Il Giubileo della misericordia.
In cauda venenum

di Elisabetta Frezza
Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana





Mio figlio più piccolo è venuto da me, ieri sera, dopo aver sentito non so quale spezzone di tiggì, a dirmi che Papa Francesco aveva bestemmiato Gesù.

Dal suo punto di vista, aveva rinunciato a proteggere i suoi colleghi bambini nel grembo della loro mamma. Di fatto – aggiungo io dal mio punto di vista – assolvendo ex ante le strutture di morte e i loro boia e becchini, ha rinunciato anche a proteggere le povere mamme, mollate senza più imbracature nel precipizio dell’omicidio/suicidio, seriale e sterilizzato, in balia del sinistro tamtam che le coarta a fare “scelte consapevoli” distruttive.

Ed è proprio così, la notizia vera è questa, appena nascosta dietro il velo non più pietoso delle parole vuote che servono solo a farla digerire agli esegeti acculturati, che si affretteranno a dire che la dottrina è salva perché l’aborto resta un “peccato grave”.

L’innocenza dei bambini, che scopre prima la verità, è sfregiata due volte in unica soluzione: da un lato l’istigazione alla strage degli innocenti, dall’altro lo scandalo “a questi piccoli che credono in me” additato da Cristo come irredimibile.

Ecco perché il bilancio in rosso del giubileo della Misericordia, risoltosi in un sostanziale fallimento, non preoccupava affatto il suo ideatore, che ostentava una beata superiorità di fronte all’arida logica dei numeri.

Aveva in serbo altri programmi e aveva in mente altri numeri.

Il giubileo della Misericordia – ora appare chiaro – era solo un ombrello grande e lungo un anno, pensato e costruito per tenerci sotto Misericordia et misera, una letterina quasi informale.

In cauda venenum.

A ben guardare gli indizi non mancavano, a partire da quell’intervista alla rivista dei Gesuiti, con annessa interpellanza ai confessori: “Penso anche alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito. Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L’aborto le pesa enormemente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?”.

Ma poi, indirettamente, mille e mille altri segni, anche sin troppo appariscenti, della propria professione di specchiata fede onusiana: allo sviluppo sostenibile, alla pianificazione famigliare, alla salute sessuale e riproduttiva, all’omosessualismo e al gender. In una parola sola, alla necrocultura.

Tuttavia, la magnitudine della manovra programmata era francamente imprevedibile.

La chiesa di Overton, dunque, si libera felicemente anche di questo estremo tabù e diventa complice confessa della macchina degli aborti al riparo delle leggi inique del mondo. Liquida la legge naturale e divina che impone di difendere sempre la vita innocente, ovvero abdica a se stessa e al proprio mandato, una volta di più, se c’era ancora bisogno di qualche conferma con buona pace di quanti stanno ancora lì ad arrovellarsi pensosi sulle note a piè di pagina dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia.

La stampa di regime applaude, canta vittoria e prepara l’apertura finale. Suggerisce addirittura le argomentazioni teologiche disquisendo, con Sant’ Agostino, San Tommaso e sant’Alfonso, di feti animati e inanimati (cioè, con e senza anima), coll’autorevole conforto dell’arcivescovo Rino Fisichella e della sua omologa di futura nomina Lucetta Scaraffia  (vedi sul Corriere cliccando qui e qui).

Il vento che soffia inaspettato dall’America, e si incrocia sopra l’Europa in asfissia con quello proveniente dalla Russia, dà evidentemente parecchio fastidio ai tenutari del potere costituito, quel blocco poderoso e monolitico che è finalmente riuscito ad espugnare persino il Soglio di Pietro, come da qualche parte era scritto dovesse accadere.

E allora, la mano invisibile interviene dall’alto a pareggiare le sorti della guerra in corso.

C’è chi, oltreoceano, interprete verace semi-consapevole dell’insopprimibile verità delle cose, minaccia di revocare leggi e sentenze assassine, di seccare i fiumi di denaro versati dallo Stato per ammazzare i suoi figli (Trump ammorbidisce le proprie posizioni sull’immigrazione, ma non sull’aborto – vedi sul New York Times)? E dall’altra parte del mondo, qualche altro sovversivo venuto dal freddo si permette di condividere un atteggiamento tanto blasfemo verso la religione unica universale del nuovo ordine mondiale?

Siccome il tributo di sangue innocente non può diminuire, deve anzi aumentare in questi tempi ultimi, ecco pronto a scendere in campo l’alleato più potente, quello davvero universale e davvero trascendente. Che, nientemeno, incoraggia – pastoralmente – i sacrifici umani graditi al principe di questo mondo.

La chiesa dichiara guerra a Dio e alla Sua immagine, cioè a Gesù Concepito e all’Eucarestia.

E nella melassa velenosa propinata fino alla nausea sotto il nome profanato della Misericordia spicca una endiadi significativa.

Il paragrafo dodicesimo della lettera riunisce insieme due disposizioni riferite al sacramento della riconciliazione. La prima contiene un’estensione relativa all’oggetto e derubrica l’aborto, la seconda relativa al soggetto, e strizza un altro occhio ai lefebvriani per attrarli tra le spire di una istituzione apostata e traditrice.

Speriamo almeno che questa mossa li offenda.

Entrare a Roma ora sarebbe come entrare in un ventre lacerato, svuotato dell’immagine di Cristo e della sua stessa carne.





novembre 2016
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