Il fondamento per una vera Europa




Sulla costa sudorientale del Mediterraneo vi è un luogo sacro, situato sulla punta nordoccidentale del complesso del Monte Carmelo, nella regione della Galilea, oggi occupata dal moderno Stato ebraico.
Questa punta si protende nel Mediterraneo in direzione NordOvest.



Questo luogo è reputato essere quello abitato dal Profeta Elia e dove egli sconfisse i demoni di Baal, affermando il culto del vero Dio. In questo luogo sorge il monastero del Monte Carmelo, dove i primi eremiti vollero abitare accanto alla grotta di Elia. Qui, nel 1230, San Simone Stock ebbe la visione della Madonna, da cui ebbe origine la devozione dello Scapolare del Carmelo.



La grotta di Elia


Il Profeta Elia è stato il primo Profeta di Israele e venne “rapito in Cielo” su un carro di fuoco, così che si riteneva che egli dovesse tornare. A questo si collega il particolare legame tra Elia e Gesù,  specialmente significato al momento della Trasfigurazione, dove San Pietro, San Giovanni e San Giacomo hanno la visione di Gesù trasfigurato che conversa con Mosè ed Elia.



L’iconografia di questo Profeta lo raffigura con la spada fiammeggiante in mano mentre sconfigge i demoni, la stessa iconografia che si ritrova per l’Arcangelo San Michele.

Da questa punta a SudEst dell’Europa si diparte una linea retta in direzione NordOvest, che segue il percorso del Sole nel solstizio d’estate e che culmina nell’estremità NordOvest dell’Europa, in Irlanda, sulla Great Skelling, l’isolotto più grande delle isole omonime.







Su questa isola si trova lo Sceilig Mhichil, in gaelico, o Skelling Michael, in inglese: Roccia di Michele. Qui San Michele è apparso a San Patrizio, evangelizzatore dell’Irlanda, per aiutarlo a liberare il paese dai demoni, e qui, forse nel 588, nacque un monastero dedicato al Santo Arcangelo.




Se torniamo a SudEst, lasciato il Monte Carmelo, lungo questa linea retta, in direzione NordOvest si incontra l’isola di Symi, nel Dodecanneso, in Grecia.



Qui, in località Panormitis, si trova il monastero di San Michele, in cui è conservata un’icona di San Michele alta tre metri, in ricordo della protezione contro i nemici pagani accordata dal Santo Arcangelo, il quale si assicura venga in sogno a coloro che dormono di passaggio in quei luoghi.




Risalendo questa linea retta, si incontra nel SudEst dell’Italia, sul promontorio del Gargano, il noto Santuario di San Michele, a Monte Sant’Angelo, vicino a San Giovanni Rotondo, ove è sito il luogo di sepoltura di San Pio da Pietrelcina.



Questo Santuario di San Michele è uno dei più noti luoghi di culto di San Michele, dove il Santo Arcangelo è apparso più volte e da dove, con un lembo del suo mantello, si è dipartita la costruzione della Sagra di San Michele, a ridosso delle Alpi Cozie, in Piemonte.



La grotta delle apparizioni di Monte Sant'Angelo



La statua di San Michele a Monte Sant'Angelo


La linea retta prosegue ad incontrare, ancora in Italia, sulle propaggini della catena delle Alpi, a NordOvest, un altro Santuario di San Michele, la Sagra di San Michele, posta all’imbocco della valle di Susa, quella stessa che Annibale attraversò per entrare nella Cispadania dalla Gallia.




La Sacra, detta anche Abbazia di San Michele della Chiusa, sorge sul monte Pirchiriano, la sua costruzione si fa risalire intorno all’anno mille, ma si dà per probabile che esistesse già prima un luogo di culto dedicato a San Michele, rafforzato successivamente dai Longobardi, particolarmente legati al culto del Santo Arcangelo.



Per giungere dall’ingresso del complesso, in basso, fino all’ingresso all’aperto della chiesa abbaziale, in alto, si deve salire una scala: “lo scalone dei morti”, così chiamato perché un tempo era cosparso di sarcofaghi posti a fianco alla scala stessa. Questo particolare richiama uno degli attributi di San Michele: psicopompo, colui che porta le anime in Cielo; ed è significativo che questo scalone  dei morti conduca dalla parte oscura di questa zona dell’abbazia alla parte aerea più alta, dove è posto l’ingresso della chiesa.




La statua di San Michele all'esterno della Sagra di San Michele


Proseguendo verso NordOvest, la linea passa per la Normandia, nel NordOvest della Francia, dove su un isolotto collegato da un istmo alla terra ferma si trova il Santuario di San Michele, Mont Saint Michel in francese.




Dopo l’apparizione di San Michele nel 709, ebbe inizio l’insediamento del complesso dedicato al Santo Arcangelo. L’inizio della costruzione ritardò a causa di Sant’Auberto, a cui l’Arcangelo era apparso e a cui aveva chiesto l’erezione del luogo di culto. Sant’Auberto venne punito per la sua negligenza: colpito da un dito dell’Arcangelo che gli perforò il cranio, senza però ucciderlo. Il cranio perforato è ancora conservato nella cattedrale di Avranches.




  

A sinistra la guglia del Santuario di Mont Saint Michel,
sovrastata dalla statua del Santo Argangelo (a destra),
posto a protezione della Normandia



Come detto prima per la Sagra di San Michele, la costruzione di questo Santuario si reputa sia stata condotta con l’intervento dei monaci di Monte Sant’Angelo, che portarono con loro ancora un lembo del mantello del Santo Arcangelo lì apparso.




Questo elemento della comune reliquia si lega alla particolare collocazione dei tre Santuari, posti alla pari distanza di 1000 kilometri l’uno dall’altro. Si racconta anche che questa direttrice NordOvest SudEst che collega i tre santuari corrisponda al fendente assestato da San Michele al Demonio per cacciarlo nell’Inferno.





Dalla Normandia, la linea prosegue verso l’Irlanda, lungo di essa, in Cornovaglia, si trova il St Michael’s Mount, Monte di San Michele, su un isolotto di fronte al paese di Marazion. Questo insediamento, dove il Santo Arcangelo apparve nel 495, presenta le stesse caratteristiche del Mont Saint Michel in Normandia, e si dice che siano stati gli stessi Benedettini di Mont Saint Michel a dare inizio alla costruzione della nuova abbazia, di cui è rimasta solo la chiesa.

La linea retta partita dal Monte Carmelo si conclude in Irlanda, sulla Great Skelling, come abbiamo visto prima.
Si deve aggiungere che questa linea, vista in senso inverso a quello seguito fin qui, forma un percorso che partendo da Occidente, in Irlanda, arriva ad Oriente, in Galilea, ma qui siamo già in Terra Santa; così di fatto è come se questa linea portasse dall’estremo Occidente dell’Europa in Terra Santa, a Gerusalemme, che sono chiaramente l’Oriente principale o, se si vuole, il cuore dell’Oriente europeo, il centro da cui si dipartirebbe idealmente tutta l’Europa, l’omphalos della vera civiltà, che è la civiltà cristiana.

E a questo punto  diventa inevitabile il richiamo all’intera civiltà occidentale che è nata e si è sviluppata come la civiltà del nuovo Ordine che nell’intera Europa sostituì, sotto il segno della Croce, il vecchio Ordine a suo tempo stabilito da Roma. E tale sostituzione è altamente significata dall’essere diventata Roma il centro della Cristianità.

Oggi, dopo secoli, si ritorna a parlare dell’Europa come di un’entità univoca, rappresentante una civiltà, che però non si capisce bene su che cosa si fondi.
Fino ad almeno un secolo fa, la civiltà europea, che è diventata civiltà occidentale, si fondava sul cristianesimo, nonostante già cinquecento anni fa si gettarono le basi per il suo disfacimento: col protestantesimo, che generò l’illuminismo, fino al democraticismo, al comunismo e oggi al nichilismo. Ma oggi, quando si parla di Europa, su che cosa si pretende di fondarla, se non sugli stessi “ismi” che l’hanno condotta, insieme all’intero Occidente, all’attuale sfacelo?

Se si vuole davvero ridare vita all’Europa, occorre riprendere nelle menti e nei cuori i valori fondanti del cristianesimo, così da poter far rivivere, se possibile, quella entità primariamente religiosa che rappresentò l’eredità di Roma e costituì, a partire dal Sacro Romano Impero, come il cuore del mondo, con al centro la Croce.
Un’entità che va dall’Atlantico agli Urali, dall’Occidente all’Oriente, dovunque rimangono ancora le eredità del cristianesimo.
Si comprende, quindi, che una tale ripresa sarebbe grandemente facilitata se gli Europei dessero rinnovato vigore al culto dei loro luoghi santi, in primis di quelli dedicati al Santo Arcangelo Michele: il Principe delle milizie celesti, il dominatore di Satana e, come ricorda la preghiera raccomandata – oggi invano - dal Papa Leone XIII, il difensore dei credenti contro le potenze infernali che infestano il mondo.

Questa istanza dovrebbe essere sentita innanzi tutto nell’ambito della Chiesa, che invece di parlare molto modernamente e molto nichilisticamente di ecumenismo, dovrebbe sollecitare gli Europei a tornare ad essere i figli dei costruttori dei Santuari di San Michele, sia in Occidente, sia in Oriente, dove il Santo Arcangelo conosce un culto tanto antico quanto diffuso.



Cattedrale di San Michele, nel Cremlino, a Mosca

Abbiamo visto il Santuario di Symi, ma altri importanti luoghi di culto del Santo Arcangelo si ritrovano in tutto l’Oriente cristiano:  dalla cattedrale funeraria di Mosca, sita nel Cremlino e dove sono seppelliti gli antichi príncipi russi, anche qui a richiamare la funzione di San Michele come conduttore delle anime in Cielo; al monastero di San Michele a Kiev, in Ucraina.



Monastero di San Michele a Kiev, Ucraina

Questo riappropriarsi del culto del Santo Arcangelo, che a partire dai Longobardi e dai Celti persiste con vigore fino ai nostri giorni, spazzerebbe d’un sol colpo tutta la sovversione diffusasi nella civiltà occidentale a partire dalla sulfurea rivolta anticristiana di Lutero, che ha sovvertito la stessa Chiesa cattolica fino alla catastrofe del Vaticano II e dei suoi postumi.





giugno 2017
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