Più fognature per tutti

di Alessandro Gnocchi


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana
nella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro Gnocchi
 
  1 dicembre 2015

Titolo, impaginazione e neretti sono nostri



Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it, con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.


martedì 1 dicembre 2015

È' pervenuta in Redazione:

Gentilissimo dottor Gnocchi,
mi scuso fin dal principio perché chiedendole una valutazione sul viaggio in Africa di Papa Francesco so di sottoporla alla tortura di leggere tutto quanto ha detto. Le confesso che io ho seguito gli eventi con un solo occhio perché quando si tratta di questo Papa ho sempre paura ogni volta che apre bocca o che compie un gesto. Mi permetto quindi di chiedere a lei come è andata, visto che lei è costretto dal suo lavoro a guardare tutto con attenzione. C’è qualcosa che l’ha colpita in particolare? Visto che questo tipo di tortura fa parte del suo mestiere ne approfitto.
Grazie per la sua attenzione,

Giovanna Romeo




Cara Giovanna,
non pensi che l’abitudine a leggere, ascoltare, guardare quanto questo Papa scrive, dice e compie renda meno penoso farlo ogni volta che scrive, parla e si esibisce sul palcoscenico mediatico mondano. Insomma, anche questa volta è stata dura e dunque vale la pena di mettere a frutto la fatica dividendola da buoni fratelli con chiunque lo chieda. Diciamo che è una modalità ascetica per applicare la misericordia tanto cara a questo pontificato che la predica, ma non la pratica.

Circa la sua domanda, devo dire che, in effetti, c’è qualcosa che mi ha particolarmente colpito durante il viaggio africano. Si tratta del discorso tenuto in Kenya alla baraccopoli di Kangemi, nei sobborghi di Nairobi. Però, prima di farci sopra qualche considerazione, bisogna che lei condivida almeno un po’ la tortura, cui io mi sottopongo professionalmente, anche per conto terzi, leggendo i seguenti passi. Se vuole, anche per rendersi conto che non sono estrapolati maliziosamente dal loro brodo di cultura ermeneutica tradendo l’attuale magistero pontificio, può trovare il testo integrale sul sito del Vaticano, che ormai è diventato il “Bollettino Ufficiale Bergogliano”, più o meno come le bacheche delle Case del Fascio ai tempi di Mussolini o delle Case del Popolo ai tempi di Stalin.

Dunque, cara Giovanna, si turi il naso, trattenga il respiro, butti giù tutto d’un fiato quanto segue e tenga presente che i neretti nel testo sono miei.

Questo si aggrava quando vediamo l’ingiusta distribuzione del terreno (forse non in questo quartiere, ma in altri) che porta in molti casi intere famiglie a pagare affitti abusivi per alloggi in condizioni edilizie per niente adeguate. Ho saputo anche del grave problema dell’accaparramento delle terre da parte di “imprenditori privati” senza volto, che pretendono perfino di appropriarsi del cortile della scuola dei propri figli. Questo accade perché si dimentica che «Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere né privilegiare nessuno» (Giovanni Paolo II, Enc. Centesimus annus, 31).

In questo senso, un grave problema è la mancanza di accesso alle infrastrutture e servizi di base. Mi riferisco a bagni, fognature, scarichi, raccolta dei rifiuti, luce, strade, ma anche scuole, ospedali, centri ricreativi e sportivi, laboratori artistici. Voglio riferirmi in particolare all’acqua potabile. «L’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità» (Enc. Laudato si’, 30). Negare l’acqua ad una famiglia, attraverso qualche pretesto burocratico, è una grande ingiustizia, soprattutto quando si lucra su questo bisogno.

Questo contesto di indifferenza e ostilità, di cui soffrono i quartieri popolari, si aggrava quando la violenza si diffonde e le organizzazioni criminali, al servizio di interessi economici o politici, utilizzano i bambini e i giovani come “carne da cannone” per i loro affari insanguinati. Conosco anche le sofferenze di donne che lottano eroicamente per proteggere i loro figli e figlie da questi pericoli. Chiedo a Dio che le autorità prendano insieme a voi la strada dell’inclusione sociale, dell’istruzione, dello sport, dell’azione comunitaria e della tutela delle famiglie, perché questa è l’unica garanzia di una pace giusta, vera e duratura.

(…)

A questo proposito, propongo di riprendere l’idea di una rispettosa integrazione urbana. Né sradicamento, né paternalismo, né indifferenza, né semplice contenimento. Abbiamo bisogno di città integrate e per tutti. Abbiamo bisogno di andare oltre la mera declamazione di diritti che, in pratica, non sono rispettati, e attuare azioni sistematiche che migliorino l’habitat popolare e progettare nuove urbanizzazioni di qualità per ospitare le generazioni future. Il debito sociale, il debito ambientale con i poveri delle città si paga concretizzando il sacro diritto alla terra, alla casa e al lavoro [le tre “t”: tierra, techo, trabajo]. Questa non è filantropia, è un dovere morale di tutti.

Faccio appello a tutti i cristiani, in particolare ai Pastori, a rinnovare lo slancio missionario, a prendere l’iniziativa contro tante ingiustizie, a coinvolgersi nei problemi dei cittadini, ad accompagnarli nelle loro lotte, a custodire i frutti del loro lavoro collettivo e a celebrare insieme ogni piccola o grande vittoria. So che fate molto, ma vi chiedo di ricordare che non è un compito in più, ma forse il più importante, perché «i poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo» (Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi del Brasile, 11 maggio 2007, 3)

Cari cittadini, cari fratelli. Preghiamo, lavoriamo e impegniamoci insieme perché ogni famiglia abbia una casa decente, abbia accesso all’acqua potabile, abbia un bagno, abbia energia sicura per illuminare, per cucinare, per migliorare le proprie abitazioni… perché ogni quartiere abbia strade, piazze, scuole, ospedali, spazi sportivi, ricreativi e artistici; perché i servizi essenziali arrivino ad ognuno di voi; perché siano ascoltati i vostri appelli e il vostro grido che chiede opportunità; perché tutti possiate godere della pace e della sicurezza che meritate secondo la vostra infinita dignità umana.
.
È andato giù, Giovanna? Brava. Allora continuo dicendole che, anche se non fosse arrivata la sua lettera, avrei comunque scritto un commento a quanto ho appena fatto ingurgitare a lei e agli altri lettori. Pensavo di riportare questi passi senza citare la fonte e poi proporre il seguente quiz: “Secondo voi, queste affermazioni sono: A) del presidente dell’ordine dei geometri; B) dell’assessore ai lavori pubblici e agli arredi urbani della vostra città; C) dell’assessore ai servizi sociali della vostra città; D) di Nichi Vendola; E) di Marx (Groucho, non Karl); F) del vescovo di Roma.

Cara Giovanna, mi pareva un giochino simpatico, ma mi sono subito reso conto che sarebbe stato del tutto inutile e, soprattutto, di una facilità disarmante. Visto che in nessuna riga viene citato Nostro Signore Gesù Cristo, anche i lettori più distratti avrebbero indovinato subito che il titolare delle affermazioni in oggetto può essere soltanto l’attuale vescovo di Roma.

Se ci fosse un bravo vaticanista, e soprattutto se ce ne fosse uno libero, tra quelli che svolazzano per i cieli del mondo al seguito di Bergoglio lasciando nell’azzurro immacolato le scie del loro puzzolente incenso a coprire quelle del meno rivoltante cherosene dell’aereo papale, ci avrebbe scritto sopra un pezzo memorabile. Ma quel vaticanista non c’è e quel pezzo non è uscito. Qualcuno vi ha fatto cenno, ma i più accorti, quelli che a ogni morte e a ogni dimissione di Papa si mettono subito a tappetino sotto i piedi del successore, hanno pensato bene di nascondere al calduccio della solita e avariata retorica sui poveri questo libero pensiero muratorio fatto di mattoni e calcestruzzo, ma anche di squadra e compasso.

E un bravo titolista, fosse anche solo per il gusto della battuta, questo pezzo che nessuno ha scritto lo avrebbe confezionato come si deve. “Più fognature per tutti”, avrebbe aperto in prima pagina, facendo seguire un sommario concepito più o meno così: “Lo ha chiesto con forza papa Bergoglio nel corso del suo viaggio in Africa. Grazie alla profetica onniscienza di cui è dotato, il portavoce di Eugenio Scalfari non si è limitato a chiedere solo scarichi adeguati, ma anche i relativi bagni, senza i quali le condutture fognarie rimarrebbero inoperanti. E ha invocato anche la possibilità di cucinare poiché, se non si cucina, non si mangia e, se non si mangia, i bagni non servono e le fogne sarebbero state costruite inutilmente”.

Se ha letto con attenzione il discorso di Bergoglio, cara Giovanna, converrà che non esagero. Non ho inventato nulla, è scritto tutto lì dentro. Guardi bene e magari verrà anche a lei qualche idea da bravo titolista. Per esempio, “Scaricare meno, scaricare tutti”, “Bagni, amore e fantasia”, “Se non scaricherà, lotta dura sarà”, “Fate i vostri bisogni, non fate la guerra”, “Fogna dura, senza paura”, “Muratori di tutto il mondo unitevi”… E qui, sull’ultimo titolo, mi fermo lasciando a ciascuno la libera interpretazione del termine “Muratori”.

Mi permetta, cara Giovanna, di evitare le considerazioni seriose, che più o meno conosciamo tutti.  Dovrei ripetere ciò che dico fin da quel “Buonasera” che gelò il sangue nelle vene di tanti bravi cattolici. La metto solo in guardia da qualche solerte e servile “voce del magistero” secondo la quale, se lo si legge attentamente e con il cuore in ascolto, in questo discorso, si vede che “papa Bergoglio ha difeso coraggiosamente la vita e ha parlato chiaramente contro l’aborto”.  Ebbene, tutta questa chiarezza e questo coraggio sono condensati nella seguente riga: “Non mancano di fatto, pressioni affinché si adottino politiche di scarto come quella della riduzione della natalità”. Non male per quello che, occhio e croce, dovrebbe essere il Vicario di Cristo. Del resto, nella riciclica Laudato si’, la carta fondativa del suo pontificato, si è preoccupato con più solerzia del destino dei microrganismi che di quello dei bambini abortiti e non si vede perché ora dovrebbe insegnare qualcosa di diverso.

Per concludere, visto che siamo in materia di costruzioni e infrastrutture, qualcuno potrebbe eccepire che Bergoglio ha fatto un bel discorso, ma non si è preoccupato della copertura economica dei suoi progetti. Ebbene, questo sofistico che osa criticare il Papissimo si sbaglia. Bergoglio, nella sua profetica onniscienza, ci ha pensato, eccome, alla copertura economica. I soldi per costruire, fognature, bagni, acquedotti, linee elettriche, centri sportivi e via discorrendo si ricavano risparmiando sulla costruzione delle chiese, gli unici edifici che non ha mai citato come necessari per il bene di un popolo. Non a caso, quando si rivolge ai Pastori, non li invita a celebrare la Messa, ma a “prendere l’iniziativa contro tante ingiustizie, a coinvolgersi nei problemi dei cittadini, ad accompagnarli nelle loro lotte, a custodire i frutti del loro lavoro collettivo e a celebrare insieme ogni piccola o grande vittoria”.

Proprio così, cara Giovanna, a “celebrare insieme ogni piccola o grande vittoria” e non il Sacrificio di Nostro Signore, l’unico atto che libera veramente gli uomini, anche quelli che vivono e muoiono nella miseria. Ma a che cosa servono le chiese a chi diffonde la fede nell’uomo invece che quella in Cristo? A nulla, quindi “Più fognature per tutti”.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo




dicembre 2015

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