Dall’affossamento del Papato al Sinodo, passando per Rimini

di Alessandro Gnocchi


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana
nella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro Gnocchi
 
  1 settembre 2015

Titolo, immagini, impaginazione e neretti sono nostri




Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it, con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.

martedì 1 settembre 2015

Visto che durante la pausa agostana sono arrivate molte lettere, questa settimana abbiamo pensato di portarci in pari con le risposte scegliendone quattro che permettono di riassumere i temi più dibattuti in questo periodo. Dalla prossima puntata, torneremo alla solita formula con una lettera.

 Sono pervenute in Redazione:

Caro Gnocchi,
mi considero un cattolico all’antica e anche a me l’attuale situazione della Chiesa e del papato provoca molta tristezza. La seguo da tempo e quest’estate ho letto il libro che ha pubblicato col caro Mario Palmaro e con Giuliano Ferrara. Sono d’accordo praticamente su tutto quanto dice, però mi chiedo se sia giusto continuare scrivere di queste cose. Ho paura che alla fine si arrivi a fare del male alla stessa istituzione del papato. Che cosa ci rimarrebbe dopo? Le sarò davvero grato se mi dirà il suo parere.
Molte grazie e tanti auguri per il suo lavoro.

Primo Sintini





Caro Sintini,
siccome contra facta non valet argumenta, guardi la foto pubblicata a corredo di questa nostra amabile corrispondenza e mi dica se, all’istituzione del papato, fanno più male le critiche di chi rileva il disastro in cui siamo precipitati oppure se non fa più male chi si concia in questo modo lordando l’immagine del Vicario di Cristo.

Ma questo è solo uno dei tanti fatto contro cui non valgono gli argomenti: ci sono il “Chi sono io per giudicare?”, la “grazia dell’interreligiosità”, i pubblici insulti a coloro che sarebbero fuori dalla storia perché troppo legati alla tradizione, le telefonate piene di umana comprensione a Pannella e alla Bonino con incorporato invito a tenere duro, l’esibizione di falce e martello trasformati nella Croce di Cristo, le continue aggressioni alla morale che solo dei poveri cortigiani da quattro soldi possono mascherare erigendo comicamente Bergoglio a capo della crociata contro il gender, la convocazione di un sinodo sulla famiglia messo in mano a coloro che vogliono distruggerla…
E tanto altro che non citiamo per amore di brevità e che lei, caro Sintini, mi pare conoscere bene.

Mi dica chi fa effettivamente male all’istituzione del papato: chi sta facendo scientemente di tutto per demolirla o chi la venera e vuole difenderla urlando sui tetti lo scandalo?
Vede, caro Sintini, se Bergoglio facesse tutto quanto ci scandalizza in privato, nel chiuso della sua cameretta di Santa Marta, si potrebbe persino concedere il dubbio sull’opportunità di denunciarlo. Ma qui siamo davanti a uno scandalo pubblico, in diretta planetaria. Ciò che mi stupisce è lo stupore di coloro che, pur consapevoli della gravità di quanto accade, stanno ancora lì a chiedersi se non sia meglio far finta di nulla per “difendere l’istituzione”.

Non mi riferisco a lei, caro Sintini, di cui comprendo benissimo la buona fede e la buona volontà. Mi riferisco a coloro che da molto tempo avrebbero dovuto parlare e ancora non lo fanno. A coloro che non hanno perdonato nulla a Benedetto XVI e non hanno neanche alzato un sopracciglio davanti allo scandalo di Bergoglio. E mi chiedo se questo silenzio è un estremo atto di responsabilità a difesa del papato o il furbesco rimanere sottotraccia in attesa di trarne qualche vantaggio.

Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo


Gentilissimo dottore,
mi piacerebbe sapere quali sono le sue previsioni sul prossimo Sinodo sulla famiglia. Io temo che vada per il peggio, ma almeno sarà tutto chiaro e ciascuno potrà fare le sue scelte. Non pensavo di arrivare a tanto alla mia veneranda età, ma se ci sarà da battagliare lo farò.
Grazie per l’attenzione

Fabio Pirola



Caro Pirola,
non penso proprio che dovrà battagliare in seguito a chissà quali stravolgimenti della dottrina riguardanti il matrimonio messi nero su bianco al prossimo Sinodo. Formalmente, penso che finirà tutto in una bolla di sapone. Si dirà che la dottrina non è mutata e che nessuno mai penserebbe di mutarla, ma nel contempo si spiegherà che le esigenze pastorali sono cambiate, che la prassi va adattata ai tempi e alle nuove situazioni, che eccetera, eccetera, eccetera.
Così saranno tutti contenti: i conservatori che potranno strombazzare, anche in buona fede, che sono riusciti a reggere il colpo, e i rivoluzionari che di fatto, e con ragione, avranno segnato un altro colpo sulla via della dissoluzione.

Ma, caro Pirola, se muta la prassi significa che è già mutata la dottrina, anche se nessuno si è preso la briga di dirlo. E mi stupisco che qualcuno si attenda il fatidico annuncio che dovrebbe suonare più o meno così: “Cari fedeli, da oggi la Chiesa cattolica non è più la Chiesa cattolica”. Ma lei pensa che i rivoluzionari siano tanto stupidi da farlo mostrando il loro vero volto? Alla fine la lezione l’hanno imparata e, come spiegava il modernista Buonaiuti, hanno capito che Roma non si cambia stando fuori, ma standoci dentro. Non si cambia Roma nonostante Roma, ma attraverso Roma. Se dicessero chiaramente di non essere più cattolici, non potrebbero più parlare in nome della Chiesa cattolica e il sogno rivoluzionario potrebbe svanire prima di compiersi.

Ma ora, caro Pirola, le faccio io una domanda. Lei ha proprio bisogno di una riga scritta in un documento di questo Sinodo per prendere definitivamente atto di dove ci troviamo? Sono cinquant’anni che ce lo stanno dicendo in tutte le salse, dai documenti del Vaticano II fino alle lezioni nelle prime classi di catechismo. Lei dice di avere una veneranda età e dunque mi permetta di rincarare la dose facendole un’altra domanda quale rappresentante simbolico della sua generazione: con la riforma liturgica, da un giorno all’altro, vi hanno portato via la Messa, vi hanno ribaltato le chiese e ora vorreste qualche parola messa male in un documento del Sinodo per scatenarvi? Ma non pensate che lo si sarebbe dovuto fare molto tempo prima? E, già che ci siamo, continuo: se quella famosa fatidica riga venisse scritta, lei pensa davvero che ci siano folle di cattolici disposte a scendere in piazza in nome della fede? O non pensa che, dopo che si è lasciato passare tutto, a cominciare dalla devastazione della Messa che è la cosa più grande che si possa avere qui in terra, quelle folle di cattolici andranno in piazza a manifestare tutto il loro entusiasmo?

Mi perdoni l’irruenza, caro Pirola. Come spesso capita ai preti che nelle omelie si scatenano contro i poveretti che stanno seduti incolpevoli nei banchi, anche io me la sono presa con lei quando avrei dovuto rivolgermi ad altri. Tornando quindi a un parlare più pacifico, ribadisco che non mi attendo nulla di straordinario dal Sinodo sulla famiglia. Certo, un passo deciso sul piano dottrinale servirebbe a fare chiarezza, ma sarebbe un passo falso dovuto a un eccesso di sicurezza suggerito da colui che fa le pentole ma non i coperchi. In ogni caso, mi pare tutto già molto chiaro. Il passo è già stato compiuto.

Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo


Gentile Dottor Gnocchi,
mi chiedo chi sia e a che gioco stia giocando il signor Galantino. Lo so che dovrei chiamarlo monsignore, ma cos’ha di religioso una persona che spara di continuo in materia politica con discorsi da bar? Per sentire che i politici sono tutti ladri, immorali e roba del genere non c’è bisogno di Galantino. Ma che cosa vuole? Come può un “monsignore” fare questo teatrino senza che nessuno lo fermi. Bagnasco c’è o dorme?
Un cordiale saluto

Luigina Mascione



Cara Luigina,
Bagnasco c’è e dorme. D’altra parte che cosa dovrebbe fare il presidente della Cei che viene esautorato dal segretario? Certo, c’è sempre il civilissimo istituto delle dimissioni, ma si sa come funziona il mondo clericale: è sempre pronto ad additare il mondo come esempio, salvo quando seguirlo diventa scomodo. In qualsiasi azienda, un presidente in quelle condizioni sarebbe già andato a casa facendo valere le sue ragioni. Ma nel carrozzone burocratico a cui è ridotta l’attuale Conferenza episcopale italiana, quello che conta è mantenere il posto.

Tanto più che non si può scordare che Galantino parla e scrive in nome e per conto di Bergoglio: e, in questa dittatura burocratica a cui è ridotta la Chiesa, chi osa prendere posizione contro il leader maximo? Non si è mai vista una Chiesa con tanti papisti a oltranza come quella del misericordioso e tollerante Bergoglio.

Lei, cara Luigina, mi chiede a che gioco stia giocano Galantino. Mi pare molto semplice e molto scoperto. In una Chiesa che ha buttato a mare la trascendenza, rimane solo l’immanenza, e l’immanenza, per un’istituzione, diventa sempre politica. Se non si guarda più in Cielo, ci si arrangia in Terra, se la fede nell’Aldilà si affievolisce prende corpo quella nell’aldiqua. Questa Chiesa deve dunque posizionarsi nell’agone politico planetario e lo fa attraverso l’azione e la propaganda.

Ma, attenzione, non agisce attraverso una politica che si potrebbe sbrigativamente definire di sinistra. Lo fa ponendosi in competizione con tutte le altre istituzioni, siano di destra, di centro o di sinistra. Ci faccia caso, cara Luigina, il linguaggio, i temi, i tempi, le scadenze seguite in quest’azione si accordano con una regia che va ben oltre gli schieramenti politici classici e non si cura dei singoli stati. Ha il respiro universale tipico di un’istituzione come la Chiesa e fa riferimento solo a chi possiede una visione parimenti vasta. Che cosa è l’ultima enciclica bergogliana se non una piattaforma di intesa con le entità sovrannazionali che hanno come scopo il governo del mondo?

Galantino, cara Luigina, farà anche discorsi da bar, ma quando parla di immigrazione, di politica, di etica, di bioetica lo fa con uno scopo ben preciso, riferendosi a interlocutori ben precisi. E prefigura una Chiesa pronta a prendere la sua parte in un mondo ormai dimentico della trascendenza.

Lei mi darà del visionario, ma pensi che, già nel 1966, Giovannino Guareschi parlava di “ex religione cattolica” trasformata in “ateismo cattolico”. Galantino è la conferma che, purtroppo, non sbagliava.

Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo

Caro Alessandro Gnocchi,
anche quest’anno, facendo sempre le vacanze a Cattolica, sono passato a Rimini per il Meeting. Purtroppo non ho visto niente di nuovo, a parte un’affluenza in calo e un tono generale più modesto. Ma quello che mi ha davvero scandalizzato è stato vedere che all’arrivo di Renzi sembrava che fosse sceso un santo in terra. Mi riferisco soprattutto alle ovazioni di popolo mentre passava per i padiglioni e poi agli applausi in salone.
Ci si è del tutto dimenticati di quello che Renzi e il Pd, di cui è segretario, rappresentano? Il peggio dell’anticristianesimo.
E non è certo di oggi la furia di Cl di essere servile col potente di turno, pensate a Napolitano, a Monti e via.
Poi i responsabili del Meeting fanno tante belle parole sul dialogo, sull’apertura a tutti, però questa apertura non l’hanno avuta con Padre Carbone, censurato da Repubblica e subito censurato dal Meeting stesso. Ne parlavo con gli amici ciellini che mi hanno accompagnato e loro erano imbarazzati. Da parte mia mi chiedo se questa grande fiera all’americana serva ancora a qualcosa, se non a confondere le idee, perché poi per tanti Cl è un movimento ecclesiale. Ma di che? Dei potenti di turno? Mi piacerebbe sapere lei che ne pensa.
Grazie, tanti cordiali saluti

Marco Trentin



Caro Trentin,

ha già detto tutto lei. Chi sceglie come suo scopo fondamentale “l’attenzione all’umano” finisce sempre per privarsi dell’unica ragione che sostiene la vera libertà dell’uomo: l’attenzione al divino.
Non si tratta di un semplice gioco di parole: chi non è veramente libero in Dio, finisce sempre per essere servo dell’uomo.

Se penso alla sfilata dei potenti di turno, tutti fulgidi esempi “dell’umano”, che sono passati da quelle parti nel corso degli anni, mi vengono i brividi.

Ricordo alcuni amici ciellini che, quando mi permettevo di eccepire sulla moralità di Berlusconi, mi spiegavano che se uno viaggia in aereo non deve preoccuparsi se il pilota ha l’amante, ma solo che sappia pilotare bene. A nulla valeva rispondere che un buon governante deve, tra le altre cose, guadagnarsi il benvolere divino attraverso una buona condotta di vita, che un buon governante non deve dare scandalo pubblico e, infine, che se il pilota ha trascorso la notte con l’amante, magari, non è abbastanza lucido per pilotare l’aereo e precipita.
No, non ci si doveva permettere di criticare Berlusconi.
Allora. In effetti, basta dimenticarlo adesso, quando non conta più nulla.

Caro Trentin questa è “attenzione all’umano”, troppo umano.

Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo





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