Fenomenologia di Bergoglio.

Torna il dio pagano
e
Bergoglio è il suo profeta


di Patrizia Fermani


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana





Il 15 dicembre Bergoglio ha completato la propria Summa Theologiae, dicendo che Dio è stato ingiusto nel mandare in croce il proprio  Figlio.  E’ stato un regalo di Natale che merita ancora qualche noticina, data la sua forza innovatrice e la perfetta consonanza con le aspettative del nostro tempo.

Anzitutto,  dall’enunciato del teologo vaticano si possono enucleare due idee fondamentali.  La prima è quella della negazione di Dio come Giustizia in sé. Infatti dal  punto di vista giudaico cristiano Dio è Giustizia in sé in quanto Bene sommo e il criterio della  giustizia dell’uomo si misura sulla aderenza alla volontà e alla legge di Dio. Dunque  se Dio è ingiusto significa che contraddice se stesso, si dimette da depositario del Bene e dalle sue leggi, pone se stesso come Contraddizione e quindi non può neppure pretendere che le Sue leggi siano osservate, anzi non vi sono più leggi divine credibili e vincolanti.  Infatti se non esiste Dio come Giustizia non ci sono neppure leggi supreme inderogabili da osservare, non esiste il peccato e non è giustificata alcuna penitenza. Non esiste né Bene né male e ogni uomo è libero di fare tutto quello che gli aggrada, almeno di fronte a Dio. Dunque secondo il teologo vaticano la stessa  idea fondamentale di Dio che noi abbiamo ricevuto  deve essere rovesciata radicalmente, per liberarci dal peso di Dio.

Ma non solo. Se è venuto  meno il criterio assoluto della  giustizia soprannaturale,  e della legge divina quale direttrice per i comportamenti umani, questi potranno d’ora in poi essere valutati soltanto in base a criteri umani, cioè secondo le leggi umane positive, e lo jus perde definitivamente quel fondamento religioso di valore oggettivo che storicamente è servito allo stesso uomo per distinguere le leggi buone da quelle cattive, e per modellare le prime sulla legge divina e non in contrasto con essa.

Tuttavia Bergoglio non ha detto che Dio è ingiusto in assoluto, né ha detto soltanto che Dio può manifestare anche una certa propria ingiustizia in certe circostanze. Ha detto invece, che questa capacità di essere ingiusto si è manifestata in modo esemplare proprio quando ha  mandato il proprio Figlio a morire in croce, cioè organizzando l’evento fondamentale del cristianesimo che senza la passione , morte e resurrezione di Cristo non sarebbe il cristianesimo. Ora, poiché secondo la dottrina cristiana tratta dalle Scritture, il sacrificio di Cristo è avvenuto per la salvezza degli uomini, se per Bergoglio la ingiustizia di Dio si è manifestata nel mandare a morire il  Figlio unigenito, significa che egli non considera  la salvezza degli uomini una ragione tale da giustificare la morte di croce di Cristo, e quindi nega il fondamento stesso del cristianesimo. Con la conseguenza immediata e coerente che il dolore degli uomini può essere inteso solo come frutto del mero capriccio, o peggio della volontà più che arbitraria, sadicamente aberrante di un dio ingiusto perché malvagio.

Del resto la coerenza impeccabile di questo  ragionamento viene corroborata da un’altra esemplare affermazione di  Bergoglio, quella secondo cui  “Dio non è cattolico”,  che ora deve essere riletta in combinato disposto con quella sulla  ingiustizia di Dio.  Quella frase in sé sconcertante, poté  suonare a qualche osservatore benevolo, come un paradosso comunicativo, una sparata fra le tante di uno che parla a vanvera abitualmente, senza neppure rendersi conto di quello che  dice. In realtà, egli intendeva da un lato compiacere i “colleghi” che sono a capo di altre religioni assicurandoli che a Roma nessuno pretende più di far valere la unicità e superiorità del cattolicesimo, perché  Dio è al di là delle specificazioni religiose.  In altre parole   intendeva dire che Dio è una entità superiore che sfugge ad ogni caratterizzazione campanilistica, e che maomettani, buddisti o cultori della dea Kalì, pregano tutti lo stesso dio come del resto fece capire un suo illustre predecessore. Ma se  una religione non viene distinta in base ai contenuti  di fede, vengono tutte accomunate dal sentimento primitivo e primigenio della sottomissione dell’uomo ad una forza che lo sovrasta e lo condiziona. Dunque possiamo dire che già con quella affermazione  Bergoglio aveva abolito il cattolicesimo quale unica vera religione, per scioglierlo nella  religione naturale comune a pressoché tutti gli uomini di tutti i tempi.

Ora però dal combinato disposto tra  “Dio è stato ingiusto nel mandare il Figlio a morire” e “Dio non è cattolico”, emerge meglio ancora il rinnegamento del cristianesimo nel suo complesso, e nella sua specificità, a partire cioè dal presupposto di Dio Padre Onnipotente creatore e signore di tutte le cose visibili e invisibili, fino allo intervento salvifico di Cristo Redentore.  Infatti,  una volta negato il senso del sacrificio di Cristo e azzerato il valore dell’unica religione che dà per questa via un senso al dolore umano, rimane il mistero insoluto di un dolore senza ragione inflitto all’uomo da una potenza sconosciuta e infida, lo stesso dio ingiusto che ha condannato  senza ragione il proprio Figlio, un dio cioè capace di qualcosa che secondo i criteri puramente umani è anche malvagio e che interviene a condizionare gli eventi umani senza un fine di salvezza universale. Così il cerchio si chiude e il risultato finale è il regresso alla idea pagana di una umanità in balia della divinità capricciosa e infida che spesso affligge i mortali da una posizione di relativa superiorità pur condividendo con essi vizi e debolezze. Un dio che è la personificazione del caso al quale è abbandonato  misteriosamente il destino dell’uomo.

Insomma rimane soltanto  l’idea del dio presocratico, quello che interviene anche in ragione del proprio interesse personale a determinare il corso della vita individuale e collettiva, che nelle proprie debolezze assomiglia all’uomo e rimane appollaiato su un piano non troppo più alto di quello su cui si muove l’umanità. Ovvero il Dio Padre onnipotente creatore e signore di tutte le cose torna ad essere un elemento della mitologia umana e ad abitare l’empireo tiranneggiando gli uomini dispersi nel piano inferiore del mondo. Oppure è un dio a sua volta sottomesso a quella forza superiore agli uomini come agli dei, a quella Moira, imperscrutabile e non provvidente che stringe in una morsa senza scampo il  destino umano impartendo per vie oscure la sofferenza e la morte.

Per non dire, tornando alla affermazione di Bergoglio sulla ingiustizia del Padre che ha mandato a morte il Figlio, che se nella prospettiva  trinitaria, il Figlio è anche Dio, e allora Dio ha mandato se stesso nel Figlio a morire senza giustificazione e quindi è stata una sorta di suicidio con l’intento di decretare agli uomini la morte definitiva di Dio. Quella morte di Dio che nella economia della vita dell’uomo, può solo avere il senso di togliere all’uomo anche la speranza di  un dio vivo in cui confidare.

Ricapitolando: per la nuova teologia bergogliana Dio è un dio di tipo pagano che sta nel mondo degli spiriti e interferisce nelle vicende umane ma senza un criterio di utilità per gli uomini, anzi elargendo loro una sofferenza gratuita. Dunque Bergoglio ha messo sotto l’albero di Natale un formidabile pacco dono in cui sta scritto: andate e fate tutto quello che vi aggrada. Non ci sono leggi e non c’è differenza tra bene e male, c’è soltanto la possibilità, dal momento che bisogna vedersela con la sofferenza inflittaci senza ragione da una prepotente e oscura volontà superiore. Non rimane allora che  trovare gli opportuni, eventuali motivi di svago. Alla faccia di Cristo, uno che come noi tutti è stato vittima delle forze oscure che ci governano, che l’uomo faccia quello che vuole e quello che più gli aggrada perché “di doman non c’è certezza, chi vuol essere lieto sia”.  Parola di uno fatto venire dalla fine del mondo per dare una mano al suicidio assistito del mondo.





dicembre 2016
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