VERGOGNA E CIALTRONERĺA
al Sinodo



dedítque discípulis suis, dicens:
Accípite, et manducáte ex hoc ómnes:
Hoc est enim Corpus meum


lo diede ai suoi discepoli, dicendo:
Prendete e mangiatene tutti:
Questo è il mio Corpo


di L. P.


Dopo la scandalosa, sacrilega, putrida, e maleodorante vicenda del sodomita poco rev. mons. Charamsa - la sua confessata pratica omosessuale dichiarata a un giorno dell’apertura di un tristo Sinodo - ecco un’altra non meno squallida scena, squallida in quanto al fatto in sé e non per il soggetto coinvoltovi, che precipita nel mezzo dei lavori sinodali con mielosa dirompenza.

Le cronache e l’informazione della rete ci raccontano la commovente “storia di un bimbo che spezza l’ostia per darne la metà al padre divorziato risposato e che, secondo l’attuale dottrina, non può riceverla”. (Il Giornale, 16 0ttobre 2015 pag. 18)

Operazione e detonazione mediatica di bassa ed infima lega ma altrettanto astuta e fatta brillare “a tempo”, che tende chiaramente ad influire sul corso del dibattito e che, sul proposto ma improponibile tema “Comunione/divorziati”, palesemente si pone come giulebbosa mozione degli affetti che possa smuovere questo tristo Sinodo a rompere non l’attuale – come dice l’autrice dell’articolo – ma l’eterna ed inamovibile dottrina della Chiesa, talché, sparsa qualche calda lagrima di commozione per il gesto del bimbo, si possa scardinare l’ordinamento teologico, canonico e rituale che regola l’accesso all’Eucaristìa.

In pratica: vero ed autentico grimaldello foderato di rosa così come vero e proprio piede di porco quello del poco rev. mons. Charamsa.

Vergognoso, orrido e spudorato espediente che, così come è raccontato e messo in scena mondiale,  sa tanto, e palesemente, di un che costruito squallidamente manipolando un’anima candida, quella del bimbo il quale, non diteci il contrario - ché la nostra lunga esperienza di insegnante ci dà diritto di affermarlo - mai sarebbe stato capace, intellettualmente, di comprendere la situazione del genitore e di procedere sponte sua, quasi come un san Martino che divide il mantello col povero, alla spartizione comune dell’Ostia.

Un gesto ideato, programmato, scelto e fatto eseguire secondo un copione collaudato in parallelo coi tempi, un vero “Etat d’esprit”, uno stato culturale, emotivo come solo sanno costruire i centri di “disinformazione” che signoreggiano i massmedia e i flussi dell’informazione.
Un disegno satanico.

Sceneggiatura tipica di certi ambienti filobergoglieschi che, prima con il puzzo della sodomia ed ora con il candore usurpato, lordato e manipolato di un bimbo, tentano di stendere notarilmente un accordo tra Cristo e Belial.
Peggio: la cancellazione di Cristo e la vittoria di Belial.

Ma, cari signori anonimi autori, a fronte di ciò sta, come inalterabile e minaccioso avviso, la parola di Cristo: “Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in Me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da un asino e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! Ѐ inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo” (Mt. 18, 6/7).

E scandalo sarà se, sfruttando l’emozione indotta e suscitata, i convegnisti dell’illegale Sinodo decideranno di sradicare la legge di Dio per sostituirla con quella dell’uomo.
Ma stiano attenti, che il Signore sa dire ‘basta!

Nel frattempo, Papa Bergoglio, trova agio e disponibilità per farsi intervistare dal francese Paris Match a cui rivela di  aver voglia di mangiare una pizza con gli amici perché “sono un prete di strada”.
Quali dovrebbero essere gli amici di Jorge Mario Bergoglio, Papa della chiesa Cattolica, se non tutti i fedeli?
Un altro esempio di linguaggio che tanto piace alla gente che piace, ma che non si addice alla funzione che riveste. E questo è scandalo, eccome!



ottobre 2015

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