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Spadaro: Amoris Laetitia, la dottrina è radicalmente pastorale Pubblichiamo
l'intervista rilasciata da Padre Antonio Spadaro, Direttore de La Civiltà
Cattolica e noto confidente e
ispiratore di Papa Francesco, a Radio Vaticana, il 9 aprile 2016.
É evidente che questa intervista è una prima risposta alle critiche mosse copiose all'Esortazione Apostolica del Papa, alla cui redazione, si dice, abbia partecipato lo stesso Spadaro. Da parte nostra continueremo a pubblicare quanto possiamo su questa Esortazione, compresi alcuni interventi favorevoli, come il presente, perché si possa comprendere lo spirito che anima quella parte degli uomini di Chiesa che oggi ne sono alla testa e che sono convinti di dover condurre la Chiesa di Cristo in braccio agli uomini e alle loro pretese esclusivamente umane e materiali. Sappiamo che “non prevalebunt”, ma intanto il Signore permette che questo avvenga e ci sembra di capire che con questo Egli voglia mettere alla prova i suoi veri fedeli, soprattutto permettendo che la spinta alla demolizione venga direttamente da chi sta oggi seduto sul Soglio di Pietro. Se così fosse, come crediamo che sia, la prova è tremenda, perché pone i cattolici fedeli di fronte al dovere di difendere Nostro Signore e di rifiutare lor signori, ad ogni costo. Con l'aiuto di Dio, cercheremo di non venir meno a questo nostro dovere. ![]() Papa Francesco a colloquio con Padre Spadaro Nell'ultimo numero della rivista La Civiltà Cattolica, il direttore, il padre gesuita Antonio Spadaro, illustra il significato e la struttura dell'Esortazione apostolica Amoris Laetitia di Papa Francesco, pubblicata ieri come frutto di due Sinodi sulla famiglia. Il documento è descritto come aderente all'esperienza quotidiana e capace di superare visoni astratte della famiglia. Ascoltiamo padre Spadaro al microfono di Fabio Colagrande: R.- In fondo questa è
un’esortazione che può leggere chiunque, non è riservata
agli addetti ai lavori. Quindi direi che il respiro è
assolutamente ampio e intriso di esperienza. Soprattutto è
importante l’insistenza del Papa sull’evitare ogni forma d’inutile
astrazione idealistica di cui spesso è stato intriso il
linguaggio teologico. Amoris Leatitia
intende ribadire con forza non l’ideale astratto della famiglia ma la
sua realtà ricca e complessa. C’è un approccio
assolutamente positivo nei confronti della realtà, accogliente,
cordiale.
D. - Possiamo dire dunque un documento che afferma come teologicamente non esistano verità astratte .. R. - Il Papa afferma che
c’è una dottrina cristiana il cui significato deve essere
radicalmente pastorale. Questo in
fondo mi sembra il cuore, il motore dell’Esortazione Apostolica,
cioè la dottrina è radicalmente pastorale, serve – come
dice il Diritto Canonico – per la “salus animarum”, cioè
la salvezza delle anime, delle persone. Se non c’è questo la
dottrina diventa un insieme di pietre inutili.
D. - Sembra abbastanza chiaro che una delle parole chiave di questo documento sia discernimento. Ma quale significato assume nel cuore dell’Amoris Laetitia? R. - Il discernimento significa - nella
prospettiva ignaziana - soprattutto cercare e trovare Dio nella propria
vita. Quindi è chiaro che c’è un riferimento forte
alla dottrina evangelica che però poi si incarna nella mia vita
concreta, quindi nella mia libertà, nella mia coscienza, nei
miei limiti. Quindi il Papa concentra la sua attenzione su questo
dialogo profondo tra l’uomo e Dio e su come la verità evangelica
possa prendere forma all’interno di una vita umana.
D. – Questo non significa che c’è una verità ma poi nella pratica si possono fare degli strappi alla regola? R. - Una volta il Papa disse,
scandalizzando un po’, che la verità è relativa. Che cosa
voleva dire? Non che la verità non sia assoluta, ma che è
relativa alle persone, cioè se non c’è l’essere umano, la
verità evangelica rimane sola, isolata, inutile. Quindi il discernimento consiste nel comprendere
come la verità evangelica si incarna concretamente nella mia
esistenza, nella mia persona.
D. - Circa la situazione delle famiglie ferite, quelle situazioni cosiddette “irregolari”, come dice Papa Francesco, il documento sottolinea l’importanza di non porre limiti all’integrazione … R. - Il Papa ha sempre insistito
sulla necessità di integrare anche coloro che non sono in grado
di vivere nella pienezza della vita cristiana. E la Chiesa madre, la Chiesa misericordiosa,
è esattamente questo: una Chiesa che accoglie i suoi figli.
Ciò significa che una norma canonica non può essere
applicata sempre, comunque, in tutti i casi, in qualunque situazione,
proprio perché esiste la coscienza. Quindi a volte ci si trova ad avere una situazione
di peccato oggettivo – diremmo - dove però non c’è una
colpevolezza soggettiva. Allora, un giudizio oggettivo su una
situazione soggettiva non implica un giudizio sulla colpevolezza della
persona coinvolta. Questo è un
passaggio molto importante perché mette in risalto la coscienza
e perché appunto non pone più un limite all’integrazione,
neanche a quella sacramentale.
D. - In questo testo il Papa ripete un’affermazione centrale dell’Evangelii Gaudium: “Il tempo è superiore allo spazio”. Nell’ambito della pastorale famigliare, cosa significa? R. - La vita famigliare è un processo di
maturazione che richiede tempo e che si dispiega nel tempo.
È molto bella l’immagine di questo processo che avviene nella
libertà. Il Papa parla spesso di maturazione, parla di crescita,
di coltivazione dell’autentica autonomia. Quindi la Chiesa non deve
essere, come ogni buona madre, troppo ossessiva nei confronti dei suoi
figli, come se dovesse essere spazialmente presente sempre e dovunque
accanto al figlio. L’importante è che ci sia
un’intenzionalità e una vicinanza di cuore, che ci sia una
sintonia che poi valorizzi la crescita e la libertà delle
persone.
D. - L’attenzione dell’opinione pubblica, della stampa, era particolarmente mirata a vedere cosa avrebbe detto il Papa sulla questione della possibilità dell’accesso ai Sacramenti per i divorziati e risposati. Quale risposta dà questo documento? R. - Probabilmente la domanda se i divorziati e risposati
possono accedere ai Sacramenti o meno non ha più senso,
perché fa riferimento all’idea di una norma generale applicabile
a tutti i casi, quindi positiva o negativa. Il Papa smonta questa logica
e afferma l’importanza del discernimento davanti a situazioni che sono
molto differenti. Allora, innanzitutto, afferma con grande chiarezza
che siamo chiamati a formare le coscienze non a pretendere di
sostituirle. Quindi, dà grande
valore alla coscienza che poi si deve confrontare con i pastori.
È nel confronto con questi ultimi che si comprende qual è
la situazione effettiva che le persone stanno vivendo, qual è il
grado di responsabilità e si può capire quindi se questo
accesso è possibile o meno.
D. - Il testo chiude il percorso sinodale sulla famiglia, ma apre qualcos’altro? R. - Io non sarei così sicuro che questo testo chiuda qualcosa. Io ritengo che i testi di Papa Francesco non chiudano mai nulla. Semmai è una tappa molto importante a livello magisteriale, di alto profilo, all’interno del percorso sinodale che è stato aperto pochi mesi dopo l’elezione di Papa Francesco ma che certamente continuerà con l’approfondimento. (torna
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aprile 2016 AL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO |