A proposito di cremazione

di Giovanni Servodio




Ed ecco esplodere il caso della cremazione dei defunti, in realtà un’esplosione da palloncino festaiolo, ma che serve al doppio scopo di vendere i giornali, da una parte, e dall’altra di fare propaganda a questa pratica che, nonostante tutte le chiacchiere “vaticane”, resta ancora una pratica di “nicchia”, tutto sommato rifiutata dalla stragrande maggioranza dei cattolici.

Ciò nonostante, il Vaticano ha sentito il dovere di intervenire come se si trattasse di una questione di urgente attualità; e come se si trattasse di un intervento atto a fornire le necessarie “istruzioni” ai fedeli.
In realtà, nessuno sentiva il bisogno di essere istruito circa l’uso, legittimo o no, della cremazione dei defunti. Infatti, già nel 1964 Paolo VI aveva “legittimato” tale uso, nell’ottica dell’“aggiornamento” voluto dal Vaticano II (Suprema Sacra Congregazione del S. Uffizio, Istruzione De cadaverum crematione AAS 56 [1964], pp. 822-823).
Tuttavia, sedente oggi sul Soglio il supermodernista Bergoglio, la nuova “istruzione” non sorprende, poiché si tratta della coerente attività di questo nuovo Papa che, come ha espressamente dichiarato, intende applicare fino in fondo – in tutti i sensi, soprattutto nel senso della profondità – la lettera e lo spirito del Vaticano II.

Quindi, secondo il Vaticano moderno, la cremazione sarebbe ben legittima per i cattolici, cosa che per molti versi è semplicemente insostenibile. Ma non è su questo aspetto che ci soffermeremo: già il bravo L. P. ha scritto in proposito ed è al suo intervento che rimandiamo (Parce combusto – La nuova “prassi” bergogliana della sepoltura).

In questa sede ci è sembrato opportuno presentare alcuni elementi salienti della pratica della cremazione, come è stata concepita e come viene ancora praticata in Oriente e in Occidente. Lo faremo brevemente, quanto basta per cogliere il senso profondamente anticristiano della cremazione, non solo in relazione al trattamento del corpo del defunto, ma soprattutto in relazione al destino dell’anima.




La cremazione come azione purificatoria


I popoli pagani praticavano la cremazione soprattutto per il suo valore “catartico”, purificatorio. Significativo a riguardo è il mito della Fenice, che risorgeva dopo l’arsione.
Basterebbe solo questo a rendere ridicola la moderna pretesa “vaticana” di “legittimare” l’incenerimento dei defunti.
Già nel 1983, a seguito dell’“istruzione” del 1964, il nuovo Codice di Diritto Canonico (can. 1184, § 1 – 2), stabiliva che “devono essere privati delle esequie ecclesiastiche:
… 2) coloro che scelsero la cremazione del proprio corpo per ragioni contrarie alla fede cristiana”.
Il che significa che un cattolico potrebbe scegliere la cremazione senza minimamente deflettere dalla fede cristiana. Il che è falso. Semplicemente perché non si può mantenere la fede e contemporaneamente rinnegarla scegliendo la cremazione.

La fede cristiana professa il giudizio particolare al momento della morte del corpo, col quale l’anima del defunto viene soppesata e destinata o alla punizione o alla purificazione o alla ricompensa celeste.
Scegliere la cremazione significa anticipare proditoriamente il giudizio particolare spettante a Dio, arrogandosi una sorta di decisione personale per la purificazione del corpo: cosa di per sé assurda, perché la purificazione è propria dell’anima e si compie, per esclusiva volontà di  Dio, in Purgatorio.
Ammettere la cremazione, significa quindi: sia negare il Purgatorio, sia ritenere che l’uomo, da sé, possa provvedere alla “purificazione” della propria anima. Da cui deriva la contemporanea negazione dell’Inferno e la pretesa di poter raggiungere direttamente il Paradiso.

Si vede benissimo che, da questo punto di vista, si realizzerebbe la pretesa scaturita dal Vaticano II dell’Inferno vuoto e della salvezza universale per tutti. Aspetto, quest’ultimo, più volte ribadito dal nuovo Papa sulla base della sua deviata e deviante concezione della Misericordia di Dio.
Affermare quindi che si possa scegliere la cremazione tenendo ferma la fede cristiana è un’impossibilità, almeno per una mente normale.




La cremazione come azione liberatoria

Un altro elemento legato alla cremazione è quello della distruzione del corpo visto come elemento impeditivo ai fini della “liberazione”. Si tratta di una concezione che è ad un tempo gnostica e panteistica.

Dal punto di vista gnostico si ritiene che il corpo sia una “prigione” in cui sarebbe imprigionato lo spirito e di cui bisogna liberarsi per permettere allo spirito stesso di ricongiungersi a Dio. Tale concezione fa del corpo un accidenti negativo, negando la stessa creazione divina, che verrebbe soppiantata da una sorta di intervento demiurgico opposto alla volontà di Dio.
A suo modo si tratta di una concezione simile a quella pagana orientale che considera il corpo un peso legato alla espiazione dei difetti della manifestazione terrena, che si compirà via via con successive reincarnazioni, fino al conseguimento della “liberazione”. Far consumare il corpo dal fuoco equivale a risolvere, in parte, gli impedimenti che permetterebbero allo spirito di rendersi sempre più libero e di raggiungere il suo destino ultimo di identificazione con l’anima mundi, con l’assoluto divino.
Tale concezione, quindi, esclude a priori la resurrezione dei corpi.

Dal punto di vista panteistico si ritiene che il corpo sia a suo modo una modalità “pesante” dell’essere spirituale particolare che coincide con l’essere universale totale che è l’esistenza stessa. Tale concezione non riconosce la differenza fra Creatore e creatura e ritiene che la creatura sia una parte del tutto, da ricondurre all’unità originaria dell’indistinto essere universale.

Nell’un caso e nell’altro non v’è possibilità di mantenere la fede cristiana; e anche se un cristiano ritenesse in buona fede di rimanere tale scegliendo l’arsione del proprio corpo, realizzerebbe inconsciamente e semplicemente un’impossibilità, e non potrebbe essere scusato per la sua ignoranza, dal momento che la Chiesa ha sempre insegnato la retta dottrina. Né tampoco si potrebbe sostenere, oggi, che il nuovo insegnamento del moderno Vaticano risolva la questione, perché nessuna autorità – vera – sedente a Roma – ha la facoltà di rendere possibile un’impossibilità.
Vero è che a Dio tutto è possibile, ma è parimenti vero che Dio ha dato all’autorità ecclesiastica il potere di ribadire il Suo comandamento e non quello di modificarlo o addirittura di capovolgerlo. A questo si aggiunga che l’onnipotenza di Dio dispone i Suoi comandi non in funzione di Dio stesso, ma in funzione degli uomini perché si tengano legati a Lui e a Lui si riconducano. Ogni deviazione da tali comandi comporta sia il distacco da Dio, sia l’impossibilità di ricondursi a Lui.

Nulla osta che il moderno Vaticano “istruisca” in modo diverso dai comandi di Dio – la Sua onnipotenza permette anche questo per i suoi fini imperscrutabili -, ma questo non significa che tali “istruzioni”, per il fatto stesso di essere emanate dal Vaticano, smettano di essere contrarie ai comandi di Dio. Il fedele cattolico deve e può attenersi in primis ai comandi di Dio e poi alle istruzioni vaticane non contrarie ai primi.




La cremazione come conseguenza dell’uomo che si fa dio da se stesso


Un altro elemento legato alla cremazione è la volontà dell’uomo di poter disporre del proprio corpo, come se fosse esclusivamente suo.

Tolta l’ovvia considerazione che l’uomo non può disporre del proprio corpo – in alcun senso – dal momento che non è lui che se l’è dato, al pari della sua stessa esistenza - è per questo infatti che la sana dottrina vieta ogni forma di “suicidio”. Tolta questa considerazione, resta la pretesa antica e moderna dell’uomo che potrebbe indiarsi, cioè rendersi Dio da se stesso, con le sue forze e già in questo mondo.

Si tratta della pretesa “esoterica” e massonica di effettuare una sorta di morte e resurrezione sulla base di determinati rituali o determinate pratiche che agirebbero in maniera definitiva solo sulla base della sollecitazione umana intesa come raccoglimento e distacco dal mondo. Tale pretesa si basa sul presupposto che l’uomo possa giungere a prendere coscienza e padronanza del suo spirito, tale da dominare interamente il proprio corpo, fino al punto che, raggiunto il vertice supremo della identificazione col divino, potrebbe liberarsi del proprio corpo in qualunque momento.
Come si vede, questa concezione contiene in sé elementi che abbiamo già considerato prima.

L’arsione del corpo, allora, acquisisce il valore di totale liberazione da esso, con la dispersione dei resti nella natura.
Non c’è bisogno di far notare che tale concezione è del tutto contraria all’insegnamento divino, ma è necessario sottolineare che essa contiene elementi parecchio equivoci, che potrebbero indurre un cristiano non provveduto a confondere, per esempio, la dispersione dei resti del corpo nella natura col monito di Dio del “Perché sei polvere e in polvere ritornerai” (Gn. 3, 19); oppure confondere il supposto raggiungimento della condizione divina con la santità.
Questo permette di capire come sia possibile che un cristiano possa ritenere di rimanere tale pur scegliendo la cremazione, cosa avallata erroneamente dalle “istruzioni” vaticane del 1964 e di oggi.

In realtà, come abbiamo detto prima, scegliere di cremare il proprio corpo è di per sé un’azione che recide ogni legame col comando divino e con Dio stesso.





La cremazione come azione dell’autonomia umana che non ha bisogno della religione e di Dio

Oggi più di ieri, l’uomo moderno ha maturato una certa convinzione di onnipotenza che lo porta a prevedere, sia pure in un lontano futuro, la possibilità di poter allontanare da sé la morte; del pari egli ha finito col formarsi l’idea che può giungere a fare a meno della gestazione materna e a produrre nuovi esseri umani in laboratorio, così da illudersi di poter fare a meno di Dio.
E’ ovvio che si tratta di un’impossibilità, dato che in ogni caso è sempre Dio che insuffla l’anima in ogni tipo di essere perché sia “vivente”, ma questo è un elemento che l’uomo moderno non tiene in conto di fronte alla capacità della scienza di illudere che tutto sia possibile.
In questa ottica nascono sempre maggiori aberrazioni: dall’utero artificiale alla clonazione; dal cambio di sesso alla teoria del genere; dall’impianto di organi ancora vivi – prelevati da esseri ancora vivi -  al congelamento di esseri viventi in vista del loro risveglio successivo a richiesta preventiva dell’interessato; dalla eliminazione fisica dei sofferenti – detta “dolce morte” o eutanasia – alla selezione artificiale dei nascituri tramite la manipolazione genetica; ecc. ecc.

Tali fattori, che inducono a ritenere possibile il raggiungimento di una sorta di benessere universale terreno, portano tutti alla conclusione che la religione e Dio sarebbero delle invenzioni artificiali di un mondo “arretrato”, oggi non più necessarie per dare consolazione all’uomo che vive in mezzo alle ineludibili ma rimediabili vicissitudini terrene. 

Come si può scegliere di morire con la “dolce morte”, così si può scegliere di ridurre il corpo del defunto in cenere, tanto più che l’idea della putrefazione, in un mondo siffatto, ripugna all’uomo moderno che si è inventato una sorta di immaginario paradiso artificiale.
E tutte queste aberrazioni sono coltivate da tante persone che si dicono cristiane e che magari frequentano le chiese, sostenute peraltro dai continui pronunciamenti “aggiornati” di quello che un tempo era il magistero della Chiesa.

L’istruzione di cui ci stiamo occupando, infatti, non esita a premettere che “Nel frattempo la prassi della cremazione si è notevolmente diffusa in non poche Nazioni”, come dire che è inevitabile che la Chiesa si adegui alla nuova realtà. Poco importa che si tratti di una realtà deviata e da condannare, ciò che importa è che la Chiesa si mantenga al passo con i tempi, come se fosse stata voluta da Nostro Signore, non per indirizzare il mondo, ma per soggiacere al mondo.
Ciò detto, la precisazione del 1964 e quella attuale: «a condizione che tale scelta non sia voluta “come negazione dei dogmi cristiani, o con animo settario, o per odio contro la religione cattolica e la Chiesa”» sono un puro nonsenso che diventa offesa all’intelligenza, poiché è evidente a tutti che i sostenitori della cremazione sono anche credenti praticanti che recitano il Credo a Messa, ma che non ritengono la cremazione contraria ai dogmi ecc.
Come potrebbero, peraltro, quando da cinquant’anni la Chiesa insegna tante cose contrarie ai dogmi ritenendole coerenti con essi.
Chi sono i credenti moderni per giudicare della deviazione del moderno magistero?

Per concludere, diciamo solo che se la cremazione non è “di per sé contraria alla religione cristiana”, come dicono le “istruzioni” della neo-chiesa moderna, essa è certo un prodotto di una concezione non cristiana, e come tale estranea alla religione cristiana, e poco importa che non la combatta, basta solo che la neghi.

E il Vaticano moderno, che si industria - Dopo avere opportunamente sentito la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e numerose Conferenze Episcopali e Sinodi dei Vescovi delle Chiese Orientali – per “istruire” i fedeli in conformità col mondo, si accoda, di fatto, a questa negazione della religione cristiana, pur impedendosi di combatterla.

Ogni fedele cattolico è tenuto a seguire le “istruzioni” del magistero solo a condizione che esse non siano in contrasto col comando divino; nel caso lo fossero, come in questo, il fedele ha il dovere di rifiutare in principio tali “istruzioni” ritenendole in pratica come inesistenti.









ottobre 2016
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI