Piccola
enciclopedia della commemorazione dell’eretico Lutero
Pubblicata a spizzichi e bocconi
IV
2.11.16 – ore 8,00
Trafiletto di L. P.:
Con commozione, Bergoglio afferma che luterani e cattolici sono “ profondamente grati per i doni spirituali
e teologici ricevuti attraverso la Riforma, un dono per l’unità
dei cristiani”.
Da ciò consegue che la vera Chiesa è quella luterana che,
quale ottavo dono dello Spirito Santo, gode dell’assistenza della
Santissima Trinità onde, se fila il sillogismo, noi tutti,
cattolici, dovremmo aderire a quella chiesa per poterci sentire nella
Chiesa di Cristo.
Ma, beatissimo Papa Bergoglio, noi avremmo delle serie
difficoltà a fare il salto del fossato perché dovremmo
ritenere:
1) illegittima la scomunica comminata
da Leone X con la bolla “ Decet
Romanum Pontificem” del 3 gennaio 1521 -
2) inutile la cosiddetta “Riforma
cattolica” attuata dal Concilio di Trento – quella che i nemici
definiscono “Controriforma” –
3) casuale se non superflua o
mitologica, come afferma la Scuola di Tubinga, la fioritura di
santità che costella luminosa la storia della Chiesa (martiri,
confessori, vergini, missionari. . .) –
4) esclusivi dello scisma luterano i
frutti spirituali -
5) castello di carta tutto l’impianto
teologico – N. T., Tradizione, Santi Padri, Dottori – e, quindi,
logicamente da rottamare:
a) la presenza reale di Cristo
nell’Eucaristìa -
b) le opere di bene che necessariamente si affiancano alla fede -
c) il culto di iperdulìa reso alla Vergine Marìa -
d) il carattere sacrificale della Santa Messa –
e) i sacramenti quale via e pratica di salvezza -
f) il primato di Pietro e l’infallibilità ex cathedra -
g) l’efficacia dell’indulgenza -
h) il culto dei santi -
i) il magistero principe della Chiesa nell’interpretazione biblica –
l) il sacerdozio maschile –
m) il celibato del clero –
n) il libero arbitrio.
Per contro dovremmo, rispettivamente, credere:
l’Eucaristìa come simbolo
del Corpo di Cristo;
la “sola fides” come mezzo di salvezza;
il culto della vergine quale “cancro del cattolicesimo”, siccome
afferma Karl Barth;
la Messa quale semplice memoria della Cena pasquale;
inutili i sacramenti;
il Papa un abusivo capo di una chiesa;
inutili le indulgenze;
inutile e idolatrico il culto dei santi;
erroneo il Magistero cattolico;
valida l’interpretazione personale della Sacra Scrittura;
liberi il sacerdozio e le dignità episcopale femminile,
ed, infine,
legittimo il matrimonio omosessuale celebrato in chiesa.
Santità, vuole sapere come la pensiamo? Glielo diciamo con la
coraggiosa, luminosa e chiara risposta data al massone Napoleone
Bonaparte da Pio VII: NON POSSUMUS,
NON VOLUMUS, NON DEBEMUS – non
possiamo, non vogliamo, non dobbiamo.
Sacrosanto Concilio Tridentino
Sessione VI - 13
gennaio 1547
Cànoni sulla
Dottrina della Giustificazione
1 - Se qualcuno
afferma che l’uomo può essere giustificato davanti a Dio dalle
sue opere, compiute con le sole forze umane, o con il solo insegnamento
della legge, senza la grazia divina meritata da Gesú Cristo: sia anàtema.
2 - Se qualcuno
afferma che la grazia divina meritata da Gesú Cristo viene data
solo perché l’uomo possa piú facilmente vivere
giustamente e meritare la vita eterna, come se col libero arbitrio,
senza la grazia, egli possa realizzare l’una e l’altra cosa,
benché faticosamente e con difficoltà: sia anàtema.
3 - Se qualcuno
afferma che l’uomo, senza previa ispirazione ed aiuto dello Spirito
Santo, può credere, sperare ed amare o pentirsi come si
conviene, perché gli venga conferita la grazia della
giustificazione: sia anàtema.
4 - Se qualcuno
dice che il libero arbitrio dell’uomo, mosso ed eccitato da Dio, non
coopera in nessun modo esprimendo il proprio assenso a Dio, che lo
muove e lo prepara ad ottenere la grazia della giustificazione; e che
egli non può dissentire, se lo vuole, ma come cosa senz’anima
non opera in nessun modo e si comporta del tutto passivamente: sia anàtema.
5 - Se qualcuno
afferma che il libero arbitrio dell’uomo dopo il peccato di Adamo
è perduto ed estinto; o che esso è cosa di sola apparenza
anzi nome senza contenuto e finalmente inganno introdotto nella chiesa
da Satana: sia anàtema.
6 - Se qualcuno
afferma che non è potere dell’uomo rendere cattive le sue vie,
ma che è Dio che opera il male come il bene, non solo
permettendoli, ma anche volendoli in sé e per sé, di modo
che possano considerarsi opera sua propria il tradimento di Giuda non
meno che la chiamata di Paolo: sia
anàtema.
7 - Se qualcuno
dice che tutte le opere fatte prima della giustificazione, in qualunque
modo siano compiute, sono veramente peccati che meritano l’odio di Dio,
e che quanto piú uno si sforza di disporsi alla grazia tanto
piú gravemente pecca: sia
anàtema.
8 - Se qualcuno
afferma che il timore dell’inferno, per il quale, dolendoci dei
peccati, ci rifugiamo nella misericordia di Dio o ci asteniamo dal
male, è peccato e rende peggiori i peccatori: sia anàtema.
9 - Se qualcuno
afferma che l’empio è giustificato dalla sola fede, cosí
da intendere che non si richieda nient’altro con cui cooperare al
conseguimento della grazia della giustificazione e che in nessun modo
è necessario che egli si prepari e si disponga con un atto della
sua volontà: sia anàtema.
10 - Se qualcuno
dice che gli uomini sono giustificati senza la giustizia del Cristo
mediante la quale egli ha meritato per noi, o che essi sono formalmente
giusti proprio per essa: sia
anàtema.
11 - Se qualcuno
afferma che gli uomini sono giustificati o per la sola imputazione
della giustizia del Cristo, o con la sola remissione dei peccati, senza
la grazia e la carità che è diffusa nei loro cuori
mediante lo Spirito Santo e inerisce ad essi; o anche che la grazia,
con cui siamo giustificati, è solo favore di Dio: sia anàtema.
12 - Se qualcuno
afferma che la fede giustificante non è altro che la fiducia
nella divina misericordia, che rimette i peccati a motivo del Cristo, o
che questa fiducia sola giustifica: sia
anàtema.
13 - Chi afferma
che per conseguire la remissione dei peccati è necessario che
ogni uomo creda con certezza e senza alcuna esitazione della propria
infermità e indisposizione, che i peccati gli sono rimessi: sia anàtema.
14 - Se qualcuno
afferma che l’uomo è assolto dai peccati e giustificato per il
fatto che egli crede con certezza di essere assolto e giustificato, o
che nessuno è realmente giustificato, se non colui che crede di
essere giustificato, e che l’assoluzione e la giustificazione venga
operata per questa sola fede: sia
anàtema.
15 - Se qualcuno
afferma che l’uomo rinato e giustificato è tenuto per fede a
credere di essere certamente nel numero dei predestinati: sia anàtema.
16 - Se qualcuno
dice, con infallibile ed assoluta certezza, che egli avrà
certamente il grande dono della perseveranza finale - a meno che sia
venuto a conoscere ciò per una rivelazione speciale -: sia anàtema.
17 Se qualcuno
afferma che la grazia della giustificazione viene concessa solo ai
predestinati alla vita, e che tutti gli altri sono bensí
chiamati, ma non ricevono la grazia, in quanto predestinati al male per
divino volere: sia anàtema.
18 - Se qualcuno
dice che anche per l’uomo giustificato e costituito in grazia i
comandamenti di Dio sono impossibili a osservarsi: sia anàtema.
19 - Chi afferma
che nel Vangelo non si comanda altro, fuorché la fede, che le
altre cose sono indifferenti, né comandate, né proibite,
ma libere; o che i dieci comandamenti non hanno nulla a che vedere coi
cristiani: sia anàtema.
20 - Se qualcuno
afferma che l’uomo giustificato e perfetto quanto si voglia non
è tenuto ad osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa, ma
solo a credere, come se il Vangelo non fosse altro che una semplice e
assoluta promessa della vita eterna, non condizionata all’osservanza
dei comandamenti: sia anàtema.
21 - Se qualcuno
afferma che Gesú Cristo è stato dato agli uomini da Dio
come redentore, in cui confidare e non anche come legislatore, cui
obbedire: sia anàtema.
22 - Se qualcuno
afferma che l’uomo giustificato può perseverare nella giustizia
ricevuta senza uno speciale aiuto di Dio, o non lo può nemmeno
con esso: sia anàtema.
23 - Se qualcuno
afferma che l’uomo, una volta giustificato, non può piú
peccare, né perdere la grazia, e che quindi chi cade e pecca, in
realtà non mai è stato giustificato; o, al contrario, che
si può per tutta la vita evitare ogni peccato, anche veniale,
senza uno speciale privilegio di Dio, come la Chiesa ritiene delle
beata Vergine: sia anàtema.
24 - Se qualcuno
afferma che la giustizia ricevuta non viene conservata ed anche
aumentata dinanzi a Dio con le opere buone, ma che queste sono solo
frutto e segno della giustificazione conseguita, e non anche causa del
suo aumento: sia anàtema.
25 - Se qualcuno
afferma che in ogni opera buona il giusto pecca almeno venialmente, o
(cosa ancor piú intollerabile) mortalmente, e quindi merita le
pene eterne, e che non viene condannato solo perché Dio non gli
imputa a dannazione quelle opere: sia
anàtema.
26 - Se qualcuno
afferma che i giusti non devono aspettare e sperare da Dio - per la sua
misericordia e per tutti meriti di Gesú Cristo - l’eterna
ricompensa in premio delle buone opere che essi hanno compiuto in Dio,
qualora, agendo bene ed osservando i divini comandamenti, abbiano
perseverato fino alla fine: sia
anàtema.
27 - Se qualcuno
afferma che non vi è peccato mortale, se non quello della
mancanza di fede, o che la grazia, una volta ricevuta, non può
essere perduta con nessun altro peccato, per quanto grave ed enorme,
salvo quello della mancanza di fede: sia
anàtema.
28 - Se qualcuno
afferma che, perduta la grazia col peccato, si perde sempre insieme
anche la fede, o che la fede che rimane non è vera fede, in
quanto non è viva, o che colui che ha la fede senza la
carità, non è cristiano: sia
anàtema.
29 - Se qualcuno
afferma che chi dopo il battesimo è caduto nel peccato non
può risorgere con la grazia di Dio; o che può recuperare
la grazia perduta, ma per la sola fede, senza il sacramento della
penitenza, come la santa Chiesa romana e universale, istruita da Cristo
Signore e dai suoi Apostoli, ha finora creduto, osservato e insegnato: sia anàtema.
30 - Se qualcuno
afferma che dopo aver ricevuto la grazia della giustificazione, a
qualsiasi peccatore pentito viene rimessa la colpa e cancellato il
debito della pena eterna in modo tale che non gli rimanga alcun debito
di pena temporale da scontare sia in questo mondo sia nel futuro in
purgatorio, prima che possa essergli aperto l’ingresso al regno dei
cieli: sia anàtema.
31 - Se qualcuno
afferma che colui che è giustificato pecca, quando opera bene in
vista della eterna ricompensa: sia
anàtema.
32 - Se qualcuno
afferma che le opere buone dell’uomo giustificato sono doni di Dio,
cosí da non essere anche meriti di colui che è
giustificato, o che questi con le buone opere da lui compiute per la
grazia di Dio e i meriti di Gesú Cristo (di cui è membro
vivo), non merita realmente un aumento di grazia, la vita eterna e il
conseguimento della stessa vita eterna (posto che muoia in grazia) ed
anche l’aumento della gloria: sia
anàtema.
33 - Se qualcuno
afferma che con questa dottrina cattolica della giustificazione,
espressa dal santo sinodo col presente decreto, si riduce in qualche
modo la gloria di Dio o i meriti di Gesú Cristo nostro Signore,
e non piuttosto si manifesta la verità della nostra fede e
infine la gloria di Dio e di Gesú Cristo: sia anàtema.
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novembre 2016
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