Esortazione «Amoris laetitia»

Una sovversione della morale coniugale





Pubblicato su Hojitas de Fe, n° 146

Giornale del
Seminario Internazionale Nostra Signora Corredentrice, della Fraternità San Pio X,
La Reja, Argentina

Seminario Internacional Nuestra Señora Corredentora
C. C. 308 - 1744 Moreno, Buenos Aires.
hojitasdefe@gmail.com



Lo scorso 8 aprile è stata pubblicata l’Esortazione Amoris Laetitia di Papa Francesco, che è di una straordinaria gravità, in quanto rappresenta un sovvertimento, non solo delle condizioni richieste per ricevere i sacramenti, soprattutto della Santissima Eucaristia, ma anche della morale coniugale e di tutta la morale cattolica in generale.
Vediamo perché.

1 - Un nuovo sguardo sul matrimonio

L’Esortazione riveste il ruolo di ricapitolazione e conclusione degli argomenti trattati nel doppio Sinodo sulla famiglia nel mese di ottobre 2014 e 2015, e si compone di 9 capitoli, in cui il Papa affronta il tema del matrimonio secondo la Scrittura, della famiglia di per sé, dei figli e della loro educazione, di alcune prospettive pastorali sulla famiglia e della spiritualità della famiglia. In tutto questo, anche se il Papa sembra esporre la dottrina della Chiesa sulla famiglia e il matrimonio, disgraziatamente lo fa  in un’ottica completamente distorta.
Infatti:

1 - È intenzione del Papa rivolgere a tale dottrina uno sguardo nuovo, che consiste nel considerare la dottrina e la legge naturale come una norma remota, come un ideale, come una fonte di ispirazione, che non può applicarsi ai casi particolari in maniera sistematica, ma solo tenendo conto delle circostanze e dei condizionamenti.
Così, il Papa dice
che ogni principio generale ha bisogno «di essere inculturato, se vuole essere osservato e applicato» (n° 3);
che possiamo trovarci «davanti a situazioni in cui si rompono tutti gli schemi» (n° 37); che il Sinodo non avrebbe presentato «uno stereotipo della famiglia ideale, bensì un interpellante mosaico formato da tante realtà diverse» (n° 57);
che l’insegnamento sul matrimonio non può essere una «mera difesa di una dottrina fredda e senza vita» (n° 59);
che «è meschino soffermarsi a considerare solo se l’agire di una persona corrisponda o meno ad una legge e una norma generale» (n° 304);
che «la legge naturale non può dunque essere presentata come un insieme già costituito di regole che si impongono a priori al soggetto morale, ma è una fonte di ispirazione oggettiva per il suo processo, eminentemente personale, di presa di decisione» (n° 305); che il pastore non può porre «tante condizioni alla misericordia» (n° 311), né applicare le «leggi morali alle persone che vivono in situazioni irregolari, come se fossero pietre da scagliare contro la vita delle persone» (n ° 305);
che non dobbiamo cadere in «una casuistica insopportabile» (n° 304), in «una morale fredda da scrivania» (n° 312).

2 - Secondo questo sguardo nuovo, l’insegnamento della Chiesa e del Vangelo sul matrimonio smette di essere una legge obbligatoria per tutti, per diventare un semplice pieno ideale, che la Chiesa non cesserà mai di ricordare, ma a cui molte famiglie possono avvicinarsi gradualmente, in maniera meno piena o imperfetta.
Così, il Papa vuole
che non ci si fermi davanti a situazioni in cui «la vita familiare non si realizza perfettamente» (n° 5).
«Oltre al vero matrimonio naturale ci sono elementi positivi presenti nelle forme matrimoniali di altre tradizioni religiose» (n° 77).
«Il matrimonio cristiano … si realizza pienamente nella unione tra un uomo e una donna. … Altre forme di unione contraddicono radicalmente questo ideale, mentre alcune lo realizzano almeno in modo parziale e analogo» (n° 292).
Nella «scelta del matrimonio civile o … della semplice convivenza, … potranno essere valorizzati quei segni di amore che in qualche modo riflettono l’amore di Dio» (n° 294).
Anche se alcune situazioni «non realizzano oggettivamente la nostra concezione del matrimonio», dobbiamo riconoscere in esse «con sincerità e onestà, quella che per il momento è la risposta generosa che si può offrire a Dio, … benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo» (n° 303 ).

3 - Allo stesso modo, il Papa, riaffermando la tendenza del Concilio ad invertire i fini del matrimonio, sottolinea, in vari passaggi dell’Esortazione, che lo scopo principale del matrimonio è l’amore reciproco degli sposi e la cura armonica di questo amore; solo dopo si parla della fecondità dell’amore degli sposi e cioè dello scopo procreativo del matrimonio.
Così il Papa lamenta
che «spesso abbiamo presentato il matrimonio in modo tale che il suo fine unitivo, l’invito a crescere nell'amore e l’ideale di aiuto reciproco sono rimasti in ombra per un accento quasi esclusivo posto sul dovere della procreazione» (n° 36).
Per lui, «il matrimonio è in primo luogo “un’intima comunità di vita e di amore coniugale”, che costituisce un bene per gli stessi sposi» (n° 80).
Infatti, «la grazia del sacramento del matrimonio è destinata prima di tutto “a perfezionare l’amore dei coniugi”» (n° 89).

2 -  I divorziati risposati

E’ evidente che l’intenzione del Papa, nei due Sinodi sulla famiglia e ora in questa Esortazione, insieme con le tre premesse citate, è giustificare l’ammissione dei divorziati risposati alla comunione eucaristica. Per questo stabilisce le linee guida che vanno direttamente contro l’insegnamento di Cristo e contro ogni vera pastorale della Chiesa.
Vediamoli.

1- inizia col dire che molti di questi divorziati sono in grado di vivere parzialmente secondo la volontà di Dio.
«nonostante la Chiesa ritenga che ogni rottura del vincolo matrimoniale “è contro la volontà di Dio, è anche consapevole della fragilità di molti suoi figli”. Illuminata dallo sguardo di Cristo, “la Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo incompiuto, riconoscendo che la grazia di Dio opera anche nelle loro vite dando loro il coraggio per compiere il bene, per prendersi cura con amore l’uno dell’altro ed essere a servizio della comunità nella quale vivono e lavorano» (n° 291).

2. Prosegue affermando che questi divorziati devono essere integrati nella comunità cristiana, e non essere catalogati o bloccati in atteggiamenti troppo rigidi.
«i battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo. La logica dell’integrazione è la chiave del loro accompagnamento pastorale, perché non soltanto sappiano che appartengono al Corpo di Cristo che è la Chiesa, … Sono battezzati, sono fratelli e sorelle, lo Spirito Santo riversa in loro doni e carismi per il bene di tutti. … La loro partecipazione può esprimersi in diversi servizi ecclesiali … Essi non solo non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa, sentendola come una madre che li accoglie sempre» (n° 299).
E’ vero che la Chiesa ha sempre avuto un’attenzione pastorale per quelle persone che, divorziati e risposati civilmente, si pentono del loro peccato e vogliono regolarizzare la loro situazione. Ma ha richiesto anche alcune condizioni:
• prima di tutto, che mantengano la perfetta continenza, vivano come fratelli;
• poi, che ci siano gravi motivi per continuare a vivere insieme (necessità di educare i figli nati da questa unione illegittima, impossibilità per le donne di andare in un’altra casa, etc.);
• infine, che sia rimossa ogni occasione di scandalo.
A queste condizioni, la Chiesa poteva ammetterle di nuovo al sacramento della confessione e anche, privatamente, alla comunione. Il Papa avrebbe potuto ricordare queste cose nella sua lunga Esortazione, invece ha preferito ignorarle, perché la sua intenzione è di estendere ad ogni divorziato quanto la Chiesa ha solo fatto in situazioni molto particolari:
«Si tratta di integrare tutti, si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia “immeritata, incondizionata e gratuita”. Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo! Non mi riferisco solo ai divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti, in qualunque situazione si trovino» (n° 297).

3. Il Papa conclude affermando che questi divorziati risposati non sono sempre pubblici peccatori, né la loro situazione è sempre quella di un’occasione prossima di peccato. E per questo motivo, possono in alcuni casi essere ammessi a ricevere l’Eucaristia.
«non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante» (n° 301) …
«A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa (In certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti. Per questo, “ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore”. Ugualmente segnalo che l’Eucaristia “non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli” – nota 351) …
«Credendo che tutto sia bianco o nero, a volte chiudiamo la via della grazia e della crescita e scoraggiamo percorsi di santificazione che danno gloria a Dio.»  (n° 305).

Conclusione

L’Esortazione non è priva di buoni consigli e riflessioni psicologiche, pedagogiche, spirituali e pastorali; ma, disgraziatamente, la distorsione che in essa soffre la dottrina cattolica, lascia i fedeli cattolici senza chiari riferimenti su questioni morali di fondamentale importanza. Così:

1. La legge naturale, che prima era una norma chiara e fissa per tutti i fedeli, è ridotta al rango di fonte di ispirazione per prendere le decisioni più appropriate nei casi particolari. Il giudizio ultimo su di esse, con tutte le sue attenuanti e condizionamenti, attiene quindi alla coscienza personale.

2. Il Papa riconosce che, in base a questa coscienza personale, in alcuni casi i divorziati risposati possono perseverare in una unione illegittima, senza essere obbligati a separarsi.
Che valore ha allora l’insegnamento di Cristo: “Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; … ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all’adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio» (Mt 5, 27 e 32)?. E che ne è ugualmente del comando di Cristo che intima la separazione se non si vuole essere condannati: «Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna» (Mt 5, 29)?.

3. Allo stesso modo, posto che in tali casi questi divorziati risposati potrebbero vivere in grazia di Dio e ricevere anche dalla Chiesa l’aiuto sacramentale dell’Eucarestia,
che fare dell’ammonimento di Cristo: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci» (Mt 7, 6)?, col quale comanda ai suoi ministri di non dispensare le cose sante agli uomini indegni?

4. Per ultimo, se la legge naturale è solo una fonte di ispirazione in relazione al sesto e al nono comandamento, non lo sarà anche in relazione agli altri comandamenti? Tale che il ladro possa vivere “meno pienamente” il settimo e l’omicida il quinto, mentre cercano di avvicinarsi «gradualmente» all’«ideale» proposto?
Ma allora in che consiste  la morale cattolica?

Con questa Esortazione ci sembra proprio di assistere ad un nuovo passo della rivoluzione in seno alla Chiesa: dagli errori dottrinali del Concilio passiamo alla corruzione della morale nei costumi. Con l’applicazione di tali princípi, i danni causati nelle anime saranno incalcolabili.

Per questo imploriamo dal Santo Padre, umilmente ma risolutamente, la revisione dell’Esortazione Amoris laetitia, perché si possa interpretare in modo chiaro ciò che è ambiguo, e ritrattare ciò che è in contraddizione con la dottrina e la pratica costanti della Chiesa; per la gloria di Dio, il bene di tutta la Chiesa e la salvezza delle anime, specialmente quelle che corrono maggiormente il rischio di essere ingannate dall’apparenza di una falsa misericordia.


giugno 2016
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI
AL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO