Mons. Schneider evoca
uno scisma nella Chiesa


di Francesca de Villasmundo

9 dicembre 2016


Pubblicato sul sito francese Medias Press Info







Mons. Schneider, vescovo di Astana, nel Kazakistan, è stato ospite ultimamente della TV Libertés. Nel corso dell’intervista, egli ha parlato dell’attuale situazione nella Chiesa, dei dubia a proposito dell’Amoris Laetitia dei quattro cardinali contestatori, del silenzio del Papa e di un possibile scisma in seno alla Chiesa attuale:

«Non vi è solo un rischio di scisma, ma un certo tipo di scisma esiste già nella Chiesa. In greco, scisma significa separazione dalla totalità del corpo. Cristo è la totalità del corpo della Verità divina, e l’unità nel Suo corpo soprannaturale è parimenti visibile. Ma oggi noi assistiamo ad una forma bizzarra di scisma. Esteriormente, numerosi ecclesiastici preservano l’unità formale col Papa, talvolta per il bene della loro stessa carriera o per una sorta di papolatria. E al tempo stesso essi hanno rotto i legami con Cristo, che è la Verità; con Cristo, il vero capo della Chiesa-»

«Dall’altra parte, vi sono degli ecclesiastici che vengono denunciati come scismatici, nonostante il fatto che vivano nella pace canonica col Papa e rimangano fedeli a Cristo, la Verità, promuovendo assiduamente il Suo Vangelo di Verità.
E’ evidente che coloro che sono all’interno, i veri scismatici in rapporto a Cristo, fanno uso di calunnie al solo scopo di far tacere la voce della verità: proiettando assurdamente il loro stato di scisma interno sugli ecclesiastici che, indipendentemente dalla lode o dal biasimo, difendono le verità divine

Nessuno nega l’amore per la Chiesa cattolica che ispira questo vescovo divenuto un simbolo della resistenza alle deviazioni di Papa Francesco sulla morale cattolica.
Tuttavia, è difficile esonerare questo vescovo da una certa responsabilità nella confusione attuale che regna nel seno del mondo cattolico e della Chiesa.
Mons. Schneider si adatta molto bene alla rivoluzione conciliare e alle sue conseguenze, non contesta né la nuova ecclesiologia né i decreti del Vaticano II che hanno dato vita allo spirito di Assisi, e pratica la riforma liturgica di Paolo VI. Egli celebra secondo il Novus Ordo pur propendendo personalmente, da dopo il Motu Proprio di Benedetto XVI, per il «rito straordinario».
Conciliarista conservatore, nel giro della Curia sotto il pontificato di Benedetto XVI, percepito come un periodo post-conciliare di addrizzamento verso destra, di arresto del progressismo ad oltranza e del ritorno, non alla Tradizione, ma a forme liturgiche più tradizionali, egli oggi deplora la ripresa della rivoluzione progressista estrema che, dopo aver massacrato la millenaria dottrina della Chiesa nel campo della libertà religiosa, dell’ecumenismo e della collegialità, attacca la morale cattolica e naturale.

Da più di 50 anni, dopo il funesto concilio Vaticano II, una vera rivoluzione ha minato il dogma, la liturgia, la dottrina, i sacramenti, le regole disciplinari.
Mons. Lefebvre, il vescovo che si è levato in Concilio e dopo, per difendere la Tradizione, parlava già di «questo spirito» liberale e modernista che era penetrato nella Chiesa.
Della nuova Messa che celebra Mons. Schneider, egli diceva:
«Questa nuova Messa è un simbolo, è unìespressione, è un’immagine di una fede nuova, una fede modernista […] Ora, è evidente che questo nuovo rito sottintende, se posso dirlo, suppone un’altra concezione della fede cattolica, un’altra religione…»
«Io ritengo che uno spirito a tendenza modernista e protestante si manifesti nella concezione della nuova Messa e di tutta la riforma liturgica.»

E della Chiesa dei predecessori conciliari di Francesco, Mons. Lefebvre diceva:
«Con quale Chiesa abbiamo a che fare? Abbiamo a che fare con la Chiesa cattolica o con un’altra Chiesa, una contro-Chiesa, una contraffazione della Chiesa? Ora, io credo, sinceramente, che abbiamo a che fare con una contraffazione della Chiesa e non con la Chiesa cattolica. Essi non insegnano più la fede cattolica; insegnano un’altra cosa, essi coinvolgono la Chiesa in qualcosa d’altro della Chiesa cattolica. Questa non è più la Chiesa cattolica. Essi sono assisi sul soglio dei loro predecessori… ma non continuano i loro predecessori. Essi non hanno più la stessa fede, né la stessa dottrina, né la stessa morale dei loro predecessori.»

Il Padre Calmel, domenicano refrattario alle innovazioni conciliari, altra figura della resistenza allo spirito rivoluzionario che ha soffiato al momento del Vaticano II, faceva la stessa analisi lungimirante nel 1971:
«La falsa Chiesa che si mostra tra noi da dopo il curioso concilio Vaticano II, si allontana sensibilmente, anno dopo anno, dalla Chiesa fondata da Gesù Cristo. La falsa Chiesa post-conciliare si differenzia sempre più dalla santa Chiesa che salva le anime da venti secoli (e per di più illumina e sostiene la società). La pseudo.Chiesa in costruzione si differenzia sempre più dalla vera Chiesa, dalla sola Chiesa di Cristo, per le innovazioni più strane sia nella costituzione gerarchica sia nell’insegnamento e nei costumi

E Mons. Lefebvre e il Padre Calmel parlano proprio di scisma, di una falsa Chiesa all’interno della vera Chiesa, e già qualche decennio prima di Mons. Schneider.
Questo scisma con la vera Chiesa cattolica, che ha dato vita ad una pseudo-Chiesa in costruzione poggiante sul fondo battesimale del concilio Vaticano II, di cui Mons. Lefebvre diceva che era «un concilio scismatico», è andato avanti per mezzo secolo in una quasi indifferenza generale, eccetto pochi cattolici “tradizionali” qualificati stupidamente come integralisti, alcuni sacerdoti, comunità e teologi messi al bando dalla società conciliare…

Oggi, l’attuale detentore del trono petrino attacca la morale naturale e distrugge i pochi resti di cattolicesimo ancora presenti in questa Chiesa conciliare neo-protestante e neo-modernista che ha preso in mano le redini della Chiesa cattolica e il destino dei poveri fedeli che obbediscno ciecamente all’attuale gerarchia ecclesiastica.
E si riparla di scisma all’interno della Chiesa, sia in rapporto ai canoni tradizionali della Chiesa cattolica, sia alle novità conciliari. Come se la vocazione di questa «setta conciliare», come la chiama Mons. Tissier de Mallerais, fosse dividersi in mille pezzi, ad imitazione della setta protestante.

L’azione di Jorge Mario Bergoglio per portare a compimento la sua rivoluzione di disgregazione dello spirito e dei costumi cattolici è – diciamo forse per fortuna – così brutale, radicale e mediatizzata che sciocca più di un fedele e suscita una giusta resistenza, anche se tardiva tra gli ecclesiastici, com’è il caso di Mons. Schneider, atterrito da questo progressismo assoluto.

La vittoria, se non pratica, almeno intellettuale e spirituale, porterà tuttavia dei frutti durevoli solo quando questi resistenti príncipi della Chiesa rigetteranno, come la vera causa dei mali attuali, il concilio Vaticano II, le sue pompe, le sue opere e la sua contro-Chiesa.





dicembre 2016
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