Il buon senso
che fa bene al cervello e all’anima

di Alessandro Gnocchi


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana
nella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro Gnocchi
 
  14 ottobre 2015

Titolo, impaginazione e neretti sono nostri



Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it, con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.


mercoledì 14 ottobre 2015

È' pervenuta in Redazione:

Caro Gnocchi,
io non sono un cattolico, però seguo da un po’ di tempo la sua rivista, perché mi piacciono le voci libere e gli uomini che sono ancora uomini. Ho conosciuto “riscossa cristiana” da un amico e così mi è venuta la curiosità. Le scrivo questa lettera perché vorrei dirle che anche uomini come me (di anni ne ho tanti, ma tanti), poco o niente religiosi, si sentono traditi da questa chiesa in cui non si capisce più nulla. Mi capitava, tanti anni fa, di entrare ogni tanto in chiesa e restavo affascinato, non saprei dirle da cosa, ma lì ero tranquillo. E quando le mie due figlie erano piccole le mandai a una scuola di suore, perché sapevo che lì di sicuro erano seguite bene. E poi, due parole col parroco erano sempre un conforto, perché comunque mi dava una saggezza di cui avevo bisogno. Io non so cosa mi succederà quando morirò, vorrei avere le certezze di chi ha fede. Io ho cercato di vivere onestamente, di insegnare alle mie figlie a comportarsi bene. So però che prima, tanti anni fa, la chiesa c’era ed era una sicurezza anche per un uomo senza fede come me. So che oggi mi è stata tolta questa sicurezza, soprattutto dopo che ho visto il “divorzio cattolico”. Ho già superato le nozze d’oro e mai mi è venuto in mente di poter lasciare mia moglie, anche se in tanto tempo, lei può immaginare quanti  problemi abbiamo dovuto affrontare. Ora, anche la chiesa riduce la famiglia a tocchi, e i preti sembra che non abbiano più niente da dire. Ecco, voglio solo ringraziarla per quello che lei fa, e pregarla di continuare, perché la chiesa è importante anche per tante persone come me.

La saluto con molta stima

Vittorio Trentin






Caro Trentin,
con i tempi che corrono, e che lei inquadra così impietosamente, non ha idea di quanto ben disponga una lettera come la sua, che comincia con un sincero e per nulla spocchioso “io non sono un cattolico”. Fatti salvi quelli che sono rimasti fedeli al credo di sempre, il cosiddetti “cattolici” di oggi sono solo fastidiose iatture con cui non conviene discutere perché, come i testimoni di Geova, vogliono convertire i vecchi arnesi della fede a una nuova religione.

Molto meglio un “non cattolico” come lei, caro Trentin, dei troppi “ex cattolici” che popolano questa specie di chiesa della misericordia, dall’ultimo dei sacrestani salendo fino al vertice. Ci si parla più volentieri e ci si intende meglio con “non cattolici” che istintivamente, ma senza escludere il paziente lavorìo della Grazia, vanno in cerca del buon senso che fa bene al cervello e all’anima.

Da più di trent’anni lavoro nei giornali e ne ho visti ormai un buon numero incontrando gente di tutte le risme. Ebbene, il collega che ha capito e apprezzato più sinceramente il mio essere cattolico è stato un vecchio e irriducibile comunista che si commoveva davanti ai resti del muro di Berlino e poi citava a memoria brani della Messa in latino e pagine del Don Camillo.

Persone così, come quel vecchio collega, come lei, caro Trentin, mi sembrano molto meno estranee all’azione della Grazia dei molti neocattolici che hanno buttato il cattolicesimo alle ortiche illudendosi di realizzare una religione più bella e più umana. Le persone come lei riescono sempre a commuovermi perché, con umiltà vera, raccolgono ai cigli della strada o sotto i tavoli della mensa quello che, con finta umiltà e con finta misericordia, viene gettato da coloro che si sono costruiti un cristianesimo senza Cristo. Il vostro modo di accostarvi alla Chiesa vi trasforma quasi in piccoli servitori che si preoccupano di raccogliere e di mettere al riparo i frammenti delle ostie consacrate con cui tanti commensali si comunicano indegnamente.

Non c’è proprio nulla di strano nel fatto che lei trovi, anzi trovasse, così confortante e confortevole la Chiesa. Non so con quale riserva intellettuale o spirituale lo faccia, ma sicuramente lei riconosce che lì, dentro la Chiesa e non altrove, si trova la spiegazione di tutto. Marshall McLuhan diceva che il Catechismo della chiesa cattolica è uno strumento capace di fornire risposte semplici a questioni terribilmente complesse. Una caratteristica che non può lasciare indifferenti le persone dotate della cara vecchia ragione di cui il Creatore ha dotato tutti gli uomini, credenti e non credenti, a patto che detti uomini la usino per il verso giusto.

Sempre McLuhan, in una lettera alla fidanzata protestante, spiegava: “L’ortodossia è onestà intellettuale riguardo alle cose divine. L’eresia è menzogna intellettuale e spirituale – significa mentire a Dio stesso. È quindi il più odioso dei peccati, quello più severamente punito da uno stato o un governo ortodosso. Ma oggi non ci sono più stati ortodossi. Questo ci rende difficile simpatizzare con periodi storici in cui l’eresia veniva ‘perseguita’. Lutero fu un eretico. Egli mentì a Dio. Conosceva la verità. Ma ai luterani che seguirono non fu mai detta la verità”.

Cerco di immaginare quante anime e quante intelligenze, proprio come lei, oggi si guardino attorno in cerca di una Chiesa capace di custodire l’ortodossia, che chiami vero il vero, errore l’errore, buono il buono, cattivo il cattivo… E invece si trova squadernata davanti la gigantografia di Bergoglio che gli fa Ok con il pollicione e gli dice che tutto va bene, che il vero non è forse così vero, che l’errore non è poi così grave e via di questo passo.

Caro Trentin, è molto meglio lei ed è molto più bello e fruttuoso avere a che fare con lei. Ma verrei meno a un tratto che lei stesso benevolmente mi riconosce, quello di non fare sconti sulla verità, se non le chiedessi di fare il passo decisivo dentro la Chiesa. Non le sto suggerendo di appassionarsi all’avanspettacolo cui sono ridotte certe messe, alle trovate da imbonitore inscenate dai pastori, alla fregola del liberi tutti che ha preso i fedeli. Non le chiedo questo: la Chiesa, grazie a Dio, è molto più grande di Bergoglio e i suoi fratelli. Qui in terra, nella Chiesa militante, c’è molto di meglio. E in Paradiso, quella trionfante, è popolata di anime con le quali lei potrebbe intrattenersi amabilmente in qualsiasi momento traendo molto più frutto che dal parlare con me.

So bene che non devo giudicare la fede altrui, però mi tocca dirle che fuori della Chiesa non c’è salvezza. Se le dicessi altro la ingannerei.
Se cercassi di smerciarle “la grazia dell’interreligiosità” che sta tanto a cuore a Bergoglio sarei l’ultimo dei reietti perché la starei consapevolmente avviando verso la perdizione. Invece, le devo ricordare che l’uomo costruisce proprio qui, su questa terra, il suo destino di salvezza o di dannazione. “Uno dei compiti della Chiesa”, è sempre McLuhan a parlare, “è quello di scuotere le persone. Per farlo bisogna predicare l’Inferno. In vita mia non ho mai sentito un sermone simile da un pulpito cattolico. C’è un sermone infernale in Ritratto dell’artista da giovane di Joyce – molto bello dal mio punto di vista – che ha portato molte persone alla Chiesa, compreso Thomas Merton”.

Caro Trentin, non si accontenti di raccogliere le briciole scartate dagli altri senza sentirsi degno di cibarsene. La Chiesa, quella vera, le offre molto di più.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo





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