Gesuiti moderni pronti a riscrivere il Vangelo

di Giovanni Servodio



Padre Arturo Sosa Abascal alla destra di Bergoglio


Che i Gesuiti moderni abbiano dato prova, in questi ultimi 50 anni, di trovarsi nella Chiesa cattolica col preciso e deciso intento di trasformarla da cima a fondo, è cosa che i lettori hanno appreso da tempo dai diversi articoli che abbiamo pubblicato e dalle diverse notizie che abbiamo riportato soprattutto nella sezione “I frutti del Concilio”.

Oggi siamo alle prese con una sorta di bombardamento concentrico, le cui batterie, siano poste in Casa Santa Marta o in Borgo Santo Spirito, sono sempre azionate dai Gesuiti.
A dire dell’attuale Superiore dei Gesuiti, Padre Arturo Sosa Abascal, si tratterebbe di “una situazione speciale” in cui si troverebbe oggi la Chiesa, tale da esigere la scelta, mai avvenuta, di un papa gesuita.

In una intervista, rilasciata a Giuseppe Rusconi e da questi pubblicata  il 18 febbraio scorso sul suo sito Rosso Porpora, il Superiore esordisce con una moderna lettura della defezione cattolica in atto da anni nell’America del Sud, da cui lui proviene.
Ci si può chiedere quanto fosse veramente cattolica l’America latina”, visto che “la Chiesa latino-americana nasce dal sistema coloniale” e ha prodotto “una società che aveva imposto il cattolicesimo come ideologia”.

In verità una singolare lettura dell’apostasia cattolica a favore delle sette protestanti, che secondo il nuovo capo dei Gesuiti sarebbe da addebitare al vizio d’origine del cattolicesimo latino-americano. Nessuna responsabilità dei chierici cattolici, Gesuiti in testa, che in questi ultimi 50 anni, in seguito al Vaticano II, hanno smesso di fare i cattolici e si sono dati ad appoggiare ogni movimento eversivo nato in Sudamerica, soprattutto se anticattolico.
Il nostro Alberto Sosa Abascal, venezuelano, è noto non tanto per la sua spiritualità, quanto per essere un cultore, anche a livello accademico, della politica sociale di stampo positivista e marxista, sulla cui scia arrivò ad appoggiare il comunista Ugo Chavez, salvo criticarlo dopo il fallimento del suo governo dittatoriale in tipico stile sudamericano.

In questi mesi, i commentatori si sono chiesti quanto abbiano influito nella sua elezione a capo della Compagnia di Gesù sia questo suo retroterra culturale sia le riscontrate affinità con l’altro gesuita oggi sedente a Roma, Jorge Mario Bergoglio.
Singolare, in verità, questa coincidenza tra la prima volta di un gesuita sul Soglio e la prima volta di un sudamericano come “papa nero”.


Una qualche risposta a questi interrogativi la si trova in questa intervista, per esempio quando Padre Sosa precisa che l’evangelizzazione nel Settecento operata dalle reducciones – gesuite – «non era dunque proselitismo, strumento di propaganda utilizzato dal potere per accrescere i propri numeri», ma «proposta del Vangelo» che puntava alla «conservazione della cultura indigena rafforzandola dal punto di vista socio-economico».

Anche qui, emerge la distorta prospettiva del nostro, che mostra la confusione che regna nella sua mente tra conversione a Dio per la salvezza dell’anima e soluzione dei pratici problemi mondani di una data persona o un dato popolo.

Un altro esempio è dato dal pappagallesco richiamo al “fondamentalismo” cristiano, evocato a proposito dei cattolici che si “sclerotizzano” nella legge: «Noi parliamo del fondamentalismo musulmano, islamico, ma non guardiamo il nostro…».
E qui non si capisce se è Sosa che copia Bergoglio o è Bergoglio che si esprime secondo le riserve mentali che così sembrerebbero albergare nella moderna Compagnia di Gesù.
Cosa illuminata da quest’altra risposta:
«i due fondamentalismi si possono paragonare nell’atteggiamento. E’ certo  fondamentalista l’atteggiamento di chi critica radicalmente il Concilio Vaticano II, questo nuovo modo di essere Chiesa che oggi è incarnato dal magistero di papa Francesco… Dicono di essere più fedeli di lui al Vangelo…»

Certo che lo dicono, e non a torto, ed è comprensibile che la cosa disturbi i gesuiti moderni, a cui oggi fa comodo sostenere che l’unico che capisce veramente il Vangelo sarebbe il gesuita Bergoglio con le sue riletture in chiave anticattolica.

E quando il giornalista gli chiede se anche il cardinale Müller sarebbe un “fondamentalista cattolico” per aver sostenuto che a proposito della sacralità del matrimonio “Le parole di Gesù sono molto chiare e la loro interpretazione non è un’interpretazione accademica, ma è Parola di Dio”, ecco cosa risponde il Padre Sosa:
«Intanto bisognerebbe incominciare una bella riflessione su che cosa ha detto veramente Gesù… a quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole. Quello che si sa è che le parole di Gesù vanno contestualizzate, sono espresse con un linguaggio, in un ambiente preciso, sono indirizzate a qualcuno di definito…».

Noi chiediamo umilmente scusa alla manifesta sapienza del Superiore dei Gesuiti, ma siamo costretti a considerare che, secondo lui, il Verbo si sarebbe incarnato non per insegnare la Verità di Dio, ma per intavolare una discussione con dei vicini di casa nel contesto della Betlemme di duemila anni fa, così che sarebbe ridicolo ritenere che le parole di Gesù avrebbero un valore universale, al di là degli uomini, dei luoghi e dei tempi.
E questa considerazione porta alla conclusione che gli stessi Gesuiti, per cinque secoli, avrebbero sbagliato a portare la Parola di Dio in tutti gli angoli della terra.

Ma chi è costui, c’è da chiedersi, se non un manifesto sovvertitore del Vangelo?

Eh, no! Dice lui, perché «Nell’ultimo secolo nella Chiesa c’è stato un grande fiorire di studi che cercano di capire esattamente che cosa volesse dire Gesù… capire una parola, capire una frase… Ciò non è relativismo, ma certifica che la parola è relativa, il Vangelo è scritto da esseri umani, è accettato dalla Chiesa che è fatta di persone umane.»

Boom! Non di stupore, ma di commiserazione. Ma caro Padre Sosa, se la parola è “relativa”, si rende conto che queste sue stesse parole non valgono un bel niente?
Se poi intendesse dire, come dice, che «una stessa parola può avere un significato diverso se detta da uno spagnolo… o da venezuelano», Le facciamo umilmente notare che una corbelleria simile non potevamo aspettarcela da un dotto scienziato come Lei, perché sarebbe come dire che in duemila anni la Chiesa, estesasi nello spazio e nel tempo, non sarebbe mai riuscita a dire una “parola” coerente ai diversi popoli e nei diversi tempi, dato che è ovvio che una parola detta in latino a Canicattini Bagni non poteva avere lo stesso significato della stessa parola detta in bretone a Calais, senza contare che nel corso del tempo a Canicattini Bagni si è finito col parlare siculo, mentre a Calais si è parlato con la “lingua d’oïl”!

Non v’è dubbio che Lei, da gesuita venezuelano, con questo ragionare lascia credere che, secondo Lei, i cattolici italiani sarebbe quanto meno imbecilli.

Ma, a ben vedere, il nostro Superiore dimostra di sapere esattamente quello che dice, e dimostra di conoscere le “parole” per il loro significato, non relativo, ma universale, come devono intendersi e come le intendono tutti.
«Io mi identifico con quello che dice papa Francesco: non si mette in dubbio [l’affermazione di Gesù: “Non divida l’uomo ciò che Dio ha congiunto”], si mette a discernimento…»… e l’obbligo di seguire la Parola di Gesù «c’è sempre, ma di seguire i risultati del discernimento…» che «non è una qualsiasi valutazione…»… Insomma… ciò che si mette in dubbio non è «la parola di Gesù, ma la parola di Gesù come noi l’abbiamo interpretata… Il discernimento non sceglie tra diverse ipotesi ma si pone in ascolto dello Spirito Santo, che – come Gesù ha promesso – ci aiuta a capire i segni della presenza di Dio nella storia umana.»

Per chi non l’avesse ancora capito, il Superiore dei Gesuiti, tomo tomo, quatto quatto, sostiene, in tutta veridicità, che Gesù non ha detto quello che per duemila anni ci hanno trasmesso i Vangeli, ma ha detto delle parole che, nel loro valore relativo, ha lasciato al discernimento di questo o di quello, di Bergoglio o di Sosa, basta che questo o quello si mettano “in ascolto dello Spirito Santo”, e poi, ascoltatoLo, operino il loro discernimento e decidano ciò che significa la “parola di Gesù” e i suggerimenti dello Spirito Santo.

Ora, ci chiediamo noi che siamo senza sapienza: ma per dire un’asineria del genere era proprio necessario usare un così complicato giro di parole?
Bastava semplicemente dire che il Vangelo non ha alcunché di oggettivo e che la Parola di Gesù, non solo è relativa, ma può avere solo un significato soggettivo. Il che, tradotto in parole povere, significa che ognuno legge e capisce il Vangelo a modo suo e apprende e comprende gli insegnamenti di Nostro Signore a proprio “discernimento”, così da realizzare l’ideale della sequela di Cristo: ognuno si fa una religione a modo suo.
Ci sono voluti cinquecento anni, ma alla fine Lutero l’ha avuta vinta su Sant’Ignazio di Loyola… a giudicare dal ragionare del suo attuale rappresentante “virtuale”.

Siamo certi che diversi amici staranno pensando alla blasfemia e all’eresia, e invece no, non di questo si tratta, poiché si può dare del blasfemo o dell’eretico ad un appartenente alla Chiesa cattolica, ma certo non a chi dimostra in vario modo di appartenere ad un’altra Chiesa diversa dalle Chiesa cattolica, magari opposta alla Chiesa cattolica, perfino funzionalmente avversa alla Chiesa cattolica.
No! Alla gente che rientra in questa categoria non spetta neanche la qualifica di “eretica”, occorre fermarsi alla constatazione che i vari Sosa, Bergoglio e compagnia bella sono tanto estranei alla Chiesa cattolica quanto Beliar lo è nei confronti di Cristo.

A dimostrazione che le nostre considerazioni non sono affatto forzate, basta leggere il seguito dell’intervista, dove Sosa spiega meglio di noi che cosa intende dire.

Al giornalista che gli ricorda che la Chiesa ha sempre garantito dei punti d’appoggio contro il mondo, come “ultimo bastione in un mondo secolarizzato”, il Superiore Sosa si lancia in un altro aggrovigliato discettare e parte col dire: «la funzione della Chiesa non è quella di essere un bastione contro la modernità…» … ma…[il giornalista] - la “modernità calpesta i valori umani fondamentali” - … [Sosa] «Però io ricordo il messaggio del Vaticano secondo: Noi dobbiamo imparare qualcosa dalla modernità. La Chiesa non è un bastione, si apre, cerca di capire, cerca di ispirare.» … curioso - “che Lei abbia usato il verbo ispirare” - … «Non l’ho fatto a caso, perché ho evitato accuratamente di usare il verbo orientare. La Chiesa non deve orientare, deve ispirare gli ambienti più diversi…» … - “Se non deve orientare, quale stella polare per i cattolici?” - … «Gesù Cristo»… - “Non è facile tradurre Cristo… come discernere?” - … «Il discernimento bisogna farlo insieme, insieme. … non si deve solo valutare, ma decidere»… - “e chi è che deve decidere?” -…  «La Chiesa ha sempre ribadito la priorità della coscienza personale…».

Ed eccoci di nuovo a tredici! Un mucchio di parole attorcigliate per finire col ripetere la solita, vecchia, protestante, illuminista storiella della “coscienza personale”. Esattamente come avevamo capito fin da subito e come abbiamo detto prima.
Così, la Chiesa avrebbe insegnato, secondo il Superiore Sosa, che Dio ha prescritto i Dieci Comandamenti, ma poi li ha lasciati al “discernimento” della “coscienza personale”.

Ed è vero, è tristemente e diabolicamente vero: questi personaggi appartengono ad un’altra religione diversa dalla cattolica, non alla vera Religione istituita da Nostro Signore, ma alla falsa religione suggerita dal Serpente, non alla vera Religione Cattolica con al centro Dio Trinità, ma alla falsa religione del mondo con al centro l’uomo con la sua multiformità.

«La Chiesa non è un pezzo di cemento armato… è nata, ha imparato, è cambiata… Dottrina è una parola che … porta … alla durezza della pietra. Invece la realtà umana è molto più sfumata… è in un continuo sviluppo». … [gionalista] - “una priorità della prassi del discernimento, sulla dottrina?” - … [Sosa] «ma la dottrina fa parte del discernimento. Un vero discernimento non può prescindere dalla dottrina…» …[gionalista] - “può giungere a conclusioni diverse dalla dottrina!” - [Soa] «Sì, perché la dottrina non sostituisce il discernimento e neanche lo Spirito Santo».

A questo punto, cari amici cattolici, non ci resterebbe che fare un bel falò con le Bibbie, con i Catechismi, con gli scritti dei Padri, con gli Esercizi di Sant’Ignazio e, perché no, con i documenti dei concilii, compreso il Vaticano II. Poiché è notorio che noi uomini moderni abbiamo una capacità di “discernimento” come mai prima d’ora e abbiamo una “coscienza” talmente sviluppata che, detta tra i denti, ci permette di fare bellamente a meno dei vescovi, dei cardinali, dei papi e dei Gesuiti, tranne ovviamente non perdere i consigli e le interviste dei modernisti e dei Gesuiti diventati superiori o addirittura papi.

Subito ci viene da ridere, ma è più un sorriso isterico, perché un groppo in gola ci muove a piangere lacrime amare sulle sorti di questa compagine cattolica post-moderna, in balia di loschi figuri venezuelani e argentini, disgraziatamente giunti a cotali posti perché Dio permette che il diavolo svolga il suo funesto lavoro, proprio per stimolare i suoi veri fedeli a respingerlo, a respingere i suoi epigoni in talare, a rifiutare le continue offerte di frutti proibiti con l’illusione che mangiandone si diventerebbe come dei, si affinerebbe il discernimento, si amplierebbe a dismisura la coscienza.

La verità è tutta scritta a chiare lettere: “Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete” (Gn. 3, 3).
E il Signore Iddio parla della “morte eterna”, della “seconda morte”, di quella a cui non c’è più rimedio per l’eternità.
Quella morte a cui, disgraziatamente, ci conducono i nuovi preti della nuova falsa chiesa sulla scorta dell’armamentario sovversivo del Vaticano II.

Che Dio abbia misericordia di noi e accorci questi tempi di tribolazione, e che la Santa Vergine Maria ci ottenga il perdono dei nostri peccati, compresi quelli che purtroppo commettiamo impiegando il breve tempo concessoci in questa valle di lacrime a leggere le sovversive suggestioni dei nuovi preti della nuova chiesa… la Madonna lo sa che siamo mossi da quella carità che ci porta ad aiutare i fratelli a tenersi lontani da tali suggestioni, indicandole e denunciandole per quelle che sono: opera del Maligno.




febbraio 2017
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