Matrimonio nullo di Bergoglio

di Alessandro Gnocchi


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana
nella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro Gnocchi
 
  15 settembre 2015

Titolo, immagine, impaginazione e neretti sono nostri




Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it, con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.

martedì 15 settembre 2015

È' pervenuta in Redazione:

Gentile dottor Gnocchi,
                                           alla Messa di Domenica ho sentito un’omelia che mi ha fatto drizzare i capelli. Il prete ha detto che non è vero che è cambiato qualcosa nel matrimonio religioso, e invece il papa ha avuto la preoccupazione di rendere tutto più veloce e anche alla portata di tutti, mentre finora una causa di nullità matrimoniale durava anni e anni e costava cifre pazzesche. Io conosco la vicenda di un mio amico che anni fa ha avuto la nullità in meno di un anno e ha speso una cifra ragionevolissima, ed è un impiegato, con stipendio non certo ricco. Il prete non ha detto una parola sulle nuove ragioni di nullità. A me ha fatto orrore l’idea che una convivenza molto breve possa essere un chiaro segno di vincolo nullo. Niente di tutto questo, il prete ha detto che è tutto come prima. Ma chi vogliono prendere in giro? Ogni domenica mi risulta più sgradevole andare a messa, mi sembra che stiano diventando tutti matti. Scusi lo sfogo, le ho scritto come a un amico. Grazie e tanti saluti.


Piero Lepore





Caro Lepore,
molti lettori si interrogano sulla gravità di quanto è stato messo nero su bianco da Bergoglio circa la nullità dei matrimoni.  Quindi torniamo su questa penosa vicenda, anche se già il solo parlarne fa solamente male a coloro che hanno ancora a cuore questa nostra povera Chiesa. Rimestare nel fango porta solo frutto e godimento a coloro che si servono del putridume per insudiciare qualcosa o qualcuno che dovrebbe rimanere immacolato.

Cercherò dunque di essere il più breve possibile.
Rispondendo alla sua domanda, direi che non serve troppo per chiudere la bocca chi tenta di convincerci che non sia cambiato nulla dopo che il vescovo di Roma, motu proprio, ha passato il sacramento del matrimonio nel suo misericordioso tritatutto.

Qualcosa è cambiato, eccome.
Per sincerarsene, la rimando ai commenti pubblicati da Riscossa Cristiana nei giorni scorsi, con particolare attenzione a quello di Roberto de Mattei. Ma basta riprendere i pareri dei commentatori delle tendenze più diverse per capire che quella del vescovo di Roma non è una semplice mano di vernice nuova su un vecchio arnese da rimettere in bella vista.
Persino “Avvenire”, e dico “Avvenire”, pur nascondendolo a pagina 17 di giovedì scorso, ha pubblicato un articolo in cui riporta i dubbi di alcuni esponenti dell’Associazione Famiglie Separate Cristiane.

Eppure, dice lei, c’è chi si ostina a dire che non è cambiato nulla.
E, allora, com’è che ci sono sacerdoti, dico sacerdoti, che hanno già iniziato a contattare parrocchiani, conoscenti (stavo per aggiungere penitenti, ma quelli non ci sono quasi più) che soffrono il dolore di una separazione offrendo un attestato di nullità matrimoniale a buon mercato? Ebbene sì, caro Lepore, è partita la caccia al cliente: quello che un tempo si faceva per i matrimoni, oggi lo si comincia a fare per gli annullamenti.

E c’è chi dice che nulla è cambiato. Siamo semplicemente giunti all’inversione di un sacramento dando alle voglie degli uomini il primato sul diritto di Dio, siamo al capovolgimento della Chiesa sempre più rapidamente desacramentalizzata e quindi umanizzata, siamo alla definitiva dichiarazione che l’uomo è il vero fine della creazione, e si dice che nulla è cambiato.

Vede caro Lepore, dopo l’oltraggio a Nostro Signore, in questo atto di Bergoglio mi addolora il conseguente e inevitabile disprezzo per l’uomo, mascherato da spirito di bontà, da atteggiamento misericordioso, da carezza paterna e caritatevole.

Nell’articolo di “Avvenire” che le dicevo, un membro del direttivo dell’Associazione Famiglie Separate Cristiane dice: “Finora mi sono impegnato a rimanere fedele al mio matrimonio, anche se ormai finito. Nei nostri incontri di preghiera riflettiamo spesso sul valore dell’indissolubilità e ci diciamo quanto sia difficile per noi, ma anche quanto importante, rispettare questo principio. Ora sembra che questa decisione del Papa mi costringa a rimettere tutto in discussione”. E poi aggiunge: “Non ho mai voluto prendere in considerazione la strada della nullità. Le mie figlie sono nate all’interno del matrimonio, ho un buon rapporto con quella che continuo a considerare mia moglie, anche se le nostre strade sono ormai del tutto diversificate. Perché dovrei dire che quel sacramento non c’è mai  stato? Da anni porto la mia croce e vorrei essere sostenuto dalla Chiesa”. E un altro membro dell’associazione dice di non voler affatto sentire parlare di nullità, perché, spiega, “vorrei prima trovare qualcuno nella Chiesa che mi confortasse, che potesse spiegarmi che cosa mi è capitato”.

Come sempre, quando si mettono da parte i diritti di Dio, si finisce per ferire l’uomo.
Qui, ci troviamo davanti a uomini che chiedono di essere aiutati a portare la croce perché vedono in questa sofferenza il loro essere fedeli a Cristo e che cosa gli si offre? Una gioia tutta umana, al pari di quella che si può comprare con un viaggio a Las Vegas. Ci si trova davanti a uomini che vedono in un fatto doloroso il senso del loro appartenere a Cristo e gli si dice che, invece, non è successo niente, come se Cristo non si fosse mai occupato di loro.

Caro Lepore, penso che questa tremenda “misericordia” abbia già fatto abbastanza vittime.

Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo




settembre 2015

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