La Legge di Dio uccide lo spirito
mentre la legge degli uomini lo salva

di Alessandro Gnocchi


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana
nella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro Gnocchi
 
  3 novembre 2015

Titolo, impaginazione e neretti sono nostri



Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it, con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.


martedì 3 novembre 2015

È' pervenuta in Redazione:

Caro sig. Gnocchi,
ho sentito in televisione e letto stamattina sui giornali degli arresti in Vaticano. Un monsignore e una giovane donna, che non ho nemmeno capito bene che funzioni avesse. Le dico sinceramente che sono quasi spaventato, mi chiedo cosa stia succedendo nella Chiesa. Lei cosa ne pensa? Se può dirmi qualcosa le sarò davvero grato.

Alberto Fusi





Caro Fusi,

questa mattina, con il direttore Paolo Deotto, si parlava appunto di questo argomento e ci si chiedeva se valesse la pena di intervenire. Da una parte, le proporzioni che ha preso la notizia sui giornali non possono essere ignorate. Dall’altra, siamo al solito trattamento mondano che, nella Chiesa, riesce solo a vedere il torbido che gli è connaturale, e questo imporrebbe di passare oltre. Però, c’è un però, anzi due. Uno sta nel fatto che il torbido connaturale al mondo, nella Chiesa di questi tempi, è davvero troppo ed è difficile ignorarlo. L’altro è costituito da lettere come la sua, da telefonate, e-mail di varia provenienza che si chiedono che cosa stia accadendo. Dunque, metto da parte la rubrica che, una volta tanto, avevo preparato in anticipo e rispondo a lei.

Cominciamo con un rapido giro di orizzonte per vedere che cosa contiene questa triste vicenda. C’è la signora bella e rampante, c’è il monsignore mondano e intrigante, c’è l’aleggiare dei corvi, ci sono segreti spiati e divulgati, ci sono le lotte interne tra dicasteri e Segreteria di Stato, ci sono prelati dediti ai vernissage e alle macchine di lusso più che alla penitenza e alla preghiera, ci sono i giornalisti che intingono volentieri la penna nel fango ristagnante di qua e di là dal Tevere… Insomma, caro Fusi, c’è tutto, tranne la fede. Ecco che cosa sta accadendo.

Ma ora bisogna fare un passo indietro perché è necessario capire l’evanescente e diabolica essenza mediatica delle vicende in corso. Non so se ricorda l’entusiasmo con cui, nel 2013, i commentatori avevano salutato l’ingresso di Francesca Immacolata Chaouqui, giovane, bella e rampante, nella Cosea, la Commissione referente di studio e indirizzo sull’Organizzazione delle Strutture Economico-Amministrative della Santa Sede voluta da papa Francesco in persona.
La notizia, secondo la logica mediatica, non stava tanto nella vera o presunta competenza della signora Chaouqui, ma nel fatto che fosse una donna. Adesso sì che tutto andrà bene, commentavano i commentatori, e lo si dovrà al genio femminile messo all’onor del mondo dalla genialità di papa Francesco.
Pensi, caro Fusi, che una meteora del giornalismo cattolico più o meno conservatore volle la bella e rampante signora come editorialista perché, oltre a essere la quintessenza del genio femminile, era tanto “vicina a papa Francesco”.

Ora, in virtù della diabolica evanescenza mediatica di questo genere di vicende, la bella e rampante signora è stata scaricata da tutti senza pietà. Stessa sorte toccata a monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, segretario della Cosea, l’altro arrestato dalla gendarmeria vaticana, che, a differenza della signora Chaouqui, si trova ancora in carcere.

Ora il genio femminile non interessa più, perché, ora, la notizia che piano piano sta emergendo è un’altra: il complotto ai danni del povero papa Francesco, addolorato per il tradimento di coloro che, su suo mandato, avrebbero dovuto rendere trasparenti e linde le finanze vaticane. Immacolato ed esaltato per il suo genio di governo quando aveva infilato questi due signori nella Commissione da lui stesso voluta, papa Francesco rimane immacolato ed esaltato per il suo genio di governo anche ora che ha dato il via libera al loro arresto. Perché papa Francesco, naturalmente, non può sbagliare: e quindi non sbaglia.

Caro Fusi, mi guardo bene dal minimizzare la schifezza che sta venendo a galla, ma, come vede, il vero problema non è quello che oggi sta sulle prime pagine dei giornali. Oggi, secondo la diabolica essenza dei media è questo, domani sarà un altro. Non sono sorpreso da certe miserie e, soprattutto, non ne sono addolorato quanto lo è chi misura la Chiesa con il metro del mondo. Dai laici più radicali ai cattolici comme il faut della vulgata progressiva, si stanno tutti stracciando le vesti per questo scandalo, per una tragedia di cui non riescono a immaginare di peggio. Perché la Chiesa, secondo loro, dovrebbe essere il tabernacolo della legalità e di nient’altro. È chiaro che, in una siffatta logica mondana, non può esservi nulla di peggio che una vicenda come quella di cui stiamo parlando. Se nel tabernacolo non c’è Nostro Signore, ma ci sono il codice penale o la costituzione, non si può concepire peccato peggiore che l’infrazione della legalità.

La tragedia vera, caro Fusi, sta nel fatto che questa Chiesa, a cominciare da papa Francesco, si accoda alla nuova religione della Legalità, adora la stessa divinità, osserva la norma stabilita dall’uomo per decretare che cosa sia politicamente e teologicamente corretto. E proprio qui si manifesta la contraddizione della Chiesa contemporanea, portata all’ennesima potenza dall’attuale pontificato. Sta in un magistero mondanizzato che si scaglia con ferocia contro coloro che fanno valere la Legge di Dio nella dottrina, nella morale e nella liturgia e poi, in favore di telecamere, brucia l’incenso davanti alla dea Legalità inventata dagli uomini. La vera tragedia sta nella contraddizione di una Chiesa e un pontificato intenti a insegnare che la Legge di Dio uccide lo spirito mentre la legge degli uomini lo salva.

Caro Fusi, il mio lavoro mi costringe a sorbirmi le paginate di melma maleolente scritte su questo nuovo scandalo, ma, se lei può farlo, si risparmi una tale penitenza. Trova tutto riassunto involontariamente nella frase di papa Francesco pubblicata in un libro sugli scandali in corso: “Se non sappiamo custodire i soldi, che si vedono, come possiamo custodire le anime dei fedeli, che non si vedono?”. Poche parole che, senza volerlo, fotografano meglio di tante analisi una Chiesa capovolta e priva di fede, la quale, bisogna ricordarlo, ha scelto proprio Bergoglio come suo vertice.

Eppure, questa è la Chiesa. A noi, privi di mezzi e di sostegni umani, tocca ripararla. Non mi nascondo che il compito sia tremendo, ma possiamo contare su aiuti a cui gli altri non credono più. Per riassumere la questione con una battuta, si può aggiornare adattandola ai tragicomici tempi d’oggi la sentenza con cui Sant’Atanasio descriveva la crisi ariana: “Loro hanno le chiese, noi abbiamo la fede”, diceva il santo vescovo. Ebbene, caro Fusi, oggi si può dire che “Loro hanno le banche, noi abbiamo la fede”.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo




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