CATTOLICESIMO POLITICO ?

(Parafrasando Jonathan Swift)


di Ettore Gotti Tedeschi





La lettura attenta dei commenti sulla visita del Papa a Milano sabato scorso, permette di riflettere sul significato di alcuni messaggi dove il Pontefice chiede di «cancellare le distanze, abbracciare i confini e le frontiere, includere, far cessare la cattiva uniformità, amalgamare l’umanità e  le esperienze più diverse, ponendo fine a quella religiosità chiusa, in difensiva, sterile, piena di pregiudizi, che ha portato e porta a divisioni».
Cioè considerazioni  più socio-politiche che spirituali. 

Noi cattolici, un po’ troppo semplici, siamo abituati a pensare alla Chiesa, ed al Papa,  solo quale guida spirituale, dimenticando il suo ruolo anche politico nella storia.
Forse dovremmo comprendere ed ammettere che la Chiesa possa riflettere i problemi politici di un momento storico, cercando di non dimenticare che il mondo laico, invece, vede il Papa solo come interlocutore politico.  

Oggi i problemi  da risolvere nel mondo globale sono tanti, fra questi la ricomposizione del progetto europeo dove coesistono, storicamente, culture laiciste, luterane, cattoliche, ed ora anche una significativa presenza islamica.
Il governo di questi equilibri, evidenziato solo in Europa, ma estendibile al mondo intero, potrebbe, in mancanza di leader credibili, esser stato “affidato” proprio al capo della Chiesa Cattolica.
 
Certo questa ipotesi, puramente ideale potrebbe richiedere cambiamenti ed adattamenti “sconvolgenti” e apparentemente incomprensibili, che potrebbero lasciar immaginare una forma (transitoria e temporanea) di “abolizione” del cattolicesimo (nel senso tradizionale).
Noi fatichiamo a capirlo , perché ci lasciamo confondere dall’apparente populismo e popolarità, ma in proposito Jonathan Swift (1667-1745) ci dà una ironica lezione su questa ipotesi, su cui riflettere.

Jonathan Swift è il cinico ma geniale autore dei Viaggi di Gulliver, che scrisse anche nel 1708 un libretto  satirico  “Argument against abolishing Christianity (Ragionamento contro l’abolizione del  Cristianesimo)”, riferito naturalmente alla chiesa anglicana (di cui era pastore).
Anche allora una minoranza, come oggi influente, cercava di eliminare il cristianesimo perché antiquato, screditato e scomodo per le mode culturali dominanti e le relazioni internazionali
In questo libretto Swift  descrive con ironia i vantaggi e svantaggi della abolizione del cristianesimo per far fronte ai rischi incombenti.
Credo sia interessante e utile rifletterci su. 

Fra i vantaggi (descritti ironicamente) Swift vede l’esaltazione della libertà di coscienza che avrebbe liberato dalla tirannia della Chiesa. Un altro vantaggio sarebbe consistito nel risparmio economico conseguente alla abolizione del clero e delle spese  di mantenimento della Chiesa, risorse che avrebbero permesso migliori opere culturali e maggior aiuto ai poveri. Un altro ancora sarebbe stato il guadagnare un giorno in più alla settimana (la Domenica) consacrato ai riti religiosi, per divertirsi e fare shopping.  Un successivo vantaggio sarebbe stato nella abolizione dei piccoli e proliferanti movimenti ecclesiali (con troppe vocazioni, troppa raccolta di soldi e scarsi   controlli…).
Swift procede proponendo come vantaggio dell’abolizione del cristianesimo la cancellazione di quei pregiudizi educativi che vengono chiamati virtù e che rovinano la pace di chi non li persegue ... Da imitare avrebbero dovuto essere invece coloro che sanno umilmente e realisticamente peccare. Infine l’ultimo vantaggio starebbe nell’utilità della unione dei cristiani, ampliando così i confini dell’ecumenismo, accogliendo così i dissidenti, esclusi per motivi rituali di “scarsa importanza” (i Sacramenti…). Accettare tutti  infatti deve essere il vero programma ecumenico, deve esserci posto per tutti, senza ostacoli

Vi dicono qualcosa questi vantaggi? Non vi pare 300 anni dopo di rivisitarli? 

Quali sarebbero invece i danni dell’abolizione del cristianesimo per Swift?
Il primo danno sarebbe causato alla satira e dagli intellettuali laicisti, che non avrebbero  più preti e suore da dileggiare per le loro “nefandezze e vizi”… Il maggior effetto dannoso per Swift (abolendo il cristianesimo) consisterebbe però nella affermazione del “Papismo”, cioè del potere temporale del Papa e della autorità assoluta della Chiesa cattolica (nella nostra ottica potremmo riferirlo al potere luterano tedesco).
Swift lo spiega con particolare ironia, scrivendo che è noto che i gesuiti hanno sempre avuto l’abitudine di utilizzare  emissari con il compito di fingersi membri delle sette più illuminate, così si sono presentati nei tempi diversi in vesti di presbiteriani, anabattisti, quaccheri … a secondo di chi fosse più in auge e necessario. Così, da quando è diventato di moda screditare la religione, i missionari papisti non hanno smesso di mescolarsi ai liberi pensatori.

Swift, sempre ironicamente, riflette che se il cristianesimo venisse estinto la sola forma di culto religioso diverrebbe la superstizione (magari ambientalista?) pertanto, al fine di “tagliare il male alla radice”, propone di abrogare Dio e ogni religione in generale. Ma, raccomanda Swift, si faccia attenzione a cancellare il cristianesimo e magari allearsi con il Turco, perché “la sua gente sarebbe più scandalizzata dalla nostra empietà”.
I Turchi, scrive sempre Swift, non solo sono osservanti del culto religioso, ma peggio ancora, credono in Dio, che è più di quanto ci si aspetta da noi, anche se noi manteniamo il nome di cristiani.

La lezione di Swift ci è chiara ?







marzo 2017
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