Correctio filialis a Papa Francesco:

un antidoto iniettato con una siringa infetta.
 


di Christian Lassale


pubblicato sul sito francese Media Presse Info

Questa questione della correctio filialis sta facendo scorrere tanto inchiostro, legittimamente e molto comprensibilmente.
Pubblicheremo quindi gli interventi più significativi, italiani e no, oltre a quelli da noi redatti, fra i quali segnaliamo subito quello di Belvecchio: A proposito della Correctio filialis.








La lettera, aperta a nuovi firmatari, a tutt’oggi  [24 settembre 2017] conta i nomi di 62 persone tra chierici (tra cui quello di Mons. Bernard Fellay, Superiore generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X) e universitari laici di 20 paesi.

Il suo titolo è in latino: «Correctio filialis de haeresibus propagatis» (letteralmente: correzione filiale relativa alla propagazione di eresie). Essa afferma che il Papa, con la sua Esortazione apostolica Amoris laetitia e con altre parole, azioni ed omissioni relative a quest’ultima, ha effettivamente sostenuto sette proposizioni eretiche riguardo al matrimonio, alla vita morale e alla ricezione dei sacramenti, e che è stato all’origine della diffusione di queste proposizioni eretiche in seno alla Chiesa cattolica.

Queste sette eresie sono state elencate dai firmatari in latino, la lingua ufficiale della Chiesa.

Ciò di cui si può gioire

La Correctio filialis è un fulmine a ciel sereno nel mondo cattolico: per la prima volta dalla crisi innescata dal concilio Vaticano II, l’ortodossia di un papa viene messa in discussione, non più dalla Fraternità San Pio X, ma da una base molto ampia.
Già in precedenza c’erano stati i dubia dei 4 cardinali che avevano indicato le affermazioni di Papa Francesco come contrarie al dogma cattolico.

L’interesse di questo testo, oltre ai suoi firmatari, sta nel tono che impiega: finalmente si parla di eresia, e il testo ne enumera perfino sette, precisando che con questo non vuole essere esaustivo! Finalmente si fa l’accostamento al protestantesimo, che è così tanto penetrato nell’insieme della dottrina conciliare. Un testo rispettoso, certo, ma senza reticenze: si può parlare di una vera correzione fraterna.

Ciò che può dispiacere

Il testo, nelle sue 17 pagine, se ha dei numerosi richiami al Magistero cattolico, contiene però otto richiami al concilio Vaticano II (1), di cui tre a Lumen gentium, uno dei testi più nocivi di questo Concilio.

Ora, il Concilio è all’origine dell’attuale crisi della Chiesa, cosa che questa Correctio Filialis si rifiuta di puntualizzare. Questo testo rientra dunque esattamente nell’ermeneutica della riforma di Benedetto XVI, che pretendeva di voler trovare un’ermeneutica che facesse della rivoluzione conciliare lo sviluppo del Magistero cattolico.

Pretendere di contrastare le eresie contenute in Amoris laetitia di Papa Francesco, il cui testo si appoggia largamente sul concilio Vaticano II, con questa Correctio Filialis che anch’essa si appoggia in parte su dei richiami al concilio Vaticano II, significa voler iniettare il veleno insieme all’antidoto, o iniettare l’antidoto con una siringa infetta.

La firma di Mons. Fellay

La presenza di questa firma stupisce. Da un lato perché è da un bel po’ di tempo che Mons. Fellay si rifiuta di mettere in discussione in maniera diretta il Papa, preoccupato di ottenere col suo silenzio la prelatura personale; dall’altro lato, questa firma è sopraggiunta in un secondo tempo, dopo che il cardinale Müller e poi il cardinale Luis Ladaria Ferrer, nuovo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, gli avevano fatto sapere che la prelatura era possibile ottenerla con un riconoscimento totale del concilio Vaticano II.
La porta romana si è chiusa e il Capitolo elettivo del 2018, si approssima.

Elemento più fastidioso: questa firma è apposta in calce ad un testo globalmente buono, ma in cui una parte dei richiami, come abbiamo detto prima, rimandano al concilio Vaticano II. Ebbene, questo equivale ad avallare l’approccio dell’ermeneutica della riforma che intende conferire un valore magisteriale al Concilio, mentre invece è proprio il Concilio la fonte avvelenata di Amoris laetitia.
Questa firma, per di più, significa anche che la voce propria della Fraternità San Pio X è scomparsa, per allinearsi sulle sole critiche provenienti dai movimenti della Chiesa detti conservatori, col rischio di far propri i loro stessi argomenti spiacevoli.

Conclusione

Il Concilio non è un avvenimento che si può trascurare, né un passo falso che si può relativizzare, né tampoco un testo ambiguo che si può reinterpretare. Il concilio Vaticano II è stato una completa rivoluzione che non ha risparmiato niente. E Amoris laetitia è il suo figlio naturale.

«Carthago delenda est»: Roma aveva capito che non poteva sopravvivere sotto lo stesso cielo con Cartagine. La Tradizione non può sopravvivere sotto gli stessi auspici della Chiesa conciliare. Concilum delendum est!

NOTA

1 – Ugualmente sorprendente è il fatto che questi richiami non sono presenti nella versione francese, come se si fosse voluto evitare che dessero troppo nell’occhio.







ottobre 2017
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