Singolare dichiarazione
del Sig. Wael Farouq


di Giovanni Servodio




Jorge Mario Bergoglio e Wael Mohammed Eissa Farouq


Riportiamo e commentiamo la singolare dichiarazione pubblicata da Wael Farouq il 13 agosto su facebook
Essa è stata riportata per intero, e commentata, in un articolo di Luigi Chiarello pubblicato su Italia Oggi, n. 200, pag. 6, del 26.8.2017

Notizia

Wael Mohammed Eissa Farouq è nato al Cairo il 3 gennaio 1974 ed ha la nazionalità egiziana.
Sulla sua pagina internet (http://www.waelfarouq.com), egli stesso riporta la sua biografia e si presenta così:
“Sono uno studioso egiziano che ha avuto la fortuna di lavorare in diversi ambienti accademici, come l’Università Americana del Cairo, lo Straus Institute for the Advanced Study of Law dell’Università di New York e ora l’Università Cattolica di Milano, dove insegno lingua araba.
“Il mio campo di studi abbraccia la lingua e la letteratura araba, l’islamistica, l’immigrazione e il dialogo fra le religioni.
“L’incrocio di questi campi di ricerca mi ha consentito di affrontare l’analisi della mentalità arabo-islamica a confronto con la modernità da punti di vista non tradizionali.”

Wael Farouq è autore di parecchi articoli in diverse lingue, nonché di diversi libri, anche questi tradotti in diverse lingue, alcuni di questi libri li ha scritti con altri autori e certi hanno avuto l’appoggio ufficiale di personalità accademiche, politiche e religiose, tra l’altro ha partecipato alla stesura di un libro dibattito su una tesi di Benedetto XVI, incentrata sui rapporti fra fede e ragione (Dio salvi la ragione, ed. Cantagalli).

La dichiarazione

«Agli splendidi italiani e alle splendide italiane di origine straniera, io dico: non integratevi, interagite. Cambiate voi stessi e le vostre società, perché sia la persona che la società sono uno spazio aperto alla generazione di nuovo significato per la vita. Dico loro: non sentitevi estranei, voi siete l’energia vitale di società colpite da senescenza. Siete il raggio di speranza di società sfibrate dalla corruzione dello spirito, prima ancora che dalla corruzione economica e politica. Non siete senza identità, siete l’identità del nuovo mondo. L’identità, infatti, non è qualcosa che si eredita dal passato, ma il presente intento ad agire per costruire il futuro. L’identità è dove il passato e il futuro si incontrano.»

Nostro commento

La pubblicazione di questa dichiarazione ha suscitato reazioni diverse, alcune delle quali mosse dalla perplessità, altre dall’indignazione… basta leggerla con attenzione per rendersi conto della fondatezza di esse.

Leggendo la dichiarazione di Wael Farouq, a prima vista sembrerebbe un appello fatto da un musulmano che si rivolge agli altri musulmani… italianizzati. In realtà, l’Autore si rivolge a tutti gli stranieri che vivono in Italia ed hanno acquisito la cittadinanza italiana e, quasi a scanso di equivoci, li interpella tutti come “splendidi”, aggettivo che, crediamo di capire, non è esclusivo, ma solo elogiativo: ogni italiano e italiana di “origine straniera”, per Farouq è “splendido”.

Il primo interrogativo sorge proprio su questo punto: che significa qualificare come “splendidi” tutti gli stranieri… italianizzati? Sarebbero splendidi perché stranieri, o di origine straniera, come scrive l’autore? O sarebbero splendidi perché sono diventati formalmente italiani?
A noi sembra che questo qualificativo sorga dal convincimento dell’Autore che: essere di origine straniera e vivere in Italia, fino a conseguirne la cittadinanza, sarebbe, di per sé, una cosa splendida. Ed ecco che allora l’interrogativo incontra una risposta inquietante, perché, a rigore di logica, non v’è niente di splendido nel fatto che ci sia gente che per vari motivi ha abbandonato famiglia, amici, contesto sociale, usi, costumi, per venire a farsi “italiana”, noi pensiamo che semmai ci sia tanto di triste. Ma splendido no!

Ci sarà allora un motivo serio perché l’Autore apra la sua dichiarazione con questo aggettivo, e in effetti tale motivo lo si coglie mettendo insieme il seguito della dichiarazione stessa: e come vedremo è un motivo inquietante.

Il primo accorato appello dell’Autore è costituito dal monito: “non integratevi, interagite”. Monito che di per sé non significa molto, perché non serve alcuna esortazione perché qualsiasi straniero che vive in Italia “interagisca” con i residenti, diversamente non potrebbe viverci. Semmai c’è da chiedersi cosa si voglia dire con “non integratevi”.
Ora, l’integrazione per un francese o uno spagnolo che viene a vivere in Italia non è cosa da ricercare o da rifiutare, è invece cosa molto spontanea e facile da realizzare perfino in poco tempo… tali e tante sono le affinità dei Francesi e degli Spagnoli con gli Italiani. Non parliamo poi del fatto che tale possibilità di integrazione si realizzi in Piemonte o in Val d’Aosta per un francese, oppure in Campania o in Sicilia per uno spagnolo… in questo caso il processo di integrazione sarà così semplice e così rapido che viene da sorridere al pensare al monito: “non integratevi”.

Ma forse Farouq, nonostante usi il generico “origine straniera”, non si riferisce ai Francesi o agli Europei, bensì ai Congolesi o ai Marocchini, o ai Pakistani, o ai Filippini… questi sì che possono sentire il desiderio di integrarsi come un’impresa complicata, dovendosi industriare per integrarsi o magari aspettare che qualche nuova generazione nasca e cresca in Italia.
Ma Farouq ammonisce: “non integratevi”, e confessiamo che in un certo senso siamo d’accordo con lui, anche perché pensare che un marocchino possa davvero integrarsi è cosa ardua, come lo è ancor di più per un congolese.

Tuttavia, considerato che il monito opposto: “integratevi”, è quello che oggi va per la maggiore e viene sostenuto, non solo dai politici interessati, ma da ogni benpensante che non può fare a meno del “politicamente corretto”, compresi i religiosi di ogni confessione, papa in testa, ecco che viene in mente che gli unici, o quasi, che non sollecitano l’integrazione sono i musulmani, e guarda caso Farouq è un musulmano.
Eppure, noi siamo convinti che Farouq lanci il suo monito non perché è un musulmano, ma perché ha ben altre mire.

Egli prosegue la sua dichiarazione affermando: “Cambiate voi stessi e le vostre società, perché sia la persona che la società sono uno spazio aperto alla generazione di nuovo significato per la vita”.

Ora, questa affermazione è chiaramente in contraddizione con il monito di prima, non solo, ma introduce un elemento nuovo: bisogna cambiare la società.
In verità l’espressione è prima di tutto equivoca: Farouq dice: “le vostre società”, quasi intenda le società di provenienza degli “italiani di origine straniera”; ma dal momento che manca l’invito a priori: “tornate a casa vostra” e… cambiate le vostre società, ne deriva che Farouq si riferisce alla società in cui gli stranieri sono divenuti italiani e cioè la società italiana.
L’uso del plurale – “le società” – da parte sua, rivela un lapsus che avremo modo di chiarire più avanti.

Perché bisogna che gli stranieri cambino e pensino a cambiare anche le società?
Farouq lo spiega così: “perché sia la persona che la società sono uno spazio aperto alla generazione di nuovo significato per la vita”.

E ancora una volta siamo al cospetto del sibillino: che persone e società siano spazi aperti alla generazione di nuovi significati, non solo è cosa poco significativa, ma fa pensare a qualcosa di inquietante. La prima cosa che viene in mente è una visione del mondo, della società e della persona, in cui tutto è fluttuante, tutto cambia, tutto è in continua generazione, senza che vi sia alcunché di stabile, di certo, di acquisito, in grado di sostenere il peso di un’esistenza di per sé mutabile e talmente volatile da generare spesso angoscia esistenziale piuttosto che “nuovo significato per la vita”.

Ora, premesso che Farouq viene reputato persona intelligente e preparata, tanto da fare l’“insegnante” (perfino alla “cattolica” di Milano), ci chiediamo come possa seriamente invitare gli Italiani di origine straniera ad “interagire” nel nulla con questo nulla che lui prospetta. Tranne che, capziosamente, egli non voglia suggerire e non voglia esortare gli stranieri a cambiare il mondo che li ospita partendo dal cambiamento che devono operare in se stessi.
Ma questo è, ad un tempo, sovversivo e destabilizzante, sia per le società ospitanti sia per gli ospitati. Non si può seriamente invitare gli uomini a diventare dei dissociati senza punti fermi e tutti volti a generare sempre “nuovi significati”. Una cosa del genere rasenta da vicino la schizofrenia.
Eppure, è questo che sembra sostenere Farouq. Perché?

La frase seguente di questa dichiarazione offre un primo spiraglio di risposta a questo interrogativo.
non sentitevi stranieri, voi siete l’energia vitale di società colpite da senescenza.”

Incredibile! Ma almeno Farouq incomincia finalmente a chiarire il suo pensiero: le nostre società sarebbero vecchie e decrepite, avrebbero bisogno di nuova energia vitale e questa la si troverebbe negli stranieri che abbiamo ospitati che non dovrebbero sentirsi quelli che sono, stranieri, ma salvatori del mondo che li ospita.
Farouq è da un po’ di tempo che è in Italia, ed insegna perfino agli Italiani, come evitare di chiedersi che razza di insegnamento possa ammannire un tale personaggio che nutre un prevalente disprezzo per il mondo che lo ospita e intende rivoltarlo come un calzino per offrirgli, con la sua energia vitale, una vita nuova con un nuovo significato della vita?

A noi sembra che la verità è che Farouq prospetti, prima a se stesso e poi agli altri, un mondo nuovo, che non è né il nostro né il suo. Un mondo di cui non dice alcunché, ma che sembra essere quello stesso mondo che si profila un po’ dovunque come qualcosa che mira a soppiantare tutto quello che finora ha costituito radice e fine delle nostre esistenze come singoli e come società.
E nel dire questo non ci mettiamo molto del nostro, poiché è lo stesso Farouq che afferma: “Non siete senza identità, siete l’identità del nuovo mondo.

Il che è niente se si considera che egli premette: “Siete il raggio di speranza di società sfibrate dalla corruzione dello spirito, prima ancora che dalla corruzione economica e politica”.
Cosa invero oltremodo singolare, poiché non si capisce sulla base di che cosa gli stranieri italianizzati sarebbero nuova linfa pura, forti nello spirito e incorrotti politicamente ed economicamente, tale da rappresentare “il raggio di speranza”. E la cosa è ancora più singolare ove si pensi che gli stranieri vengono in Italia per italianizzarsi, come ha fatto Farouq, sulla base del convincimento di immettersi in un mondo fatto di tutte quelle buone cose che non hanno nei loro paesi d’origine.

Certo, nel far questo si portano dietro l’idea che il nostro mondo è corrotto spiritualmente, ma è anche certo che è proprio questo il mondo a cui agognano, anche al costo di immani sacrifici, perfino della vita per certuni, a dimostrazione che il loro spirito non è meno corrotto del nostro. Anzi, ancora più corrotto del nostro, se si considera la presunzione con la quale si offrono come i salvatori degli altri, come il raggio di speranza per un futuro migliore… dopo aver fatto come i pazzi per immettersi a pieno titolo in un mondo corrotto nello spirito e nel sociale.

Noi troviamo in tutto questo una grande confusione mentale e un gigantesco pregiudizio tipico di chi si considera a priori migliore dell’altro, per il semplice fatto di essere altro.

E’ Farouq stesso che sostiene la bontà dell’italiano di origine straniera, il quale sarebbe buono per il solo fatto di non essere di origine italiana, il che è quantomeno risibile, per non dire di più, perché basta guardare all’esperienza di questi anni per convenire che i tanti stranieri giunti in Europa non hanno apportato alcunché di superiore né spiritualmente, né politicamente, né economicamente.
Per dirla con una battuta, se da anni i nostri politici corrotti non avessero trascurato i bisogni dei nativi per elargire ingenti somme ai nuovi arrivati e farli diventare “italiani”, oggi le nostre contrade sarebbero cosparse di accampamenti di disadattati nei quali prospererebbero le velleità insoddisfatte e le conseguenti violenze, molto più di quanto già accade.

Ma, per dirla ancora meglio: a cosa mira in realtà la predica di Farouq?

Come dice lui stesso, mira ad un mondo nuovo fatto di individui senza identità, di esseri amorfi e numerali, di persone senza personalità… un mondo fatto di ex esseri viventi, di nuovi esseri vegetanti, dove il moloch sempre incombente potrà impunemente spadroneggiare muovendo tali vegetali umani come pedine interscambiabili, in vista di uno pseudo ordine nuovo in cui, come ricordano le varie tradizioni religiose, compresa la musulmana, nessuno potrà vendere e comprare senza avere impresso il marchio del moloch… nessuno potrà perfino esistere senza inciso sulla propria pelle il contrassegno dell’anti-Dio, il segno indelebile della sottomissione alla scimmia di Dio.

E Farouq conosce bene questa terminologia che qui usiamo, perché di essa trabocca quella stessa letteratura arabo-musulmana di cui lui è cultore e insegnante.
E come prima, neanche qui non ci mettiamo molto del nostro: Farouq infatti chiude la sua dichiarazione che una affermazione apocalittica: “L’identità, infatti, non è qualcosa che si eredita dal passato, ma il presente intento ad agire per costruire il futuro. L’identità è dove il passato e il futuro si incontrano”.

E subito ci viene in mente che è come se Farouq dicesse che una casa non si costruisce su delle fondamenta per essere completata con un tetto, ma sarebbe un qualunque piano fondato sul nulla, un piano di casa che si regge misteriosamente da sé e che per ciò stesso costituirebbe il presupposto per il tetto. Sarebbe, come suggerisce Farouq: un piano di casa che scaturirebbe da un fondamento che non c’è, il quale si incontrerebbe con un tetto che non c’è.

Ebbene, passi che Farouq è un letterato e non un geometra o un ingegnere, ma non è ammissibile che una persona normale sostenga che si possa essere qualcuno senza che si abbia un padre e una madre, solo per il fatto di essere su questa terra, cosa che di per sé e da sola gli permetterebbe di avere dei figli.
Non solo, ma non è ammissibile che la stessa persona sostenga che si possa essere qualcuno per il fatto a lui estraneo dell’incontro tra un padre ed una madre che non ha, con dei figli che non ha ancora.

Confessiamo che tutto questo ci ha semplicemente disorientato ed abbiamo fatto fatica a capire che Farouq è un sostenitore dell’uomo senza identità, l’uomo nuovo perseguito dal Nuovo Ordine Mondiale, l’uomo a cui è permesso solo “agire per costruire il futuro”… il futuro che prescinde volutamente dal passato… il futuro senza radici e quindi senza scopo… il futuro senza verità… il futuro dove non ci saranno più cristiani o musulmani, dove non ci saranno più uomini e donne, dove non ci saranno più padri e figli, un futuro che ha una sola parola identificativa: nichilismo!

E a questo punto, come evitare di pensare a quanto si dice negli ambienti tradizionali, e cioè che l’invasione musulmana dell’Europa ha lo scopo di destabilizzare e di scardinare la cultura europea, nonostante tutto fondata ancora sul cristianesimo, e questo col preciso intento di fare tabula rasa di ogni residua concezione cattolica, l’unico ostacolo ormai rimasto per l’affermazione definitiva, seppure temporanea e illusoria, del regno dell’Anticristo?

Questa dichiarazione di Farouq sembra fatta apposta per confermare tale visione delle cose, non solo perché egli è un musulmano, ma perché va a braccetto con tutti quei personaggi che, come lui, hanno finito con l’arrendersi all’imperio del Nuovo Ordine Mondiale, propedeutico all’avvento dell’Anticristo: uomini di “cultura”, uomini “politici”, uomini della “neo-chiesa”, uomini che, come sostiene Farouq, hanno rigettato il loro passato e si compiacciono della loro mancanza di identità.

Ma il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e, in questo caso, qualcuno farebbe bene a non dimenticare che il Nuovo Ordine Mondiale, tramite i servitori dell’Anticristo, dopo aver spazzato via la civiltà cristiana dell’Occidente, spazzerà via ogni altra civiltà, compresi soprattutto quei singolari “costruttori di futuro” immaginati e auspicati da Farouq.






settembre 2017
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