I falsi profeti
che sfruttano la paura e la disperazione

di Belvecchio




Perché questo titolo? Perché mai frase fu più appropriata: come accade tante volte, è lo stesso ladro che rivela la sua identità con un gesto, una parola, un indizio. E’ questo il caso di questa frase, pronunciata da papa Bergoglio il 5 novembre scorso, nell’aula Paolo VI,  nel contesto di quella specie di comizio che si è compiaciuto di declamare ai partecipanti al III Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari, da lui caldamente voluto.

In questo discorso che ci rifiutiamo di esaminare e a cui facciamo solo cenno, papa Bergoglio, inavvertitamente, parla di se stesso, pur dando l’impressione che si riferisca ad altri: “i falsi profeti che sfruttano la paura e la disperazione”. Esatto: egli è un falso profeta che sfrutta la paura e la disperazione per farsi bello, per farsi applaudire dalla folla e dai giornali, per ergersi a capo-popolo, a profeta ammirevole dei poveri, a esempio di castigamatti.
Una farsa. Basta leggere questo discorso ampolloso, retorico, pieno di luoghi comuni, per rendersi conto che si tratta proprio dello sfruttamento delle disgrazie altrui.
Un discorso dove non parla di Dio, ma Lo prende più volte come scusa, e dove invece parla di utopica rivoluzione mondiale contro il “terrorismo” del “sistema”, per il perseguimento di un mondo illusorio di pace, di benessere e di “vera democrazia”.
Difficilmente il più incallito dei demagoghi dell’estrema sinistra politica avrebbe potuto far meglio.



Un discorso in cui c’è di tutto, compresa l’incitazione alla rivolta; buono per tutti, compresi gli approfittatori; senza alcun costrutto, né nelle premesse né nelle conclusioni. Un discorso di mera demagogia, che scalda certi cuori e suscita battimani, ma senza alcun elemento di realtà vera, se non la retorica e la verbosità di un agitatore da strada. Eppure è un papa!

Ed ecco che scatta l’allarme: sembra proprio che Bergoglio sia stato voluto a quel posto da quei poteri mondialisti a cui serve un valido demagogo che sappia catalizzare l’attenzione delle persone che essi vogliono manipolare, al fine di creare una falsa contestazione che è funzionale al “sistema”. Sembrerà fantapolitica, ma è la più logica spiegazione per l’attività di questo personaggio che sta facendo di tutto per distruggere il Papato, la Chiesa e la Fede… fine questo che rientra anch’esso negli obiettivi di quegli stessi poteri che stanno preparando il Nuovo Ordine Mondiale e, col l’ausilio di Bergoglio, l’avvento dell’Anticristo.

Abbiamo voluto segnalare questo discorso perché ci si renda conto della pochezza di questo personaggio inquietante e nel contempo della sua sperimentata capacità di ingannare con belle parole senza dirne una in nome di Dio.



Lasciamo il commento pratico e specifico a dei sudamericani che conoscono meglio di noi la problematica dei “movimenti popolari” e noi ci limitiamo a riportare due frasi emblematiche di Jorge Mario Bergoglio:
«Anche la Chiesa può e deve, senza pretendere di avere il monopolio della verità, pronunciarsi e agire specialmente davanti a “situazioni in cui si toccano le piaghe e le sofferenze drammatiche, e nelle quali sono coinvolti i valori, l’etica, le scienze sociali e la fede”» [rigorosamente ultima!]

«Vi chiedo per favore di pregare per me, e quelli che non possono pregare, lo sapete, pensatemi bene e mandatemi una buona onda. Grazie.»




Francesco, i “movimenti popolari” e l’assegno in bianco


Destaque Internacional, Domenica 6 novembre 2016

Sabato 5 novembre nell’Auditorium Paolo VI, in Vaticano, Papa Francesco, con un discorso elogiativo rivolto agli agitatori sociali provenienti da più di 60 paesi dei cinque continenti, ha concluso il III Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari.

Francesco ha esaltato, denominandoli “poeti sociali” e perfino “imitatori di i Gesù”, dei noti agitatori cattocomunisti, come il brasiliano João Pedro Stédile, del “movimiento sin tierra” [movimento dei senza terra], promotore della violenza nelle campagne brasiliane, e l’argentino Juan Grabois, del “movimiento de trabajadores excluidos” [movimento dei lavoratori esclusi], istigatore alla violenza nelle periferie di Buenos Aires.

Poi ha consegnato loro un assegno in bianco per promuovere la rivoluzione sociale: “il vostro grido che faccio mio”, ha detto testualmente.

Francesco, dopo aver sussurrato un discreto distinguo – “potremmo non essere d’accordo su tutto” - ha suggerito di mettere da parte le “belle frasi” e i “nominalismi dichiarazionisti”, per volgersi alla contestazione degli attuali sistemi socio-economici, che il pontefice ha definito “terroristi”. Poi ha esortato i detti “movimenti popolari” a non accettare e a non lasciarsi “imbrigliare” da “protesi cosmetiche” o “piani assistenziali”, a non lasciarsi “abbattere tutti come bestiame” e rifiutare la “tentazione della casella che vi riduce ad attori secondari”.

In una maniera difficile da comprendere, Papa Francesco ribadisce il cammino di sinistra del suo pontificato, in un momento in cui le sinistre latinoamericane stanno subendo sconfitte meritate. Francesco sembra assumere un ruolo di capo rivoluzionario, nel tentativo di rivitalizzare le sinistre latino-americane che stanno piombando in un discredito sempre maggiore. In realtà, non si capisce dove Francisco si propone di andare con questa insistenza nel suo sostegno alle sinistre, che compromette seriamente il prestigio del suo pontificato e provoca delusione in tantissime persone. Al tempo stesso, Francesco sembra dimenticare il dramma del popolo cubano, schiavizzato da 50 anni di dittatura comunista.




Da parte nostra, aggiungiamo anche alcune delle cose illuminanti dette da José ‘Pepe’ Mujica
, ex presidente dell’Uruguay, grande amico di Francesco, che è intervenuto in questo strabiliante “Incontro Mondiale” il pomeriggio del 4 novembre, al Collegio Mater Ecclesiae.
Riprendiamo dal servizio dell’Agenzia Zenit del 5 novembre.

Dopo l’apertura, il 2 novembre scorso, che ha visto gli interventi del cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, e di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, ieri pomeriggio è stata la volta di José ‘Pepe’ Mujica, ex presidente dell’Uruguay.
Nel suo intervento – riporta il Sir – Mujica, ateo dichiarato, ha elogiato l’insegnamento di Papa Francesco in particolare su due punti che dice di condividere: la cultura dello scarto e il dio-denaro. “Ha una importanza fondamentale che lo dica il Papa, perché la sua voce ha una dimensione intercontinentale”, ha detto. “Il Papa sta utilizzando la millenaria esperienza della Dottrina sociale della Chiesa per portare avanti queste istanze, e le sue dichiarazioni raggiungono tutti, credenti e non.”
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‘Pepe’ Mujica ha fatto notare anche che “La nostra democrazia rappresentativa è malata perché sta seguendo gli stessi valori della società di mercato e la religione contemporanea è diventata il denaro”.
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Guardando sempre al panorama internazionale, Mujica ha definito “superbo” l’atteggiamento del Papa sulla mediazione del Vaticano nella crisi politica ed umanitaria in Venezuela.
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In ogni caso, “non si può vivere oppressi dal mercato che ci obbliga a comprare, comprare.
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la vita non è fatta solo per lavorare ma ha bisogno di tempo libero per l’esercizio della libertà. La libertà di avere tempo per fare le cose che ci piacciono: stare con i figli, con gli amici, andare a pescare….”.



Bolivia, saluto a Evo Morales, 9 luglio 2015





novembre 2016
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