Lutero:
un genio malvagio
di Alessandro Gnocchi
Pubblicato
sul sito Riscossa Cristiana
nella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro
Gnocchi
28 settembre 2016
Titolo, impaginazione e la seconda immagine, sono nostri
Ogni martedì Alessandro
Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno
partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it,
con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri
amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune
interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una
risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere
risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare
risposte a tutti.
mercoledì 28 settembre 2016
È pervenuta in redazione:
Gentile dottor Gnocchi,
si avvicina l’inizio delle celebrazioni per la riforma protestante a
cui parteciperà anche la Chiesa cattolica nella persona del Papa
fin dalle prime battute il 31 ottobre. Che cosa ne pensa?
Grazie per l’eventuale risposta
Daniele
Lombardi
Caro Lombardi,
non in mio nome.
Ecco che cosa penso di questa apostatica pagliacciata. Che Bergoglio
voli in Svezia a omaggiare signori e signore che abusano del vero
sacerdozio esercitandone uno finto, che sbeffeggiano la consacrazione
episcopale esibendone una da operetta, che offendono la Chiesa
cattolica ponendole a fianco qualcosa che Chiesa non è…
Insomma che il vescovo di Roma
accorra entusiasta a festeggiare lo scisma che ferì Roma fin
quasi a ucciderla, non sarà certo in mio nome e in nome della
mia fede.
Per quanto mi riguarda, su questo tema, sono così fuori moda da
ritenere ancora Lutero un genio
malvagio, tra i più nefasti della storia, che ha scavato
un’immensa cloaca spirituale nella quale ha inghiottito e perso buona
parte della cristianità.
Continuo a essere fermo a quel 15 giugno 1520 in cui papa Leone X condannava l’eresiarca
tedesco con la bolla Exurge Domine:
“Sorgi,
o Signore, e giudica la tua causa. Un cinghiale ha invaso la tua vigna.
Sorgete, voi santi e tutta la Chiesa universale, la cui interpretazione
è stata attaccata”. E poi, il Papa, quel Papa, dopo aver
elencato tutti i pestilenziali errori luterani, diceva “I libri di
Martin Lutero che contengono questi errori devono essere esaminati e
bruciati. E in quanto a Martino stesso, o buon Dio, quale dovere
dell’amore abbiamo tralasciato nel richiamarlo ai suoi errori?
Perciò noi ora gli concediamo sessanta giorni entro i quali
dovrà far atto di sottomissione”.
Ebbene, caro Lombardi, da quel 15 giugno 1520, i sessanta giorni sono
abbondantemente passati e non mi pare che qualcuno abbia fatto atto di
sottomissione. Se non, a parti inverse, la Chiesa cattolica. Dunque, mi
pare che non sia cambiato nulla e mi permetto, per quanto possa
sembrare pedante, di riportare tutti
gli errori di Lutero condannati nella bolla di Leone X.
Così capiamo di cosa si sta parlando.
Perché un conto è blaterare sulla costruzione di ponti
invece che dei muri e un altro è avere a cuore la salvezza della
vera fede. Dunque gli errori
sono i seguenti:
1. È
sentenza eretica, ma largamente seguita, che i sacramenti della Nuova
Alleanza danno la grazia giustificante a coloro che non vi pongono
ostacolo.
2.
Negare che il peccato
rimane nel bambino dopo il battesimo, significa disprezzare insieme
Cristo e Paolo.
3.
Il fomite del peccato,
anche se non c’è nessun peccato attuale, trattiene l’anima che
esce dal corpo dall’ingresso nel cielo.
4.
La
non perfetta carità di colui che sta per morire porta
necessariamente
con sé un grande timore, che di per sé è solo
sufficiente a ottenere la
pena del purgatorio, e impedisce l’ingresso nel regno.
5.
Che le parti della
confessione siano tre: contrizione, confessione e soddisfazione non
è fondato nella Sacra Scrittura, né negli antichi santi
dottori cristiani.
6.
La
contrizione che si ottiene con l’esame, la ricapitolazione e la
detestazione dei peccati, e con la quale si ripensa alla propria vita
nell’amarezza della propria anima [cf. Is
38,15], soppesando la gravità, la moltitudine, la turpitudine
dei
peccati, la perdita della beatitudine eterna e il conseguimento
dell’eterna dannazione, questa contrizione rende ipocrita, anzi
addirittura peccatore.
7.
Verissima e più
perfetta in tutto della dottrina fino a questo momento proposta sulla
contrizione è la massima: “Non farlo più è
la migliore penitenza; una nuova vita è l’ottima penitenza”.
8.
Non
presumere in alcun modo di confessare i peccati veniali, ma neppure
tutti i mortali, perché è impossibile che tu conosca
tutti i peccati
mortali. Per questo motivo
nella chiesa primitiva si confessavano soltanto quelli mortali
manifesti.
9.
Quando vogliamo
confessare tutto in modo completo non facciamo altro che questo: non
vogliamo lasciare nulla da perdonare alla misericordia di Dio.
10.
A
nessuno sono rimessi i peccati, se non crede che gli sono rimessi dal
sacerdote che assolve; anzi il peccato rimane, se non lo crede rimesso:
non sono sufficienti infatti la remissione del peccato e il dono della
grazia, ma bisogna anche credere che è stato rimesso.
11.
Non confidare in nessun modo
di essere assolto a motivo della tua contrizione, ma per la parola di
Cristo: “Tutto ciò che scioglierai” ecc. [Mt 16,19]. In questo confida, io dico: se
tu hai ottenuto l’assoluzione del sacerdote, e credi fermamente che tu
sei stato assolto, sarai stato assolto davvero, qualsiasi cosa sia in
quanto alla contrizione.
12.
Se, per assurdo, colui che si
confessa non fosse contrito, oppure il sacerdote assolvesse non sul
serio, ma per gioco, se tuttavia egli si crede assolto, è
assolto con assoluta certezza.
13.
Nel sacramento della
penitenza e nella remissione della colpa, il papa o il vescovo non
fanno nulla di più di un semplice sacerdote: anzi, dove non
c’è un
sacerdote, può fare ugualmente un semplice cristiano, anche se
fosse
una donna o un bambino.
14.
Nessuno deve rispondere al sacerdote di essere contrito e il
sacerdote non lo deve domandare.
15.
È
grande l’errore di coloro che si accostano al sacramento
dell’eucaristia fidandosi del fatto di essersi confessati, di non
essere consapevoli di nessun peccato mortale, di aver premesso
preghiere personali e preparatorie: tutti questi mangiano e bevono la
propria condanna. Ma se credono e confidano che qui essi
conseguiranno la grazia, questa fede sola li rende puri e degni.
16.
Risulta
come deciso, che la chiesa abbia stabilito in un concilio universale
che i laici debbono comunicarsi sotto le due specie: e i Boemi che si
comunicano sotto le due specie, non sono eretici, ma scismatici.
17.
I tesori della chiesa, da cui
il papa trae le indulgenze, non sono i meriti di Cristo e dei Santi.
18.
Le
indulgenze sono dei pii inganni dei fedeli, e dispense dalle opere
buone; e appartengono al numero delle cose che sono permesse, e non al
numero di quelle che sono utili. [cfr. I Cor 6,12; 10,23].
19.
Le
indulgenze, per coloro che veramente le acquistano, non hanno valore
per la remissione della pena dovuta alla giustizia divina per i peccati
attuali.
20.
Si ingannano coloro che
credono che le indulgenze sono salutari e utili per il bene dello
spirito.
21.
Le
indulgenze sono necessarie solo per le colpe pubbliche, e vengono
propriamente concesse solo ai duri di cuore e agli insensibili.
22.
Per
sei categorie di uomini le indulgenze non sono né necessarie
né utili:
e cioè per i morti o per quelli che stanno per morire, per i
malati,
per i legittimamente impediti, per coloro che non hanno commesso
peccati, per coloro che hanno commesso peccati, ma non pubblici, per
coloro che compiono cose migliori.
23.
Le scomuniche sono soltanto
pene esteriori, e non privano l’uomo delle comuni preghiere spirituali
della chiesa.
24.
Bisogna insegnare ai cristiani più ad amare la scomunica
che a temerla.
25.
Il
pontefice romano, successore di Pietro, non è il vicario di
Cristo
sopra tutte le chiese del mondo intero, dallo stesso Cristo costituito
nel beato Pietro.
26.
La parola di Cristo a Pietro:
“Tutto ciò che scioglierai sulla terra” ecc. [Mt 16,19] si estende soltanto alle cose legate dallo
stesso Pietro.
27.
È
certo che non è affatto in mano della chiesa o del papa lo
stabilire
gli articoli di fede, e anzi neppure le leggi morali o delle opere
buone.
28.
Se
il papa con una gran parte della chiesa pensasse in un modo o
nell’altro, e inoltre non sbagliasse, non è ancora peccato o
eresia
pensare il contrario, soprattutto in cose non necessarie per la
salvezza, finché da un concilio universale una cosa non è
stata
respinta e l’altra approvata.
29.
Ci
è stata aperta la via per svuotare l’autorità dei concili
e per
contraddire liberamente le cose da loro compiute, per giudicare i loro
decreti e per confessare con confidenza qualsiasi cosa sembri vero, sia
che sia stato approvato, sia che sia stato respinto da un qualsiasi
concilio.
30.
Alcuni
articoli di Jan Hus condannati nel concilio di Costanza sono
cristianissimi, verissimi ed evangelici, e neppure la chiesa universale
potrebbe condannarli.
31.
In ogni opera buona il giusto pecca.
32.
L’opera buona compiuta nel modo migliore, è peccato
veniale.
33.
È contro la
volontà dello Spirito che gli eretici siano bruciati.
34.
Combattere contro i Turchi
è opporsi a Dio, che visita le nostre iniquità per mezzo
loro.
35.
Nessuno è certo di non
peccare sempre mortalmente, a motivo del segretissimo vizio della
superbia.
36.
Dopo il peccato, il libero
arbitrio è una realtà in modo solo apparente; e quando
compie ciò che gli compete, pecca mortalmente.
37.
Il purgatorio non può
essere provato mediante la sacra Scrittura che si trova nel canone.
38.
Le
anime nel purgatorio non sono sicure della propria salvezza, almeno non
tutte; e non è provato da nessun argomento razionale né
dalle
Scritture, che esse si trovano al di fuori della condizione di meritare
o di accrescere la carità.
39.
Le anime del purgatorio peccano in modo continuo finché
cercano il riposo e hanno orrore delle pene.
40.
Le
anime liberate dal purgatorio per i suffragi di coloro che sono vivi
godono minore beatitudine che se avessero soddisfatto da se stesse.
41.
I prelati ecclesiastici e i
principi secolari non farebbero male, se eliminassero tutte le sacche
di mendicità. |
Oltre a questo, il nuovo dottore della neochiesa della Casa Comune, si
baloccava con sentenze di questa fatta:
“Quando la Messa
sarà stata rovesciata, io sono convinto che avremo rovesciato
con essa il papismo. (…). Io dichiaro che tutti i
postriboli, gli omicidi, i furti, gli assassini e gli adultèri
sono meno malvagi di quella abominazione che è la Messa dei papi!”.
“Questi idioti di asini cattolici non
conoscono che le tentazioni della carne. (…). In realtà, a queste tentazioni il
rimedio è facile: vi sono ancora donne e giovanette…”.
“Se la moglie trascura il suo dovere
(sessuale), l’autorità
temporale ve la deve costringere, oppure metterla a morte”.
“Papa, da vivo ero
la tua peste, da morto sarò la tua morte”.
“Io
non posso più pregare senza maledire!… Maledetto! Sia
dannato il nome del papista!… Maledetto! Che sia dannato e annientato
il papismo! Maledetto! che siano dannati i piani dei papisti!.. Ecco la
mia preghiera!”.
Caro Lombardi, prenderei sul serio
questa farsa dell’incontro tra apostati, apostatizzanti e aspiranti
apostati (distribuisca a suo gradimento i ruoli) solo se Bergoglio
considerasse seriamente gli argomenti di Lutero e ne traesse le debite
conclusioni.
Facciamo l’esempio della lettera di accompagnamento con cui il
distruttore dell’unità della Chiesa mandò a Leone X il
suo libello Della libertà del
cristiano.
In quelle pagine diceva tra l’altro:
“Ho
censurato con ardore il Seggio romano, detto anche Corte romana, del
quale tu stesso, né alcuno sopra la terra può riconoscere
altro se non che è peggiore e più scandaloso di quello
che furono Sodoma, Gomorra o Babilonia. E, per quanto io posso
giudicare, è impossibile portare consiglio o rimedio alla sua
malvagità. Perciò mi ha indignato il fatto che sotto il
tuo nome e sotto la maschera della Chiesa romana il povero popolo di
tutto il mondo venga ingannato e danneggiato; contro tali cose mi sono
opposto e intendo oppormi fino a che viva in me spirito cristiano.
(…) Tu sei un servo di tutti i servi
di Dio, e sei in una condizione più miserevole e pericolosa che
qualunque altro sopra la terra”.
Si tratta solo di un piccolo saggio, caro Lombardi, perché non
voglio tediare oltre. Ma se Bergoglio, da ammiratore di Lutero, lo
prendesse in parola e riconoscesse che tutto questo riguarda anche lui
personalmente e si facesse emerito per la vergogna, ci sarebbe da
togliersi il cappello. Ma vedrà che il vescovo venuto dalla fine
del mondo riconoscerà come perfetta e inappuntabile questa
descrizione della Chiesa cattolica e del papato, però solo fino
al giorno prima della sua elezione. Perché ora lui tiene fra le
sue braccia la neochiesa, che non ha nulla, ma proprio nulla, a che
fare con la Chiesa cattolica. E su questo, bisogna riconoscerlo, siamo
d’accordo.
Alessandro
Gnocchi
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