Amoris laetitia”.
La realtà e i protagonisti delle nuove famiglie

di Mons. Bruno Forte


Pubblichiamo l'articolo scritto da Mons. Bruno Forte per il quotidiano Il Sole 24 Ore del 10 aprile 2016 (pp. 1 e 10) e ripreso l'11 aprile dall'agenzia Zenit.

Mons. Forte è stato voluto da Papa Francesco come segretario speciale del Sinodo, è lui che ha elaborato molti documenti, tra i quali la Relatio post disceptationem del Relatore generale, Card. Péter Erdő, del 13 ottobre 2014

Continueremo a pubblicare quanto possiamo su questa Esortazione, compresi alcuni interventi favorevoli, come il presente, perché si possa comprendere lo spirito che anima quella parte degli uomini di Chiesa che oggi ne sono alla testa e che sono convinti di dover condurre la Chiesa di Cristo in braccio agli uomini e alle loro pretese esclusivamente umane e materiali.

Sappiamo che “non prevalebunt”, ma intanto il Signore permette che questo avvenga e ci sembra di capire che con questo Egli voglia mettere alla prova i suoi veri fedeli, soprattutto permettendo che la spinta alla demolizione venga direttamente da chi sta oggi seduto sul Soglio di Pietro.
Se così fosse, come crediamo che sia, la prova è tremenda, perché pone i cattolici fedeli di fronte al dovere di difendere Nostro Signore e di rifiutare lor signori, ad ogni costo.

Con l'aiuto di Dio, cercheremo di non venir meno a questo nostro dovere.





Amoris laetitia. La gioia dell’amore”: così si intitola l’Esortazione Apostolica di Papa Francesco, firmata il 19 marzo e pubblicata l’8 Aprile 2016. Essa è frutto al tempo stesso di un ampio lavoro collegiale e della personale impronta del Papa argentino: la collegialità dei vescovi è stata coinvolta nella maturazione delle idee espresse nel testo attraverso due assemblee sinodali, una straordinaria nell’ottobre 2014, l’altra ordinaria nell’ottobre 2015, precedute entrambe da un’amplissima consultazione in forma di questionario, cui hanno risposto le Conferenze Episcopali di tutto il mondo, oltre che molte istituzioni culturali, organismi pastorali e singole persone. L’impronta personale di Papa Francesco si coglie non soltanto nello stile che ha qualificato l’intero lavoro del Sinodo, caratterizzato per suo esplicito desiderio dalla più ampia libertà di espressione, ma anche dalla presenza di temi teologico-spirituali e di scelte pastorali che gli stanno fortemente a cuore.

L’Esortazione comprende nove capitoli, distribuiti secondo un disegno organico, così presentato dallo stesso Francesco: “Nello sviluppo del testo, comincerò con un’apertura ispirata alle Sacre Scritture, che conferisca un tono adeguato. A partire da lì considererò la situazione attuale delle famiglie, in ordine a tenere i piedi per terra. Poi ricorderò alcuni elementi essenziali dell’insegnamento della Chiesa circa il matrimonio e la famiglia, per fare spazio così ai due capitoli centrali, dedicati all’amore. In seguito metterò in rilievo alcune vie pastorali che ci orientino a costruire famiglie solide e feconde secondo il piano di Dio, e dedicherò un capitolo all’educazione dei figli. Quindi mi soffermerò su un invito alla misericordia e al discernimento pastorale davanti a situazioni che non rispondono pienamente a quello che il Signore ci propone, e infine traccerò brevi linee di spiritualità familiare” (n. 6).

Mi soffermo brevemente sui capitoli secondo e sesto, rispettivamente dedicati a offrire uno sguardo sulla situazione attuale della famiglia nella Chiesa e nel mondo e a indicare proposte pastorali concrete.

Il capitolo su “La realtà e le sfide delle famiglie” fa tesoro di molti contributi presentati dai padri sinodali, arricchiti da riflessioni proprie e originali di Papa Francesco: vi si presenta con realismo la situazione attuale della famiglia, mettendo in rilievo una crescente valorizzazione della dignità e del protagonismo di ognuna delle sue componenti, con attenzione ai mutati contesti socio-culturali, dove “gli individui sono meno sostenuti che in passato dalle strutture sociali nella loro vita affettiva e familiare” (n. 32). Così, se da una parte crescono l’individualismo e il timore dell’impegno “per sempre”, in un quadro largamente diffuso di “cultura del provvisorio”, dall’altra si punta a una maggiore autenticità nelle relazioni interpersonali e si riscontra fra i giovani di ogni parte della terra un diffuso desiderio di famiglia.

Viene anche evidenziata la richiesta rivolta alla Chiesa di offrire “spazi di accompagnamento e di assistenza su questioni connesse alla crescita dell’amore, al superamento dei conflitti e all’educazione dei figli” (n. 38).
Si richiamano i condizionamenti oggettivi che gravano su tante famiglie, quali la mancanza o le esigenze del lavoro, i problemi abitativi, i fenomeni migratori, i bisogni degli anziani e delle persone disabili, le difficoltà connesse alla miseria, materiale e morale: nei confronti delle persone che si trovano in queste situazioni, “la Chiesa deve avere una cura speciale per comprendere, consolare, integrare, evitando di imporre loro una serie di norme come se fossero delle pietre, ottenendo con ciò l’effetto di farle sentire giudicate e abbandonate proprio da quella Madre che è chiamata a portare loro la misericordia di Dio” (n. 49).
In particolare, Francesco rivendica il ruolo e la dignità della donna, spesso svalutati o calpestati e che risultano invece fondamentali per la vita della famiglia e della società, e si pronuncia con attenzione sulle teorie cosiddette del “gender”: “Non si deve ignorare che sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare” (n. 56).

Il capitolo dedicato ad indicare “alcune prospettive pastorali” esamina le principali sfide che si pongono oggi alla pastorale della Chiesa in questo ambito: il compito di fondo è espresso nella formula “annunciare il Vangelo della famiglia oggi”.
Primo soggetto di un tale impegno è la stessa famiglia cristiana, chiamata ad agire in comunione con tutti gli altri soggetti pastorali, dalla comunità parrocchiale alle aggregazioni ecclesiali, dal seminario (nn. 200ss) ai responsabili della preparazione al matrimonio (nn. 205ss), a chi si dedica ad accompagnare i primi anni della vita matrimoniale (nn. 217ss).
L’atteggiamento richiesto ai pastori nei confronti delle famiglie in crisi o di chi ha sperimentato il fallimento del proprio legame nuziale è indicato in quello dell’accoglienza, dell’accompagnamento e dell’integrazione: “Ai divorziati che vivono una nuova unione, è importante far sentire che sono parte della Chiesa, che non sono scomunicati e non sono trattati come tali, perché formano sempre la comunione ecclesiale. Queste situazioni esigono un attento discernimento e un accompagnamento di grande rispetto, evitando ogni linguaggio e atteggiamento che li faccia sentire discriminati e promuovendo la loro partecipazione alla vita della comunità” (n. 243).

La Chiesa “deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza, come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta. Non dimentichiamo che spesso il lavoro della Chiesa assomiglia a quello di un ospedale da campo” (n. 291).
In riferimento alle convivenze e alle unioni di fatto l’Esortazione presenta la scelta fra una logica di emarginazione e quella dell’integrazione, l’unica che sia conforme alla misericordia rivelata in Cristo (n. 296): “Si tratta di integrare tutti, si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia immeritata, incondizionata e gratuita. Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo!” (n. 297).
L’accoglienza, l’accompagnamento e il discernimento in vista dell’adeguata integrazione di ciascuno nella vita della comunità ecclesiale sono lo stile pastorale che l’Esortazione chiede a tutta la Chiesa (nn. 298-300).

Infine, è significativo osservare come il linguaggio usato da papa Francesco sia sempre concreto e colloquiale, e sappia essere non di meno anche evocativo e poetico, come si addice alle parole dette per descrivere e illuminare l’amore: colpiscono in tal senso le citazioni letterarie, come quelle di Jorge Luis Borges (al n. 8: “ogni casa è un candelabro”) e di Mario Benedetti (al n. 181). I versi citati di questo poeta uruguaiano sono un inno alla bellezza ed insieme alla quotidianità di ogni vero amore: “Tus manos son mi caricia / mis acordes cotidianos / te quiero porque tus manos / trabajan por la justicia // si te quiero es porque sos / mi amor mi cómplice y todo / y en la calle codo a codo / somos mucho más que dos” – “Le tue mani sono la mia carezza / i miei accordi quotidiani / ti amo perché le tue mani / si adoperano per la giustizia. // Se ti amo è perché sei / il mio amore la mia complice e tutto / e per la strada fianco a fianco / siamo molto più di due” (“Te quiero”, in Poemas de otros, Buenos Aires 1993, 316).




aprile 2016

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