Gli islamici a Messa.
Magari fosse solo follia… –


di Alessandro Gnocchi

Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana






Magari fosse solo follia. Magari si potessero invocare le care, vecchie, tranquillizzanti “cose da pazzi” davanti all’orrendo spettacolo dei musulmani accolti nelle chiese durante la celebrazione della Messa, invitati a non cedere e a non credere a Cristo neppure davanti al Signore sceso sull’altare, inviati nel mondo ad annunciare la buona novella di una pace ostile all’unico, vero Dio, quel “Dio cattolico” che tanto inquieta il vescovo venuto dalla fine del mondo così come la Croce turbava il suo mentore Carlo Maria Martini.

Invece c’è del metodo in questa follia. Ma, se nella follia c’è metodo, allora c’è il dolo. Se c’è il dolo, c’è una mente che lo ha concepito. Se c’è una mente che ha concepito il dolo, c’è un colpevole. E, se c’è un colpevole, c’è una vittima o, come in questo caso, più di una. Prima fra tutte, Cristo oltraggiato per mano dei suoi ministri che, invece di elevarlo per l’adorazione dei fedeli, lo offrono al dileggio di chi lo nega senza ritegno e senza pentirsi. Poi quei cristiani che ancora non si rassegnano ad avere altro Dio all’infuori di quello Uno e Trino, rivelato una volta per sempre nel Vangelo, e per questo portano nella carne e nei cuori lo strazio ordito sul Corpo Mistico a cui appartengono. E, ancora, tutte le anime indotte in evidente apostasia con l’abbraccio alla pace falsa e tremebonda del mondo e del suo principe dopo aver rinunciato a quella verace e guerriera portata dall’unico vero Signore. Infine, padre Jacques Hamel, il sacerdote sgozzato dai macellai islamici nella parrocchia di Saint-Etienne-du Rouvray. Povero padre Hamel, ucciso per la seconda volta dai fratelli della neochiesa che ne hanno subito confezionato il santino di uomo della pace e del dialogo, evitando di evocare anche lontanamente l’odio per Cristo in nome del quale è stato trucidato.
Tutti ricordano i suoi messaggi di pace, il suo impegno per la costruzione di una moschea, l’apertura a ogni istanza del mondo e tutto quanto, purtroppo, non sorprende più in un prete di oggigiorno. Ma nessuno osa parlare del suo rifiuto di rinnegare Nostro Signore anche a costo della propria vita.



Così, nella neochiesa della misericordia, quel sangue offerto per amore fedele a Gesù, invece che per fecondare santamente la vita cristiana, viene profanato per irrigare le seminagioni di una neoreligione, la “religione di Bergoglio”, come la chiama il neoapostolo delle genti Eugenio Scalfari nelle sue omelie domenicali.
E, sullo sfondo, si ode il vociare della turba giudaica che urla a Pilato di non temere lo spargimento del sangue di un giusto “Il sangue suo ricada su di noi e sui nostri figli”. D’altra parte, non può esservi amore fedele per Cristo nella neochiesa adultera di Amoris laetitia, prostrata adorante davanti alle meraviglie dell’ecosistema invece che al Creatore. Quando la follia ha un metodo, ha anche una logica alla quale non può sfuggire.

Per custodire la perla più preziosa dell’ecosistema, per salvare l’uomo eretto a neodivinità di se stesso e ingordo di una immortalità mondana, nella neochiesa si è disposti a tutto. In nome di una pace sazia di benessere capace di emettere solo piccoli rutti postprandiali, si accolgono in chiesa i negatori di Cristo, magari quelli con il carattere un po’ più conciliante, e gli si chiede in ginocchio o nella quadriglia dello scambio del segno di pace, di intercedere perché i loro fratelli più violenti non uccidano uomini e donne che credono nello stesso dio misericordioso.
Sì, ammettono senza vergogna gli abitatori della “Casa Comune”, nelle chiese ci sono ancora i Crocifissi, le immagini della Vergine, i ritratti dei santi, non sono ancora spariti tutti i tabernacoli e qualcuno si ostina persino a credere che in quel pezzo di pane e in quel vino consacrati ci sono Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo. Ma il falegname di Nazareth o Allah, qualsiasi accezione di Jahvè o un idolo cannibale, nella neochiesa condominiale fanno lo stesso, gli uomini sono tutti fratelli e allora, in nome dell’unico dio misericordioso, implorano gli amministratori del condominio, perché finire sgozzati invece che vivere in pace? Proprio così, uomini che si dicono ancora cristiani stanno in ginocchio davanti a uomini che negano Cristo nella speranza che tale omaggio li salvi dalla testimonianza di fede più grande, il martirio.

Non ci si può aspettare altro da una Chiesa che manda i suoi ragazzi alle lezioni di educazione sessuale della “Giornata mondiale della gioventù” invece che a pregare e a curare i propri vecchi malati.
Una Chiesa dove bambini, giovani e adulti non conoscono più gli angeli e santi, ma sanno tutto dei Pokemon e smaniano per farsi un selfie davanti alla statua di Pikachu.
Una Chiesa dove, al termine del funerale di Marta Marzotto, scatta l’applauso della “gente comune” negli ultimi banchi quando la nipote prediletta Beatrice Borromeo ha appena terminato di dire “Sono tante, troppe le cose eccessive e diseducative che la nonna ha fatto per noi. Durante i viaggi con lei era tutto permesso: l’unica regola in vacanza era tornare alle 7 mattino mentre lei rincasava alle 8, con le scarpe in mano, ma era straordinariamente generosa”.
Una Chiesa in cui la vera cifra del disastro è rappresentata dal tradimento dei vecchi che permettono e tollerano nei loro nipoti ciò che per se stessi non avrebbero mai permesso e tollerato.
Una Chiesa che, finalmente, si è liberata dall’ultimo tabù e lo annuncia per bocca di Andrea Riccardi, dominus ac magister della Comunità di Sant’Egidio, in un’intervista su La Stampa: “Oggi abbiamo messo la parola fine sugli altri come infedeli”.
Una Chiesa guidata da un capo visibile che confessa di non saper spiegare il dolore degli innocenti, che è tanto tenero e misericordioso con chi rifiuta Cristo quanto violento e inflessibile con i cattolici che chiama integralisti, che si inginocchia per la lavanda dei piedi davanti ai musulmani e si rifiuta di farlo al cospetto del Signore presente nell’Eucaristia.



Cosa può fare una Chiesa come questa se non prostrarsi davanti all’invasore infedele, chiedere pietà e implorarlo che gli risparmi la vita terrena in cambio di quella eterna? Può solo rinnegare la storia dei martiri che l’hanno fecondata con il loro sangue. E considerare tra i più tremendi scellerati della sua storia la madre che sostenne fino all’estremo sacrificio il figlio trucidato con i soldati cristiani a Sebaste.
Una Chiesa come questa non può reggere il racconto ammirato che ne fa San Basilio:
Infatti la madre di uno di quei beati, avendo visto tutti gli altri già morti per il freddo, mentre il figlio suo respirava ancora perché più robusto e resistente alla sofferenza, e temendo che i carnefici lasciassero in vita uno che avrebbe potuto in simili condizioni mutare proposito, sollevatolo con le sue stesse mani, lo depose sul carro, su cui tutti gli altri erano stati adagiati per essere condotti alla pira: vera madre di un martire! Non una lacrima di paura ella versò, né proruppe in lamenti indegni e inopportuni, ma “Vai – disse -, o figlio, per la buona strada assieme ai coetanei, assieme ai compagni: non separarti dal coro né comparire secondo rispetto agli altri dinanzi al Signore!”.
Germoglio buono di radice davvero buona! Mostrò quella madre generosa di aver allevato il figliuolo molto più con gli insegnamenti della pietà che con il latte. Come era stato nutrito, così fu avviato dalla pia madre all’estremo supplizio, mentre il diavolo si allontanava umiliato. Infatti pur avendo egli mosso ogni elemento della natura contro i martiri, trovò che tutti erano stati superati e vinti dalla virtù e dal coraggio di tali uomini.

Ma una cosa è parlare del martirio e ben altra cosa affrontarlo se e quando il Signore ne concederà la Grazia. Allora, in un istante, si dovrà scegliere tra Cristo e la sua negazione. Padre Jacques Hamel lo ha fatto rigettando in faccia al mondo la seducente tentazione di una pacificazione con il suo principe. Per questo, gli adepti della neochiesa, della sua esistenza ricordano tutto, tranne la morte. Per questo, invece, ai veri cristiani basta ricordarlo in quell’istante cruciale. E averlo come esempio e intercessore che li aiuti, nei piccoli e negli estremi sacrifici, perché la loro fede e le loro parole non siano vane.





agosto 2016
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