Papa Francesco: quattro anni di un pontificato sempre più contestato…

di Francesca de Villasmundo


Pubblicato sul sito francese Medias Presse Info

L'immagine è tratta dal sito francese Dieu et moi le nul sans Lui





Il 13 marzo 2013, Jorge Mario Bergoglio fu eletto dal conclave riunito dopo le dimissioni di papa Benedetto XVI. Egli divenne il nuovo Papa col nome di Francesco.

Quattro anni dopo questa elezione a sorpresa, le manovre molto mediatizzate del nuovo detentore del soglio petrino, atte a rivoluzionare ciò che resta di cattolico nella Chiesa conciliare, suscitano delle inquietudini, perfino delle ribellioni, in certi ecclesiastici e laici conservatori.

Cosa ancora più grave, esse generano in costoro degli interrogativi sulla validità dell’elezione di Francesco. Questa questione delicata, scottante, rischiosa, si presenta sempre più spesso alla ribalta.

Ultimamente, il giornalista cattolico Christopher A. Ferrara, avvocato di professione, principale collaboratore di Padre Nicholas Grüner, fondatore del Centro di Fatima, cronista di diversi giornali cattolici, tra cui The Remnant Newspaper, ha scritto un lungo articolo sulla questione, eccolo:



La storia registrerà per sempre le scioccanti parole che il nuovo eletto Papa Benedetto XVI pronunciò durante la Messa per l’inaugurazione del suo pontificato: «Pregate per me perché io non fugga per paura dei lupi». Queste parole si sono rivelate essere una profezia.

I “normalisti” che insistono sul fatto che niente vada male col pontificato attuale – gruppo il cui numero diminuisce rapidamente – affermano di non essere turbati dalla maniera senza precedenti con la quale Benedetto XVI ha lasciato la Cattedra di Pietro: conservando il suo nome papale, la sua veste papale, la sua insegna papale, la sua residenza pontificia in Vaticano e, secondo Benedetto XVI, l’aspetto “passivo” della sua funzione (preghiera e contemplazione) come primo «Papa Emerito» nella storia della Chiesa.

Se un Vescovo Emerito è ancora Vescovo, un Papa Emerito non è forse ancora Papa? Se no, cosa può essere il titolo di «Papa Emerito» se non una vuota sciocchezza? Ma se Benedetto XVI si considera ancora Papa, in qualsivoglia senso, che ce ne facciamo di due Papi viventi in Vaticano? Com’è possibile che un Papa che si dimette dal suo ministero possa ancora essere in qualche modo Papa, visto che l’elezione al papato non produce alcun cambiamento ontologico nell’uomo – come un marchio indelebile nell’anima al pari dell’ordinazione al sacerdozio o alla consacrazione all’episcopato – ma conferisce semplicemente la funzione papale alla quale, in questo caso, si è apparentemente rinunciato?

Io non propongo alcuna risposta definitiva a queste domande. Tuttavia, è cosa certa che Benedetto XVI ha veramente rifuggito il papato, dicendo di farlo a causa della sua incapacità di sopportarne il fardello in ragione dell’età. Ma non è che è fuggito per paura dei lupi che aveva chiaramente intravisto fin dall’inizio del suo breve pontificato? E chi sono questi lupi?

Il mistero, non solo persiste, ma si fa sempre più fitto per ogni giorno che passa del tumulto bergogliano. E adesso si presenta un Monsignor Luigi  Negri, amico di Benedetto, che dichiara in un’intervista a Rimini 2.0 che l’abdicazione di Benedetto XVI è stato «un gesto inaudito» fatto per aver «subito pressioni enormi».
Ma che sorta di pressioni e chi le ha praticate? Negri dice a giusto titolo che la questione è un «mistero gravissimo» e giura che non appena arriverà la sua «personale ‘fine del mondo’», «la prima domanda che rivolgerò a San Pietro sarà proprio su questa vicenda.»

Curiosamente, dopo la pubblicazione dell’intervista di Negri, l’ex portavoce della sala stampa vaticana, Padre Federico Lombardi, ha pubblicato una smentita proforma, citando la dichiarazione fatta da Benedetto XVI in una intervista con Peter Seewald sul fatto che aveva rinunciato all’“esercizio” della funzione petrina «in piena libertà e responsabilità». Tuttavia, non c’è stata alcuna dichiarazione di Benedetto in risposta al suo amico Mons. Negri.

Ora, l’espressione «piena libertà e responsabilità» non è incompatibile con una dimissione sotto pressione. Nessuno dice che qualcuno abbia puntato una pistola alla testa di Benedetto XVI o abbia negato il suo libero arbitrio. No, la questione sta nel sapere se la rinuncia sia stata comunque motivata in una certa misura dalla paura di qualcosa che abbia potuto influenzare indebitamente la sua volontà: quella «paura dei lupi» che lo stesso Benedetto XVI aveva evocato. Che questa paura abbia o no raggiunto il livello di invalidamento della sua rinuncia, che «i lupi» siano quelli che hanno esercitano la pressione, è dovere di ogni cattolico esigere di conoscere la loro identità e di potersi così guardare da essi quando organizzeranno e delineeranno le loro prossime mosse.

Da questo punto di vista, il mistero si infittisce. Il collaboratore del sito «Anonimi della Croce» che si firma con lo pseudonimo di Fra Cristoforo, che apparentemente è molto bene ammanigliato e pretende di avere delle fonti all’interno di Casa Santa Marta, ha risposto alla smentita di Padre Lombardi con una dichiarazione esplosiva: «Ma tra un mese Anonimidellacroce sarà in grado di pubblicare il contenuto della lettera fatidica che Benedetto ricevette prima di decidere di dimettersi

E Fra Cristoforo continua: «Anche Padre Lombardi, come tanti altri giornalisti, su questo argomento dovrebbe tacere. Perché le motivazioni delle dimissioni di Papa Ratzinger non sono quisquiglie. Sono motivazioni gravi. E non per poca salute o per altri motivi teologici. Ma per motivi gravi, veramente gravi.»

Forse entro un mese verrà infine gettata un po’ di luce sulla misteriosa, senza precedenti e stramente chiamata, dimissione di Papa Benedetto XVI, un evento che deve comparire nella profezia del Terzo Segreto di Fatima.

Indipendentemente dalle rivelazioni fatte da Fra Cristoforo e riprese da Ferrara, la cui veridicità è da confermare, questo articolo testimonia il malessere crescente in seno al mondo cattolico e conciliare suscitato dalla rivoluzione bergogliana, ma anche della presenza del «primo Papa Emerito della storia della Chiesa», «aspetto «passivo» (preghiera e contemplazione) della funzione pontificia».
In effetti, occorre mettere a fuoco tutte le implicazioni «politiche» e «magisteriali» di questa presenza: essa lascia intravede un aspetto rivoluzionario nella funzione papale, instaura una dualità e un’apparente autorità pontificia a due teste, di cui è ancora difficile misurare tutta la nocività per le anime e per il governo della Chiesa.

Dunque, quattro anni di un pontificato rivoluzionario su molti punti. Come finirà? E’ questa la domanda che oggi ci si può porre.






marzo 2017
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