Se qualcuno ancora dubitasse
che viviamo in una società impazzita…


di Paolo Deotto


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana






A Bergamo una pesante condanna viene emessa contro il “killer” dei gatti.
Se ne evince, a fronte di circa 300 “legittimi” aborti giornalieri, di suicidi assistiti, eutanasie e altre delizie, che ormai gli animali sono più tutelati degli uomini.

E’ molto interessante il fatto che il Tribunale ha emesso una sentenza di condanna così pesante da impedire l’applicazione della sospensione condizionale (e in più ha aggiunto due anni di libertà vigilata), a fronte di una richiesta, da parte della Pubblica accusa, di un anno e quattro mesi.

Ora, che un individuo che si diletta di torturare e uccidere gatti abbia qualche rotella fuori posto, ci sembra fuori discussione. Qualcuno, dalla parte del’accusa o della difesa, aveva richiesto la perizia psichiatrica? Questo non si sa.

Mi limito qui a proporre una piccola riflessione.

Ogni giorno gli ospedali italiani uccidono, a costo zero per le brave mammine (non meriterebbero anche queste, e quanti le aiutano, la qualifica di “killer”?) mediamente 300 bambini. Si chiama “aborto”, e per i politicamente corretti si chiama “interruzione volontaria di gravidanza”.

In questi giorni si discute tranquillamente del “diritto” a suicidarsi, e ad essere assistiti nonché legittimati da apposita legge (ne abbiamo parlato di recente su Riscossa Cristiana:
Quanto poi sia labile il confine tra agevolazione del suicidio e omicidio, sarebbe un altro punto interessante da discutere.

Inutile aggiungere che la legalizzazione dell’eutanasia è un’altra delle “grandi battaglie civili”. È solo questione di tempo. Ci arriveremo.

E potremmo continuare con altri esempi, dai progetti di liberalizzazione delle droghe, alla diffusione dell’omosessualismo. Ricordiamo solo che la salma, pardon, il presidente Gentiloni ha naturalmente dichiarato che i problemi suscitati dai “suicidi assistiti” devono essere oggetto di attenta riflessione (ovvero, faremo un papocchio alla democristiana anche per questo…).





Insomma, una società che gronda morte a livello istituzionale, in cui il luogo più insicuro è l’utero materno, in cui la condizione più tragica diverrà a breve – ovviamente “nel rispetto della legalità” – essere malati gravi o troppo vecchi, ergo manipolabili, e un parente malato grave o un nonno che non si decide al trapasso è così comodo accopparli, una società che è scesa a questi livelli di fogna morale e che ha anche la mancanza di senso del ridicolo da definirsi società “civile”, interviene ora con la mano implacabile della legge mandando in carcere il… “killer dei gatti”.

La stessa terminologia indica una impressionante distorsione dei valori. La parola “killer” evoca l’uccisore di esseri umani, l’assassino freddo e spietato, oppure il “serial killer”, il paranoico che inanella un omicidio dopo l’altro.

Suvvia, uno squinternato che si diletta nel torturare e uccidere gatti e nel mandare in giro le immagini delle sue imprese, è un “killer”? Signori, stiamo parlando di gatti, ovvero bestie, non di esseri umani.

Tra l’altro, l’art. 544 bis codice penale prevede, per chi cagiona per crudeltà o senza necessità la morte di un animale, la reclusione massima di due anni. Pur applicando le aggravanti, come si arriva a tre anni e sei mesi?

Tirando le somme, non ci resta che ripetere quanto detto e scritto più volte: la società fieramente laica, che rifiuta Dio, prima o poi impazzisce, non c’è scampo: ne abbiamo le prove.

La vita umana vale quattro soldi, nella nostra “civile” società. Per l’uccisione di svariati gatti la mano della legge interviene con decisione e severità: tre anni e mezzo di carcere e due anni di libertà vigilata.

E questa non è una società impazzita?


marzo 2017
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