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Meglio ebrei che lefebvriani Come certi moderni cattolici odiano il cattolicesimo Articolo di Giacomo Devoto
Hofmann ad un Congresso ebraico in Argentina E’ risaputo che in Vaticano non vige più la monarchia e che da tempo si è affermata la repubblica. Ora, nonostante in quel luogo un tempo rispettabile e abitato da persone scelte, soprattutto per la loro aderenza al credo cattolico, continuino a trovarsi laureati in abito talare, si verifica per ogni giorno che passa la presenza di sempre più personaggi sui generis che in fatto di comprendonio fanno a gara con i tifosi di calcio del bar dello sport – sia detto con tutto rispetto per questi ultimi, che almeno non vanno a disputare in Vaticano. Questo nuovo livello intellettivo fa sì che la repubblica vaticana vada intesa nella sua accezione più popolare: quella di caos. E siccome nella confusione ognuno si può permettere di affermare ciò che vuole, tanto nessuno gli dà retta, affaccendato com’è a fare altrettanto, ecco che un certo Norbert Hofmann si fa intervistare dal Moked, il portale dell’ebraismo italiano, e risponde a varie domande sullo stato del dialogo tra ebrei e cristiani. Questo certo Hofmann, salesiano, lavora in Vaticano come segretario della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo ed è quindi un esperto in relazioni ebraico-cattoliche. Come tale sostiene che tutto va per il meglio, i rapporti con gli ebrei sono ottimi e si è arrivati al punto che “addirittura il nostro partner ufficiale è il Gran Rabbinato d’Israele”. Viene da sorridere nel leggere una simile sciocchezzuola, quasi come fosse un vanto l’essere stati ammessi, bontà loro, nel consesso dei rabbini, per di più dei rabbini di Israele, come se ci trovassimo ancora ai tempi di Caifa e come se Israele non fosse scomparso ormai da quasi duemila anni, reinventato ultimamente, per meri motivi politici e d’interesse, dal neonato Stato sorto sulla cacciata dalle loro case di centinaia di migliaia di palestinesi ivi residenti da altrettanti duemila anni. Un pasticcio, insomma, un brutto e sanguinolento pasticcio che però non impedisce a Hofmann di compiacersi di essere stato accolto tra i rabbini di questo Israele. Ovviamente, il nostro interesse non è rivolto a queste esercitazioni meramente propagandistiche, che tanto bene fanno all’umano compiacersi di ebrei e cattolici moderni. Ciò che ha attratto il nostro interesse e ha stimolato la nostra penna è una particolare risposta del salesiano Hofmann, che riportiamo integralmente: Vede
qualche ostacolo significativo nel futuro dei rapporti tra Santa Sede e
Stato di Israele?
Non vedo problemi così rilevanti, ostacoli insuperabili nel nostro futuro. Un argomento spigoloso è senz’altro quello relativo alla confraternita dei Lefebvriani e alla sua possibile riconciliazione con la Chiesa. Come noto, c’è chi all’interno di quel mondo è portatore di posizioni di odio e negazione della Shoah. Proprio per questo, è escluso che la pratica vada a buon fine. Fin quando non verrà accettato il Concilio Vaticano II, il suo spirito, i suoi valori, ogni loro velleità è destinata a naufragare. Non mi pare proprio che la Nostra Aetate sia compatibile con quelle posizioni estreme. Quindi, cari amici ebrei e israeliani, non preoccupatevi. Visto che nell’intervista non si accenna neanche a questa questione dei Lefebvriani, questa risposta lascia di stucco, per un verso, e per l'altro illumina. Lascia di stucco perché i Lefebvriani non c’entrano un fico secco con il dialogo tra ebrei e cattolici moderni e però illumina perché proprio per la sua estemporaneità fa capire chiaramente che si è trattato di una risposta sollecitata dagli ebrei del Moked, che ci tengono a far sapere che a loro non va giù che i Lefebvriani vengano regolarizzati canonicamente da papa Francesco. Sembra chiaro altresì che tutta l’intervista sia stata orchestrata proprio per trasmettere a Francesco questo messaggio e per trasmetterglielo in maniera informale ma pubblica, con tanto di grancassa mediatica… non è un caso che essa sia giunta fino a noi, che non siamo interessati ad andare a leggere “Pagine ebraiche”. Ora, noi non siamo certo entusiasti per quest’apertura di Bergoglio verso la Fraternità San Pio X, né ci fa piacere che quest’ultima si attardi ancora a considerare, come fosse una cosa seria, la possibilità di buttarsi nelle fauci aperte dell’uomo venuto dalla fine del mondo. E tuttavia, quando vediamo come gli ebrei mettono becco in casa altrui – che poi sarebbe casa nostra – impicciandosi di fatti che non li riguardano, ci viene subito da dire, come qui facciamo, vade retro … siete sempre i soliti impiccioni che si credono i più belli del mondo! E sì, perché alla fin fine, la questione è tutta qui: tutto si può fare ormai a questo mondo: distruggere la dottrina cattolica, devastare la vigna del Signore, incentivare l’invasione islamica dei paesi cattolici, diffondere il vizio e la corruzione tra i giovani… ma guai a fare qualcosa non gradita agli ebrei… non sia mai ledere la maestà del popolo eletto – ormai solo da se stesso! Ma si trova sempre un hofmann disposto a reggere il moccolo all’interminabile piagnisteo ebraico che invece di piangere se stesso si comporta peggio della gatta che, come dicono a Napoli, chiagne e futte. (torna
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gennaio 2017 |