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È
falso dire che N. S. Gesù Cristo non ha condannato
l’omosessualità
I Vangeli dimostrano esattamente il contrario di Paolo Pasqualucci
![]() Raffaello - Lot lascia Sodoma
La moglie che vi volge a guardare indietro è mutata in una statua di sale L’assordante propaganda omosessualista e omofila, sostenuta da tutti i grandi mezzi d’informazione, in crescendo nell'imminenza del Sinodo sulla Famiglia del 5 ottobre p.v., continua a ripetere a beneficio dei cattolici un vieto ritornello e cioè che Gesù Cristo non avrebbe mai parlato dell’omosessualità, ragion per cui la sua condanna non si potrebbe reperire nei Vangeli ma solo nelle Lettere apostoliche, segnatamente in quelle di san Paolo. Come se questo, annoto, facesse la differenza! Le Epistole paoline non vengono lette durante la Messa come “Parola di Dio”, allo stesso modo dei Vangeli? Ma prescindiamo da questa scorretta separazione tra le varie parti del corpo neotestamentario, del tutto inaccettabile, spiegabile solo alla luce della miscredenza attuale, che vuole escludere di fatto l’insegnamento di san Paolo dalla Rivelazione con l’argomento singolare che egli dettava norme e concetti validi solo per il proprio tempo! Ciò che la propaganda omofila vuole insinuare a proposito dei Vangeli, è parimenti assurdo: non avendovi il Cristo mai nominato esplicitamente l’omosessualità, non la si dovrebbe ritener da Lui condannata! La fornicazione e l’adulterio li ha condannati apertamente mentre la sodomia e affini (che sono fornicazione contro natura) li avrebbe invece assolti con il suo (supposto) silenzio? Ma ci rendiamo conto delle castronerie che vengono oggi propinate alle masse, peraltro ben felici di esser ingannate, a quanto pare? Dove si trova, nei Vangeli, la condanna dell’omosessualità da parte di Nostro Signore? In maniera diretta tutte le volte che Egli porta ad esempio il destino toccato a Sodoma come condanna esemplare del peccato; in maniera indiretta in un passo nel quale elenca i vizi e peccati che ci mandano in perdizione. 1. La distruzione di Sodoma e Gomorra citata tre volte da Gesù come esempio di punizione esemplare di chi si ostina nel peccato: Mt 10, 15; 11, 24; Lc 10, 12; 17, 29. Vangelo
di san Matteo
Nel dare le istruzioni ai Dodici
Apostoli mandati per la prima volta a predicare e convertire i
peccatori, il Verbo incarnato disse, a proposito di coloro che si
fossero rifiutati di riceverli o ascoltarli:
“In verità vi
dico: nel giorno del Giudizio il paese di Sodoma e Gomorra sarà
trattato meno severamente di quella città” (Mt 10, 15).
Il concetto fu da Lui ribadito poco dopo. Di fronte ai discepoli di Giovanni Battista, Egli fece l’elogio del Battista per passare poi a rampognare l’incredulità di “questa generazione”, concludendo con un durissimo rimprovero alle città impenitenti, che non avevano voluto pentirsi, nonostante i miracoli che Egli vi aveva fatto. “Guai a te, Corazin!
Guai a te, Betsaida! Perchè se a Tiro e a Sidone fossero
avvenuti i miracoli compiuti in mezzo a voi, già da gran tempo
avrebbero fatto penitenza cinti di cilicio e ricoperti di cenere.
Perciò vi dico: nel giorno del Giudizio Tiro e Sidone sarano
trattate meno severamente di voi. E tu Cafarnao, sarai esaltata sino al
cielo? Tu discenderai all’inferno: perchè se in Sodoma fossero
avvenuti i miracoli operati in te, oggi ancora sussisterebbe. E
però vi dico, che nel giorno del giudizio il paese di Sodoma
sarà trattato meno duramente di te” (Mt 11, 21-24).
Il parallelo con le antiche città pagane ha lo scopo di mettere nel massimo rilievo la gravità del peccato delle città ebraiche, che avevano rifiutato la “conversione” pur avendo visto i miracoli operati da Nostro Signore. Avevano peccato nella fede, contro lo Spirito Santo, possiamo dire. Tiro, Sidone, Sodoma, Gomorra erano diventate per gli Ebrei simboli della corruzione del mondo pagano, privo del vero Dio e nell’ignoranza della Salvezza. Ma questo non si poteva dire degli Ebrei, ragion per cui il loro peccato era più grave: più grave degli abomini carnali dei pagani era la loro incredibile mancanza di fede. Per quanto riguarda Sodoma e il
suo particolare peccato: nel giorno del Giudizio essa sarà
trattata “meno duramente” delle città ebraiche impenitenti ma
non sarà certamente assolta. Anzi, proprio la condanna di Sodoma
serve da punto di riferimento, da metro di giudizio per determinare la
gravità di un peccato e quindi per affermare che
l’incredulità degli Ebrei è addirittura più grave
di un peccato così grave come quello di Sodoma e Gomorra, di
“Tiro e Sidone” in quanto ad esso assimilabile: la corruzione dei
costumi spinta sino alla ribellione contro la legge naturale stabilita
da Dio, in odio a Dio.
Il carattere esemplare del peccato e della condanna di Sodoma erano già ben presenti nella tradizione profetica. Li ritroviamo nel libro di Ezechiele. Dio ammonisce Israele per i suoi
tradimenti e le sue “abominazioni idolatriche”, tramite la voce dei
Profeti. Nel libro di Ezechiele già compare il parallelo tra le
colpe di Gerusalemme e quelle dei pagani, utilizzato anche da Nostro
Signore: le colpe di Gerusalemme verso Dio sono più gravi di
quelle dei pagani, pur di per sé gravissime. Gerusalemme ha,
infatti, avuto la Rivelazione, al contrario dei pagani.
“Com’è
vero che io vivo, dice il Signore Dio, tua sorella Sodoma e le sue
figlie [le città dipendenti] non furono sì perverse come
te e le figlie tue. Ecco, questa fu la colpa di Sodoma, tua sorella e
delle sue figlie: superbia, sovrabbondanza di cibo e pigrizia: non
aiutavano il povero e l’indigente; ma insuperbirono e fecero
ciò ch’è abominevole davanti a me: per questo io le
distrussi non appena vidi la loro condotta” (Ez 16, 48-50).
Sodoma è rappresentata qui dal profeta come “sorella” nella colpa di Gerusalemme, “adultera” nella fede. La punizione di Sodoma sarà anche quella di Gerusalemme colpevole, ed anzi ancor più colpevole; sarà la punizione inferta alle “adultere e omicide” (ivi, 38). Il profeta, ispirato da Dio, descrive la colpa di Sodoma: la superbia innanzitutto, nutrita dal benessere materiale, che comportava pigrizia e disprezzo per “il povero e l’indigente”. L’ozio prodotto dal benessere è il padre dei vizi, come si suol dire. E alla base della ribellione contro la legge divina e naturale nei rapporti sessuali c’è la superbia e la mancanza di giustizia: “insuperbirono e fecero ciò ch’è abominevole davanti a me”. Un gran benessere materiale, il narcisismo e la superbia all’origine dell’omosessualità. Dal narcisismo e dalla superbia la ribellione contro Dio e le sue leggi. Tutto ciò lo vediamo riprodursi oggi, nelle nostre sventurate società, e in molti casi con la complicità dello Stato. Vangelo
di san Luca
Luca riporta l’invettiva di cui a Mt 11, 21-24, in modo quasi identico, aggiungendovi un illuminante commento del Signore stesso. “Io vi dico che, nel
gran giorno [del Giudizio], Sodoma sarà
trattata meno rigorosamente di quella città [dove non vi
avranno accolti]. Guai
a te , Corazin!, guai a te, Betsaida! […] E tu Cafarnao, sarai
forse elevata fino al cielo? Tu sarai precipitata sino all’inferno! Chi
ascolta voi, ascolta me, e chi disprezza voi, disprezza me. Chi
disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato” (Lc 10, 12-15).
Ma Nostro Signore nominò
di nuovo Sodoma nelle profezie sugli ultimi tempi, che avrebbero visto
il ritorno del Figlio dell’uomo, predetto quale avvenimento improvviso
e fulminante, che non avrebbe lasciato scampo a nessuno.
<>“E come avvenne al tempo
di Noè, così avverrà al tempo del Figlio
dell’uomo: mangiavano e bevevano, si sposavano e facevano sposare i
propri figliuoli, fino al giorno in cui Noè entrò
nell’arca; ma venne il diluvio e li fece tutti perire. Altrettanto
avvenne al tempo di Lot: mangiavano e bevevano, compravano e vendevano,
piantavano e costruivano; ma il giorno in cui Lot uscì da
Sodoma, Dio fece piovere fuoco e zolfo dal cielo e fece perire tutti”.
(Lc 17, 26-29).>
<>>Continuando nella profezia,
Nostro Signore aggiunse:
“Lo stesso
avverrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo dovrà
apparire”. In quel giorno nessuno dovrà voltarsi
indietro, non gli sarà consentito: “Ricordatevi della
moglie di Lot! Chi cercherà di salvare la sua vita, la
perderà; e chi la perderà, la conserverà”
(ivi, 30-32).
Il Diluvio e la fine di Sodoma sono dunque proposti più volte da Nostro Signore quali esempi della giustizia divina, esempi classici, si potrebbe dire, nella cultura e nella mentalità ebraiche. Ciò significa che Egli approvava quelle condanne e quei castighi; riteneva giusto che l’umanità fosse punita per i suoi peccati nel modo che Dio ritenesse opportuno, a seconda della loro gravità. Riteneva quindi giusto che il peccato contro natura dei sodomiti fosse stato punito col fuoco e lo zolfo caduti subitaneamente dal cielo. Si noti la sfumatura: ricorda che al tempo di Noè gli uomini, tra le altre cose, “si sposavano e facevano sposare i propri figli”; al tempo di Lot invece, cioè a Sodoma e Gomorra, tra le loro molteplici attività (“piantavano e costruivano”) mancava ovviamente il costruir famiglie, lo sposarsi e far figli secondo natura, realtà dalle quali i sodomiti (omosessuali e lesbiche) si escludono a priori, perché da loro detestate. Riscontrato tutto ciò sui Sacri Testi, come si fa a dire che Gesù non ha mai parlato dell’omosessualità e quindi non l’ha (per ciò stesso) mai condannata? Nella più perfetta tradizione ebraica, ha portato o no più volte a monito, approvandola, la condanna di Sodoma quale esempio di condanna divina esemplare dei peccati gravi e ostinati di un’intera comunità? E ciò non basta a dimostrare che Egli ha condannato l’omosessualità e la conseguente falsità radicale della tesi degli omofili? Che altro doveva dire? Aveva forse bisogno di fare tanti discorsi per condannare il peccato e un peccato come quello? Invece di cercare di falsare il senso autentico delle Sacre Scritture, i propagandisti e sostenitori a vario livello della presente, terrificante deriva omosessualista (attivi purtroppo anche nella Gerarchia!), non farebbero meglio a meditare le parole stesse di Nostro Signore sul giusto castigo di Sodoma sventurata? Sembrava ai depravati che tutto dovesse continuare in eterno come prima, immersi nel benessere, nelle loro intense attività e nei loro vizi, ma improvvisamente un giorno, “il giorno in cui Lot uscì da Sodoma, Dio fece piovere fuoco e zolfo dal cielo e fece perire tutti”. Senza preavviso fece perire tutti di una morte orribile, tutti inceneriti in un batter d’occhio, come i poveri giapponesi a Hiroshima e Nagasaki, peraltro vittime innocenti della crudeltà della guerra. Anzi, peggio, perché in Giappone ci furono dei superstiti e la vita è tornata nelle città ricostruite. A Sodoma e Gomorra, invece, non si è salvato nessuno e il luogo, inizialmente fertilissimo, è da allora un tetro e spettrale deserto di sale, acqua salmastra e bitume. Se si continuerà ad offendere gravemente Dio, come a Sodoma, andrà a finire anche per noi come a Sodoma, quale che sia la forma specifica del castigo, se l’acqua o il fuoco o la terra, che si spalancherà sotto di noi. 2. L’omosessualità deve ritenersi inclusa da Gesù nella condanna di tutte le “fornicazioni” . Polemizzando contro il legalismo dei Farisei e la loro ossessione con le purificazioni rituali, Gesù dissse ai discepoli, che ancora non avevano afferrato adeguatamente il concetto: “Non capite che quanto
entra per la bocca, passa nel ventre e va a finire nella latrina? Ma
quel che esce dalla bocca viene dal cuore, ed è questo che
contamina l’uomo; poiché dal cuore vengono i cattivi pensieri,
gli omicidi, gli adulteri, le fornicazioni, i furti, le false
testimonianze, le bestemmie: queste cose contaminano l’uomo, ma il
mangiare senza lavarsi le mani non contamina l’uomo” (Mt 15, 17-20).
Egli distingue nettamente tra “adulteri” (adulteria, moichetai) e “fornicazioni” (fornicationes, porneiai). L’adulterio è l’infedeltà coniugale. E le fornicazioni? Evidentemente, tutti i rapporti sessuali di persone non sposate. E quindi tutte le violazioni del Sesto Comandamento, secondo natura e contro natura che siano. Anche l’adulterio è “fornicazione”, però con aggiunto il peccato della violazione della fede coniugale. Nell’adulterio ci sono due peccati in un unico atto. Potrebbero le “fornicazioni” qui menzionate dal Signore escludere quelle contro natura? Non potrebbero, evidentemente: per la natura stessa del concetto, tale da impedire di per sé simile eccezione. Inoltre, il termine porneia (scortatio, fornicatio), che risale a Demostene ed è usato dai LXX, anche nel Nuovo Testamento indica “ogni uso illegittimo della venere, compreso l’adulterio e l’incesto. In Mt 15, 19 si distingue dalla moicheia ossia dall’adulterio. Vedi anche Mc 7, 21, [passo parallelo]”. E a riprova di tale impossibilità abbiamo l’evidente approvazione manifestata (tre volte) da Gesù per la condanna di Sodoma e Gomorra, rappresentate addirittura come esempio di grave peccato che merita di esser colpito anche in questo mondo dall’ira divina, con tutta la sua terribile potenza, quando un intero popolo vi si induri. Lo scopo di quest’articolo è solo quello di ricordare la condanna evidente e manifesta del peccato di omosessualità da parte di Cristo, per sbarazzare il campo dalle falsità pullulanti sulla nostra religione e ristabilire il vero. Per completezza di documentazione, voglio ricordare che Sodoma e Gomorra sono rammentate anche nella Seconda Lettera di san Pietro, allo stesso modo di Nostro Signore e con ulteriori precisazioni, relative alla sopravvivenza e comunque alla salvezza dell’anima dei giusti che siano costretti a vivere in una società dominata dall’empietà. “[…] se Dio condannò alla distruzione e
ridusse in cenere le città di Sodoma e Gomorra, perché
fossero di esempio a tutti gli empi futuri, e se liberò il
giusto Lot, rattristato dalla condotta di quegli uomini senza freno
nella loro dissolutezza – poiché quest’uomo, pur abitando
in mezzo a loro, si manteneva giusto di fronte a tutto quello che
vedeva ed ascoltava, nonostante che tormentassero ogni giorno la
sua anima retta con opere nefande – il Signore sa liberare dalla prova
gli uomini pii e riserbare gli empi per esser puniti nel giorno del
Giudizio, specialmente quelli che seguono la carne nei suoi desideri
immondi e disprezzano l’autorità. Audaci e arroganti, essi non
temono d’insultare le glorie dei cieli, mentre gli stessi angeli
ribelli, pur essendo superiori a costoro per forza e potenza,
tuttavia non osano portare contro di esse un giudizio ingiurioso
davanti al Signore” (2 Pt 2, 6-11).
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settembre 2015 |