Resistenza 101



Articolo pubblicato sul sito Psalm 129

L'immagine è nostra: Mons. Fellay incontra Benedetto XVI, il 29 agosto 2005.





Sono contrario a qualsiasi tipo di accordo tra la Fraternità San Pio X e le attuali autorità di Roma. Sono contrario a un accordo non perché non mi fidi di Papa Francesco (anche se questo è vero, non mi fido di un Francesco bifronte). Sono contrario per principio a qualsiasi accordo con la Roma non convertita: perché essa aderisce alla religione novus ordo. Una religione che crede nella libertà religiosa, nell’ecumenismo e nella collegialità. Una religione che antepone il dialogo all’ammaestrare tutte le nazioni. Una religione che accoglie i non cattolici a profanare la Casa del Signore.

I Romani sono modernisti e la Chiesa bastarda che hanno eretta non ha diritto di esistere. Si tratta di un’impostura, di una potenza occupante, che Dio ha permesso che si installasse: come è stato profetizzato dalla Madonna in più occasioni. Nostra Signora del Buon Successo ha detto che in questi tempi la massoneria si sarebbe imposta. Nostra Signora de La Salette ha detto che la Chiesa si sarebbe eclissata. L’Alta Vendita ha detto che l’obiettivo dichiarato della massoneria era quello di infiltrarsi nella Chiesa.
Chi dirige la Fraternità, pensa che bisogna accordarsi in ogni caso? Mons. Fellay, Don Pfluger e Don Nely, credono che queste apparizioni siano bugie?

Il fatto che il Papa “riconosca” la Fraternità, in ogni caso non significa che riconosca la Tradizione. Egli non riconoscerebbe la Fraternità in quanto cattolica, piuttosto estenderebbe ad essa i suoi principi modernisti. Egli applicherebbe loro la sua mentalità da “unità nella diversità” e da “diversità riconciliate”, che sono un altro modo per dire che applicherebbe l’ecumenismo alla Tradizione. Eppure, la Tradizione è la norma della fede; condurre la Tradizione ad un accordo col modernismo significa porre la norma della fede su un piede di parità con l’errore, con la menzogna.
Quale intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un infedele?” (II Cor. 6, 15)

Raggiungere un accordo con la Chiesa conciliare significa introdursi in uno zoo, uno zoo ecumenista. Significa diventare cattolici liberali e ed essere contenti di essere liberi tra i tanti in una Chiesa piena di errori, in una coesistenza dove Cristo non è Re.
Quando Mons. Pozzo dice che la Fraternità sarà libera di contestare la libertà religiosa, l’ecumenismo e la collegialità, è chiaro che non è nella posizione di poter dettare condizioni: avrà pure una qualche autorità a Roma, ma ne sta abusando. Anch’egli deve obbedire alla Tradizione, non dare ordini, perché è la Tradizione la norma della fede. Cosa che purtroppo la Fraternità San Pio X non capisce più.

Mettere da parte le differenze dottrinali e mettere al centro le cose che la Fraternità ha in comune con la Chiesa modernista, significa impegnarsi in massoneria: è la massoneria infatti che sostiene che tutti possiamo convenire sulla base di ciò che abbiamo in comune, dimenticando le nostre differenze. Quello che abbiamo in comune sarebbe più importante di ciò che ci differenzia.
Ma la Verità è esclusiva! Non ci possono essere due religioni in un’unica Chiesa di Cristo. Eppure è questo che si finirebbe con l’avallare, se la Fraternità concludesse un accordo con Papa Francesco, che non vive della fede cattolica! Si farebbe un accordo con qualcuno che non condivide gli stessi principi, la stessa fede soprannaturale.

Ogni altro gruppo tradizionale che è andato con Roma ha usato gli stessi argomenti che la Fraternità usa oggi. “Saremo in grado di cambiare la Chiesa dall’interno.” “Avremo grandi numeri.” “Non saremo più visti come scismatici!”
Tutti folli. La nostra battaglia è con i poteri delle tenebre. La Fraternità non ha mai lasciato la Chiesa. L’irregolarità è quella di Roma: è Roma che deve tornare alla Chiesa, che dev’essere “regolarizzata”. No la Tradizione! Solo un liberale potrebbe pensare che la battaglia sia un giuoco di numeri e che si basi su espedienti da libero mercato e su untuose campagne di pubbliche relazioni.

Dio ritrae la mano da coloro che si pongono in occasione di peccato. Eppure la Fraternità è come se adesso fosse condotta in cima alla montagna e fosse in procinto di saltare per volere del diavolo che le dice: “sicuramente non ti schianterai se salterai giù! La Beata Madre e gli angeli saranno con te. Non ti farai alcun male!”
Sciocchezze. Tentare Dio è peccato, significa forzare la mano di Dio.

Sant’Atanasio non ha cercato “regolarizzazioni”. Non si preoccupava di diventare o essere considerato come scismatico. Egli rimase fermo, sapendo di essere nella verità.
Mons. Lefebvre, dopo aver trascorso decenni a cercare di mettere a posto le cose con la Chiesa, alla fine degli anni ‘80 mantenne la visione e la saggezza dettatale dallo Spirito Santo, e dichiarò che fino a quando le autorità non avessero ripreso la fede di sempre ogni dialogo sarebbe stato inutile. La dottrina viene prima. Ed egli aderì correttamente alla Scrittura: “Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi.”

Lo scopo di Monsignore era di far sì che i Romani si accorgessero di non essere cattolici. Convertire il Papa è stata la sua priorità. Se il Papa si converte, tutto torna al suo posto e la Chiesa sarebbe salva. Eppure oggi, nel 2017, la Fraternità non dice più ai Romani che non hanno la fede. Non dice più a Roma: “è necessario che vi convertiate!” Al contrario, mira allo scopo in qualche modo egoistico di far sì che i Romani riconoscano la Fraternità come cattolica. Il che significa invertire ogni cosa. Invece di dire: “Papa Francesco, convertiti per salvare la tua anima e tutte le altre!”, la Fraternità dice: “Papa Francesco, resta come sei, ma dì al mondo che noi siamo cattolici, per favore.”
Che Dio abbia pietà di Mons. Fellay, quando verrà chiamato davanti al tribunale. Invece di cercare di convertire Papa Francesco alla Tradizione, egli ha scelto di lasciarlo nella religione erronea a cui è aggrappato.

Gli esseri umani – per giustizia – hanno un debito con Dio. Essi hanno il dovere di adorarLo come Lui ha pensato bene di stabilire. Questo debito lo si paga nella Tradizione. A Dio, dunque, per giustizia, è dovuto un Papa tradizionale e una Chiesa libera dal modernismo. Come Suoi figli, noi abbiamo diritto ad una Chiesa tradizionale. Dire che “alla Fraternità San Pio X è dovuto per giustizia il riconoscimento da parte dei modernisti” significa spostare l’attenzione dai diritti di Dio ai diritti dell’uomo, ai diritti della Fraternità. È questo un esempio di cattolicesimo liberale. Immaginate per un momento il capitano di una nave deposto da un gruppo di pirati che lo gettano nella stiva; non sarebbe certo un atto di giustizia fare semplicemente vagare il capitano sul ponte mentre i pirati guidano la nave verso le acque rocciose. No, giustizia si avrebbe quando i pirati fuggono e la nave viene restituita al capitano. Eppure, oggi Fraternità è semplicemente contenta di avere un piccolo angolo sul ponte della nave datole dai pirati modernisti che hanno dirottato la Chiesa nel Vaticano II.

Un accordo tra la Fraternità e Roma non è semplicemente una questione di fiducia e di garanzia perché la Fraternità abbia la libertà di predicare. Essere liberi di predicare la fede cattolica è ciò che l’inetto Paolo VI chiedeva al mondo dopo il Vaticano II. La lotta tra la Fraternità San Pio X e Roma è molto più che l’“essere liberi di predicare.” Come diceva Monsignore, si tratta della lotta tra quelli che vogliono i diritti di Dio sulla società e la sua Chiesa e quelli che parlano dei diritti dell’uomo. La vecchia Fraternità San Pio X viveva di questo. Oggi non più. E’ evidente che la Fraternità del 2017 si accontenta semplicemente di essere ascoltata.

La prudenza impone che la Fraternità prenda insegnamento dagli altri gruppi che sono andati con Roma e stia lontano da un tale ambiente profano. Ma la Fraternità di oggi non è prudente. I suoi capi non vogliono imparare da gruppi come l’Istituto del Buon Pastore o i Frati Francescani dell’Immacolata. Essi non vivono secondo le parole del loro Fondatore, che dopo il 1988 disse che è un dovere rigoroso stare separati dalla Chiesa conciliare. Loro non guardano alle azioni del Papa e a come si comporta veramente; piuttosto ascoltano le sue suadenti bugie. L’indifferenza dei capi della Fraternità verso tutti questi segnali di allarme offerti loro da Dio perché rimangano lontani, finirà col distruggere la Fraternità. Come dice Sant’Alfonso, Dio si ritrae da coloro che sono morti per aver perseguito la loro volontà invece della Sua.

Ringraziamo l’Onnipotente che nella sua infinita saggezza ha suscitato Mons. Williamson, che si è accorto di questi segni premonitori, e che nel mese di maggio consacrerà Don Gerardo Zendejas. Preghiamo per questi santi uomini di Dio e perché la Fraternità torni ad essere se stessa.

San Pio X, ora pro nobis.




marzo 2017
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