Cari fratelli massoni

di Belvecchio






Con questo titolo, il 14 febbraio scorso, è apparso sul foglio domenicale de Il Sole 24 Ore un articolo di tale Gianfranco Ravasi, che risulta essere lo stesso Ravasi che, sempre su Il Sole 24 Ore, pubblicò nel 2005 l’articolo intitolato “Non è risorto, si è innalzato”, a proposito delle “teorie” sulla Resurrezione di Cristo; quest’ultimo articolo e le dispute che ne sono derivate sono tuttora reperibili su internet, con particolare riferimento al sito Disputationes theologicae.

Forse è proprio per i suoi discutibili meriti divulgativi che Benedetto XVI lo volle, nel 2007, ancora monsignore, alla presidenza del Pontificio Consiglio per la Cultura, elevandolo per la bisogna alla dignità di arcivescovo e creandolo cardinale nel 2010.
Un principe della Chiesa di marca ratzingeriana, quindi, distintosi, tra l’altro, per aver diretto il noto “Cortile dei Gentili”, altra creatura eterodossa tanto cara a Ratzinger e ancor più ai laici anticattolici.
Ovviamente, papa Bergoglio lo ha confermato nei suoi incarichi, sperando forse che i meriti del cardinale possano aiutarlo nell’opera di demolizione della Chiesa. E Ravasi sembra non deluderlo, venendo fuori con questo articolo sulla Massoneria.

In esso si legge:
È, infatti, evidente che la massoneria ha assunto modelli cristiani persino liturgici”; affermazione malamente sostenuta dal richiamo ai pastori luterani inglesi che fissarono le “Costituzioni” massoniche del 1723. Il Ravasi dimostra così di avere una conoscenza abborracciata della Massoneria e dei suoi rituali, nei quali non v’è traccia della liturgia cristiana. Conoscenza per certi aspetti sospetta, al punto che meraviglia che non abbia citato, più coerentemente col suo assunto, l’uso nei lavori di loggia dell’apertura della Bibbia al prologo del Vangelo di San Giovanni. Se lo avesse fatto avrebbe potuto arrivare a sostenere che la Massoneria è una istituzione cristiana delle più “teologiche”, salvo ovviamente il fatto che basta leggere una qualche istruzione massonica per rendersi conto che il prologo del Vangelo di San Giovanni è utilizzato per demolire l’insegnamento cristiano attraverso una lettura gnostica e spiritualista del prologo stesso. E questo non perché nelle logge ci sia un’aprioristica volontà demolitrice della religione, ma perché in esse si coltiva la pretesa intellettualistica di essere ben al di sopra della religione: considerata roba da povera gente. Pretesa che è spesso sfociata nell’anticlericalismo e che sta alla base della volontà massonica di costruire un mondo nuovo con un’unica nuova religione mondiale che assorba in sé tutte quelle esistenti; in tale contesto, l’unica vera religione rivelata da Dio, la Cattolica, diventa inevitabilmente un ostacolo da abbattere, con ogni mezzo, dalle ingerenze nella vita della Chiesa, ultima nello svolgimento del Vaticano II, agli studii di certi gesuiti come Padre Caprile, agli articoli come questo di Ravasi.

Sulla scia di tale impostazione argomentativa equivoca e fuorviante, il Ravasi, dopo aver ricordato le diverse condanne contro la Massoneria pronunciate dai diversi papi fin dal 1738, insieme alla mitigata condanna “aggiornata” da Ratzinger nel 1983 sulla scia delle richieste di revoca avanzate da diversi vescovi al Vaticano II, conclude il suo articolo scrivendo:
Queste varie dichiarazioni di inconciliabilità tra le due appartenenze alla Chiesa e alla massoneria non impediscono, però, il dialogo, come è esplicitamente affermato nel documento dei vescovi tedeschi che già allora [1980] elencavano ambiti specifici di confronto come la dimensione comunitaria, la beneficenza, la lotta al materialismo, la dignità umana, la conoscenza reciproca. Si deve inoltre superare quell’atteggiamento di certi ambienti integralisti cattolici che – per colpire alcuni esponenti anche gerarchici della Chiesa a loro sgraditi – ricorrevano all’arma dell’accusa apodittica di una loro appartenenza massonica. In conclusione, come scrivevano già i vescovi di Germania, bisogna andare oltre ‘ostilità, oltraggi, pregiudizi’ reciproci, perché ‘rispetto ai secoli passati sono migliorati e mutati il tono, il livello e il modo di manifestare le differenze’ che pure continuano a permanere in modo netto.

Un ragionamento che, come è tipico delle menti stoltamente interessate dei nuovi prelati della nuova Chiesa nata dal Vaticano II, fa finta di dire una verità – nette differenze – per sostenere un pregiudizio aperturista di natura consona alla menzogna, perfino infarcito di subdoli suggerimenti manifestamente contraddittorii.
Il Ravasi non poteva non ricordare che l’essere cattolici “integrali” è, agli occhi dei moderni cattolici “acattolici”, una grave colpa da “superare”. Secondo lui, far sapere a tutti che vi sono stati, e vi sono, dei prelati che appartengono alla Massoneria nonostante le condanne della Chiesa, sarebbe un’“accusa apodittica” usata strumentalmente contro delle persone “sgradite”. Ora, detto così, sembra che ci siano a priori delle persone sgradite contro le quali gli “integralisti” lancerebbero malevolmente l’accusa – falsa? – di essere massoni. Povero Ravasi! In realtà, come dice lui stesso, certi “esponenti anche gerarchici della Chiesa” sono sgraditi agli “integralisti” – cioè ai cattolici che seguono integralmente la Fede – proprio perché appartengono alla Massoneria in spregio dell’insegnamento cattolico costante da tre secoli, cioè da quando la Massoneria si è affacciata al mondo con intenti anticattolici. Non staremo qui a fare l’elenco di questi esponenti “sgraditi”, chiunque su Internet può trovare un’enorme mole di informazioni a riguardo, ricorderemo solo i casi di Angelo Roncalli, divenuto papa Giovanni XXIII, quello di Giovanni Battista Montini, divenuto papa Paolo VI e firmatario dei documenti del Vaticano II, e quello di Annibale Bugnini, fabbricatore della Messa riformata; di cui hanno parlato ampiamente il compianto Don Luigi Villa, sul primo e sul secondo (Giovanni XXIII beato?; Paolo VI beato?), e perfino la rivista 30 Giorni (1991) sul terzo.
La verità è che per certi prelati della nuova Chiesa, essere cattolici e insieme massoni era ed è un titolo di merito, una cosa da “illuminati”, come più volte asserito da diversi “Gran Maestri” della Massoneria italiana negli ultimi cinquant’anni.



Massoni accolti in chiesa dai preti moderni

Ravasi non poteva non accodarsi a costoro, visto che viene considerato in alto loco, e lui stesso si considera, un “illuminato” in grado di dare “lustro” alla Chiesa. Il dramma è che la Chiesa che hanno in mente costoro non è la Chiesa cattolica teocentrica, ma la Chiesa della misericordia di stampo antropocentrico abortita dal Vaticano II su istigazione della Massoneria e sulla scorta dell’insegnamento massonico circa la necessità di una superreligione mondiale al servizio dell’umanità retta dal Nuovo Ordine Mondiale. I documenti ufficiali di questa nuova Chiesa abbondano ormai di proposte per la costituzione di un moderno Superstato mondiale, con la sua supergiustizia mondiale e con la sua superreligione mondiale; con grande compiacimento della Massoneria che da tre secoli lavora a questo scopo.

D’altronde, quando Ravasi ricorda che è auspicabile e possibile un dialogo su ambiti specifici come la dimensione comunitaria, la beneficenza, la lotta al materialismo, la dignità umana, la conoscenza reciproca, non fa altro che menzionare gli ambiti che la Chiesa moderna riconosce come prioritarii per la sua predicazione e per il suo stesso insegnamento, dimostrando così che questa nuova Chiesa ha già raggiunto da alcuni decenni l’istituzione massonica sul suo terreno pubblico e, al pari della Massoneria, ha rigettato la Rivelazione. La cosa allucinante è che mentre questa nuova Chiesa ha accantinato la missione assegnatale da Dio di provvedere alla salvezza delle anime, la Massoneria continua a perseguire il suo scopo mondano di fondare un Nuovo Ordine Mondiale per il benessere materiale dell’uomo, oggi rafforzata in questa sua mira dai nuovi prelati della nuova Chiesa che sono diventati i suoi più validi alleati.

L’antica esortazione di San Paolo: si Deus pro nobis, quis contra nos?Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?, risuona oggi capovolta come un monito per il mondo intero: se nessuno è contro di noi, Dio non sarà con noi! E sembra proprio che la moderna gerarchia abbia fatto suo tale monito, compiacendosene, e appellandosi a quella che per essa sembra essere l’unica cifra di Dio: la misericordia nonostante tutto. E si comprende bene che non possa essere diversamente da così, perché la nuova religione antropocentrica guarda a Dio come ad una creatura dell’uomo, la quale non può fare a meno di aiutarlo e sostenerlo in tutte le sue elucubrazioni terrene.
Se n’è avuta prova nella coincidenza, voluta, tra l’approvazione da parte del senato italiano di una “legge” che riconosce “dignità” alle unioni omosessuali e la visita in Vaticano dei capi dello Stato italiano, svoltasi in un’atmosfera di complice connivenza in grado di dare un segnale al popolo, riassumibile in un motto che esprime tutto il suo disprezzo per Dio e le sue leggi: “omosessuale è bello!… purché non si “dica” che tali unioni sono pari al matrimonio! E infatti nessuno lo dice, perché basta il convincimento ormai diffuso tra la gente che il matrimonio è pari alle unioni di fatto, siano esse eterosessuali o omosessuali.

In questo mondo capovolto non ci sentiamo a nostro agio e non riusciamo a dire a noi stessi e agli altri: chi siamo noi per giudicare? Perché la nostra perseveranza di cattolici integrali ci porta a tenere fermi i comandi di Dio e a sentirci obbligati, per i nostri figli, per noi stessi, per Dio, a chiamare male il male e a tenerci lontani da immorali, idolàtri, adùlteri, effeminati, sodomiti, ladri, avari, ubriaconi, maldicenti, rapaci, progressisti, massoni, modernisti e preti messisi al servizio dell’Anticristo.
E se Dio ha voluto che vivessimo in questo tempo di abiezione, noi sopportiamo con pazienza la promiscuità in cui siamo costretti, ma restiamo vigili e attenti a non farci trovare manchevoli al momento fatidico: questo mondo e questa nuova Chiesa non sono i nostri.
Che Dio ci aiuti.




febbraio 2016
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