Amoris laetitia, un’Esortazione truccata

di Belvecchio

prendendo spunto da una curiosità segnalata da Marco Tosatti:
Un magistero dell'ambiguità?




Vasto, Mons. Bruno Forte alla conferenza del 2 maggio 2016


Una gioia dell’amore truccata, ecco cos’è la nuova esortazione post-sinodale di papa Bergoglio, lo confessa tranquillamente uno dei campioni bergogliani del Sinodo dei vescovi, quel Bruno Forte che redasse la nota e contestata “relazione intermedia”.

In una conferenza tenuta il 2 maggio a Vasto, al teatro Rossetti, Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, ha reso noto, ridendo, qualche particolare sullo svolgimento del Sinodo dei vescovi e sulla redazione dell’Esortazione Amoris laetitia.

Letta la notizia, presente nel resoconto pubblicato da Zonalocale - Vasto, il 3 maggio, è venuto da ridere pure a noi, non per compiacimento: “lo sapevamo!”, ma perché fa sorridere di compassione la sfrontatezza di questi moderni uomini di Chiesa che non si accorgono neanche delle parole che escono dalla loro bocca.

Mons. Forte confessa che, parlando con papa Bergoglio di quello che avrebbe potuto scrivere sulla relazione, questi gli avrebbe detto: «…se parliamo esplicitamente di comunione ai divorziati risposati, questi non sai che casino che ci combinano. Allora non ne parliamo in modo diretto, fai in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io.» E Mons. Forte, evidentemente compiaciuto, ha aggiunto scherzando: «Tipico di un Gesuita». E il resoconto continua dicendo: “attribuendo a quella indicazione una saggezza che ha permesso la maturazione necessaria per giungere alla “Amoris Laetitia” che, come precisato da Mons. Forte, non rappresenta una nuova dottrina, ma ‘l’applicazione misericordiosa’ di quella di sempre.

Ora, o Mons. Forte è uno che racconta balle, magari per farsi bello con gli astanti della sua diocesi, o è uno che la sa lunga sulla psicologia della gente. Noi pensiamo che innanzi tutto siamo al cospetto di ogni mancanza di ritegno, che non è da escludere possa derivare da un’altrettanta mancanza di materia grigia, e poi siamo al cospetto del malcelato convincimento che i fedeli siano tutti degli sprovveduti, in grado di ingoiare senza fiatare tutte le sconcezze che si confezionano alle loro spalle.
In ogni caso, si deve pensare che i documenti supposti seri, sfornati da questa gerarchia, in realtà sono concepiti in modo da trarre in inganno i fedeli, per far credere loro una cosa diversa da quella che pensano i redattori, papa in testa; magari solleticando le aspettative dei fedeli stessi, ma in realtà mirando a capovolgere da cima a fondo l’insegnamento millenario della Chiesa.

Anche qui, Mons. Forte confessa che papa Bergoglio – e lui anche - è per la comunione ai divorziati risposati, ma che bisogna far credere ai fedeli che non sia così; tranne venirsene poi con la solita stantia battuta che l’Esortazione papale rappresenta la dottrina di sempre, oggi applicata – però – in maniera “misericordiosa”, come se la Chiesa per secoli avesse applicata la dottrina senza un briciolo di misericordia,

Siamo alla farsa? No! Siamo nella norma, in quella norma venuta in auge col Vaticano II, in base alla quale è quasi proibito – dalla moderna concezione ecclesiale – parlare in maniera chiara, netta e veritiera – “il vostro parlare sia Sì Sì No No” – mentre è obbligatorio parlare in maniera ambigua, contorta, polivalente e quindi falsa – “il resto viene dal maligno” -; e questo in nome dell’“aggiornamento”, cioè dell’adattamento della dottrina di Nostro Signore alle esigenze delle mire del “principe di questo mondo”.

Salvo poi inventarsi il trucco dell’“interpretazione” – o ermeneutica – col quale sarà possibile, per bocca dei teologi “aggiornati”, presentare lo stravolgimento dell’insegnamento di Cristo come una continuazione dello stesso.
Impossibile, qualcuno dirà, ingenuamente, ma che cos’è l’“ermeneutica della continuità”, di cui Mons. Forte da qui una prova, se non il mezzo dialettico e diabolico per far dire ad un testo il contrario di quello che dice?

L’uomo non separi ciò che Dio ha unito” (Mt. 19, 6), dice il Signore… il vescovo separi ciò che Dio ha unito, dice il motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus di papa Bergoglio, ma attenzione, dicono i teologi, il volere di papa Bergoglio non è una nuova dottrina, ma “applicazione misericordiosa” della dottrina di Nostro Signore.

E dire che c’è ancora gente, tra i cattolici, che crede che il Papa non possa essere criticato, perché equivarrebbe a staccarsi dalla comunione ecclesiale col rischio di andare a finire all’Inferno. Ma, di grazia, quale mezzo migliore per andare a finire all’Inferno, di quello di seguire l’insegnamento dei papi che il Signore ci ha inflitto a partire dal Vaticano II?

Miserere nostri, Domine, miserere nostri.

Fiat misericordia tua, Domine, super nos,

quem ad modum speravimus in te.

In te, Domine, speravi: 
non confundar in aeternum.





maggio 2016
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