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Bergoglio, la lavanda dei piedi e i “figli di Dio” di Alessandro Gnocchi
Pubblicato
sul sito Riscossa Cristiananella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro Gnocchi 30 marzo 2016 Titolo, immagini, impaginazione e neretti sono nostri Ogni martedì Alessandro
Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno
partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it,
con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri
amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune
interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una
risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere
risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare
risposte a tutti.
La lavanda dei piedi - Giotto - Cappella degli Scrovegni, Padova mercoledì 30 marzo 2016 È pervenuta in redazione: Caro
dottor Gnocchi,
mi sono commosso nel vedere Papa Francesco fare la lavanda dei piedi anche a tre musulmani. Sono sicuro che quel gesto di grande carità sia un’ammonizione per noi tutti: di fronte all’odio rispondere con l’amore e mettendosi al servizio, mostrare come si possa essere fratelli anche se si dà un nome diverso a Dio. Sono convinto che anche tanti musulmani che forse avevano qualche simpatia per i fondamentalisti siano stati colpiti da un esempio così forte. È vero che Papa Francesco tante volte ha detto cose che hanno lasciato dubbi, però la grandezza del gesto della lavanda dei piedi non lascia dubbi. Io credo che anche lei questa volta abbia ammirato il Papa. Floriano Macrelli Caro Macrelli, se non ce ne fossero già in natura, i cattolici come lei andrebbero inventati. In numero ristretto, visto che a tutto c’è un limite, ma andrebbero inventati perché a questa miscela di ingenuità e provocazione non si può proprio rinunciare. Questo pensare bislacco fatto di violenti salti logici e di sfumati nonsense è come una droga per il cervello attento e fedele alle leggi della ragione. Gli amanti del genere ci trovano con soddisfazione molto del signor Veneranda inventato da Carletto Manzoni e di Groucho Marx: e io, caro Macrelli, amo molto il genere. Mi sono proprio gustato l’analisi con cui mi spiega che il “gesto” della lavanda dei piedi di Bergoglio (ha dimenticato di definire “profetico” e lo aggiungo io) ha sicuramente folgorato i cuoricini di folle musulmane sulla via di “Santa Marta”. E come trattenersi dall’applauso a scena aperta quando, con sprezzo del pericolo, si dice convinto che un vecchio arnese della fede come me ne sia entusiasta? Non so come la vedano le schiere di seguaci di Maometto a cui si riferisce, ma se pensa che io possa ammirare un qualsivoglia “gesto” di questo Papa, mi permetta di dirle che nella sua lettera ha dimenticato Biancaneve, i sette nani, Cenerentola, Cappuccetto Rosso e tutti i visetti buoni del paese delle fiabe in cui i cattolici come lei vivono, e soprattutto dormono, beati. Ma siccome nessuno è ingenuo integralmente, lo confessi caro Macrelli che nel suo candido pensiero c’è un sottinteso malizioso, neanche tanto ben nascosto. Lei ha dimenticato Biancaneve & Compagni, però, in qualche modo, ha voluto evocare il lupo cattivo che, nei cattoprogressivi sogni a occhi aperti, compare sempre sotto forma del cattolico refrattario ai secoli che spensieratamente corrono e alla dottrina che gioiosamente li insegue. Un lupo brutto e cattivo capace solo di tramare ai danni dell’immacolato eroe occupato a trasformare minacciosi kamikaze in piazzisti della pace un tanto al chilo. Caro Macrelli, non so se la risveglio bruscamente e mi fa persino specie argomentare seriamente in simili frangenti, ma devo dirle che il “gesto” di Bergoglio mi fa orrore. Allo stesso tempo è una colossale bestemmia, la negazione dell’unicità salvifica di Nostro Signore Gesù Cristo e l’istituzione del nuovo sacerdozio di una nuova religione. Mi pare che basti. Anche per una sola di queste ragioni, il “gesto” che tanto la entusiasma, dovrebbe fare orrore anche a lei. Se per la lavanda dei piedi ai profughi perpetrata il Giovedì Santo a Castelnuovo di Porto si trattasse solo di demagogia, si potrebbe persino passarci sopra. Il “gesto” d’amore e d’umiltà del Papa ancora più Buono del “Papa Buono” contrapposto al “gesto” di morte e di superbia degli attentatori di Bruxelles potrebbe finire senza tanti problemi nel magazzino delle tante pagliacciate mondane di cui questo pontificato è costellato, ammesso che ci sia ancora posto. Ma qui c’è ben altro e lo
spiega lo stesso protagonista nell’omelia quando parla di “(…) tutti noi, insieme, musulmani,
indù, cattolici, copti, evangelici ma fratelli, figli dello
stesso Dio, che vogliamo vivere in pace, integrati”. E poi
ancora dice: “(…) noi, tutti
insieme, diverse religioni, diverse culture, ma figli dello stesso
Padre, fratelli, (…). Ognuno
di noi ha una storia addosso, ognuno di voi ha una storia addosso:
tante croci, tanti dolori, ma anche ha un cuore aperto che vuole la
fratellanza. Ognuno, nella sua lingua religiosa, preghi il Signore
perché questa fratellanza contagi il mondo, perché non ci
siano le 30 monete per uccidere il fratello, perché sempre ci
sia la fratellanza e la bontà. Così sia”. Con la
seguente chiosa al termine della cerimonia: “Adesso vi saluterei uno a uno, di tutto
cuore. Vi ringrazio di questo incontro. E soltanto ricordiamoci e
facciamo vedere che è bello vivere insieme come fratelli, con
culture, religioni e tradizioni differenti: siamo tutti fratelli! E
questo ha un nome: pace e amore. Grazie”.
Se ha seguito il profetico “gesto” con attenzione, caro Macrelli, mi riconoscerà di aver tagliato dal breve discorso soltanto la fuffa e di aver tenuto l’essenziale senza malevole interpretazioni. Avrei volentieri evitato di commentare le gesta dell’immacolato eroe della pace perché, ormai, occuparmi di Bergoglio mi procura la nausea e, alla fine, si finisce sempre per dire le stesse cose: che vuole distruggere la Chiesa cattolica e che lotta contro Cristo. Non è poco, è vero, ma riconosco che ormai non è originale. Però, visto che lei mi ci tira così gentilmente per i capelli, voglio farle notare qualche aspetto della vicenda che forse le è sfuggito. Cominciamo dal concetto di figliolanza divina. Non è vero, come invece afferma e ha affermato più volte il Papa, che tutti “musulmani, indù, cattolici, copti, evangelici” sono figli di Dio. La dottrina cristiana, a cominciare dal Vangelo di San Giovanni, è chiara in proposito: “A quanti però
l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che
credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di
carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati”.
Anche a praticare le periferie esistenziali e ad avere poco tempo per
sfogliare il Vangelo, non dovrebbe essere difficile imbattersi in
questo passo perché sta proprio nel Prologo, ai versetti 12-13. Dai quali, senza dover
applicare troppo acume, si evince facilmente che solo quanti accolgono
Gesù Cristo diventano figli di Dio.Caro Macrelli, solo i cristiani possono essere “figli di Dio”. Se il Papa attribuisce questo carattere a chi pratica false religioni, si può solo pensare che non conosce uno degli elementi basilari della dottrina cattolica oppure che intende modificarla. Dato che chiunque è in grado di arrivare ai versetti 12-13 del Vangelo di San Giovanni, propendo per la seconda ipotesi. E poi, bisogna spiegare che cosa sia questa “fratellanza” nella quale, secondo il verbo di Bergoglio, si può rimanere pregando “ognuno nella sua lingua religiosa”: riesce difficile immaginare che sia qualcosa di diverso dalla “fratellanza” anticristica propagata da sempre dall’antichiesa gnostica e dall’antichiesa massonica. Non a caso, nella blasfema cerimonia della lavanda dei piedi inscenata lo scorso Giovedì Santo, Bergoglio non ha voluto inchinarsi davanti a qualcuno che potesse realmente simboleggiare gli apostoli. Non poteva farlo perché gli apostoli, come recita il Vangelo di San Giovanni, chiamavano Gesù “Maestro e Signore”, mentre qui era necessario rivolgersi a qualcuno che non lo potesse e non lo volesse fare. Ed è proprio questo il punto più inquietante di tutta la pantomima che ha mandato in sollucchero le televisioni, i giornali, i siti web, i Bar Sport e i saloni da parrucchiera di tutto il mondo. A che cosa abbiamo assistito sul palcoscenico di Castelnuovo di Porto caro Macrelli? Alla nascita di un nuovo sacerdozio proprio nel giorno in cui viene ricordata l’istituzione di quello cattolico. Quando Bergoglio si rivolge a quella parodia del collegio apostolico dicendo “Ognuno, nella sua lingua religiosa, preghi il Signore perché questa fratellanza contagi il mondo” esprime il palese ammonimento ad ammaestrare le genti in un nuovo vangelo, istituisce di fatto gli apostoli e i sacerdoti della nuova religione della Casa Comune. Non a caso, come abbiamo già ricordato, al termine della cerimonia ha spiegato: “Vi ringrazio di questo incontro. E soltanto ricordiamoci e facciamo vedere che è bello vivere insieme come fratelli, con culture, religioni e tradizioni differenti: siamo tutti fratelli! E questo ha un nome: pace e amore. Grazie”. Trascuro il fatto che questo Papa non si inginocchia davanti a Cristo nell’Eucaristia, ma lo fa volentieri davanti agli uomini. Le faccio solo tre domande in proposito: pensa che nell’Ostia consacrata non ci sia Cristo? Pensa che sia Cristo a doversi prostrare davanti a lui? Pensa che Cristo sia meno importante di un uomo qualsiasi? Ma andiamo a capo ad attendere, secondo i suoi sogni, le folle di musulmani inginocchiate a pregare rivolte verso “Santa Marta” dopo aver rinnegato la Mecca. Se saranno pari alle annunciate e mai pervenute maree di fedeli che avrebbero dovuto intasare i confessionali e poi fare a botte per arrivare primi alla comunione, caro Macrelli, vuol proprio dire che lei vive beato nel paese delle fiabe. Per favore non si svegli, potrebbe farsi male, continui a sognare. E ogni tanto, mi raccomando, scriva. Alessandro Gnocchi Sia lodato Gesù Cristo (torna
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marzo 2016 AL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO |