I cardinali autori dei “dubia”
su Amoris laetitia
potrebbero perdere la berretta!


di Francesca de Villasmundo




Pubblicato sul sito francese Medias Catholique info




Mons. Pio Vito Pinto




I quattro cardinali che hanno presentato i “dubia” a Papa Francesco


Durante una conferenza tenuta a Madrid, nell’Università ecclesiastica San Damaso, monsignor Pio Vito Pinto si è fatto minaccioso.
Decano della Rota romana, il più alto tribunale ecclesiastico della Chiesa cattolica qualificato particolarmente nella nullità del matrimonio, ha evocato una possibile revoca dei quattro cardinali che hanno sottoposto al Papa e in seguito resi pubblici i loro “dubia” sull’Esortazione post-sinodale sulla famiglia, Amoris laetitia. Il cardinale Burke e gli altri tre, il cardinale Walter Brandmüller, il cardinale Carlo Caffarra e il cardinale Joachim Meisner, «potrebbero perdere il loro cardinalato» per «aver causato un grave scandalo» pubblicando la loro lettera. «Questo non vuol dire che il Papa revocherà loro la berretta cardinalizia, ma potrebbe farlo», ha precisato.

Mons. Pinto si è mostrato scandalizzato: per lui, chiedere dei chiarimenti su questa Esortazione su certi punti contrari alla dottrina relativi al sacramento del matrimonio, equivale a dubitare dello Spirito Santo: «non si può dubitare dell’azione dello Spirito Santo» durante i due sinodi dei vescovi sul matrimonio e la famiglia «non solo uno, ma due, uno ordinario e uno straordinario!».
Insomma, tutti gli atti emanati da Francesco non sono né discutibili né riformabili perché totalmente conformi all’ispirazione dello Spirito Santo. Stop. Circolare! Non v’è niente da vedere!
L’attuale pontefice può negare le decisioni infallibili del Concilio di Trento, lodando Lutero come fosse una medicina per la Chiesa, mentre la sua Esortazione sulla famiglia, che non è magisteriale, ma che mina radicalmente l’indissolubilità del matrimonio e permette la ricezione dei sacramenti a delle persone in stato di oggettivo peccato mortale, è da applicare come fosse infallibile.

Mons. Pinto, peraltro, afferma che il Papa, che non ha risposto direttamente ai “dubia”, l’ha fatto indirettamente nell’intervista concessa al quotidiano italiano Avvenire, in cui ha detto:
«Certuni, io penso a certi critici di Amoris laetitia, continuano a non comprendere, o è bianco o è nero, anche se appartiene al flusso della vita che bisogna discernere»

Il decano della Rota ha anche sottolineato la volontà di Papa Francesco che l’Eucarestia sia accessibile a tutti:
«La riforma della procedura matrimoniale di Papa Francesco vuole toccare prima di tutto la gente. La percentuale di persone che chiedono la nullità matrimoniale è molto piccola. Il Papa ha detto che la Comunione non è solo per i buoni cattolici. Francesco si chiede: come raggiungere le persone più escluse? Molte persone, con la riforma del Papa, potranno chiedere la nullità, ma altre no.» ha anche detto.

Anche dare i sacramenti a tutti indistintamente, indiscriminatamente – diranno le buone coscienze morali che accettano tutte le derive immorali! Ma risposta è presto detta:
«Una religiosa mi ha detto che vi sono delle persone divorziate o che vivono insieme e che si comunicano. Allora che deve fare la Chiesa? Dire a te sì, a te no? Papa Francesco vuole una Chiesa molto vicina al popolo

Quindi, dopo il matrimonio per tutti nel mondo profano, ecco arrivata l’era del «sacramento per tutti» nel mondo ecclesiale. La Chiesa conciliare sempre a rimorchio del mondo…

Per sostenere la posizione di Papa Francesco, Mons. Pinto si barrica dietro la falsa concezione della misericordia divina sviluppata nel corso di quest’anno giubilare dal Papa argentino.
La teoria bergogliana sulla misericordia si ispira in effetti più alla dottrina protestante che ai Padri della Chiesa cattolica. E’ un copia-incolla della concezione luterana sulla misericordia cristica immaginata come il mantello della Passione di Cristo che ricopre le spalle del peccatore, a cui non chiede più di non peccare, a cui non chiede più di allontanarsi dal peccato perché lo considera incapace di liberarsi del suo peccato.
La misericordia promossa dal gesuita in bianco vieta di definire il male e il bene, di condannare il peccatore impenitente, di dirgli la verità sul suo stato di peccatore.
D’altronde, nel suo discorso ai missionari della carità, all’inizio dell’anno giubilare, il Papa aveva dichiarato che anche se un penitente non confessa il suo peccato o non ne vuole venir fuori, il Signore lo perdona in ogni caso.
Idea puramente protestante.

L’Esortazione Amoris laetitia e la «sua nuova morale», permettendo l’accesso ai sacramenti ai divorziati risposati o ai concubini, non fa che mettere in pratica questa professione di fede di Jorge Mario Bergoglio, contraria alla teologia tradizionale, ma in linea con la teologia conciliare che ha voluto conciliare la Chiesa cattolica con le massime del mondo moderno, al fine di renderla simpatica all’uomo decristianizzato di oggi.

Tanto di cappello, dunque, a questi quattro principi della Chiesa che per amore della verità chiedono chiarezza al Papa, a rischio di perdere la loro berretta di cardinali.

Che questa loro lotta coraggiosa apra gli occhi sulla nocività dello spirito del Concilio, causa dei mali del Nostro Tempo postconciliare.











dicembre 2016
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