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Sinodo: “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene” (Isaia 5, 20). Si moltiplicano appelli e petizioni. ![]() Alla vigilia dell’apertura del
Sinodo dei vescovi si sono moltiplicati gli appelli e le petizioni al
Santo Padre e ai Padri Sinodali per mantenere l’ortodossia della
dottrina cattolica in tema di matrimonio e famiglia.
La prima petizione, che ha raccolto ben 790.190 firme, tra cui quelle di otto cardinali, è Supplica Filiale a Papa Francesco sul futuro della Famiglia, consegnata in Segreteria di Stato il 29 settembre e presentata lo stesso giorno ai giornalisti in una conferenza stampa del prof. Tommaso Scandroglio, portavoce dell’associazione. I firmatari chiedono a Papa
Francesco di pronunciare «una
parola chiarificatrice» per dissipare il «generalizzato disorientamento causato
dall’eventualità che in seno alla Chiesa si apra una breccia
tale da permettere l’adulterio – in seguito all’accesso all’eucaristia
di coppie divorziate e risposate civilmente – e perfino una virtuale
accettazione delle unioni omosessuali. Tutte pratiche, queste,
condannate categoricamente dalla Chiesa come opposte alla legge divina
e naturale».
<>Solo questo supremo intervento del Sommo Pontefice potrà aiutare i fedeli disorientati ad uscire dalla confusione che si è creata nel corso degli anni e che oggi si è così drammaticamente aggravata. La petizione è stata sottoscritta, tra gli altri, dai cardinali Raymond Leo Burke, Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta; Jorge Medina Estévez, prefetto emerito della Congregazione del Culto Divino; Geraldo Majella Agnelo, già primate del Brasile e già segretario della Congregazione del Culto Divino a Roma; Gaudencio Rosales, arcivescovo emerito di Manila; Ricardo J. Vidal, arcivescovo emerito di Cebu (Filippine); Janis Cardinal Pujats, arcivescovo emerito di Riga (Lettonia); Alexandre José Maria Cardinal dos Santos, O.F.M., arcivescovo emerito di Maputo (Mozambico). Il 10 settembre, sulla rivista americana First Things, è stato lanciato un appello internazionale, redatto dai professori David S. Crawford di Washington e Stephan Kampowski dell’Istituto Giovanni Paolo II e sottoscritto da una cinquantina tra moralisti e filosofi cattolici di tutto il mondo, tra i quali i professori Robert Spaemann, Wolfgang Waldstein e Martin Rhonheimer, affinché i Padri sinodali eliminino il paragrafo 137 dell’Instrumentum laboris, che nega l’enciclica Humanae Vitae, assegnando all’arbitrio di un padre spirituale la responsabilità di trovare un compromesso tra la coscienza soggettiva dei coniugi a lui affidatisi e la norma morale oggettiva della Chiesa. Questa la conclusione del documento: «Crediamo che il testo dell’Instrumentum
laboris contenga gravi difetti. Esso sembra porsi direttamente in
contrasto con gli insegnamenti del Magistero contenuti nella Humanae
Vitae e nella Veritatis Splendor. Il paragrafo 137 si presenta infatti
come una spiegazione del significato della Humanae Vitae ma in
realtà la svuota del suo insegnamento centrale. Non si tratta di
un dettaglio secondario, bensì di una grave distorsione del
contenuto fondamentale del documento di Paolo VI. Le inadeguatezze e le
distorsioni contenute nell’Instrumentum laboris rischiano di avere
conseguenze devastanti per i fedeli, che hanno diritto di conoscere la
verità del depositum fidei. Infatti, se sarà avallato dal
Sinodo, il paragrafo 137 seminerà confusione fra i fedeli (…).
Permettere che le formulazioni contenute nel paragrafo 137 entrino a
far parte dell’insegnamento del Sinodo comporterebbe infatti di poter
applicare la logica di questo testo anche ad altri ambiti in cui
è in gioco l’insegnamento della Chiesa circa gli atti
intrinsecamente cattivi, quali, ad esempio, l’aborto o l’eutanasia.
Non è la prima volta che accade. La mancata espressione del proprio fermo appoggio per l’insegnamento della Humanae Vitae da parte di tanti teologi e persino di molti vescovi e sacerdoti ci ha portato a decenni di disobbedienza all’insegnamento della Chiesa, e in tutti gli ambiti, non soltanto nella sfera sessuale. Il Sinodo rappresenta un’occasione per colmare tale lacuna. Il paragrafo 137 dovrebbe essere respinto e sostituito con una ferma affermazione dell’insegnamento della Humanae Vitae e con una chiara spiegazione del rapporto fra coscienza e norme morali oggettive, così come lo addita la Veritatis Splendor. Dichiariamo quanto sopra nella nostra qualità di teologi e filosofi cattolici esperti di morale, desiderosi di dare un contributo alla riuscita del Sinodo. Possa quest’ultimo essere sempre guidato dalla verità. È la verità stessa che consente il dialogo, in quanto fornisce i giusti parametri entro i quali il dialogo può svilupparsi. Con il presente appello esercitiamo proprio la parresìa, la franchezza auspicata da Papa Francesco per lo svolgimento del Sinodo dei Vescovi. Cerchiamo inoltre di fare la nostra parte nel discernimento del bene morale al servizio della Chiesa e di tutti i fedeli (cfr. VS 113)». Due padri sinodali, mons, Stanislaw Gądecki, arcivescovo di Poznan e presidente della Conferenza Episcopale della Polonia e mons. Henryk Hoser S.A.C., arcivescovo di Varsavia-Praga, stanno diffondendo da parte loro un testo redatto da un gruppo di intellettuali cattolici polacchi che affermano tra l’altro: «Siamo profondamente convinti che il mondo
di oggi abbia bisogno dell’insegnamento cristiano sul matrimonio e
sulla famiglia. Esiste la tentazione a voler smontare la definizione
del matrimonio sacramentale e della famiglia costruita su questo
fondamento.
Consideriamo
importantissimo ricordare il fine e il senso soprannaturale della
famiglia insieme ai suoi diritti e i suoi doveri. Dal prossimo Sinodo
ci aspettiamo un approfondimento della teologia del matrimonio e della
famiglia. Particolarmente importanti ci sembrano le tematiche
riguardanti la dimensione sacramentale della famiglia basata sul
matrimonio che ne costituisce il fondamento, i diritti della famiglia,
le sue relazioni nei confronti dello stato e delle istituzioni
internazionali, la pastorale della famiglia, la cultura e la teologia
del corpo. Inoltre, meritano attenzione anche i problemi
dell’educazione cristiana nel contesto della libertà della
Chiesa nella proclamazione della verità, dei diritti dei
genitori e della libertà religiosa.
La
Chiesa non deve rinunciare alla sua funzione pedagogica ed educativa,
anche se viene per questo molto criticata. Il silenzio della Chiesa
sull’attuale processo di ridefinizione del concetto della famiglia
viene spesso percepito come una sorta di fuga del pastore dal suo
gregge. La Chiesa è responsabile non solo di formare i fedeli
nel mondo odierno, ma anche di rappresentare una linea di pensiero
chiaro ed univoco per coloro che vivono fuori della Chiesa. In ambedue
i casi è indispensabile un’approfondita riflessione teologica ,
antropologica, morale e sociale che aiuti a comprendere, alla luce
della Rivelazione, le risposte alle domande che pone il mondo
contemporaneo.
Il
Popolo di Dio aspetta con speranza che
i Padri Sinodali facciano un’analisi approfondita delle ideologie e dei
meccanismi istituzionali che minacciano la famiglia. Con il prossimo
Sinodo cresce anche la speranza di far venire alla luce tutte quelle
idee, istituzioni e meccanismi che portano a quello che Papa Francesco
chiama “colonizzazione ideologica” del mondo contemporaneo. Tra i temi
che richiedono una valutazione e una descrizione comprensibile
appartengono i programmi scolastici che privano il matrimonio della sua
dimensione spirituale ed etica e tutti quei meccanismi culturali ed
educativi della sessualizzazione e della depravazione di bambini e
adolescenti. Una particolare inquietudine suscita l’imperativo dettato
dalla politica, sia in ambito antropologico che in quello della
medicina, che tende alla disintegrazione dei sessi e alla ridefinizione
della famiglia».
Il 15 settembre una Supplica al Santo Padre è stata indirizzata da mons. Bernard Fellay, Superiore generale della Fraternità San Pio X, In essa si legge: «Non Vi possiamo nascondere che la prima
parte del Sinodo consacrato alle “Sfide pastorali della famiglia nel
contesto dell’evangelizzazione” ci ha vivamente messi in allarme.
Abbiamo sentito e letto, dalla bocca di persone costituite in
dignità ecclesiastiche – che si fanno forti del Vostro appoggio,
senza essere smentite –, delle affermazioni così contrarie alla
verità, così opposte alla dottrina chiara e costante
della Chiesa circa la santità del matrimonio, che la nostra
anima ne è stata profondamente scossa».
Mentre
ci avviciniamo alla seconda parte
del Sinodo consacrato alla famiglia, riteniamo in coscienza di dover
esprimere alla Sede Apostolica le profonde angosce che sentiamo al
pensiero delle “conclusioni” che potrebbero essere proposte in
quest’occasione, se per un triste caso dovessero costituire un nuovo
attacco contro la santità del matrimonio e della famiglia, un
nuovo indebolimento dello statuto delle coppie e dei focolari. Noi
speriamo di tutto cuore invece che il Sinodo farà veramente
opera di misericordia ricordando, per il bene delle anime, la dottrina
integrale e salutare circa il matrimonio.
Noi
preghiamo dunque affinché la verità evangelica del
matrimonio, che il Sinodo dovrebbe proclamare, non sia aggirata nella
pratica da molteplici “eccezioni pastorali” che ne snaturerebbero il
senso autentico, o da una legislazione che ne abolirebbe quasi
automaticamente la reale portata. Su questo punto, non possiamo
dissimulare che le recenti disposizione canoniche del motu proprio
Mitis iudex Dominus Iesus, che facilitano delle dichiarazioni di
nullità accelerate, apriranno di fatto la porta a una procedura
di “divorzio cattolico” sotto altro nome, a dispetto delle
dichiarazioni sull’indissolubilità del matrimonio che lo
accompagnano. Queste disposizioni seguono l’evoluzione dei costumi
contemporanei, senza cercare di rettificarli secondo la legge divina;
come poi non essere sconvolti dalla sorte dei bambini nati da questi
matrimoni annullati in modo sbrigativo, che saranno le tristi vittime
della “cultura dello scarto”?
Beatissimo
Padre, Per l’onore di Nostro
Signore Gesù Cristo, per la consolazione della Chiesa e di tutti
i fedeli cattolici, per il bene dell’intera società umana, in
quest’ora cruciale, Vi supplichiamo di far risuonare nel mondo una
parola di verità, di chiarezza e di fermezza, in difesa del
matrimonio cristiano e anche semplicemente umano, in sostegno del suo
fondamento, cioè la differenza e la complementarità dei
sessi, in sostegno della sua unicità e indissolubilità.
Vi supplichiamo filialmente di far risuonare una parola accompagnata da
provvedimenti efficaci, che mostrino il Vostro sostegno nei fatti alla
famiglia cattolica».
Il 30 settembre, nel corso del Convegno internazionale Permanere nella verità di Cristo, svoltosi il 30 settembre a Roma e organizzato da La Nuova Bussola Quotidiana, insieme a Il Timone, L’Homme Nouveau, Dignitatis Humanae Institute e Infovaticana, è stato presentato un Appello ai Padri Sinodali, in cui si chiede la riproposizione integrale della tradizione cattolica sui problemi della vita, della famiglia e dell’educazione. L’appello è firmato, tra gli altri, da cinque cardinali: Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna; Raymond L. Burke, Patrono del Sovrano Ordine di Malta; Walter Brandmüller, Presidente Emerito del Pontificio Comitato Scienze Storiche; Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino; Joachim Meisner, Arcivescovo emerito di Colonia. Vi si legge tra l’altro: «L’attacco alla famiglia non è solo
culturale: è sociale, economico, giuridico, dottrinale, e
persino sacramentale. Perciò la sua difesa vuole un Magistero
specifico, forte e ben chiaro. Un Magistero che ribadisca i dettami del
diritto naturale – che il Vangelo non abolisce ma perfeziona – e
orienti i fedeli cattolici circa la necessità di difendere la
famiglia anche per responsabilità nei confronti del bene comune
della società e di tutti. Sarebbe un grave errore accettare la
posizione che le forze oggi dominanti nel mondo vorrebbero riservare
alla Chiesa: ridotta a pratiche devozionali e caritative, ma non
tollerata laddove abbia la pretesa di una proposta globale, che
interessi l’esistenza dell’uomo in quanto tale.
«Oggi non c’è niente di più necessario alla società che la Chiesa e i cristiani vivano la novità della famiglia cristiana e ne esprimano le convinzioni profonde o la dottrina che è implicata nell’esperienza della famiglia. «Quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere proprio per questo vi chiediamo che dal Sinodo esca una riproposizione integrale della tradizione cattolica sui problemi della vita, della famiglia, dell’educazione, che consenta al popolo cristiano di oggi di approfondire la propria identità per svolgere in maniera adeguata la propria missione. Vi
chiediamo di superare l’astratta contrapposizione tra verità e
carità, tra dottrina e pastorale, che non ha alcun
fondamento dal punto di vista dell’esperienza della Chiesa,
perché la verità si esprime nel mondo come giudizio sulle
posizioni e come carità verso le persone.
Vi
chiediamo di investire tutte le problematiche particolari,
alcune anche dolorose, non come punti totalizzanti ma come punti che
esprimono la totalità della posizione. In particolare non
è pensabile che la Chiesa ipotizzi l’equivalenza di fatto, non
solo di diritto, fra un rapporto e una coppia eterosessuale e una
relazione di carattere omosessuale, perché questa sarebbe la
sovversione del diritto naturale e del piano d’amore di Dio creatore.»
Tre noti sacerdoti e teologi: l’abbé Claude Barthe, esperto di diritto e di liturgia, promotore dei pellegrinaggi a sostegno del Summorum Pontificum; Mons.Antonio Livi, decano emerito della facoltà di filosofia della Pontificia Università Lateranense e don Alfredo Morselli, parroco e predicatore di esercizi, hanno elaborato da parte loro un documento, pubblicato il 28 settembre sul sito www.Chiesa, in cui si afferma che alcuni paragrafi della Relatio finale del sinodo del 2014, poi confluiti nei Lineamentae nell’Instrumentum laboris, riguardanti la comunione ai divorziati risposati, la cosiddetta “comunione spirituale” e gli omosessuali, contraddicono la dottrina insegnata a tutti i fedeli dal magistero della Chiesa e dallo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica, al punto da «compromettere la Verità» e
quindi rendere «non accettabile» l’intero Instrumentum
laboris, come pure ogni «altro documento che ne riproponesse i
contenuti e fosse posto ai voti alla fine della prossima assemblea
sinodale».
I tre teologi sottopongono in
particolare a serrata critica i paragrafi 122, 124-125 e 1320-132 dell’Instrumentum laboris, mettendone in
luce lacune e silenzi. «La
pastorale – affermano i teologi – non è l’arte del compromesso e del
cedimento: è l’arte della cura delle anime nella verità.
Per cui, per tutti i Padri sinodali valga il monito del profeta Isaia:
“Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano
le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce
e il dolce in amaro” (Isaia 5, 20)».
Come sottovalutare l’ammonimento di Isaia di fronte a questi fermi richiami all’ortodossia provenienti da tante parti del mondo, da tanti successori degli Apostoli, da tanti teologi e intellettuali cattolici, ma anche da tanta parte di quel popolino che mantiene inalterato il sensu fidei nella tempesta in cui è immersa la Chiesa? Ne terranno conto i Padri sinodali e il Santo Padre? (torna
su)
ottobre 2015 |