Il cardinale, il ramadan
e
la “vera religione” 


di Paolo Deotto


Articolo pubblicato sul sito Riscossa Cristiana

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Tutto come da copione.  I musulmani terminano il ramadan (singolare digiuno sinusoidale, che scade ogni giorno per riprendere il giorno dopo…) e il cardinale Angelo Scola non può far mancare il suo messaggio per tale lieto evento.

La SIR – Servizio Informazione Religiosa riporta le parole di Don Giampiero Alberti, collaboratore della curia di Milano per i rapporti con l’islam: “Il testo firmato dal cardinale sarà consegnato da sacerdoti e laici alle diverse comunità musulmane riunite per la festa” nel territorio diocesano. Ne siamo felici.

Essendo Scola un fedele ripetitore di (OMISSIS) – i maligni dicono che lo sia per non ancora sopite speranze di successione – non perde l’occasione per tirare in ballo i tormentoni più in voga della neochiesa. Dice infatti Angelo Scola:  “Il segno della Porta santa da varcare – che tanti fedeli cristiani stanno vivendo anche qui a Milano – ci suggerisce sentimenti e pensieri di richiesta di perdono e di misericordia”.

Lasciamo perdere la misericordia, ormai ridotta al rango di prezzemolo. Resta un fiero e, direi, legittimo dubbio: ma di che mai dobbiamo chiedere perdono? Forse – non possiamo saperlo – gli italiani ammazzati a Dacca hanno creato qualche problema ai bravi islamici? Forse hanno mancato loro di rispetto?

Di una cosa dovremmo davvero chiedere perdono agli islamici, come dovremmo chiedere perdono agli ebrei, ai valdesi, ai luterani, eccetera, ai seguaci di mille false religioni: dovremmo chiedere perdono perché non muoviamo un mignolo per cercare di convertirli, e così li lasciamo andare allegramente all’inferno.

Già, però questo è un discorso che calzerebbe se parlassimo di Chiesa cattolica.
Qui dove siamo? Mah!

Siamo nel solito lieto minestrone della neochiesa, che ora ammicca ai maomettani perché sono pericolosi e quindi, non si sa mai, è meglio tenerseli buoni. Lo stesso farebbe se la minoranza aggressiva fosse ad esempio quella dei seguaci della dea Kalì di salgariana memoria. Ma soprattutto la neochiesa mira, in modo ormai volgarmente smaccato, al magma delle religioni, ossia alla religione unica, ossia all’ateismo diffuso in nome della pace e della convivenza. La quale “pace e convivenza”, assente la dovuta devozione a Dio e il riconoscimento di Nostro Signore Gesù Cristo come Salvatore, si potranno realizzare in terra solo dopo che il più forte avrà eliminato gli altri. E allora ci sarà una lunga pace, intesa come non guerra, in attesa che spunti un altro più forte, che elimini il più forte di prima.

Una prospettiva consolante.

E infatti, dopo aver sottolineato “la particolare “sintonia” con la comunità musulmana e il Ramadan”, il cardinale dà la sua definizione di “vera religione”: “la vera religione cerca la pace e la solidarietà, non il dominio e la violenza”.

Non si nomina Nostro Signore, non si spiega ciò che una volta era chiaro anche ai bimbi, ossia che la vera religione è la religione cattolica apostolica romana. Non sia mai. Che c’è di più prezioso del dialogo? Chiedendo perdono, è ovvio. Di cosa? Non si sa. Ma chiediamo perdono, a destra e a manca, chiariamo bene la nostra irresistibile vocazione al calabrachismo.

Mi scuserà, cardinale Scola, se non riesco a seguirla. Io credo che lei ricorderà un grande sacerdote, di nome Luigi Giussani. Sia lei sia io abbiamo avuto il privilegio di essere educati da lui. Sicuramente lei ricorderà quanto Giussani insisteva sul dovere di proclamare la Regalità di Cristo, sull’unicità del cattolicesimo come fonte di salvezza, sul rispetto della Tradizione.

Altri tempi. Verissimo, altri tempi. Infatti in quei tempi si era ancora cattolici, senza bisogno di fare salamelecchi ai seguaci di false religioni. Si portava loro rispetto (ma non servilismo), giustamente, ma era ben chiaro che “Chiunque vuol essere salvo deve innanzi tutto mantenersi nella Fede cattolica”.

Mi scuserà, cardinale Scola, se sono rimasto legato a quei tempi. Sono così conservatore, si figuri, da preoccuparmi ancora di salvare la mia anima. Una faccenda non facile, ma possibile, e di certo più importante del frenetico dialogo con un mondo che da sempre vuole solo combattere Cristo. Come lo combattono, da sempre, i musulmani.



luglio 2016