Quando Dio fa impazzire chi vuol perdere

di Belvecchio





Su suggerimento di un amico, siamo andati a leggere uno dei tantissimi – innumerevoli e innumerabili – documenti sfornati a ruota libera dai moderni Dicasteri romani.

La Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo, facente parte del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha pubblicato, il 10 dicembre 2015, un documento intitolato “Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili”.

Non è nostra intenzione prendere in esame quest’ennesimo documento pro-Giudei: confessiamo che, avendo una sola vita da spendere, non possiamo perderci dietro gli scontati luoghi comuni, troppo spesso improprii, rimasticati fino alla noia dai nuovi preti della neo-Chiesa, un tempo cattolica.

Pensiamo che basti solo richiamare l’attenzione sul paragrafo 40 di questo documento, che riportiamo per intero:
“È facile capire che la cosiddetta "missione rivolta agli ebrei" è una questione molto spinosa e sensibile per gli ebrei, poiché, ai loro occhi, riguarda l’esistenza stessa del popolo ebraico. Anche per i cristiani è un tema delicato, poiché considerano di fondamentale importanza il ruolo salvifico universale di Gesù Cristo e la conseguente missione universale della Chiesa. La Chiesa deve dunque comprendere l’evangelizzazione rivolta agli ebrei, che credono nell’unico Dio, in maniera diversa rispetto a quella diretta a coloro che appartengono ad altre religioni o hanno altre visioni del mondo. Ciò significa concretamente che la Chiesa cattolica non conduce né incoraggia alcuna missione istituzionale rivolta specificamente agli ebrei. Fermo restando questo rifiuto - per principio - di una missione istituzionale diretta agli ebrei, i cristiani sono chiamati a rendere testimonianza della loro fede in Gesù Cristo anche davanti agli ebrei; devono farlo però con umiltà e sensibilità, riconoscendo che gli ebrei sono portatori della Parola di Dio e tenendo presente la grande tragedia della Shoah.”

Ora, dire che “la Chiesa cattolica non conduce né incoraggia alcuna missione istituzionale rivolta specificamente agli ebrei”, significa semplicemente che i nuovi preti della neo-Chiesa nata col Vaticano II hanno cambiato “motu proprio” il comando di Nostro Signore riportato da San Marco e da San Matteo:
«Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. Mc 16, 15-16».

Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Mt 28, 19-20».

Passi, questi, che la moderna vulgata vaticanosecondista dimostra di voler leggere così:
Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura, ad eccezione degli ebrei. Chi crederà e sarà battezzato, a parte gli ebrei, sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato, ad eccezione degli ebrei.

Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, tranne l’ebraica, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro, ad eccezione dell’ebraica, ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.

Ci chiediamo: se questi sono cattolici!?

E ce lo chiediamo perché siamo obbligati a farlo da questo stesso documento, che insegna ai cattolici di riconoscere che “gli ebrei sono portatori della Parola di Dio”.
Si noti che il documento scrive “Parola” con la maiuscola, riconoscendo così agli Ebrei il ruolo degli autori ispirati della Scrittura e degli Apostoli ed Evangelisti.

La cosa è del tutto risibile, soprattutto se si pensa al fatto che gli Ebrei hanno considerato e ancora considerano gli Apostoli come i seguaci di un blasfemo bestemmiatore degno di essere messo a morte; ma questo non turba minimamente i nuovi preti della neo-Chiesa nata dal Vaticano II, perché le loro menti sono in preda al torpore, i loro cuori induriti dalla impenitenza, i loro occhi accecati dalla falsa misericordia e le loro labbra inchiodate ai dettami del mondo… come dimostra a sufficienza la chiusa di questo paragrafo che insegna ai fedeli di tenere “presente la grande tragedia della Shoah”; come se solo gli Ebrei avessero sofferto della barbarie della moderna guerra di massa condotta dagli uomini dimentichi di Dio e in lotta titanica contro di Lui, e ultimamente – dalla Rivoluzione Francese – dediti al massacro sistematico di intere popolazioni, soprattutto se cattoliche e fedeli a Nostro Signore.
Ma la “Shoah” è uno dei dettami del mondo, che vuole riconoscere solo agli Ebrei l’aureola del martirio, e ha voluto trasformare quella tragedia nell’unico dato storico degno di rispetto e di venerazione; gioco al quale si prestano bellamente i nuovi preti della neo-Chiesa.

Una tragedia, insomma, ma una tragedia per la Chiesa di Cristo, costretta dai moderni uomini di Chiesa a sottostare, nei suoi fedeli, all’imperativo di un accadimento storico che li costringe ad adottare un novello credo terreno e a distrarli dall’anelito per le cose del Cielo.
Una tragedia che ancora una volta rivela come questi preti moderni abbiano strappato intere pagine dei Vangeli, come questa in cui Nostro Signore parla agli Ebrei di loro stessi:
«So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!». Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio». (Gv. 8, 37-47).





dicembre 2015

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