SANTITÀ, QUELLA VIOLENZA NON È CIECA.
HA UN NOME, CI VEDE BENISSIMO,
E MIRA LONTANO…

di Marco Tosatti
Articolo pubblicato sul sito dell'Autore: Stilum Curiae





Maometto guida alla guerra

Ho letto oggi il tweet dell’account twitter di Papa Francesco sui fatti di questi giorni. Eccolo: “Prego per tutte le vittime degli attentati di questi giorni. La violenza cieca del terrorismo non trovi più spazio nel mondo”.

Ieri avevo letto alcune frasi pronunciate dal segretario generale della Cei, mons. Galantino, in una trasmissione televisiva, e rilanciate dal SIR, l’agenzia di stampa dei vescovi. “Le contrapposizioni non portano da nessuna parte e fanno soltanto vittime. Questo è vero anche nelle nostre famiglie”, ha detto il prelato. Mi è sembrato un po’ enigmatico. A chi si contrapponevano quei poveretti falciati sulle Ramblas? Ha continuato così, cito il SIR:
Alla domanda su un uso della religione come “strumento di attacco culturale”, il presule ha risposto: “Quando non ce la faccio ad avere ragioni per dire all’altro che deve andare via, allora capita di ammantare tutto di religione e di ideologia. Questa è una strumentalizzazione della religione, perché la religione di per sé non permette di prendere a pedate l’altro”.

Ora qui mi permetto di dissentire, e con motivo. C’è una religione che nei suoi testi sacri, il Corano e gli Hadith, cioè i detti e i fatti di Maometto, in ben 123 (cento venti tre punti) incita esattamente a questo. (Controllate qui, se non mi credete).

Chi ha studiato, e letto testi e storia, e ha una certa esperienza di mondo, anche musulmano, sa benissimo, e ne è felice, del fatto che esistono sicuramente musulmani moderati. Ma si rende anche conto che a causa della sua struttura, e dell’intoccabilità che circonda il Corano, non contestualizzabile né storicizzabile, pena l’accusa mortale di blasfemia, chi ammazza gridando Allahu Akbar ha basi scritturali per farlo, che nessuna fatwa può cancellare.

Difficilmente può apparire (anche vista la storia del suo fondatore, e gli hadith, gesti e parole fondanti al pari del Corano) una religione di pace; o principalmente di pace. Come dicevamo prima, cento venti tre, (123) versi del Corano sono relativi a combattere e uccidere per la causa di Allah. Con obiettivo atei, miscredenti, associatori e, last but not least, chi sceglie un’altra religione.

E questo la rende una religione sicuramente diversa dalle altre: dal buddismo e dal cristianesimo sicuramente, anche se in entrambe le manifestazioni di violenza ci sono sempre state. Ma il Vangelo, testo fondante del cristianesimo, ci mostra Gesù che rifiuta di essere difeso a mano armata da Pietro, nel momento dell’arresto, prologo alla morte. Poi, che i cristiani come chiunque altro ne abbiano fatte di cotte e di crude, è un altro discorso; ma non si può dire che seguissero l’esempio e le parole del fondatore.

Quindi è evidente che l’islam ha un problema, e grosso, nel suo rapporto con la violenza. Ci voleva il coraggio e la lucidità intellettuale di Benedetto XVI, per porre il problema sul tappeto. Non si può chiedere ai suoi epigoni altrettanto coraggio e dirittura intellettuale. Ma le fiabe no, per favore. E, Santità, questa violenza non è cieca per niente. Ha un nome, è islamica. Ci vede benissimo, e mira lontano. I ciechi siamo noi…






luglio 2017
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