Il modernismo e la Patristica
secondo il cardinale Billot
 
di Padre João Batista de A. Prado Ferraz Costa


Pubblicato sul sito della parrocchia dell'Autore:
Cappella Santa Maria delle Vittorie, Anápolis, Brasile
dove si celebra secondo il Rito tradizionale

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I modernisti, in particolare i neo-modernisti condannati da Pio XII nel 1950 nell’enciclica Humani generis (che tuttavia riusciranno a dominare nel Vaticano II), amavano dire che le loro novità teologiche si ispiravano agli insegnamenti dei Padri della Chiesa, quei grandi scrittori dei primi secoli dell’era cristiana (in genere vescovi) che si sono distinti per la difesa della dottrina della Chiesa contro gli attacchi dei pagani e gli eretici, anche in modo semplice, senza grande precisione teologica, senza il rigore di definizioni chiare e di concetti precisi, cosa che sarà poi uno dei più importanti attributi del periodo d’oro della scolastica.

Danielou, uno dei maggiori esponenti del neo-modernismo, diceva che la Chiesa ha dovuto abbandonare scolastica perché “la vecchia teologia, con la sua metafisica razionale e le sue categorie astratte, è fuori della vita e reale. Dobbiamo rinnovarla, armonizzarla con le aspirazioni della coscienza moderna, che richiede più psicologia che metafisica, più storia che teorie, ecc” [1].

Come si sa, Daniélou, insieme a De Lubac, fondò in Francia un “movimento di ritorno alle fonti cristiane”, al fine di rinnovare la teologia a partire dalla “riscoperta del tesoro della patristica”.

Qui non si tratta di giudicare le intenzioni di questi eruditi studiosi; anche se non si può evitare di osservare che disobbedivano agli insegnamenti del magistero della Chiesa che avevano più volte presentato San Tommaso d’Aquino come guida sicura negli studi filosofici e teologici.

Quello che si può affermare in tutta certezza è che i neo-modernisti si sono completamente sbagliati col loro metodo di lettura e di investigazione dei testi patristici. Essi sono partiti dal presupposto dell’evoluzionismo e hanno sostenuto che i più antichi Padri e scrittori ecclesiastici avevano una dottrina teologica completamente diversa che quella che dopo il Concilio di Nicea si è affermata come dottrina cattolica.

L’opera del cardinale Billot S. J.: De immutabilitate traditionis contra modernam haeresim evolutionismi (Roma, 1929) [2], che ho tradotto con fatica e piacere, mostra con solare chiarezza gli errori dei modernisti nella lettura dei santi Padri.
Confutando i modernisti che dicono che ci sono contraddizioni tra le testimonianze dei Padri su vari punti della dottrina cristiana, che si sarebbero evoluti nel tempo passando da una “verità” ad un’altra “verità” diversa, il cardinale Billot spiega che la dottrina della tradizione, nonostante sia sempre la medesima, non sempre viene esaminata allo stesso modo, ma col passare del tempo, soprattutto in occasione della comparsa di eresie, riceve maggiore evidenza, luce e precisione. Egli dice che si distinguono tre diversi stadi relativi ad ogni dogma: lo stadio della fede semplice, lo stadio della perfetta spiegazione e lo stadio intermedio; quando si passa dallo stadio della fede semplice allo stadio della speculazione teologica, a causa delle molteplici difficoltà delle origini, si hanno esposizioni meno esatte e modi di esprimersi a volte ambigui; così che tali esposizioni del dogma, quantunque non completamente compatibili con il senso ortodosso, tuttavia vi sono vicine se si tiene conto dei princípi di esegesi patristica [3].

In ogni caso, la cosa più interessante nelle spiegazioni del grande cardinale gesuita è che egli mostra la necessità dell’aiuto della scolastica, cioè di San Tommaso d’Aquino, per capire bene la patristica. Il cardinale Billot cita un opuscolo di S. Tommaso Contra errores Graecorum, nel quale il dottore angelico dà la chiave di lettura dei Padri più antichi: ad esempio, i santi dottori anteriori all’errore di Ario non parlano così chiaramente circa l’unità della divina essenza, come fecero poi i dottori successivi (...). Lo stesso vale per altri errori. Dopo la comparsa dell’eresia pelagiana Sant’Agostino parlò con maggiore approfondimento sul potere del libero arbitrio, rispetto a quanto aveva scritto nei suoi libri precedenti la nascita di tale eresia.

Ma ancora più interessante è che il cardinale Billot mostra come lo stesso Sant’Agostino avesse affrontato il problema delle apparenti contraddizioni tra i Padri della Chiesa, dicendo: “Non è importante cercare nei Padri che hanno scritto prima della comparsa delle eresie quel modo accurato di parlare pari a quello di coloro che hanno scritto più tardi, sia perché non essendo mossi da una qualche questione e ritenendo che nella Chiesa tutto fosse inteso in base al buon senso, parlavano con più sicurezza; sia perché, toccando brevemente e di passaggio le questioni non ancora combattute, si attenevano più a quelle materie relative alla lotta contro i nemici della Chiesa di allora e alle esortazioni sulle virtù con cui servire Dio per raggiungere la vera felicità.” [4].
In seguito, il cardinale Billot cita numerosi Padri e scrittori ecclesiastici più antichi che hanno insegnato e spiegato i vari articoli della fede cattolica con l’originaria semplicità del racconto della tradizione.

Ora, se il grossolano errore dei neo-modernisti nel loro metodo di lettura dei santi Padri è così facilmente confutato dal cardinale Billot, si può pensare che almeno nel contenuto della dottrina dei Padri vi sia qualcosa che possa favorire le idee tanto care ai modernisti, come l’ecumenismo, la libertà dei culti, la collegialità e il biblismo? La risposta è necessariamente negativa. S. Agostino, per esempio, dice che la Chiesa latina ha prevalenza su quella orientale, perché ha in sé la Sede Apostolica, cosa abominevole a dirsi secondo i modernisti che sostengono che la Chiesa avrebbe due polmoni: Oriente e Occidente. Sant’Ambrogio ha scritto cose pesanti contro la libertà religiosa. Tertulliano e altri hanno dimostrato che la Tradizione precede la Scrittura: questa venne presentata alle varie chiese già costituite, e con piena vitalità, a partire dalla tradizione orale.

Se così stanno le cose, come intendere allora la falsa tesi modernista sull’evoluzionismo religioso che si baserebbe sulla patristica?

I modernisti sono rivoluzionari. I rivoluzionari sono utopisti. Gli utopisti si appoggiano al mito di un’età dell’oro in cui vi sarebbe stata totale libertà. E’ quello che si riscontra in Rousseau e Marx: prima della proprietà privata vi era il buon selvaggio, uomo libero e felice… Nutrendosi di tale mito, i rivoluzionari progettano un futuro di fantasticherie.

Di conseguenza, i modernisti fabbricano il mito di un cristianesimo primitivo, pre-costantiniano, pieno di libertà e uguaglianza, senza i vincoli della dogmatica, in cui tutto è fluido e vago. Combattono la Chiesa tradizionale, gerarchica e dogmatica. Nella loro utopia di un pan-cristianesimo, sintesi di tutte le credenze, la religione universale del futuro deve ispirarsi a tale mito del cristianesimo primitivo.

Come si è visto, l’attuale crisi religiosa è gravissima. L’unico rimedio è difendere la continuità dottrinale della Chiesa contro lo spirito di rottura col passato. Ma siccome i modernisti sono furbi, per legittimare le loro innovazioni parlano anche di continuità. Si deve chiedere loro l’onere della prova.

NOTE

1 - In “A caminho da verdade suprema”, Pedro Cerruti SJ, II v. p. 370, RJ, 1968.
2 - Il cardinale Ludovico Billot, uno dei più rispettati teologi della Chiesa, secondo la testimonianza di D. Manoel Pestana Filho, vecchio alunno della Pontificia Università Gregoriana, era considerato da uno dei professori di questa Università come uno degli autori della “triade di scienza teologica”: Sant’Ireneo (per il suo studio sul Verbo Incarnato), Sant’Agostino (per il suo studio sulla Santissima Trinità), Billot (per la sua ecclesiologia). Da ricordare anche che Billot previde le disastrose conseguenze dell’ingiusta condanna dell’Action Française di Charles Maurras e in segno di protesta rimise a Pio XI la sua berretta cardinalizia dicendo: “è giunto il potere delle tenebre” sulla Chiesa. In effetti, tale condanna rappresentava la rivincita dei modernisti irriducibili sulla condanna della democrazia cristiana (Il Sillon di Marc Sagnier) inflitta da San Pio X nella Notre Charge Apostolique. Per maggiori informazioni a riguardo si veda l’eccellente O Século do Nada [Il secolo del nulla] de Gustavo Corção.
3 - Op. cit. p. 46.
4 - In Billot, op. cit. p. 47.






novembre 2016
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