Che cosa è stata e che cosa è la Correctio filialis

rivolta da alcuni sacerdoti e da alcuni laici

a Papa Francesco?
 


di Carlo Manetti


pubblicato sul sito Riscossa Cristiana

Questa questione della correctio filialis sta facendo scorrere tanto inchiostro, legittimamente e molto comprensibilmente.
Pubblicheremo quindi gli interventi più significativi, italiani e no, oltre a quelli da noi redatti, fra i quali segnaliamo subito quello di Belvecchio: A proposito della Correctio filialis.








Che cosa è stata e che cosa è la Correctio filialis rivolta da alcuni sacerdoti e da alcuni laici a Papa Francesco? Occorre, innanzitutto, rispondere a questa domanda, per comprendere l’eco da essa suscitata e le reazioni inusuali ed apparentemente contraddittorie della Santa Sede.

Si tratta di un passo formale, attraverso il quale i firmatari accusano, dinanzi alla suprema autorità della Chiesa, Jorge Mario Bergoglio di diffondere, tramite scritti (in modo particolare, anche se non esclusivo, l’Esortazione apostolica Amoris laetitia), parole ed omissioni, vere e proprie eresie. Il documento precisa che non può considerarsi come la formale accusa del peccato e del crimine di eresia. La Correctio non può accusare il Pontefice del peccato di eresia, in quanto questo presuppone, come tutti i peccati, la piena avvertenza e il deliberato consenso, che sono conoscibili e, dunque, sindacabili, sia nell’an che nel quantum, solo da Dio e dall’interessato.
Il testo in parola precisa anche di non poter accusare il Papa del crimine canonico di eresia, poiché, perché questo sussista, occorre la pertinacia, vale a dire la riproposizione delle tesi eretiche anche dopo il formale ammonimento e la formale ingiunzione a ritrattare di un’autorità superiore ed a ciò preposta; poiché il Pontefice non ha e non può riconoscere alcuna autorità superiore a sé sulla terra, egli non può, formalmente, essere pertinace, in quanto non può essere richiamato. È unicamente per questo motivo che Bergoglio non può venire accusato di essere eretico formaliter, ma solo materialiter, vale a dire sostenitore, costante e recidivo, di proposizioni eretiche.

La Correctio filialis è, quindi, il più grave atto di accusa che possa venire rivolto alla persona del Pontefice regnante, rimanendo nell’ortodossia cattolica e senza disconoscere il fatto che Jorge Mario Bergoglio sia, a tutti gli effetti, il regnante Pontefice; il fatto che sia un pessimo Papa non esclude affatto che rimanga Papa, come il fatto che un uomo sia un cattivo padre non fa venir meno la sua paternità.

Quanto la suddetta Correctio sia destinata a rimanere scritta indelebilmente nella Storia della Chiesa ed a rappresentare ad un tempo un vulnus ed una spada di Damocle nei confronti di tutta la Rivoluzione modernista e del regime apostatico da essa imposto alla Santa Madre Chiesa a partire dall’elezione al Soglio pontificio di Giovanni XXIII e dal Concilio Vaticano II è testimoniato, oltre che dalla sua essenza ontologica, dal clamore mediatico suscitato e, soprattutto, dalle scomposte reazioni della Santa Sede.

Grandissima rilevanza, umanamente imprevedibile, se non per la suddetta portata storica del documento, hanno riservato i mezzi di comunicazione di massa di tutto il mondo a questa accusa al Papa. Dalla Cina agli Stati Uniti, anche organi di informazione di rigidissima impronta liberal (si pensi, a titolo di esempio, al «New York Times») hanno rilanciato la notizia, a costo di creare grave imbarazzo nel loro beniamino, formalmente residente oltre Tevere e materialmente residente a Santa Marta.

La prima reazione della Santa Sede è stata quella di impedire a tutti i computer siti nella Città del Vaticano di accedere al sito http://www.correctiofilialis.org per aderire al documento. Operazione, questa, che fa dello Stato del Papa la non divertente caricatura della Repubblica Popolare Cinese: il più piccolo Stato del mondo (meno di mezzo chilometro quadrato) obbliga chi voglia aderire al testo di cui parliamo a spostarsi, nella peggiore delle ipotesi, di poco più di cento metri!

Questa reazione irrazionalmente repressiva è l’ennesima dimostrazione, caso mai ce ne fosse bisogno, del carattere intimamente e ontologicamente tirannico e totalitario di ogni regime nato dalla Rivoluzione, carattere di cui il regime modernista imposto alla Chiesa non rappresenta, benché minimamente, un’eccezione. E quanto l’attuale politica vaticana sia la volgarizzazione applicativa di Niccolò Machiavelli (1469-1527), il quale affermava dei nemici la necessità di vezzeggiarli o di spegnerli, ci viene plasticamente dimostrato dal Segretario di Stato Cardinale Pietro Parolin, che, dopo i disastrosi e ridicoli esiti dell’opzione “repressiva”, ha dichiarato che la Correctio non è altro che l’espressione di un dissenso con cui è necessario dialogare: non spiega, però, il Cardinale, quale dialogo possa intercorrere tra chi accusa, formalmente e giuridicamente, il Papa di essere materialiter eretico e coloro che si prodigano a difendere tali eresie.

Dell’importanza e della gravità del documento in questione si è immediatamente avveduto anche il brillante vaticanista Sandro Magister, nel suo articolo «Se sbaglio mi corrigerete», dove ricorda che l’ultimo precedente storico, analogo anche se non identico, è quello che risale al 1333, quando Papa Giovanni XXII (1249-1334) rispose all’informale accusa di eresia del Re di Francia Filippo VI (1293-1350) convocando la Santa Inquisizione Romana e chiedendole di pronunciarsi sulla questione; avendo questa sentenziato che le accuse del sovrano transalpino erano fondate, il Papa ritrattò le sue affermazioni, per poi morire nella purezza della Fede (1).
Che questo esempio di vera umiltà pontificale, non «in favore di telecamera», per citare Alessandro Gnocchi, possa illuminare anche il suo attuale successore!

NOTA

1 - Giovanni XXII sosteneva, contro la Fede della Chiesa, che il Giudizio particolare e quello universale coincidessero e che le anime attendessero quell’unico momento in una sorta di sonno, negando, quindi, che l’anima sia giudicata immediatamente dopo la morte e che il Giudizio universale non sia altro che la pubblica proclamazione dei giudizi particolari.





ottobre 2017
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