“La ‘buona scuola’,
modello di istruzione totalitaria”

Intervista a Elisabetta Frezza

7 aprile 2017


Pubblicata sul sito Riscossa Cristiana





Lei terrà un intervento su La “buona scuola”, modello di istruzione totalitaria. Sembra  che nessuno voglia mai affrontare questo argomento nei dettagli: come mai accade questo?

Credo che, per lo più, la gente non si renda ben conto di quanto sta accadendo nelle scuole e di quanto è in fase di realizzazione secondo il programma squadernato nella legge 107, in esecuzione degli ordini perentori diramati da Bruxelles. Magari sperimenta sulla pelle dei propri figli qualche stortura avvertita come anomalia, più o meno grave, ma la magnitudine della manovra in cui tante iniziative si inquadrano sfugge alla percezione dei più, per due motivi fondamentali: sia perché il testo di legge è tanto capzioso quanto farraginoso, zeppo di rinvii anche multipli (sicché ricostruire le fonti è impresa ardua, e comunque la matrice è sovranazionale) sia, soprattutto, perché la coltre delle parole d’ordinanza copre ormai ogni cosa e ad ogni cosa e conferisce un aspetto pretesamente edificante, ammantandola di dignità – appunto – “educativa”. La nuova paideia passa per tutt’un armamentario lessicale che permea obiettivi, norme, circolari, documenti amministrativi, programmi, manualistica, criteri di valutazione, per cui insegnanti, genitori, alunni sono come infilati in una gabbia senza via d’uscita e non si riesce quasi più a parlare il linguaggio della realtà. È bandito.

Chiaramente, tutto ciò è funzionale all’indottrinamento precoce all’anti-ragione e all’appiattimento culturale. È essenziale frenare la trasmissione del sapere, deprimere le facoltà di ragionamento, scongiurare il formarsi di esseri pensanti. Per far questo, bisogna innanzitutto tagliare i ponti con il passato, ridurre la prospettiva a un presente mono-pensiero e sventolare il miraggio di un futuro di efficienza, prosperità e pace.

Sembra essere stato una sorta di cavallo di Troia: mentre il Family Day riempiva di chiacchiere il Circo Massimo, questa legge assurda è passata indisturbata. È così?

Peggio direi. Panem et circenses, letteralmente. Il Family Day è servito proprio a coprire le trame dei politicanti traditori della banda democristiana, sfruttando la buona fede di tante persone accorse a Roma nell’illusione di “difendere i loro figli”.
I giochi erano già fatti, l’episcopato aveva dato la sua benedizione previa all’operazione criminale e i suoi emissari in parlamento sapevano quale compito spettava loro di lì a quattro giorni.
La spudoratezza con cui certi personaggi hanno agito è pari solo al degrado morale in cui sguazzano, attaccati al loro strapuntino. E i Gandolfini che hanno apparecchiato la messinscena, sottolineando compulsivamente di non essere contro nessuno, sono parte integrante del meccanismo.

Vi è qualche responsabilità, perlomeno omissiva, da parte dei cattolici?

La compartecipazione è attiva, non omissiva. La parte presa dalla pseudo-chiesa oggi al potere è evidente. Il guaio è che tanti, sentendosi cattolici per definizione, vanno ancora dietro, per inerzia o per disperazione, a questo apparato putrescente e tossico e ne alimentano l’agonia.
Non voglio fare di ogni erba un fascio, beninteso. Ci sono chierici saldi e fedeli alla loro missione, ma sono costretti a restare defilati, pena l’ostracismo o addirittura la persecuzione.

Pensa che sia fondamentale fare chiarezza e far conoscere specie ai genitori a cosa vanno incontro i nostri figli?

Non molti vogliono sentire. La maggior parte è blindata dentro all’edificio surreale costruito sul vuoto morale culturale e religioso scavato negli ultimi decenni, e ci si trova a proprio agio. Altri, pur captando qualche stortura, la isolano dal contesto generale e perciò la sottostimano. In ogni caso, quasi tutti ambiscono a essere rassicurati sulla tenuta del sistema cui affidano i figli, a costo di mentire a se stessi.
Pochi, troppo pochi, hanno voglia di combattere, perché per farlo occorre in primo luogo identificare il nemico e capire quali sono le sue armi. Ma nulla, in questo frangente, è più necessario di una presa di coscienza. Ne va della vita dei nostri figli, del loro e del nostro futuro.

Lei è certamente molto addentro a queste dinamiche, avendo figli ancora in età scolare. Cosa sta accadendo all’interno dell’istruzione? Qualcosa di grosso si muove?

Guardi, a parte le follie pure che colpiscono i più piccini cui si insegna a disconoscere l’evidenza, a liquefare la propria identità in fase di formazione, a edificare a forza intorno a sé un mondo basato su vere e proprie allucinazioni, sugli istinti e sulle perversioni, il disegno è molto più ampio. Si parla poco, ad esempio, delle scuole superiori, dove il plateale piano di demolizione culturale mira a un appiattimento tecnicistico che non tollera la speculazione, l’indagine sull’uomo, sulla sua storia e la sua natura spirituale.
Non per nulla è guerra totale agli studi classico-umanistici, su esempio della Francia sempre all’avanguardia, perché essi rischiano di aprire una finestra pericolosa su un patrimonio culturale che ci precede e ci sovrasta, permettendoci di sollevare lo sguardo oltre il contingente e fuori dal tubo specialistico in cui ogni singola componente dell’ingranaggio deve muoversi al ritmo stabilito dal gran manovratore.

Si è imposta una visione distorta dell’orizzonte educativo, in cui agli insegnamenti di valore oggettivo, strumenti culturali capaci di indurre naturalmente a progressiva maturazione, si è sostituito il culto dell’emozione, del sentimento, della relazione. Salgono in cattedra gli psicologi, in veste di “esperti” muniti di patentino a norma europea, ovvero un esercito enorme, addestrato a demolire ciò che resta del logos inscritto in ogni uomo, per indurre masse di giovani inermi a ripiegarsi sui propri istinti, al buio di ogni vera prospettiva morale.

Sappiamo che presto uscirà un suo libro su queste tematiche. Potrebbe anticiparci qualcosa? Il titolo e i temi trattati; immaginiamo che saranno accennati nel suo intervento a Pagnano di Merate.

Si intitola «MalaScuola», casa editrice Leonardo Da Vinci, e illustra il panorama scolastico attuale e, più in generale, la temperie pseudoculturale che gli fa da contorno. Chiaramente, l’invasione di campo della educazione non è che la tappa finale di un disegno egemonico assai più vasto e venuto da molto lontano. Questo disegno va compreso nei suoi contorni fondamentali per poter affrontare in modo adeguato l’emergenza che oggi ci travolge.




aprile 2017
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