Il canto della morte

di Massimo Viglione


Tratto dal sito Confederazione Civiltà Cristiana

Le immagini sono nostre





Come ho scritto nel precedente commento, è la Francia ad aver introdotto nella storia e nell’Europa ancora cristiana la pratica sistematica del terrorismo (la Terreur, come dicono loro) come strumento prima di azione politica e poi anche di governo (Robespierre e soci) e ad avercela donata nel corso del XIX secolo (basti pensare a tutti gli omicidi politici e alle stragi organizzate dalle società segrete, dagli anarchici, dai mazziniani e poi dai comunisti).
Uno di questi attentati, uno fra cento, è stato utilizzato come pretesto per scatenare la Prima Guerra Mondiale, con i suoi 10.000.000 milioni di morti, 60.000.000 fra mutilati e feriti, con la fine dell’Impero cattolico, di altri tre imperi e l’instaurazione nel mondo del comunismo come sistema di governo.




E i francesi il terrorismo l’hanno introdotto nel mondo al canto virile di una canzone – senz’altro bella ed emotivamente travolgente – di morte e sangue. Tutto il testo è una infervorazione alla violenza, alla rivolta, all’odio, alla vendetta.
Ecco alcune sue strofe, la cui traduzione sicuramente pochi conoscono;

Alle armi, cittadini!

Formate i vostri battaglioni!

Andiamo! Andiamo!

Che un sangue impuro riempia i nostri solchi!

Tremate, tiranni e voi crudeli, l’obbrobrio di tutti i partiti, tremate!

I vostri progetti parricidi riceveranno presto il giusto compenso!

Riceveranno presto il giusto compenso! 
Perché ricordo questo?
Perché, per quanto in maniera tragica, appare con un non so che di diabolicamente sarcastico il fatto che i francesi – e tutti gli altri con loro – reagiscano alla paura del terrorismo con il canto dei terroristi.



23 dicembre 1793, messaggio del generale Westermann al Comitato di Salute Pubblica di Parigi in seguito alla battaglia di Savenay:

Cittadini repubblicani, non c’è più nessuna Vandea! È morta sotto la nostra sciabola libera, con le sue donne e i suoi bambini. L’abbiamo appena sepolta nelle paludi e nei boschi di Savenay. Secondo gli ordini che mi avete dato, ho schiacciato i bambini sotto gli zoccoli dei cavalli, e massacrato le donne che non partoriranno più briganti. Non ho un solo prigioniero da rimproverarmi. Li ho sterminati tutti... le strade sono seminate di cadaveri. Le fucilazioni continuano incessantemente”.



La Rivoluzione Francese ha provocato 500.000 morti in pochi anni, di cui 300.000 solo nella piccola regione della Vandea, dove donne e bambini venivano sterminati e poi scuoiati e con la loro pelle si facevano saponette e pantaloni per i soldati della fraternité rivoluzionaria.

Ora la Francia sta bombardando la Siria. Ma al contempo vuole abbattere il Presidente Assad, l’unico vero nemico dell’Isis.


I poveri morti di Parigi non avranno giustizia dal loro governo e nemmeno i vivi che ancora moriranno. Perché questa è la società figlia e nipote della Rivoluzione Francese, istitutrice del terrorismo nella storia e fondata sulla più grande delle menzogne mai propugnate: liberté, égalité, fraternité, anti-trinità massonica con cui hanno distrutto la civiltà cristiana e fondato questa nostra società in cui viviamo e moriamo.


A questo serve conoscere la storia e conoscerla senza inganni e pronti a pagare qualsiasi prezzo, anche personale, per conoscerla in tal maniera e divulgarla al prossimo: a capire la verità.
E solo la verità rende la libertà.
E solo la libertà rende uomo un uomo.

Erano liberi tutti coloro che, al momento dell’attentato, erano presenti al Bataclan e cantavano un inno di lode a Satana?
Al di là del dolore profondo per le vittime, erano liberi un istante prima di morire?
O erano schiavi, i morti come i vivi, schiavi di un inganno secolare imposto tanto con il “dolce” della pancia piena del consumismo che con l’“amaro” del terrorismo di questi ultimi due secoli?
E in cosa consisteva la loro libertà, nell’inneggiare a Satana?

Ecco perché, mentre prego per le anime dei morti di Parigi e per i loro cari che soffrono, al contempo dichiaro che, come a gennaio “Je n’etais pas Charlie”, oggi “je ne suis pas la France”. Almeno, questa “France”.


Sì, perché prima del 1789 esisteva un’altra Francia, la “figlia primogenita della Chiesa”, la Francia di Charle Magne, di San Luigi IX, di una Pulzella benedetta.
La Francia di santa Margherita Maria Alacoque e du Sacre-Coeur.
Anche la Francia di chi finì sulla ghigliottina perché cattolico, anche la Francia dei vandeani in armi, anche la Francia di splendidi intellettuali cattolici e controrivoluzionari del XIX secolo.
Anche la Francia di un’altra “pulzella”, anche lei contadina ignorante, ma principessa del firmamento dei santi, figlia prediletta della Regina dei Santi, che volle apparirle in una grotta sperduta sotto i Pirenei per cambiare la vita di milioni di persone e dare al tutto il mondo l’annuncio del suo grido di guerra a Satana e al male organizzato: “Io sono l’Immacolata Concezione”.


Di questa Francia, sarei onoratissimo figlio, se potessi esserlo, perché questa è l’unica vera Francia. E, almeno di Lourdes e della sua meravigliosa figlia, siamo tutti figli noi che lo vogliamo.





novembre 2015

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