Le cannonate del generale Bergoglio

- seconda bordata -


di Alessandro Gnocchi


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana
nella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro Gnocchi
 
  20 gennaio 2016

Titolo, immagini, impaginazione e neretti sono nostri



Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it, con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.


Mercoledì 20 gennaio 2016

Seconda parte della risposta alla lettera del lettore Cristian, qui di seguito nuovamente riportata. La prima parte è stata pubblicata martedì 12 u.s.
Dopodomani, venerdì 22, Alessandro Gnocchi completerà la risposta [terza parte].

È pervenuta in redazione:

Gentile dottor Gnocchi,
sono un cattolico di 40 anni un po’ confuso di fronte a una Chiesa che approva un movimento come quello neocatecumenale (e forse probabilmente non solo) e non accoglie, invece, la Fraternità San Pio X; confuso di fronte ad un Papa, di cui pur ammiro alcuni gesti di umiltà, ma di cui leggo anche frasi sinceramente sconcertanti, come ad esempio “Dio non è cattolico”, “Non m’interessa se un bambino viene cresciuto da genitori cattolici” o altro ancora. Sono al momento un po’ spaesato, devo ammettere, e quasi giunto a chiedermi se esiste ancora la Chiesa cattolica. Imbattutomi in questo sito scrivo forse per avere qualche lume in più che mi aiuti a capire in che direzione stiamo andando noi cattolici. Sperando in una gentile risposta invio cordiali saluti.

Cristian



Particolare della Deposizione, di Giotto



Caro Cristian,
la settimana scorsa si diceva che se “qualcosa” si muove in una direzione non può non esistere. Il problema sta nel fatto che quel “qualcosa”, ma si deve anche dire “qualcuno” dato che stiamo parlando della Chiesa cattolica, sta correndo di gran carriera verso il baratro della perdizione. Questa folle corsa, che ora suscita timore e tremore in un numero crescente di fedeli, ai suoi esordi inquietava un numero piccolissimo di anime e di intelligenze privilegiate nella vocazione al dolore.
Giusto cinquant’anni fa, l’11 gennaio 1966, Giovannino Guareschi ne parlava in un articolo per “Il Borghese” dal titolo “Fiera protesta”. Erano i tempi in cui ci si sborniava fin nelle sacrestie di spirito-del-concilio, che doveva essere molto alcolico visti gli effetti: preti e laici divenuti improvvisamente adulti cantavano ovunque le magnifiche sorte progressive e senza rughe della Chiesa che aveva buttato a mare il suo passato assieme alle talari, ai paramenti, alle balaustre e alla fede in Nostro Signore…
Nulla avrebbe più fermato “il tuo Popolo in cammino”, eppure, in una simile temperie, quel ferro vecchio di Giovannino vedeva ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, anzi ciò che stava accadendo contro l’opposizione di poche lodevoli eccezioni.
In molte chiese” scriveva “il Cristo Crocifisso è stato tolto dall’altar maggiore e appeso dalla parte opposta, accosto alla porta. La ragione ‘ufficiale’ è che, essendo stata istituita al posto dell’altar maggiore la famosa ‘tavola calda modello Lercaro’, l’ex parroco, oggi Presidente dell’Assemblea, celebrando la ex Messa dovrebbe voltare le spalle al Cristo. La ragione vera è che il Cristo risulta sistemato in modo che i ‘fedeli’ gli voltino le spalle e possa rapidamente e senza scandali essere cacciato di chiesa. Stando così le cose, chi – nel passaggio dalla ex religione cattolica al nuovo ateismo cattolico – poteva, Santo e Marxista a un tempo effettuare con garbo la saldatura, se non Giorgio La Pira?”.

Era solo l’11 gennaio 1966, ma in queste poche righe c’era già tutto, l’ex religione cattolica, il nuovo ateismo cattolico, l’ex Messa, l’altare tavola calda, l’ex parroco, il Presidente dell’Assemblea. Fino all’intuizione, di raro genio spirituale, del disegno perverso con cui i “fedeli”, ormai messi tra virgolette, venivano indotti a voltare le spalle a Cristo, a mostrargli le terga, mentre sull’altare si intronizzava un suo ex ministro divenuto padrone per fare la star nello show di squadra e compasso firmato da Bugnini e i suoi fratelli.

Non si deve sentire in colpa, caro Cristian, se dentro questa Chiesa cadente prova dolore e dubbi. Assalgono ogni giorno le anime rimaste cattoliche nonostante tutto, magari senza meriti speciali ma solo perché Cristo vuole testimoni, martiri, fino a quando tornerà sulla terra a giudicare i vivi e i morti, compreso il novello Lutero seduto di traverso sul soglio di Pietro, così ossessionato dalla giustizia e dal giudizio divini, al segno di spendere invano misericordia non sua sperando di farla franca nell’ultimo giorno.



Magari si può sentire fuori posto, ma non in colpa, se vale sempre la definizione di Chiesa che San Pio X, nel suo Catechismo riassume dicendo: “La Chiesa è la società dei veri cristiani, cioè dei battezzati che professano la fede e la dottrina di Gesù, partecipano ai suoi sacramenti e ubbidiscono ai Pastori stabiliti da Lui”.
In effetti, caro Cristian, con i suoi fremiti cattolici si deve sentire proprio fuori posto, perché di questi tempi diventa impossibile ubbidire “ai Pastori stabiliti da Lui” e, nello stesso tempo, professare “la fede e la dottrina di Gesù”: o si seguono i “Pastori” o si professa “la fede e la dottrina Gesù”, tertium non datur.

E qui, se mai ce ne fossimo allontanati, siamo tornati al cuore del dramma che rischia di soffocare l’anima di tanti bravi cristiani. Non sono le depravazioni, la corruzione, i soprusi, le indecenze, le ingiustizie perpetrate dagli uomini di Chiesa a fare veramente male a chi appartiene a Cristo. Non sono i corvi di Vatileaks, i monsignor Balda o i monsignor Charamsa a scuotere le fondamenta della fede. Chi sferza davvero le anime piagandole nel loro profondo è il Vicario di Cristo che conquista le prime pagine dei giornali e le aperture dei Tg spiegando che rubare è un reato dimenticando che è un peccato, che evoca l’orizzonte terreno della legalità invece di quello celeste della religione.
Fa male perché dice palesemente di non credere nell’unico vero destino che costituisce gli uomini come tali fin dalla creazione, in quella vita eterna che può essere di salvezza o di dannazione e non finirà mai.
Fa male perché, senza volerlo mostra il vuoto da cui sorgono i corvi di Vatileaks, i monsignor Balda o i monsignor Charamsa.
Fa male perché, dietro il simulacro del santo chiamato a fondare la Casa Comune, configura una Chiesa atea, la Chiesa del “nuovo ateismo cattolico” diagnosticato cinquant’anni fa da Guareschi, per cui il destino eterno di un uomo vale meno di un centesimo falso.
Una Chiesa che nasconde la sua mancanza di fede dietro la promessa di un misericordioso paradiso uguale per tutti, al quale si accede direttamente dopo l’eutanasia spirituale praticata sui lettini dell’ospedale da campo. Una Chiesa che semina la sua apostasia fra i dolci declivi di un eden evergreen, in cui le sorti dei microrganismi inteneriscono il Pontefice Massimo quanto e forse più di quelle degli uomini. Una Chiesa in cui i pastori diventano predatori di dogmi, di sacramenti, di morale.

Nel torno di una prima domenica d’Avvento hanno strappato dagli altari il tesoro millenario della Messa per sostituirlo con un orrendo aborto di bassa bigiotteria, possono dunque compiere qualsiasi nefandezza allo scopo di pascolare anime morte nelle brughiere spoglie tanto care al Nemico. Combattono Cristo in nome di Cristo, sono i padri pellegrini di una Chiesa schizofrenica e costringono i fedeli a seguirli per virtù d’obbedienza dando corpo a quello che monsignor Lefèbvre chiamava il colpo da maestro di Satana. E sono riusciti così bene nei loro intenti da poter presentare al mondo la Chiesa dei suoi sogni, una Chiesa che non gli fa guerra e anzi ne mendica la pace, che predica il contrario di quanto ha sempre insegnato, una Chiesa invertita persino nella simbologia e che, non a caso, ora esibisce due Papi, proprio come una famigliola omosessuale della generazione del chi-sono-io-per-giudicare esibisce due padri.

A metà degli psichedelici Anni Settanta, caro Cristian, ero un ragazzotto che frequentava un oratorio di paese della profonda ed ex cattolica provincia bergamasca. La rivoluzione e la perversione della fede fomentate dalla pretaglia sfornata dal Vaticano II erano arrivate anche lì. Mi colpiva il fatto che, la domenica pomeriggio, continuavamo a giocare a pallone come si era sempre giocato, a guardare i film al cinema come si era sempre fatto, a scherzare con gli amici come si era sempre scherzato, ma a catechismo non si imparava più quello che si era sempre imparato. Ci volle mio padre, che qualche anno prima mi aveva spiegato il comunismo una volta per tutte, per farmi capire quanto fosse grave la questione. Una sera, davanti al telegiornale che parlava di non so quale ecclesiastica cannonata autodemolitoria sparata sotto il regno di Paolo VI, disse sconsolato: “Si vede che ci stanno preparando per dirci che non è vero niente”.

Non so se in certi frangenti lo sconforto può essere definito virile, ma quello di mio padre, quella volta, lo fu. Il tono, la forza e la decisione delle sue parole volevano dire che il Papa, il vescovo e il parroco avrebbero potuto annunciare che non è vero niente, ma lui non gli avrebbe dato retta. Se devo collocare nello spazio e nel tempo l’acquisizione della consapevolezza che la Chiesa cattolica non può soccombere, neanche sotto i colpi crudeli del Papa e della sua gerarchia, la colloco proprio lì, nella vecchia cucina di casa mia, davanti al televisore che sproloquiava di Paolo VI e della nuova Chiesa. Se c’è, la Verità non può mutare e, se non muta, ci deve essere qualcuno che la custodisce: lo afferrai una volta per tutte seduto su una sedia ricoperta in formica nocciola, sul pavimento di marmiglia bianca e nera. Ognuno ha le folgorazioni dove può.

Quello che mi insegnò allora mio padre, oggi, mi basta per parlare di Religione della Casa Comune, di Nuova Chiesa della Casa Comune, del Vicario di Cristo che combatte Cristo, senza però disperare sulle sorti della Chiesa Una Santa Cattolica e Apostolica. L’ammutinamento della ciurma sulla barca di Pietro capeggiata da chi dovrebbe tenere la barra diritta verso il cielo mi addolora, ma non mi turba poiché so che sotto la cenere del demonio cova la brace di Dio. Se fuggiamo ora, che cosa avremmo fatto sul Calvario nel giorno della crocifissione, quando pareva che tutto fosse finito? Dobbiamo imitare Maria alla deposizione, che teneva tra le braccia il Figlio morto eppure sapeva di potergli parlare.

Quando un sincero cattolico parla della Chiesa e parla alla Chiesa, guarda a Roma. E lo fa con più prontezza, con più devozione e con più familiarità di un musulmano che si inginocchia a pregare verso la Mecca. Perché la Chiesa continua a esistere, soffre ma non soccombe: è lì, anche se appena percettibile, dietro il diabolico fondale da baraccone della Casa Comune e sbeffeggiata dal mascherone del suo Pontefice Massimo.

Volendo giocare con il paradosso, caro Cristian, si potrebbe dire che, in questo caso, viene in soccorso il Vaticano II. Mi riferisco al punto della costituzione Lumen gentium in cui si dice che la Chiesa fondata da Cristo “subsistit in”, sussiste nella, Chiesa cattolica. Si sono sprecati fiumi di inchiostro per dimostrare l’ortodossia di tale ambigua affermazione, quando sarebbe stato più semplice e onesto dire che la Chiesa fondata da Cristo “est”, è, la Chiesa cattolica. Si voleva, insomma, attenuare il concetto di romanità cattolica insinuando nella mente dei fedeli che non poteva essere tutto lì il vero e il buono.

Pericolosa e deviante a quel tempo, mi pare che oggi questa formula esprima perfettamente la situazione in cui il vero e il buono sono quasi del tutto oscurati dentro la Chiesa cattolica nella sua manifestazione ufficiale, negli atti e nel pensiero dei pastori e del popolo di Dio. L’attuale gerarchia, a partire dal vertice, tradisce sistematicamente Cristo, il popolo segue la gioiosa macchina da guerra verso il baratro, a Roma non c’è quasi più traccia di verità eppure, nonostante loro, anche tra loro la Chiesa fondata da Cristo “subsist”. Ed è proprio questo, nel fatto che tutti costoro testimoniano Cristo anche contro la loro volontà, anche facendogli guerra, anche arrivando a odiarlo, che rende palese l’indefettibilità della Chiesa cattolica: molto più della mia piccola fedeltà.



Chi di Vaticano II ferisce di Vaticano II perisce. Si tratta di un’argomentazione paradossale, naturalmente, ma spiega bene che la vera Roma non muore mai. Molto meglio di me, con più sostanza spirituale e teologica lo aveva detto monsignor Lefèbvre, l’uomo che, a mio avviso, continua a essere il più lucido baluardo di questi tremendi tempi di crisi. Nella dichiarazione del 21 novembre 1974, nella festa della Presentazione di Maria Santissima diceva:
Noi aderiamo con tutto il cuore e con tutta l’anima alla Roma cattolica custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al mantenimento della stessa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza e di verità.
Noi rifiutiamo, invece, e abbiamo sempre rifiutato di seguire la Roma di tendenza neo-modernista e neo-protestante che si è manifestata chiaramente nel Concilio Vaticano II e dopo il Concilio, in tutte le riforme che ne sono scaturite.
Tutte queste riforme, in effetti, hanno contribuito e contribuiscono ancora alla demolizione della Chiesa, alla rovina del Sacerdozio, all’annientamento del Sacrificio e dei Sacramenti, alla scomparsa della vita religiosa, a un insegnamento naturalista e teilhardiano nelle università, nei seminari, nella catechesi, insegnamento uscito dal liberalismo e dal protestantesimo più volte condannati dal magistero solenne della Chiesa.
Nessuna autorità, neppure la più alta nella gerarchia, può costringerci ad abbandonare o a diminuire la nostra fede cattolica chiaramente espressa e professata dal Magistero della Chiesa da diciannove secoli.
(…)
Per questo ci atteniamo fermamente a tutto ciò che è stato creduto e praticato nella fede, i costumi, il culto, l’insegnamento del catechismo, la formazione del sacerdote, l’istituzione della Chiesa, della Chiesa di sempre e codificato nei libri apparsi prima dell’influenza modernista del Concilio, attendendo che la vera luce della Tradizione dissipi le tenebre che oscurano il cielo della Roma eterna.
Così facendo siamo convinti, con la grazia di Dio, l’aiuto della Vergine Maria, di San Giuseppe, di San Pio X, di rimanere fedeli alla Chiesa Cattolica e Romana, a tutti i successori di Pietro e di essere i fideles dispensatores mysteriorum Domini Nostri Jesu Christi in Spiritu Sancto. Amen.


(continua)

Alessandro Gnocchi


Sia lodato Gesù Cristo




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