come sacramento di comunione, … È nostra umile convinzione che il divino e l’umano si incontrino nel più piccolo dettaglio della veste senza cuciture della creazione di Dio, persino nell’ultimo granello di polvere del nostro pianeta»” (n° 9).

Appendice I

Teilhard, che dici di te stesso?
Il panteismo esplicito di Teilhard de Chardin

Ricordiamo brevemente il pensiero di Teilhard de Chardin in ciò che contiene di più essenziale, evidenziando ciò che, in un modo o in un altro, sta dietro il testo dell’Enciclica Laudato si’.

1. Teilhard: “Sono essenzialmente panteista per pensiero e temperamento”.

Lo stesso Teilhard afferma il suo panteismo in varii scritti. Tra questi, nella lettera del 14.1.1954:

- “Non ammetto la posizione ‘anti-panteista’ che mi si attribuisce. Io sono, al contrario, essenzialmente panteista per pensiero e temperamento: ho passato tutta la mia vita gridando che vi è un vero ‘panteismo dell’unione’ (Deus omnia in omnibus) (un pancristiano diceva Blondel) contro o pseudo-panteismo della dissoluzione (orientale), Deus omnia. E su questo argomento non provo alcuna simpatia per il Creazionismo biblico (se non nella misura in cui è il fondamento della possibilità dell’Unione). Al contrario, sono dell’idea che la creazione biblica sia ben infantile e antropomorfica” (a).

Come già dicevano i greci e come ripete San Paolo, tutto sta in tutto. L’espressione è pericolosa perché, se mal compresa, porterebbe al panteismo. Il suo vero senso è che Dio è la causa efficiente di tutte le creature (perché le ha create e le sostiene nell’essere) e di esse è anche la causa esemplare e la causa finale. Gli esseri creati sono veri esseri, dal momento che hanno una vera essenza, vere proprietà, ecc. Ma l’essere, l’essenza, le proprietà, ecc., dell’essere creato sono così tanto diverse da quelle di Dio, che è solo per analogia che questi termini si applicano a Dio e alle creature. È questa analogia che segna il rigetto di qualunque panteismo nella dottrina cattolica, mentre al tempo stesso spiega il vero senso del principio omnia in omnibus.

In un’altra lettera, del 2.01.1951, Teilhard propone

- “Una forma superiore e sintetica di ‘misticismo’, nel quale la forza e la seduzione del panteismo orientale convergono in una culminazione!” (b)

Egli spiega il suo scopo:

- “Quello che mi propongo di fare è ridurre la distanza tra il panteismo e il cristianesimo, mostrando ciò che si potrebbe chiamare l’anima cristiana del panteismo o l’aspetto panteista del cristianesimo” (c).

Parafrasando Tertulliano, che disse che l’anima umana è naturalmente cristiana, Teilhard de Chardin afferma che essa è naturalmente panteista:

- “La tendenza al panteismo è così universale e così persistente che deve esserci anche in essa un’anima (un’anima naturalmente cristiana), una verità che chiama al battesimo” (d).

Egli pretende di creare una nuova “spiritualità” cristiano-panteista:

- “In relazione al mio “Vangelo” … alle mie possibilità e tendenze … [sono] per aiutare a creare un’atmosfera spirituale … Questa, evidentemente, è un’attitudine essenzialmente cristiana, ma arricchita con la confluenza della migliore e più sottile essenza di ciò che è nascosto entro i diversi panteismi” (e).

Nella lettera alla sua amica Lucille Swan, egli afferma ancora il suo panteismo:

- “Io sono innanzi tutto ed essenzialmente un panteista nato!” (f).

2. Cristo: “centro ultimo per il quale si muove tutta l’evoluzione”

J. L. Illanes Maestre, professore di Teologia Dogmatica dell’Università di Navarra, Spagna, in un articolo su Teilhard de Chardin, dopo aver descritto l’evoluzionismo del gesuita e parlato del “punto Omega”, sintetizza:

- “Postulata così l’esistenza di Dio come principio cosmico di convergenza, Teilhard conclude esponendo il suo sistema di sovrapposizione del punto Omega dell’evoluzione al Cristo della Fede. Cristo viene quindi presentato da Teilhard come Dio che si immerge nelle cose e si introduce nello psichismo totale della terra e in questo modo si converte nel centro ultimo della riunione universale verso il quale si muove tutta l’evoluzione” (g).

Si tratterebbe di un pan-psichismo in cui lo spirito è immerso nella materia, da cui si va liberando gradualmente col processo evolutivo mosso da Cristo.

(a) Apud A. M. e C. C., Teilhard de Chardin, Pierre – Opera omnia. Disponibile in  http://www.opuslibros.org/Index_libros/
Recensiones_1/teilhard_obr.htm
(b) Lettera da Parigi, del 2.01.1951, in Lettere a due amici, https://archive.org/stream/LettersToTwoFriends/
Letters_To_TwoFriends_djvu.txt
(c) Cristianesimo ed evoluzione, p. 56, in https://archive.org/
stream/ChristianityAndEvolution/
Chri stianity_and_Evolution_ djvu.txt
(d) The Hearth of the Matter, p. 207, in https://archive.org/stream/HeartOfMatter/
Heart_of_Matter_djvu.txt
(e) idem, ibidem.
(f) https://archive.org/stream/TheLettersOfTeilhardDe
ChardinAndLucilleSwan/
Letters_to_Lucile_Swan_djvu.txt
(g) J. L. Illanes Maestre, Teilhard de Chardin, Pierre, in Gran Enciclopedia Rialp, Ed. Rialp, Madrid, 1975, vol. 22, p. 138.



5. “Spiritualità ecologica”

In tutto il documento, l’“ecologia”, l“ambiente”, la “natura” sono presentati come assoluti che devono guidare tutta l’attività umana - morale, spirituale, economica, educativa, ecc. Sulla base di questi principi, Francesco propone una “spiritualità ecologica”:

- “Desidero proporre ai cristiani alcune linee di spiritualità ecologica che nascono dalle convinzioni della nostra fede, perché ciò che il Vangelo ci insegna ha conseguenze sul nostro modo di pensare, di sentire e di vivere. … non sarà possibile impegnarsi in cose grandi soltanto con delle dottrine, senza una mistica che ci animi, senza «qualche movente interiore che dà impulso, motiva, incoraggia e dà senso all’azione personale e comunitaria » [Evangelii gaudium, 261]. Dobbiamo riconoscere che non sempre noi cristiani abbiamo raccolto e fatto fruttare le ricchezze che Dio ha dato alla Chiesa, dove la spiritualità non è disgiunta dal proprio corpo, né dalla natura o dalle realtà di questo mondo, ma piuttosto vive con esse e in esse, in comunione con tutto ciò che ci circonda” (n° 216).

Il Papa chiede una “conversione ecologica” e presenta l’ecologismo come facente parte dell’essenza della vita virtuosa:

- “(…) la crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore. … una conversione ecologica, che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda. Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana.” (n° 217).

Questa “conversione ecologica” implica la coscienza “di non essere separati dalle altre creature, ma di formare con gli altri esseri dell’universo una stupenda comunione universale” (nº 220). Questa “spiritualità ecologica” ci fa sobrii, umili, senza il desiderio di dominare (cfr. nn° 224-225) e ci aiuta ad ascoltare le “parole d’amore” della natura (cfr. n° 225).

6. Una nuova Mariologia ecologica

Questa nuova “spiritualità” modifica anche in chiave ecologica la devozione a Maria Santissima:

- “Maria, la madre che ebbe cura di Gesù, ora si prende cura con affetto e dolore materno di questo mondo ferito. Così come pianse con il cuore trafitto la morte di Gesù, ora ha compassione della sofferenza dei poveri crocifissi e delle creature di questo mondo sterminate dal potere umano.” (n° 241).

7. Appello ad un “maestro spirituale” della Gnosi islamica

Il Papa Francesco, a sostegno della sua nuova “spiritualità ecologica”, cita un “maestro spirituale” della Gnosi islamica sufi:

- “Un maestro spirituale, Ali Al-Khawwas, (…) diceva: «(…) Gli iniziati arrivano a captare quello che dicono il vento che soffia, gli alberi che si flettono, l’acqua che scorre, le mosche che ronzano, le porte che cigolano, il canto degli uccelli, il suono delle corde o dei flauti, il sospiro dei malati, il gemito degli afflitti… »” (n° 233, nota 159).

8. La terra trattata come un essere vivente

In varii passi l’Enciclica parla della terra, della natura e dell’ambiente come fossero degli esseri razionali (4):

- “Questa sorella [la terra] protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei.” (n° 2).

- “Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22)” (n° 2).

Si noti l’impiego della categoria marxista del “povero” come “oppresso”.

- L’Enciclica raccomanda un approccio ecologico “per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri” (n° 49).

- “Queste situazioni provocano i gemiti di sorella terra, che si uniscono ai gemiti degli abbandonati del mondo, con un lamento che reclama da noi un’altra rotta” (n° 53).

L’enciclica parla di un “rapporto interiore” dell’uomo con se stesso, “con gli altri, con Dio e con la terra (n° 70). E più avanti dice che il Levitico “Ha cercato di assicurare l’equilibrio e l’equità nelle relazioni dell’essere umano con gli altri e con la terra dove viveva e lavorava.” (nº 71). Ora, le relazioni di equità esistono solo tra esseri razionali, tra persone. Così, secondo l’Enciclica, l’uomo cessa di essere il re della creazione corporea (vedi Appendice II).

9. Concludendo

Sulla base di tutto quello che abbiamo appena esaminato, la “visione filosofica e teologica dell’essere umano e della creazionepresentata dall’Enciclica è incompatibile con il dogma cattolico e con la sana filosofia, e quindi è inaccettabile. E quello che ci dispiace è l’essere obbligati a segnalarlo, specificando che è inaccettabile non solo per i gravi errori che contiene, ma anche per le insinuazioni, le ambiguità, le omissioni, le unilateralità, che sono tutte orientate a favorire una visione panteistica del mondo.

Come si può vedere, in questa Enciclica Laudato si’, non si riconosce la voce fedele, soave e ferma del Buon Pastore che la Chiesa ha sempre presentato. Non si riconoscono ugualmente i caratteri soprannaturali degli insegnamenti di San Paolo, secondo i quali non può essere ricevuto un Vangelo diverso, nemmeno se fosse annunciato da “un angelo sceso dal cielo” (5).

Ci chiediamo: un documento ufficiale della Chiesa, con la solennità di un’Enciclica, può comportare riserve di tale portata, senza che con questo vengano scossi i princípi della indefettibilità della Chiesa e dell’infallibilità del Magistero?
Nel mio lavoro sull’Ipotesi Teologica di un Papa Eretico (6) ho trattato tale questione.

Gli ho resistito in faccia, perché meritava di essere ripreso”. Con questa frase l’Apostolo San Paolo giustifica la sua resistenza a San Pietro rispetto all’osservanza dei riti giudaici da parte dei cristiani.

In casi estremi, sarà legittimo opporsi agli insegnamenti papali non garantiti dall’infallibilità o resistere alle decisioni del Sommo Pontefice? Per rispondere a questa domanda, trascriviamo di seguito alcuni testi relativi alla resistenza pubblica agli atti del Papa.

- San Tommaso d’Aquino insegna, in diverse parti della sua opera, che in casi estremi è lecito resistere pubblicamente ad una decisione papale, come San Paolo resistette a San Pietro: “(…) essendoci pericolo prossimo per la fede, i prelati devono essere ripresi dai sudditi, anche pubblicamente. Così San Paolo, che era suddito di San Pietro, lo riprese pubblicamente, a causa di un pericolo imminente di scandalo in materia di Fede. Come dice la glossa di Sant’Agostino, - ‘lo stesso San Pietro diede l’esempio a quelli che governano affinché, perché non si allontanino mai dalla retta via, non respingano come indegna una correzione che venga anche dai loro sudditi’” (7).

- Francisco Suarez, SJ (1548-1617): “Se [il Papa] emette un ordine contrario ai buoni costumi, non gli si deve obbedire; se tenta di fare qualcosa manifestamente opposta alla giustizia e al bene comune, sarà lecito resistergli; se egli attacca con la forza, potrà essere respinto con la forza, con la moderazione propria della giusta difesa (cum moderamine inculpatae tutelae)” (8).

- San Roberto Bellarmino, SJ (1542-1621): “(…) come è lecito resistere al Pontefice che aggredisce il corpo, così è anche lecito resistere a quello che aggredisce le anime o che perturba l’ordine civile o, soprattutto, a quello che tentasse di distruggere la Chiesa. Dico che è lecito resistergli non facendo quello che ordina ed impedendo l’esecuzione della sua volontà; non è lecito, tuttavia, giudicarlo, punirlo o deporlo, perché questi atti sono proprii di un superiore” (9).

- Cornelio a Lapide, SJ (1567-1637). L’illustre esegeta dimostra che, secondo Sant’Agostino, Sant’Ambrogio, San Beda, Sant’Anselmo e molti altri Padri, la resistenza di San Paolo a San Pietro fu pubblica, “perché così allo scandalo pubblico dato da San Pietro si rimediasse con un rimprovero altrettanto pubblico” (10). Dopo aver analizzato le diverse questioni teologiche ed esegetiche sollevate dall’attitudine assunta da San Paolo, Cornelio a Lapide afferma “che i superiori possono essere ripresi, con umiltà e carità, dagli inferiori, affinché sia difesa la verità; è quanto affermano, sulla base di questo passo (11), Sant’Agostino (12), San Cipriano, San Gregorio, San Tommaso. Essi insegnano chiaramente che San Pietro, essendo superiore, fu ripreso a ragione da San Paolo, poiché, dice San Gregorio: ”Pietro rimase zitto così che essendo primo nella gerarchia apostolica fosse anche primo nell’umiltà ” (13).
Appendice II
L’uomo finisce di essere il Re della creazione corporea

L’Enciclica Laudato si’ afferma o insinua, in varii passi, senza le distinzioni necessarie, che gli esseri non razionali danno gloria a Dio per se stessi, per il fatto di esistere, e che l’uomo deve tenere conto di questo e non trattarli senza il dovuto rispetto.

1. - Dottrina tradizionale

Non v’è dubbio che tutti gli esseri irrazionali danno una gloria a Dio che i teologi chiamano oggettiva. Ma per mezzo dell’uomo essi partecipano alla gloria formale resa dall’uomo. Sono come un magnifico strumento per mezzo del quale l’uomo suona un’armoniosa sinfonia di gloria a Dio. Secondo l’interpretazione tradizionale del libro della Genesi e il principio enunciato da San Tommaso d’Aquino secondo cui il meno perfetto esiste per il più perfetto. (II-II, q. 64, a. 1), l’uomo fu visto sempre come Re della creazione corporea. Così si esprime H. Pinard nella voce Création del Dictionnaire de Théologie Catholique:

- “… tutti i Padri [della Chiesa] e i teologi considerano infatti l’uomo come il coronamento provvidenziale del mondo sensibile: tutto è ordinato per lui, visto che senza di lui le cose non raggiungerebbero la loro finalità; la natura non avrebbe voce per lodare Iddio… L’uomo fu creato per ultimo, dicono i Padri, proprio perché era opportuno che, prima di introdurre il re dell’universo, tutto fosse predisposto” (III, col. 2172).

Il Padre José F. Sagües S.J., nel suo trattato De Deo Creante et Elevante, dice con precisione:

- “La nostra affermazione (…) che il mondo esiste a causa dell’uomo, e certamente perché lo serva per la glorificazione di Dio, è di fede divina e cattolica; e se si assume in relazione a ciascuna delle cose che esistono nel mondo, è verità certa in teologia” (Sacrae Theologiae Summa, v. II, Tractatus II, n° 204).

2. La nuova dottrina

L’Enciclica muta questo assunto tradizionale. Già nel secondo paragrafo viene contestata l’idea del dominio dell’uomo sulla terra:

- “Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla” (n° 2).

Si noti il sotterfugio: legare la nozione presente nella Genesi, secondo la quale l’uomo deve dominare la terra, con quella dei “saccheggiatori”. Questo stesso espediente verrà usato più avanti per annullare la chiarezza del mandato del libro sacro:

- “Dio li benedisse e disse loro: 
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
 riempite la terra;
 soggiogatela e dominate 
sui pesci del mare
 e sugli uccelli del cielo
 e su ogni essere vivente 
che striscia sulla terra»” (Gen. 1, 28).

Dice l’Enciclica:

- “Anche se è vero che qualche volta i cristiani hanno interpretato le Scritture in modo non corretto, oggi dobbiamo rifiutare con forza che dal fatto di essere creati a immagine di Dio e dal mandato di soggiogare la terra si possa dedurre un dominio assoluto sulle altre creature.” (n° 67).

La Chiesa non ha mai insegnato che il dominio dell’uomo sulla natura e gli animali fosse assoluto, nel senso che egli potesse fare quello che voleva, senza tenere conto del fine ultimo di tutte le cose. Ma dire che prima, “qualche volta”, si interpretassero non correttamente le Scritture, porta a suggerire che la dottrina classica del dominio dell’uomo sulla natura derivava dalle cattive interpretazioni del passato. Questa idea viene rafforzata più avanti:

- “Oggi la Chiesa non dice in maniera semplicistica che le altre creature sono completamente subordinate al bene dell’essere umano, come se non avessero un valore in sé stesse e noi potessimo disporne a piacimento.” (n° 69).

Secondo lo stesso testo, esiste “una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura.” (n° 67). Come può esserci reciprocità e responsabilità fra l’“essere umano” (razionale) e la “natura” (irrazionale)?

Ma più avanti, l’Enciclica lega artificiosamente anche il “dominio” all’“arbitrarietà”:

- “Sarebbe però anche sbagliato pensare che gli altri esseri viventi debbano essere considerati come meri oggetti sottoposti all’arbitrario dominio dell’essere umano.” (n° 82).

In nessun passo l’Enciclica menziona l’uomo come re della creazione, ma insiste nel deporlo da questa condizione. Così, al n° 68 (alla fine) afferma che “la Bibbia non dà adito ad un antropocentrismo dispotico che non si interessi delle altre creature.”

Insomma, l’Enciclica presenta l’uomo non come dominatore della natura, del mondo sensibile, che egli usa per rendere gloria a Dio, ma praticamente inverte quest’ordine e pone l’uomo, non come dominatore, ma come servitore della natura sensibile alla quale deve obbedire e sottomettersi.



10. Post scriptum

Le presenti note erano già state redatte quando siamo venuti a conoscenza di una intervista concessa per posta elettronica dalla Professoressa Deborah Terezinha de Paula alla Rivista IHU online, dell’Istituto Umanitas della UNISINOS [Università brasiliana dei Gesuiti], pubblicata col titolo: “Laudato si’: um texto impregnado de Teilhard de Chardin”.
L’intervistata si è laureata in Pedagogia presso l’Università Federal de Juiz de Fora, insegna Scienza delle Religioni e recentemente ha dibattuto la tesi di dottorato “Diafania di Dio nel cuore della materia: la Mistica di Teilhard de Chardin”.
Il fatto rilevante è che l’intervista è stata concessa ad un organo dell’Università UNISINOS, diretta dai gesuiti da Rio Grande do Sul, che l’ha accolta con entusiasmo; la stessa Università che nel 2005 ha promosso un simposio che ha avuto una grande ripercussione nei media specializzati e che si è tenuto in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Teilhard, il tutto rivelatore della compromissoria adozione da parte dei circoli cattolici progressisti, specialmente dall’UNISINOS, delle tesi di Teilhard de Chardin.

Teilhard presente tra le righe dell’Enciclica

La rivista della UNISINOS osserva che il pensatore francese è molto presente in questa Enciclica e riporta che l’intervistata “rivela che il pensiero del mistico appare, non solo nelle citazioni dirette”. “È come se stesse tra le righe”, scrive la stessa Professoressa Deborah. E prosegue: “quando il Papa evidenzia la presenza di Dio negli elementi della natura, si ha l’impressione di ascoltare lo stesso Teilhard” e ancora “lo stesso titolo dell’Enciclica, che ci chiama ad una lode universale mediante la cura della casa comune, mi ricorda Teilhard de Chardin.”

Il Cristo universale

Scrive l’intervistata: “Il Cristo Universale di Teilhard non è un Cristo nuovo, ma lo stesso Cristo della Fede evangelica”. E ancora: “È l’uomo nato da donna, il bambino nato a Betlemme, Dio che con l’Incarnazione assunse il mondo materiale per elevarlo a sé. È il giovane che sfidò il potere in difesa dei più deboli, pagando con la propria vita il prezzo della sua audacia. È colui che con la Resurrezione ora abita e illumina tutto l’essere. È il Cristo che, essendo passato per il mondo, ora abita il cosmo, convocando tutti noi ad una conversione d’amore.

E la Professoressa Deborah prosegue: “Quando parla del dovere umano di collaborare col Creatore nell’opera della Creazione (LS 14, 124ss), il Papa richiama certamente Teilhard, che più volte ha parlato di questo dovere intendendolo come un dovere sacro. Quando ci rendiamo conto del legame che ci unisce a tutto quanto esiste e infine quando cresce in noi quello che il mistico francese definiva senso cosmico, arriviamo a percepire la nostra natura molecolare”.

Scrive la Professoressa Deborah: “Teilhard assume l’evoluzione come sfondo della sua spiegazione del mondo. Come io penso, egli sintetizza il suo credo nel modo seguente: «Io credo che l’Universo sia una Evoluzione. Credo che l’Evoluzione si muova verso lo Spirito. Che lo Spirito si completa nel personale. Credo che il Personale supremo sia il Cristo Universale»”.

Visto il carattere radicale di questi testi, non si può fare a meno di chiedersi se l’evoluzione, partendo dalla creazione e proseguendo per l’Incarnazione, non passi per lo stadio, come dice la Professoressa Deborah, del Cristo che “ora abita il cosmo, e, per un processo di maturazione della “conversione d’amore”, non giunga, come si legge nell’Enciclica, alla “pienezza trascendentedi Dio, “onde il Cristo resuscitato tutto abbraccia ed illumina”, il Cristo Universale di Teilhard de Chardin (n° 83).
Come si può vedere, tutto il linguaggio di Teilhard de Chardin e dei suoi seguaci è un insieme di metafore letterarie e confuse che mirano a mascherare le loro dottrine dal fondamento panteista. La chiamano mistica, ma la vera mistica cattolica è chiara, intelligibile, inserendosi nella logica e nella razionalità della Scolastica.

Un panteismo cristiano?

Scrive l’intervistata: “Questa singolare capacità di vedere Dio in tutte le cose, questo profondo accoglimento della spiritualità paolina di Dio tutto in tutti, alla fine ha prodotto che la mistica teilhardiana fosse erroneamente associata alle mistiche panteiste, dalle quali lo stesso Trilhard si dice sedotto.”

Ancora l’intervistata: “Nel suo processo di evoluzione interiore, egli si sentì tentato dal panteismo e, uomo di armonia per eccellenza, lavorò arduamente per rifiutarlo e al tempo stesso per integrarlo nella sua visione del mondo. Nella sua autobiografia egli parla non del rischio di incorrere nel panteismo, ma di perdersi in «una forma inferiore (la forma banale e semplicistica) dello spirito panteista: il panteismo effusivo e dissolutista […] Per essere tutto e fondermi con tutto». Questo tipo di panteismo è rigettato dal mistico, il quale, captando Dio nel mondo, non identifica Dio e il mondo. Mentre il panteismo seduce con l’idea di una perfetta unione per cui le differenze sarebbe annullate, nella mistica teilhardiana le differenze sono valorizzate. Il Creatore, come concepito dal gesuita, abbraccia le creature, ma il suo abbraccio non assorbe in sé. La vera unione non fa perdere la personalità. È necessario unirsi ad un altro senza smettere di essere quello che si è. E in verità, spiega il religioso di Auvergne, è questa l’aspirazione di tutta la mistica: «[…] unirsi (cioè diventare l’altro) rimanendo se stesso», aspirazione che, nella concezione di Teilhard, solo il cristianesimo salva attraverso la persona di Cristo, l’umano-divino che senza smettere di essere Dio è uomo e senza smettere di essere uomo è Dio”.

Teilhard avrebbe guadagnato voce e spazio a Roma

A proposito del Monitum pubblicato dalla Santa Sede nel 1962 contro le opere di Teilhard, l’intervistata scrive che i suoi scritti “sono stati accolti e oggi guadagnano voce e spazio nello stesso ambiente che tentò di ammutolirlo, segno di tempi nuovi, di una Chiesa capace di lasciarsi vivificare dallo Spirito che soffia dove vuole. Già prima della Laudato si’, due pontefici avevano ripreso Teilhard: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI; ma nessuno dei due in un’enciclica e in forma tanto marcata. Anche se contiene un solo richiamo diretto al Padre Teilhard, posso dire che la Lettera [Enciclica] è tutta impregnata del suo modo di pensare.”


NOTE

1 – Il panteismo: come dice lo stesso nome, è la dottrina secondo la quale tutto è Dio. Variano solo le costruzioni dottrinali delle diverse correnti panteiste.
2 – Seguiamo Il testo e la numerazione dei paragrafi della Lettera Enciclica Laudato si’ del Santo Padre Francesco sulla cura della casa comune, del 24 maggio 2015, Solennità di Pentecoste, come pubblicata sul sito della Santa Sede. In aggiunta ricorriamo ai testi pubblicati in Brasile dalle Editoras Paulinas e Loyola, São Paulo, 2015. I riferimenti ai testi dell’Enciclica sono fatti esclusivamente con l’indicazione dei paragrafi, per esempio: (nº 239).
3 - Apud A.M. y C.C., Teilhard de Chardin, Pierre - Opera omnia. Disponibile in  http://www.opuslibros.org/Index_libros/Recensiones_1/teilhard_obr.htm
4 – È vero che molti mistici autentici, ed anche le Sacra Scritture, molte volte usano un linguaggio antropomorfico nel riferirsi alle creature inanimate o irrazionali; ma il contesto ecologico-panteizzante dell’Enciclica fa sì che tale ricorso metaforico diventi sospetto.
5 - San Paolo, Galati, 1,8.
6 - Considerações sobre o ‘Ordo Missae’ de Paulo VI, 1970, São Paulo; publicato in francese col titolo La Nouvelle Messe de Paul VI: Qu’en Penser? (Diffusion de la Pensée Française, Chiré-en-Montreuil, Vouillé, Francia, 1975).
7 - Ad Gal., 2, 14.
8 - De Fide, disp. I, sect. VI, n. 16.
9 - De Rom. Pont., lib. II, c. 29.
10 - Ad Gal., 2, 11.
11 - Gal.,  2, 11.
12 - Epist. 19.
13 - Homil. 18 in Ezech.






settembre 2015

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