Il problema del riconoscimento canonico






Editoriale de Le Sel de la terre n° 101 - estate 2017


Ritorno sulla Chiesa conciliare
 
Sulla Chiesa conciliare, la sua esistenza e la sua natura, sono stati pubblicati diversi studi ne Le Sel de la terre (1).

Ne Le Sel de la terre n° 59, la Chiesa conciliare era descritta come la società dei battezzati che si sottomettono alle direttive del Papa e dei vescovi attuali nella loro volontà di promuovere l’ecumenismo conciliare e che, di conseguenza ammettono l’insegnamento del concilio Vaticano II,praticano la nuova liturgia e si sottomettono al nuovo Diritto Canonico (2).

Ne Le Sel de la terre n° 97, la Chiesa conciliare era mostrata come una transizione tra la Chiesa cattolica e la contro-chiesa. La conclusione dell’articolo forniva un esempio di questa Hellfest, la festa dell’Inferno: nel cuore della Vandea, più di centomila giovani è da alcuni anni che arrivano nel corso dell’estate per festeggiare il demonio. Tra i nonni cattolici che festeggiavano il Corpus Domini e questi nipoti demoniaci, è bastata una sola generazione conciliare per realizzare la transizione.

Segnaliamo ancora il «Piccolo catechismo del concilio Vaticano II» pubblicato ne Le Sel de la terre n° 93 (primavera 2015) che dimostra come l’insegnamento del Concilio sia stato influenzato dalle idee massoniche; le avvisaglie della contro-chiesa (Le Sel de la terre n° 92, estate 2015) e le «Novità da Roma» (Le Sel de la terre n° 89, 91 e 94), in cui si vede che la Chiesa conciliare lavora, di concerto con la massoneria, a stabilire un mondialismo laico.

Da questi diversi studi si può trarre la seguente conclusione: la Chiesa conciliare è uno strumento nelle mani della massoneria, per costringere i cattolici a lavorare, volens nolens, per edificare il mondialismo e cioè la costruzione del «Tempio» massonico.

Mons. Lefebvre l’aveva già visto e chiaramente annunciato nel suo «testamento spirituale»:
L’instaurazione di questa «Chiesa conciliare» imbevuta dei principi del 1789, dei principi massonici nei riguardi della religione e delle religioni, nei riguardi della società civile, è un’impostura ispirata dall’Inferno per la distruzione della religione cattolica, del suo magistero, del suo sacerdozio e del Sacrificio di Nostro Signore (3).

Ed egli ne traeva la seguente conclusione:
E’ dunque uno stretto dovere per ogni sacerdote che voglia rimanere cattolico, separarsi dalla Chiesa conciliare, fino a quando essa non ritroverà la Tradizione del magistero della Chiesa e della fede cattolica (4).

Si può accettare un riconoscimento canonico?

Quando Mons. Lefebvre fondò la Fraternità San Pio X (nel 1970), ottenne dal vescovo di Friburgo, Mons. Charrière, una erezione canonica a titolo di pia unione. L’opera di Mons. Lefebvre rimase canonicamente riconosciuta da Roma per cinque anni.
Ciò nonostante, il 21 novembre 1974, in seguito ad una visita canonica ad Ecône di due inviati da Roma, Mons. Lefebvre rilasciò una dichiarazione in cui parla del suo rifiuto della «Roma di tendenza neo-modernista e neo-protestante che si è manifestata chiaramente nel Concilio Vaticano II e dopo il Concilio, in tutte le riforme che ne sono scaturite
Da allora, venne fissata la linea di demarcazione tra le due «Chiese». Poco dopo, la «Roma di tendenza neo-modernista e neo-protestante» ricevette l’appellativo di Chiesa conciliare sa parte di Mons. Benelli (5); e questo nome le è rimasto.

La «soppressione» canonica della Fraternità San Pio X venne effettuata da Mons. Mamie il 6 maggio 1975. Mons. Lefebvre diceva che era «irregolare e in ogni caso ingiusta (6)».
Questa «soppressione» venne dunque considerata nulla da Mons. Lefebvre e da tutti quelli che seguivano le regole della Chiesa cattolica, mentre venne riconosciuta valida dai rappresentanti della Chiesa conciliare.

Tuttavia, da qualche tempo si parla sempre più di un «riconoscimento canonico» della Fraternità San Pio X da parte delle autorità attuali del Vaticano.
Un tale riconoscimento, può essere accettato?

In sé, la regolarità canonica nella Chiesa cattolica è una cosa buona e perfino necessaria. Mons, Lefebvre chiese questa regolarizzazione nel 1970 e l’ottenne.
Ma oggi, se fosse accordato un riconoscimento canonico lo sarebbe nel quadro del nuovo Codice di Diritto Canonico. E’ in questo quadro che il Papa ha accordato recentemente alla Fraternità San Pio X la giurisdizione per i matrimoni.
Per questa sola ragione, bisognerebbe rifiutare un tale riconoscimento (7).

Aggiungiamo che un tale riconoscimento, nelle attuali circostanze, avrebbe altri inconvenienti. Eccone alcuni:

Esso ci farebbe entrare nel pluralismo conciliare, con la Tradizione che verrebbe riconosciuta al pari dei carismatici, dei Focolari, dell’Opus Dei, ecc. Sarebbe la verità messa allo stesso livello dell’errore, perlomeno nell’opinione pubblica.

Esso condurrebbe nelle nostre cappelle dei fedeli decisi a rimanere conciliari, modernisti e liberali, con tutte le conseguenze, perché l’indebolimento della fede porta ai cattivi costumi.

Esso farebbe necessariamente diminuire gli attacchi contro gli errori professati dalle autorità sotto le quali ci si troverebbe direttamente. Peraltro, è facile constatare che le autorità superiori della Fraternità San Pio X hanno già diminuito le loro critiche degli errori attuali di Roma (anno di Lutero,  , ecc.).

Infine, un tale riconoscimento ci metterebbe sotto l’autorità di superiori che sono già sottomessi all’influenza della massoneria. La Provvidenza ha permesso che Mons. Lefebvre e quelli che l’hanno seguito fossero esenti da questa influenza massonica: sarebbe una grave imprudenza sottomettervisi volontariamente. La massoneria è nata tre  secoli fa /24 giugno 1717). Riuscirà ad estendere la sua influenza sull’opera di Mons. Lefebvre? Dopo aver distrutto tutti gli Stati cristiani (per mezzo delle rivoluzioni dal XVIII al XX secolo) e asservita la Chiesa (piano dell’Alta Vendita realizzato col concilio Vaticano II)?
Si tratterebbe di un trionfo apparente sulla terra.

Di conseguenza, la soluzione canonica può essere presa in considerazione solo con una Roma convertita dottrinalmente e che ha dato prova della sua conversione lavorando per il conseguimento del Regno di Nostro Signore Gesù Cristo e lottando contro gli avversari di questo Regno.


NOTE

1 – Si veda in particolare Le Sel de la terre n° 34 (autunno 2000), p. 248; Le Sel de la terre n° 45 (estate 2003), pp. 36-41: «Jean Madiran e la Chiesa conciliare»: Le Sel de la terre n° 59 (inverno 2006-2007), pp. 3-8: «Una gerarchia per due chiese»; Le Sel de la terre n° 85 (estate 2013), pp. 1-16: «Vi è una Chiesa conciliare?» di Mons. Tissier de Mallerais; Le Sel de la terre n° 97 (estate 2016), pp. 24-44: «Ecclesiologia comparata».
2 – Editoriale di Le Sel de la terre n° 59 (inverno 2006-2007).
3 – Mons. Marcel Lefebvre, Itinerario spirituale, Albano Laziale, ed. Ichthys, 2000, p. 26.
4 - Mons. Marcel Lefebvre, Itinerario spirituale, Albano Laziale, ed. Ichthys, 2000, p. 34.
5 – Mons. Giovanni Benelli, 1921-1982, Sostituto alla Segreteria di Stato, creato arcivescovo di Firenze e cardinale nel 1977 da Paolo VI, in una lettera del 25 giugno 1976, indirizzata a Mons. Lefebvre da parte del Papa, scrisse: « [Se i seminaristi di Ecône] sono di buona volontà e seriamente preparati al ministero presbiteriale nella fedeltà vera alla Chiesa conciliare, si cercherà di trovare in seguito la soluzione migliore per loro».
6 – Mons. Bernard Tissier de Mallerais, Mons. Marcel Lefebvre. Una vita, ed. Tabula Fati, Chieti, 2005, p. 550.
7 - «Non possiamo accontentarci di una disciplina particolare per la Fraternità; noi rifiutiamo questo nuovo Codice perché contrario al bene comune di tutta la Chiesa, che noi vogliamo difendere», Don Jean-Michel Gleize, Courrier de Rome n° 499 di maggio 2017.


ottobre 2017